Scultura e pittura: Modigliani e l’arte africana

Scultura e pittura: Modigliani e l’arte africana

Olimpia Gaia Martinelli | 2 nov 2022 7 minuti di lettura 0 commenti
 

Molti grandi maestri della storia dell’arte hanno espresso il loro punto di vista sulla realtà sperimentando, sia l’arte pittorica, che quella scultorea, proprio come Pablo Picasso, Umberto Boccioni, Max Ernst, Edgar Degas, Joan Miró e altri ancora...

Vanessa Renoux, Sculpture de tête de femme épurée, 2020. Scultura, 73 x 15 x 15 cm.

Modigliani scultore vs Modigliani pittore

Molti grandi maestri della storia dell’arte hanno espresso il loro punto di vista sulla realtà sperimentando, sia l’arte pittorica, che quella scultorea, proprio come Pablo Picasso, Umberto Boccioni, Max Ernst, Edgar Degas, Joan Miró e altri ancora. Nonostante il differente approccio tecnico alle due discipline, nella maggior parte dei casi in cui uno stesso artista si è cimentato in molteplici progetti, egli ha di sovente manifestato l’esistenza di un’univoca, ben definita e lineare visione sul mondo, proprio come esemplifica il “caso” Modigliani. Al fine di rendere palese quanto appena affermato, basterà confrontare Testa di donna (1912), una delle più note sculture del toscano, con il celebre capolavoro pittorico intitolato Elvira (1917), prendendo in considerazione anche un’opera a “metà strada” tra queste due tecniche, quale la cariatide Busto rosso (1913). A proposito della scultura datata 1912, è importane aprire una piccola parentesi, volta a evidenziare come tra il 1911 e il 1913, l’artista livornese si dedicò prevalentemente a scolpire, ispirandosi all’esempio del rumeno Brancusi, maestro conosciuto da Amedeo a Parigi. Nonostante la predilezione di Modigliani per quest’ultima arte, egli poté dedicarvisi soltanto per il sovra menzionato periodo, in quanto le polveri che venivano prodotte durante la creazione delle sculture erano deleterie per la sua tubercolosi. Tornando alla Testa di donna, l’opera, come la maggior parte delle sculture dell’artista, potrebbe essere stata anticipata dall’esecuzione di un disegno preparatorio, probabilmente formato da linee nette e incisive, che, principalmente simmetriche, sarebbero in parte associabili a stilemi architettonici. Successivamente al progetto, il materiale scultoreo veniva generalmente lavorato dal livornese, al fine di generare soluzioni studiate, che, realizzate a taglio netto, erano nettamente in contro tendenza rispetto alla più diffusa tecnica di fusione. Descrivendo brevemente gli stilemi del suddetto capolavoro, che riguardano l’operato arenario di Modigliani a livello generale, Testa di donna presenta un volto affusolato apparentemente incompiuto, in quanto abbozzato su di una superfice non ben levigata, su cui si staglia un naso sottile, degli occhi ovali e privi di pupille, un mento stretto e un collo sottile e cilindrico.

Amedeo Modigliani, Testa di donna, 1912. Scultura, 68.3 × 15.9 × 24.1 cm. MET: New York.

Amedeo Modigliani, Elvire au col blanc (Elvire à la collerette), 1917 circa. Olio su tela, 92 x 65 cm. Parigi: Collezione Jonas Netter. 

Tali stilemi caratterizzano anche la serie delle Cariatidi che, realizzata a partire dal 1912, indaga il suddetto tema classico mediante l’uso, sia dell’arte scultorea, che di quella pittorica. Infatti, proprio il Busto rosso del 1913, realizzato attraverso la stesura dei colori ad olio sul cartone, svela un profondo legame tra le due tecniche, riscontrabile nella figura stilizzata, sintetica e frontale della protagonista, che presenta un volto e un collo estremamente allungato. A proposito invece di un capolavoro successivo, il legame tra creazione pittorica e scultorea si ripropone in Elvira (1918), ritratto ad olio di una giovane donna, che, seduta al centro di una stanza, è catturata nel momento in cui è intenta a fissare lo spettatore con i suoi occhi ciechi. Proprio in questo contesto emergono, ancora una volta, i volti stilizzati ed affusolati del maestro italiano, che si è prodigato al fine di generare un nuovo canone di bellezza. A questo punto una domanda sorge spontanea: da cosa furono ispirati i particolari stilemi di Modigliani? Il livornese seppe dar voce a quel “vento” di influenze africane, che, diffusosi nella Parigi del suo tempo, animò anche maestri come Picasso e Brancusi, i quali “esemplificarono” i loro stilemi, prendendo spunto da punti di vista esotici più sintetici e primitivi. Di conseguenza, i volti allungati e stilizzati di Amedeo sono interpretabili come una sorta di “aggiornamento” delle più tradizionali maschere africane, a cui sono state integrati anche gli esempi tratti dall’arte cicladica, sumera, egizia e greca care al toscano. 

Claude Grand, Hélène, 2019. Acrilico su tela, 70 x 50 cm.

Daniel Gomez, Homage to Modigliani #1, 2021. Calcestruzzo su altro supporto, 58 x 21 x 18 cm / 18.00 kg.

Focus: le influenze dell’arte africana 

Alla fine del XIX secolo alla razionalità del positivismo andò sostituendosi un impeto volto ad enfatizzare maggiormente un più genuino ritorno alla spiritualità, al simbolismo e alle profonde manifestazioni dell’animo umano. Tale contesto estetico e filosofico impressionò profondamente gli artisti della Scuola di Parigi, che, come Picasso, Modigliani e Matisse, identificarono proprio nell’arte esotica uno strumento attraverso il quale esprimere il ritorno ad una più genuina spiritualità e introspezione. Di conseguenza, sia l’africanismo, che l’esotismo in generale, furono promossi dai suddetti, che li considerarono per la prima volta come autentiche forme d’espressione artistica, ormai lontane dall’essere mere opere di culture da colonizzare. Sicuramente, tale importante innovazione dei canoni estetici, fu favorita dal contatto che gli artisti ebbero con l’istituzione ottocentesca del Museo del Trocadero, luogo in cui erano conservate le maschere africane tanto celebrate da Picasso. Nonostante appare evidente come l’arte africana abbia esercitato un ruolo fondamentale nello sviluppo della cultura figurativa occidentale, riscontrabile anche in movimenti successivi quali il Modernismo e il Die Brücke, la sua funzione risulta essere ancora poco nota e valorizzata. Al fine di rendere invece omaggio a questo importante primitivismo, è bene evidenziare l’impatto che, a tutt’oggi, l’africanismo di Modigliani esercita sugli artisti di Artmajeur, quali, ad esempio  Sibilla Bjarnason, Helen She e Anna Zhuleva.

Sibilla Bjarnason, Modigliani revisited, 2018. Collage / acrilico su tela, 99 x 81 cm.

Sibilla Bjarnason: Modigliani revisited

La sensualità risiede, più che in un corpo nudo, nella possibilità di immaginarlo in quanto tale, facendo riferimento a tutte quelle caratteristiche, che, nella nostra personale concezione di bellezza, troviamo attraenti. Il fascino è anche conferito dall’osservazione di un semplice lembo di pelle nuda, che potrebbe invogliare l’osservatore a continuare, nella sua testa, il racconto di come ci si toglie i vestiti. Questi concetti paiono animare di erotismo la languida figura femminile immortalata dal pennello Sibilla Bjarnason, artista, che, nel titolo dell’opera stessa, fa chiaro riferimento ad Amedeo Modigliani, incoronandolo come punto di riferimento della sua indagine figurativa. Di fatto, nel personaggio dell’artista di Artmajeur è evidente la rilettura di Nudo seduto su un divano, dipinto ad olio del maestro toscano realizzato nel 1917. In aggiunta, proprio a proposito del corpo femminile, è importante ricordare come la prima personale di Amedeo, datata 1917, ebbe come oggetto di discussione dei nudi di donna. Infatti, l’evento, organizzato dal mercante d’arte Léopold Zborowski presso le vetrine della galleria di Berthe Weill, vide l’esposizione di alcuni corpi femminili svestiti, che, decisamente lontani dai canoni convenzionali del tempo, suscitarono la più generale indignazione. Tale sentimento culminò nell’arrivo delle forze dell’ordine, che chiesero alla Weil di abbassare le saracinesche, poiché le donne raffigurate presentavano, in modo imperdonabile per l’epoca, dei peli sul loro corpo.

Helen She, Pop Modigliani, 2021. Acrilico / pennarello / collage su tela di lino, 50 x 70 cm.

Helen She: Pop Modigliani

Il mito di Modigliani rivive anche nell’opera di Helen She, dove gli stilemi Pop del remake datato 2021 trasformano un noto capolavoro della storia dell’arte, quale Nu couché (sur le cote gauche) (1917), nella più commerciale immagine stilizzata di una sinuosa “soubrette” dei nostri tempi. Probabilmente, la semplificazione subita dalla protagonista di Pop Modigliani, forse allusiva della moderna alta capacità di riproduzione delle immagini, è volta anche celebrare una più facile e rapida “accessibilità” alle icone del mondo dell’arte. Infatti, proprio Nu couché (sur le cote gauche) è nota per essere il più grande nudo di donna realizzato da Modigliani, maestro che si è prodigato nella rappresentazione della consapevolezza femminile, sfuggendo alla più mera illustrazione di semplici muse. Nonostante l’intensità delle molteplici figure femminili attribuite ad Amedeo, l’unica donna con cui l’artista abbia mai avuto un legame più duraturo è stata Jeanne Hebuterne, che, essendo di “proprietà” del cuore dell’italiano, non compare mai senza veli. Pertanto, è impossibile immaginarsi la compagna di Amedeo nella provocante posa della modella di Nu couché (sur le cote gauche), la cui “spregiudicatezza” viene anche eccettuata dall’intensa occhiata ch’ella rivolge allo spettatore. 

Anna Zhuleva, Pop art Modigliani portrait, 2020. Acrilico su tela, 80 x 60 cm.

Anna Zhuleva: Pop art Modigliani portrait

Gli stilemi della Pop art reinterpretano, attraverso le loro tipiche ed estese campiture di vividi colori, un altro capolavoro della storia dell’arte firmato Amedeo Modigliani, avente per soggetto Jeanne Hébuterne, la donna da lui più amataIl ritratto con cappello in questione, datato 1918, rientra in una serie di opere dedicate alla compagna, musa che Amedeo ritrasse in svariati modi, ma sempre al fine di farla risultare come una figura atemporale con il volto allungato e lo sguardo malinconico. L’intento dell’artista italiano è quello di elevare tale donna ad ideale di bellezza femminile per eccellenza, tanto che, in alcune occasioni, egli consente al fruitore anche di scoprine le pupille. È noto come Modigliani, in realtà, completasse gli occhi soltanto degli effigiati di cui conosceva l’anima, cosicché le Jeanne “vedenti” ci permettono di capire la profondità del loro legame. Purtroppo, tale intensità sfocerà in tragedia, in quanto, dopo la morte di Amedeo, la donna, alla sola età di ventidue anni e incinta, si gettò dal quinto piano di un palazzo, poiché incapace di sopportare la separazione del più grande e unico amore della sua vita.

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