Tutte le opere di Manuel Colombo
I look at You... You Look at Me... • 4 opere
Guarda tutto
“I look at you… You look at me… è una mostra di fotografia incentrata sulla flessibilità e dinamicità[...]
“I look at you… You look at me… è una mostra di fotografia incentrata sulla flessibilità e dinamicità dello sguardo nelle sue diverse
inquadrature e punti di vista. Se per Adorno e Cézanne l’opera d’arte si trova nello sguardo, con I look at you… You look at me… si tenta di
estremizzare tale aspetto collocando lo spettatore in questa intersezione, nella propriamente detta ‘visione della rappresentazione’. Manuel
Colombo (1972), Elisa Girelloni (1983) e Ramona Zordini (1983) hanno lavorato a lungo sui loro scatti dando vita a una collettiva dall’aspetto
inusitato: fotografandosi l’un l’altro in un gioco di raffigurazioni specchianti. L’evento espositivo è di tipo sperimentale, in quanto coesistono due
dialoghi paralleli: il primo che si svolge tra gli autori nello spazio bidimensionale della rappresentazione, l’altro nello sconfinamento dell’immagine
all’interno della galleria, dove si sviluppa un processo alternativo grazie all’intervento curatoriale. Il corpo è il mezzo con cui gli autori designano
una superiorità linguistica volta a trasformare l’esperienza in immagine: si assiste a un’estetica espansiva. Ho notato che questo progetto impone
riflessioni sui ruoli nell’arte, in particolar modo nella fotografia artistica: è qui rivisitato il ruolo dell’autore, del soggetto, dell’osservatore e, perché
no, del curatore stesso. Pronti a enunciare le loro divergenze stilistiche e metodiche, i fotografi interpretano alcune categorie di persone vestendo
le incertezze e le insicurezze dell’uomo contemporaneo. Le immagini derivano da una meditazione nella costruzione scenografica del set scelto:
in Girelloni con un tempo lungo e sospeso in ambientazioni esterne, in Zordini e Colombo con un tratteggio formale massiccio della linea
corporea marcata con insistenza su uno sfondo volutamente nero ricreato in interni. Gli autori diventano, in questo progetto, attori dell’altro,
annullando la passività della fotografia, che viene pensata e lavorata collettivamente. La chiara affermazione dell’Io preme ad affermare la fisicità
della propria esistenza vitale: con la mimica dialettica del proprio ruolo all’interno della rappresentazione. Si nota una nobile restituzione all’arte di
un dignitoso aspetto lavorativo solidificato dal sincero cammino della ricerca collettiva.” (Geoffrey Di Giacomo)
“Un lavoro di fotografia concepito appositamente per le intenzioni e le dimensioni della galleria: tre autori mettono in scena loro stessi
interpretandosi l’un l’altro in chiave intimistica, e un progetto curatoriale studiato nei minimi dettagli diventa installazione site specific di
originalissimo vigore. Di nuovo non legga, l’osservatore, il genere introspettivo come spiccia concessione all’autocompiacimento: l’artista è attore
al servizio della platea, e il servizio è risvegliare l’intelletto sui significati di gioie e paure, di pulsioni, debolezze e perplessità che quotidianamente
attraversano la psiche. Guardare per pensare, allora, come a ogni mostra è normale che sia. E del resto il pubblico si raffina nel tempo da sé:
desiste alla lunga chi – saturo di spot televisivi e cartellonistica stradale – ancora indugia davanti a un’opera di fotografia senza cogliere il dislivello
ontologico che la solleva su un poster da complemento d’arredo.” (Carlo Gallerati)
inquadrature e punti di vista. Se per Adorno e Cézanne l’opera d’arte si trova nello sguardo, con I look at you… You look at me… si tenta di
estremizzare tale aspetto collocando lo spettatore in questa intersezione, nella propriamente detta ‘visione della rappresentazione’. Manuel
Colombo (1972), Elisa Girelloni (1983) e Ramona Zordini (1983) hanno lavorato a lungo sui loro scatti dando vita a una collettiva dall’aspetto
inusitato: fotografandosi l’un l’altro in un gioco di raffigurazioni specchianti. L’evento espositivo è di tipo sperimentale, in quanto coesistono due
dialoghi paralleli: il primo che si svolge tra gli autori nello spazio bidimensionale della rappresentazione, l’altro nello sconfinamento dell’immagine
all’interno della galleria, dove si sviluppa un processo alternativo grazie all’intervento curatoriale. Il corpo è il mezzo con cui gli autori designano
una superiorità linguistica volta a trasformare l’esperienza in immagine: si assiste a un’estetica espansiva. Ho notato che questo progetto impone
riflessioni sui ruoli nell’arte, in particolar modo nella fotografia artistica: è qui rivisitato il ruolo dell’autore, del soggetto, dell’osservatore e, perché
no, del curatore stesso. Pronti a enunciare le loro divergenze stilistiche e metodiche, i fotografi interpretano alcune categorie di persone vestendo
le incertezze e le insicurezze dell’uomo contemporaneo. Le immagini derivano da una meditazione nella costruzione scenografica del set scelto:
in Girelloni con un tempo lungo e sospeso in ambientazioni esterne, in Zordini e Colombo con un tratteggio formale massiccio della linea
corporea marcata con insistenza su uno sfondo volutamente nero ricreato in interni. Gli autori diventano, in questo progetto, attori dell’altro,
annullando la passività della fotografia, che viene pensata e lavorata collettivamente. La chiara affermazione dell’Io preme ad affermare la fisicità
della propria esistenza vitale: con la mimica dialettica del proprio ruolo all’interno della rappresentazione. Si nota una nobile restituzione all’arte di
un dignitoso aspetto lavorativo solidificato dal sincero cammino della ricerca collettiva.” (Geoffrey Di Giacomo)
“Un lavoro di fotografia concepito appositamente per le intenzioni e le dimensioni della galleria: tre autori mettono in scena loro stessi
interpretandosi l’un l’altro in chiave intimistica, e un progetto curatoriale studiato nei minimi dettagli diventa installazione site specific di
originalissimo vigore. Di nuovo non legga, l’osservatore, il genere introspettivo come spiccia concessione all’autocompiacimento: l’artista è attore
al servizio della platea, e il servizio è risvegliare l’intelletto sui significati di gioie e paure, di pulsioni, debolezze e perplessità che quotidianamente
attraversano la psiche. Guardare per pensare, allora, come a ogni mostra è normale che sia. E del resto il pubblico si raffina nel tempo da sé:
desiste alla lunga chi – saturo di spot televisivi e cartellonistica stradale – ancora indugia davanti a un’opera di fotografia senza cogliere il dislivello
ontologico che la solleva su un poster da complemento d’arredo.” (Carlo Gallerati)
Legami • 12 opere
Guarda tutto
Legàmi-Lègami
Soul Bags • 6 opere
Guarda tutto
Soul bags a dimostrazione che il corpo è solo un semplice contenitore di anime. E dei contenitori non[...]
Soul bags a dimostrazione che il corpo è solo un semplice contenitore di anime. E dei contenitori non ci si deve vergognare
Idealismi • 10 opere
Guarda tutto
La donna ideale, nella sua rappresentazione più ironica
Terzo Lago • 10 opere
Guarda tutto
Immagini notturne del Lago di Garda.
Sirmione, Salò, Bardolino.....
Sirmione, Salò, Bardolino.....
Sospesi • 18 opere
Guarda tuttoContattare Manuel Colombo
Invia un messaggio privato a Manuel Colombo