Manuel Di Chiara

Manuel Di Chiara

Olimpia Gaia Martinelli | 26 lug 2023 7 minuti di lettura 0 commenti
 

Mi reputo fortunato perché ho avuto dei buoni docenti di arte già dalle primissime scuole e sono loro che mi hanno sempre incoraggiato ad intraprendere un percorso di studi artistici.

Cosa ti ha spinto a creare arte e diventare un artista? (eventi, sensazioni, esperienze...)     

Mi reputo fortunato perché ho avuto dei buoni docenti di arte già dalle primissime scuole e sono loro che mi hanno sempre incoraggiato ad intraprendere un percorso di studi artistici. Ero comunque consapevole già a 14 anni che  mi riusciva meglio disegnare che studiare algebra! La scelta comunque non si è rilevata delle più facili dato che negli anni ’90 ad Ischia, la mia amata isola, non vi era alcun liceo artistico e quindi ero “costretto” a raggiungere la terra ferma con un viaggio giornaliero di 2,30 ore saltellando tra bus, aliscafi, tram e lunghe camminate a piedi per raggiungere il più vicino liceo d’arte.

Qual è il tuo background artistico, le tecniche e le materie che hai sperimentato finora?

Ho frequentato il Liceo Artistico s.s. Apostoli di Napoli terminando gli studi all’Accademia delle Belle Arti partenopea nel 2000. Iscritto al corso di decorazione ho potuto frequentare i corsi abbinati di incisione, fotografia, scultura, tecniche pittoriche, storia dell’arte  etc. raccogliendo un bagaglio di esperienze tecniche che oggi sono alla base per ogni mia realizzazione artistica.

Quali sono i 3 aspetti che ti differenziano dagli altri artisti, rendendo  unico il tuo lavoro?

Penso che quel che può sorprendere oggi un mio estimatore è la differenziazione della mia produzione artistica. Offro al pubblico opere sviluppate su differenti tematiche e con differenti tecniche, passando dagli “inchiostri mediterranei” alle opere su tematiche automobilistiche in pieno stile pop, per giungere alle tele di grande formato “cargo” sviluppate per raccontare il mondo portuale per poi chiudere con le visioni urbane che tanto raccontano del mio amore per l’architettura e i viaggi. Questa differenziazione è frutto del mio percorso di studi e porterà sicuramente a nuove contaminazioni tra i vari linguaggi nelle mie future opere.

Da dove viene la tua ispirazione?

“Ispirazione” è una parola che non ho mai amato, perché fa pensare ad un momento “illuminante” in cui l’artista decide cosa dipingere! Il percorso che porta ad un’opera in verità è molto tortuoso e tiene conto di vari fattori e di alcune domande come -cosa si vuol comunicare, cosa vogliam suscitare nello spettatore, cosa vogliamo ottenere-? Sta a noi artisti poi tradurre tutto ciò in opera, cercando di rispondere ai vari quesiti in modo chiaro, senza artifici inutili, puntando dritti verso la soluzione del problema, utilizzando la tecnica più appropriata, il formato più idoneo, le tonalità più consone!

Qual è il tuo approccio artistico? Quali visioni, sensazioni o sentimenti vuoi evocare nello spettatore?

Un mio professore dell’accademia ci teneva ad insegnare ai ragazzi la differenza che intercorre tra l’osservare e il guardare. Osservare il mondo che ci circonda vuol dire dare maggiore importanza ai dettagli, guardare con occhi nuovi anche le cose più semplici, percependone la bellezza! Quel che cerco di far notare ai miei interlocutori è che anche una parete arrugginita di una fiancata navale trattiene in se una bellezza infinita, composta da decine di sfumature di tonalità calde di rossi e marroni, come può essere altrettanto interessante un dettaglio costruttivo di un edificio, oppure un riflesso di una scia creata da una macchina in movimento in una vetrina di un bar! Penso che ogni giornata sia piena di momenti quasi cinematografici, attimi in cui la luce è quella giusta, l’atmosfera è quella giusta, i colori son quelli giusti e nei miei quadri cerco di bloccare questi fotogrammi così come farebbe un buon fotografo !

Qual è il processo di creazione delle tue opere? Spontaneo o con un lungo iter preparatorio (tecnico, ispirato ai classici dell'arte o altro)?

Sono spesso in giro per città munito di macchina fotografica. La utilizzo per prendere appunti, come una volta si usava far schizzi io registro fotograficamente i soggetti e i momenti che più mi interessano. Siano essi automobili, bar, edifici o semplicemente atmosfere particolari, le porto con me a fine giornata, tutte in studio. E’ qui che visualizzando i vari file si scarta e si sceglie i fotogrammi migliori, che vengono poi “ripuliti” o cmq ricomposti servendomi di programmi di fotoritocco. Nasce così la base compositiva da cui creare una nuova opera pittorica. Una volta scelto il formato di tela, riporto il soggetto a matita e inizio i vari passaggi pittorici che si sviluppano a strati, sino a comporre l’opera definitiva.

Utilizzi una particolare tecnica di lavoro? se si, me lo puoi spiegare?

Amo la versatilità dei colori acrilici ma li abbino spesso a basi realizzate a smalto lucido. Ottengo in questo modo un contrasto tra lo sfondo del soggetto che si presenta compatto e lucido con il soggetto stesso che dipinto ad acrilici si presenta opaco. Questo tipo di dettagli è difficilmente apprezzabile nella foto dell’opera ma dal vivo è un effetto molto apprezzato!

Ci sono aspetti innovativi nel tuo lavoro? Puoi dirci quali?

Utilizzo tecniche classiche per la realizzazione delle mie opere, quel che può essere innovativo è il loro uso combinato. È’ facile trovare nelle mie opere una combinazione tra acrilici, smalti e dettagli disegnati a pastello.

Hai un formato o un mezzo con cui ti senti più a tuo agio? se sì, perché?

Negli ultimi tempi utilizzo spesso il formato quadrato, perché lo ritengo molto concreto. Il quadrato è una forma perfetta, incornicia bene ogni genere di soggetto e soprattutto mi costringe a mettere a fuoco il fulcro del soggetto.  Non c’è spazio per dettagli inutili, un quadro quadrato è come un pugno, forte, chiaro e potente!

Dove produci i tuoi lavori? A casa, in un laboratorio condiviso o nel tuo laboratorio? E in questo spazio, come organizzi il tuo lavoro creativo?

Uno dei miei più grandi desideri è sempre stato quello di potermi permettere un laboratorio professionale. Dipingo tele di grandi formati ma disegno anche inchiostri su carta, mi occupo di allestimenti per locali, produco una linea di arredi di ecodesign, intelaio stampe e imballo personalmente ogni vendita. Per far tutto ciò occorrono grandi spazi e al momento sono di rientro da un’esperienza ad Amburgo, dove avevo la fortuna di condividere un grande studio di 120mtq. con un fotografo. In questo momento storico, dipingo e lavoro in uno studio provvisorio di grande metratura ad Ischia, mia isola natale, in vista di una sistemazione definitiva che potrebbe essere anche una casa/studio a Napoli.

Il tuo lavoro ti porta a viaggiare per incontrare nuovi collezionisti, per fiere o mostre? Se sì, cosa ti porta?

Il mio lavoro mi porta a viaggiare per lo più per via della mia ricerca di soggetti interessanti destinati a diventare opere. Viaggio spesso per porti commerciali, Amburgo, Amsterdam, Rotterdam sono tra gli ultimi visitati e infinite sono le tele nate da questi sopralluoghi. Non ho al momento la fortuna di collaborare con una galleria in particolare ma mi occupo spesso personalmente delle consegne a domicilio delle mie opere, e do molto valore all’incontro con i miei collezionisti. Chi acquista una mia opera è in sintonia con il mio mondo e diviene spesso un buon amico!

Come immagini l'evoluzione del tuo lavoro e della tua carriera di artista in futuro?

Mi concentrerò sempre più sulla pittura cercando di non accettare più incarichi che non rientrino nelle mie tematiche. Ho lavorato per anni su commissione, ora è arrivato il momento di dedicarsi alle proprie idee e se sul percorso dovessi incontrare un gallerista capace tanto meglio!

Qual è il tema, lo stile o la tecnica della tua ultima produzione artistica?

La città e la sua vita, sono tra le tematiche maggiormente affrontate nelle mie ultime tele. Sempre in stile figurativo, le tele di questa categoria raccontano il vivere cittadino. Lo fanno tramite la raffigurazione di edifici iconici, di attività storiche, di scenari composti da vari soggetti in movimento che strizzano l’occhio ad una certa pittura del ‘900 americano.

Ci racconti la tua esperienza espositiva più importante?

Nel 2019 durante il mio primo anno di permanenza ad Amburgo, ebbi il coraggio di inviare una mail al direttore del museo portuale con una richiesta piuttosto ambiziosa, esporre le mie tele della serie “cargo” in sede. Inaspettatamente il direttore del museo mi rispose invitandomi per un sopralluogo. Nel giro di due settimane, nella sala museale principale si allestì un container nel quale furono collocate 13 mie tele della serie navale. La mostra fú un’esperienza felice, in un contesto assolutamente unico con visitatori amanti del genere navale! Un successo.

Se potessi creare un'opera famosa nella storia dell'arte, quale sceglieresti? E perché ?

“Nighthawks” di Edward Hopper è per me un’opera ispiratrice. L’ambientazione notturna, la composizione sviluppata abbinando i colori freddi dell’esterno del locale con la calda luce degli interni, un “momento cinematografico” che resterà per sempre una delle opere da me più amate.

Se potessi invitare a cena un artista famoso (vivo o morto), chi sarebbe? Come gli suggeriresti di trascorrere la serata?

Inviterei volentieri Wayne Thiebaud chiedendogli di portar con se una sua opera per poter parlare di tecnica pittorica, composizione e colori, il tutto accompagnati da una cena all’italiana e da pochi selezionati amici!










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