Tutte le opere di Vannulli Luca Emanuele
Quindicizeroottozeroquattro • 1 opera
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Come potrete vedere dalle foto allegate la mia è una ricerca di dialogo tra realtà parallele, apparentemente [...]
Come potrete vedere dalle foto allegate la mia è una ricerca di dialogo tra realtà parallele,
apparentemente non comunicanti, e di riflessione sul tema della solitudine.
L"ambito della ricerca è svolto in quattro giornate particolari dell"anno.
Sono le festività del Ferragosto, Natale, Carnevale e Pasqua.
Durante queste giornate, dedite generalmente (quasi un obbligo) alla svago ed al ritrovo
con i propri cari od i propri amici, io viaggio lungo la penisola, apparentemente senza meta specifica.
Quando viaggio, desidero. Desidero possedere, penetrare: ma, a differenza di un serial killer o
di uno stupratore, non ho armi in tasca e non tiro fuori l"affare per placare la voglia.
Ho una macchina e con essa divento corpo unico, invisibile e mutevole.
Sparo raffiche di mitra sotto forma di scatti nei confronti delle mie vittime scelte dal caso.
Ritraggo i singoli, le coppie, i gruppi, le masse. Ad essi, affianco messaggi fotografati nelle miriadi
di stazioni di servizio autostradali lungo la penisola. Non so se vi è mai capitato di vederne qualcuno
in giro ma ce ne sono di veramente curiosi, o almeno a me suscitano curiosità.
Chi mai potrà esservi dietro quelle scritte? Saranno vere le cose riferite? Sono uomini o donne
i loro obiettivi?
Mosso da questa caccia al tesoro sui generis, creo un gioco ad incastro dalle valenze multiple.
Ironia, cinismo, comicità, surrealismo ma anche crudezza, squallore, falsità, mercenarietà:
sono tutti rovesci della stessa medaglia.
La medaglia, cioè, della solitudine.
Avrete sentito parlare delle statistiche che danno il maggior numero di suicidi proprio in
corrispondenza dei giorni di queste feste. In giorni in cui ci si ritrova, ci si aggrega e si fa
qualcosa, appare sempre più stridente ed evidente il contrasto con chi rimane al di fuori dei giochi.
La solitudine aggredisce e attanaglia: sorda ma implacabile. Chi è out finisce per chiamarsi fuori.
Alla fin fine quello che faccio, più che un lavoro sulla solitudine dell"uomo in queste giornate-clou,
è un lavoro sulla differente percezione che abbiamo della solitudine. Cerco di proporre una
reazione, di qualunque tipo sia, di fronte alla visione dei lavori ed anche una interazione
con essi ed i loro protagonisti. Miro ad una nuova visione di una realtà underground da cui
apparentemente si rifugge ma che in verità attrae, accostandola ad una ricerca di
decifrazione del vasto campionario umano a disposizione in queste giornate di aggregazione
e divertimento obbligatorio.
Nato per caso, questo viaggio prosegue ed anche in questa sede vedrete succedersi immagini
appartenenti a queste quattro scadenze annuali. Iniziamo dalla prima, forse la preferita.
Quando penso ad essa mi viene in mente il film "Il sorpasso": non c"è niente di più solitario
del giorno di Ferragosto. Persino il Natale è indietro in questa speciale classifica, poichè
a nascondere tale minimo comun denominatore ci pensa la nostra ipocrisia sociale che tiene
doverosamente a tavola insieme a famiglie sconosciute anche chi una famiglia non ce l"ha.
Ne è uscito un miniracconto, aiuta a capire qualcosa in più di questo mio percorso artistico.
Un sorriso a tutti voi,
Luca Vannulli
apparentemente non comunicanti, e di riflessione sul tema della solitudine.
L"ambito della ricerca è svolto in quattro giornate particolari dell"anno.
Sono le festività del Ferragosto, Natale, Carnevale e Pasqua.
Durante queste giornate, dedite generalmente (quasi un obbligo) alla svago ed al ritrovo
con i propri cari od i propri amici, io viaggio lungo la penisola, apparentemente senza meta specifica.
Quando viaggio, desidero. Desidero possedere, penetrare: ma, a differenza di un serial killer o
di uno stupratore, non ho armi in tasca e non tiro fuori l"affare per placare la voglia.
Ho una macchina e con essa divento corpo unico, invisibile e mutevole.
Sparo raffiche di mitra sotto forma di scatti nei confronti delle mie vittime scelte dal caso.
Ritraggo i singoli, le coppie, i gruppi, le masse. Ad essi, affianco messaggi fotografati nelle miriadi
di stazioni di servizio autostradali lungo la penisola. Non so se vi è mai capitato di vederne qualcuno
in giro ma ce ne sono di veramente curiosi, o almeno a me suscitano curiosità.
Chi mai potrà esservi dietro quelle scritte? Saranno vere le cose riferite? Sono uomini o donne
i loro obiettivi?
Mosso da questa caccia al tesoro sui generis, creo un gioco ad incastro dalle valenze multiple.
Ironia, cinismo, comicità, surrealismo ma anche crudezza, squallore, falsità, mercenarietà:
sono tutti rovesci della stessa medaglia.
La medaglia, cioè, della solitudine.
Avrete sentito parlare delle statistiche che danno il maggior numero di suicidi proprio in
corrispondenza dei giorni di queste feste. In giorni in cui ci si ritrova, ci si aggrega e si fa
qualcosa, appare sempre più stridente ed evidente il contrasto con chi rimane al di fuori dei giochi.
La solitudine aggredisce e attanaglia: sorda ma implacabile. Chi è out finisce per chiamarsi fuori.
Alla fin fine quello che faccio, più che un lavoro sulla solitudine dell"uomo in queste giornate-clou,
è un lavoro sulla differente percezione che abbiamo della solitudine. Cerco di proporre una
reazione, di qualunque tipo sia, di fronte alla visione dei lavori ed anche una interazione
con essi ed i loro protagonisti. Miro ad una nuova visione di una realtà underground da cui
apparentemente si rifugge ma che in verità attrae, accostandola ad una ricerca di
decifrazione del vasto campionario umano a disposizione in queste giornate di aggregazione
e divertimento obbligatorio.
Nato per caso, questo viaggio prosegue ed anche in questa sede vedrete succedersi immagini
appartenenti a queste quattro scadenze annuali. Iniziamo dalla prima, forse la preferita.
Quando penso ad essa mi viene in mente il film "Il sorpasso": non c"è niente di più solitario
del giorno di Ferragosto. Persino il Natale è indietro in questa speciale classifica, poichè
a nascondere tale minimo comun denominatore ci pensa la nostra ipocrisia sociale che tiene
doverosamente a tavola insieme a famiglie sconosciute anche chi una famiglia non ce l"ha.
Ne è uscito un miniracconto, aiuta a capire qualcosa in più di questo mio percorso artistico.
Un sorriso a tutti voi,
Luca Vannulli
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