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Antimo Mascaretti

Ritorna alla lista Aggiunto il 19 feb 2018

Arte, Mitologie, canzonette.

Negli anni si diventa più rigorosi, quando la nostra pittura si fa più essenziale, indifferente alle lusinghe, alle considerazioni critiche che la vorrebbero appartenente a questo o quel filone oppure, per richiami più o meno evidenti, affine a questo o quel movimento. Ora non c' è cosa più noiosa che quell'incasellare, nel grande puzzle della pittura moderna, opere ed artisti, eppure è quanto di meglio riescono a fare le mediocri meningi di quel che resta della critica d'arte, ormai fauna protetta, se si dovessero prendere in considerazione quei pochi, sparuti e solitari, che ancora vi si dedicano, data l'insignificanza pressoché totale delle espressioni pittoriche degne di attenzione. Anni, decenni forse, di basso impero. Ad una società conformista, violenta e nello stesso tempo melensa e logorroica, corrisponde una pittura altrettanto finta, manieristica, ripetitiva di stanchi stilemi, una pittura morta e cerebrale, inespressiva quanto e forse meno di carta da parati, un lontano ricordo di quello che fu l'esplosione di lava incandescente, cuore e lapilli e cenere eruttutati dalla pittura per tutto il Novecento. Visitare una fiera dell'arte è ripercorrere la via crucis del nulla, in mezzo ad una pletora di brutte opere, spente, la ripetizione delle ripetizioni di ciò che era già sciocco e risibile all'origine. Sull'essenza ultima dell'uomo, dell'esistenza, nulla o talmente poco, da far venire da piangere. Alla fine ci si riposa gli occhi su qualche capolavoro di tanti e tanti anni fa, in bella mostra in qualche stand di gallerie blasonate ma chiuse da tempo immemore a nuove indagini di nuovi artisti, tanto sono appagate da quegli antichi oggetti, da non sentire alcun bisogno di uscire dalla bottega. Ma non vorremo veramente far finta di credere che la pittura debba essere quell'insieme di finte scenografie per il teatro pseudoscientifico o tecnologico? Dovremmo dunque applaudire le tante trovatine misere, minimaliste idiozie sputate da artisti esordienti già vecchi, già assuefatti dal denaro, intossicati dalle troppe, immeritate considerazioni entusiaste circa i loro aborti prematuri? Spero proprio di no. Per quanto mi riguarda, e sono certo di non essere solo in questa convinzione, la pittura antica o moderna che sia, e persino contemporanea, per usare la più stupida delle stupide approssimazioni in voga tra i nani del talento e dell'intelligenza, non è, se non ha per soggetto vero, soggetto unico possibile, l'analisi anzi, la vivisezione o l'autopsia dell'essere umano e del suo mondo, nelle sue ultime vere, essenziali appunto, manifestazioni e motivazioni. La vita insomma, resa attraverso quel mezzo espressivo miracoloso e difficile che è sempre stato la pittura, nelle sue verità incontrovertibili, nelle sue manifestazioni prive finalmente, di ogni vano cianciare, di ogni retorica, che sia ideologica, politica, religiosa. Retorica come rappresentazione di fasulli assetti sociali, degli incongrui modi di esistenza in disfacimento irreversibile, come appare, a chi sa ben guardare, nelle realtà virtuali dei media, nonostante le dissimulazioni penose ancora e sempre derivanti da quella patologia ideologica che da noi esiste come patologia endemica a partire da quella stupidità che fu in buona sostanza, ciò che ancora si definisce "il '68". Sparuti vecchi sopravvissuti usi ancora a cucinare nel gran pentolone per cannibali, canzonette, e "santini" della scarna mitologia dell storia del presunto progressismo, con fictions, pessimi film di pessimi registi, nonché attori alla moda insieme a fasulle manipolazioni/ interpretazioni storiche e sindacali, ed ancora arte di epigoni senza speranza, e personaggi così screditati che non trovano, per i loro ossuti culi, poltrone in soprannumero, nel puttanaio obbligatorio dei talk show televisivi. Tutto questo strudel di stronzate, questa melma di avanzo, è secondo costoro, che sono in pianta stabile accampati nelle televisioni di Stato e non solo, "cultura popolare", e non la malattia infantile di gente cresciuta male con le fatidiche "quattro paghe per il lesso" di cui pure hanno goduto prima i loro padri e i loro nonni, ed oggi, nel loro usurato e liso conformismo, loro medesimi. C' è nel progresso medico, speranza di cura per simile cancro diffuso e pervasivo? Sembrerebbe ancora di no e meno che mai nell'arte, nella pittura, che ne esce al contrario bastonata e dai faccendieri e dai presunti artisti, un prodotto di scarto senza vita e cuore da far rabbrividire e voltare lo sguardo altrove.

Ma questo discorso che cerchiamo di rendere persuasivo quanto più possibile, attraverso opere lanciate "senza paracadute" nel vuoto conformismo senza resurrezione possibile,  appare vano.

La dissoluzione dell'arte a merce ha anche questa metastasi diffusa: si vende meglio ciò che decora, ciò che ispira quell'impossibile serenità e appagamento che si vorrebbe anche regalata dal miraggio di vacanze esotiche o più semplicemente da un cervello sottoposto a ripetuti e prolungati elettroshock fino a che sia incapace di sentire e vedere.

La desolazione e la freddezza del rigore di poche linee tirate in bianco e nero, è sempre il "buen retiro" del neo piccolo borghese che ama la tecnologia che lo fa sentire ricco e vivo, che lo porta a spasso sull'ultimo modello di auto e moto, a morire magari strafatto di droghe e scemenze, con intatto il suo nucleo di ignoranza atavica. Ma la vera pittura, quella che poi rimarrà dopo le macerie dell'effimero, non ha nulla da dire al perfetto idiota, né a tanta gente perduta nell'insignificanza di un vivere di apparenze. Noi ci rivolgiamo e dipingiamo per quei pochi ostinati che cercano motivazioni al loro essere, alla loro difficile vita.

Antimo Mascaretti

Artmajeur

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