Christophe Verot, l'importanza dei dettagli

Christophe Verot, l'importanza dei dettagli

Olimpia Gaia Martinelli | 27 apr 2022 2 minuti di lettura 0 commenti
 

Il lavoro di Christophe Verot trova risonanza nelle arti asiatiche e in particolare nella cultura e nell'arte di vivere giapponesi. È particolarmente interessato all'asimmetria, all'aspetto effimero delle cose, al gusto per i dettagli e alla bellezza accattivante che emerge da scene immerse nell'ombra. Un chiaroscuro in cui possono fiorire fantasia e sogni...

Qual è il tuo background artistico, le tecniche ei soggetti che hai sperimentato finora?

Il mio percorso artistico inizia con una formazione come Designer presso la Scuola di Belle Arti di Saint-Etienne (42) e con una specializzazione nella creazione di gioielli contemporanei presso gli Ateliers de Fontblanche di Nîmes (30).

Al termine di questo corso, ho aperto a Montpellier (34), una galleria d'arte specializzata in gioielleria contemporanea. Un luogo dedicato alla produzione ed esposizione del lavoro di designer internazionali.

Da qualche anno esploro la fotografia e soprattutto il tema della natura morta. Mi avvicino a questo classico tema della storia dell'arte con una visione contemporanea, in particolare purificando il più possibile le composizioni, e utilizzando una gamma cromatica limitata e tendente al monocromo. Nelle mie fotografie, elementi naturali, fiori o frutti, si affiancano a oggetti di uso quotidiano ma anche a forme geometriche.

Quali sono gli aspetti che ti differenziano dagli altri artisti, rendendo unico il tuo lavoro?

Il mio lavoro trova risonanza nelle arti asiatiche e in particolare nella cultura e nell'arte di vivere giapponesi. Sono particolarmente interessato all'asimmetria, all'aspetto effimero delle cose, al gusto per il dettaglio e alla bellezza accattivante che emerge da scene immerse nell'ombra. Un chiaroscuro in cui possono fiorire fantasia e sogni.

Qual è il tuo approccio artistico? Quali visioni, sensazioni o sentimenti vuoi evocare nello spettatore?

Cerco di portare allo spettatore una sensazione di calma, serenità, una forma di meditazione.

Qual è il processo di creazione delle tue opere? Spontaneo o con un lungo iter preparatorio (tecnico, ispirazione dai classici dell'arte o altro)?

Il mio processo creativo inizia con la raccolta e la trasformazione di oggetti esistenti e la fabbricazione di elementi geometrici. Ho a disposizione una serie di oggetti da cui attingerò per creare i miei scenari, trovare luci che li evidenzino e poi fotografarli.

Il tuo lavoro ti porta a viaggiare per incontrare nuovi collezionisti, per fiere o mostre? Se sì, cosa ti porta?

Partecipo a mostre in diversi luoghi culturali, gallerie o fiere specializzate che mi consentono un contatto e uno scambio stimolante con il pubblico.

Ci racconti la tua esperienza espositiva più importante?

La mostra che per me resta importante e che ha portato a proposte per l'impiccagione in seguito è la Printemps de la Photographie a Romorantin (41).

Quale artista ti ha ispirato di più?

Se dovessi citare un artista che ha alimentato la mia riflessione, sarebbe lo scultore Toni Cragg e più in particolare l'uso e la diversione che ha fatto degli oggetti di uso quotidiano per elevarli al rango di sculture.

Artisti correlati
Visualizza più articoli
 

ArtMajeur

Ricevi la nostra newsletter per appassionati d'arte e collezionisti