RIFLESSIONI DEL PONTE RAINBOW (2021)Dipinto di Tatyana Fogarty
Breve introduzione
Il genere del paesaggio urbano ospita spesso, e dovutamente, infrastrutture, tra le quali, risulta essere estremamente popolare il ponte: opera d’ingegneria civile concepita per superare ostacoli, sia naturali, che artificiali, al fine di decretare la continuità della comunicazione. La presenza nell’arte di quest’ultimo ci offre spesso due visioni della medesima infrastruttura: l’una reale e quotidiana, che abbiamo modo di osservare dal vero con i nostri stessi occhi, l’altra concessaci dalle varie interpretazion rese su supporto pittorico. Allora diventa possibile accostare ordinarie fotografie di alcuni ponti ai dipinti a tema realizzati dai maestri noti, al fine di compredere come ognuno di loro abbia saputo trasmettere la visione personale ch’ebbe della infrastruttura in questione. Procediamo con esempi concreti: Canaletto e l’Old Walton Bridge, Vicent van Gigh e il ponte di Langlois, André Derain e il Waterloo Bridge e il Macomb's Dam Bridge di Edward Hopper. Quanto descritto sarà conclusivamente integrato, nella parte finale del racconto, dai punti di visti contemporanei a tema offerti dagli artisti di Artmajeur. Adesso siamo pronti ad attraversare tutti questi ponti!
Canaletto, Vecchio ponte di Walton (1754). Olio su tela. Dulwich Picture Gallery, Londra Picture Gallery, Londra.
Canaletto e l’Old Walton Bridge
Realtà: Il Walton Bridge, noto come Vecchio Ponte di Walton, fu l’iniziale struttura eretta sopra il fiume Tamigi, volta a collegare Walton-on-Thames e Shepperton nel Surrey, Inghilterra. Il vecchio Walton Bridge presentava quattro pilastri centrali in pietra, collegati da tre archi realizzati con travi e travetti in legno. L'arco centrale aveva una spettacolare apertura di 39 metri, all'epoca, la campata senza supporto più ampia in Inghilterra. Gli altri due archi principali, invece, misuravano 13 metri ciascuno. Il vecchio Walton Bridge, eretto tra il 1749 e il 1750, esiste ancora oggi, sebbene esso sia stato oggetto di due ricostruzioni, l'ultima delle quali avvenuta nel 1905.
Pittura: nel dipintio di Canaletto datato 1754 il ponte subisce delle modifche: esso, appunto, appare più largo e più curvo di quanto non sia realtmente. In aggiunta, la sua raffigurazione rappresenta un pretesto per parlare di alcuni personaggi dell’epoca, tanto che sul supporto pittorico è stato immortalato, tra le altre riconoscibili figure, lo stesso committente del capolavoro: Thomas Hollis, che appare insieme ad un altro personaggio quasi al centro del dipinto, collocato vicino alla sponda del corso d’acqua. Altra peculiarità dell’opera è infine la presenza di alcune imponenti nuvole temporalesche, che, ergendosi sopra al ponte, paiono mettere in risalto il contrasto della forza della natura con il lavoro d’ingegneria sottostante.
Vincent van Gogh, Il Ponte di Langlois (1888). Olio su tela, 59x74 cm. Museo Kröller-Müller, Otterlo.
Vicent van Gigh e il ponte di Langlois
Realtà: in questo caso la realtà percepita con gli occhi si avvicina maggiormente a quella dipinta, in quanto il ponte di Langlois, divenuto effettivamente famoso grazie all’opera omonima di Vincent, è stato ricreato a pochi chilometri dal centro di Arles. Esso presenta l’identica forma di quello che un tempo era situato a Fos, luogo in cui venne originariamente dipinto dal pittore. Di fatto, la volontà di rendere omaggio al maestro olandese ha permesso di ricreare un contesto paesaggistico affine a quello ammirato e raffigurato da Vincent, dove era possibile contemplare un ponte mobile levatoio a travi, il cui piano dicalpestio si sollevava ruotando su un’estremità, collegata da catene a una o due parti a bascula.
Pittura: il ponte sopra descritto fu un soggetto indagato in diverse occasioni dal maestro olandese, che lo ritrasse in varie versioni durante la primavera del 1888. In una di quest’ultime esso traversa il canale al centro dell’immagine, mostrandosi nei suoi due massicci bastioni e nella sua carreggiata in legno sostenuta da travi, mentre in alto le passerelle sono ancorate a due impalcature. Spostanto l’attenzione sul corso d’acqua, l’erba cresce rigogliosa sulla sua sponda di destra, mentre quella di sinistra risulta essere alquanto secca, anche se arricchita dalla presenza di alcune donne intente a lavare i panni sulla riva. Infine, è bene mettere in luce come l’intepretazione figurativa del ponte in questione, alquanto luminosa e di linguaggio Post-impressionista, fu realizzata anche facendo riferimento agli stilemi delle stampe giapponesi, delle quali Vincent fu un appassionato collezionista.
Waterloo Bridge, il fiume Tamigi, Londra, Inghilterra.
André Derain e il Waterloo Bridge
Realtà: Il Waterloo Bridge è un'opera viaria che consente la circolazione di veicoli e pedoni, attraversando il fiume Tamigi nella zona centrale di Londra, tra il Blackfriars Bridge e l'Hungerford Bridge. Oggi è visibile la seconda versione del ponte, anche se ai tempi di Derain era presente quella progettata da John Rennie tra il 1807 e il 1810 e inaugurata nel 1817. Quest’ultima era in granito, aveva nove archi separati da colonne in pietra dorica doppia ed era complessivamente lunga 748,6 metri. A partire dal 1884 furono riscontrati problemi significativi alle pile di tale ponte, causati dell'erosione del flusso del fiume, che aveva danneggiato le loro fondamenta. Negli anni successivi i problemi aumentarono, tanto che negli anni '30 il London County Council decise di demolire l’infrastruttura e sostituirla con una nuova progettata da Sir Giles Gilbert Scott.
Pittura: il Waterloo Bridge fa parte della serie di dipinti realizzati da Derain durante il suo soggiorno a Londra per conto del mercante d'arte Ambroise Vollard, occasione in cui il pittore offrì un'interpretazione fauvista delle rive del Tamigi. In questo capolavoro del 1906, l'elemento visivo centrale è il Waterloo Bridge visto dalla Victoria Embankment, prospettiva dalla quale è stato reso mediante una tecnica puntinista, volta a valorizzare i colori puri. Quest’ultimi, capaci di creare un effetto di “mosaico su tela”, trionfano nelle tonalità vivaci del blu, oltre che quelle del verde e del rosa e del giallo.
Curiosità: il suddetto ponte fu anche raffigurato dal pittore impressionista francese Claude Monet nella sua serie di 41 opere create tra il 1900 e il 1904, oltre che dall’artista romantico inglese John Constable, il cui dipinto che raffigura la sua inaugurazione è esposto all'Anglesey Abbey nel Cambridgeshire.
Edward Hopper, Ponte della diga di Macomb (1935). Museo di Brooklyn, New York.
Macomb's Dam Bridge e Edward Hopper
Realtà: Il Macombs Dam Bridge è un ponte girevole che attraversa l'Harlem River a New York City, collegando i quartieri di Manhattan e il Bronx. Il primo ponte in questa posizione, costruito nel 1814 a mo’ di diga, fu smantellato nel 1858. Tre anni dopo, esso fu sostituito da un ponte girevole in legno noto come Central Bridge, anche se l’attuale struttura in acciaio del Macombs Dam Bridge fu costruita tra il 1892 e il 1895, mentre il viadotto della 155th Street tra il 1890 e il 1893. Entrambe queste strutture furono progettate da Alfred Pancoast Boller e appaiono fedelmente all’interno della realistica intrepretazione novecentesca di Hopper.
Pittura: "Macomb's Dam Bridge" è un dipinto a olio del maestro americano realizzato nel 1935, volto a raffiguare fedelmente il Macombs Dam Bridge a New York City, presentandolo all’interno di una scena tranquilla e deserta, alquanto inusuale per il solito traffico frenetico del ponte.
RICORDI DI MANHATTAN (1999)Dipinto di Joseph Michetti
Ponti e pittura contemporanea
RICORDI DI MANHATTAN di Joseph Michetti
Realtà: Il Ponte di Manhattan è un’infrastruttura completata nel 1912, che attraversa l'East River a New York City, collegando Lower Manhattan a Canal Street con Downtown Brooklyn presso l'Flatbush Avenue Extension. Oggi, come alla sua inagurazione del 1909, il Ponte di Manhattan vanta un tratto centrale lungo 1.470 piedi, oltre che due parti laterali sospesi in aria, ciascuna lunga 725 piedi, il tutto supportato da quattro cavi principali, ciascuno composto da oltre 35.000 fili individuali.
Pittura: il realismo di Michetti ci offre una fedele riproduzione del ponte in questione, oltre che dell’iconico quartiere di Manhattan, volto a prendere forma sullo sfondo, e reso riconoscibile anche dalla presenza di architetture che oggi, aimè, non esistono più: le Torri Gemelle. Di fatto, come indicato il pittore stesso, l’opera è fedele ai tempi in cui è stata concepita e realizzata, ovvero, l’ormai lontano, 1999. Ad ogni modo, l’interesse nutrito per il soggetto e la città in questione risulta essere esplicitamente chiaro una volta che leggiamo a riguardo dell’artista di Artmajeur. Michetti è, appunto, un pittore maricano formatosi alla alla School of Industrial Arts di Manhattan, il cui operato presenta di frequente la predisposizione per tematiche nostalgiche, descritte nel pieno rispetto del linguaggio del realismo contemporaneo. Quest’ultimi stilemi vengono resi mediante una tecnica estremamente accurata, volta a tenere occupato l’artista su di un medesimo soggetto anche per alcuni mesi consecutivi.
LONDRA. PONTE DELLA TORRE. PAESAGGIO URBANO. (2021)Dipinto di Vita Schagen
LONDRA. PONTE DELLA TORRE. PAESAGGIO URBANO. di Vita Schagen
Realtà: Il Tower Bridge, simbolo emblematico di Londra costruito tra il 1886 e il 1894, presenta una lunghezza totale di 240 metri ed è composto da due imponenti torri alte 65 metri, che sono collegate da due passerelle orizzontali a livello superiore. Inoltre, esso dispone anche una coppia centrale di bascule, che sono capaci di aprirsi per consentire l’eventuale passaggio del traffico marittimo. Con queste peculiarità esso resta a tutt’oggi una strada fondamentale, capace di agevolare circa 40.000 attraversamenti al giorno, essendo liberamente accessibile, sia a veicoli, che ai pedoni.
Pittura: gli stilemi dell’Impressionismo danno forma ad una visione del suddetto ponte datata 2021, che, per le sue modalità di raffigurazione, ci fa appunto tornare alla mente gli affini soggetti interpretati da Monet, Caillebotte, Pissarro e Renoir. Per quanto riguarda la luminosità presentata dall’opera di Schagen, essa risulta essere più simile a quella de Il ponte di Chatou (1875), capolavoro dell’ultimo maestro francese sopra citato. Ad ogni modo, se in Renoir trionfano “chiassosamente” l’azzurro e i gialli, l’artista di Artmajeur predilige colori più pacati, volti ad alludere ad una luminosità bianca, che si anima in alcuni dettagli aranciati e celesti dell’infrastruttura. Infine, Vita Schagen è un'artista olandese, il cui processo creativo prende forma principalmente da idee, che poi vengono successivamente messe su tela. Schagen riconosce in prima persona i risulati di questo approccio al figurativismo, da intendersi come uno stile che tende chiaramente all'impressionismo, interpretato mediante una tecnica in alcune occasioni volta anche a creare ricchi strati di vernice in rilievo.
LE PONT DES SOUPIRS (2023) Disegno di Ananou
IL PONTE DEI SOSPIRI di Ananou
Realtà: Il veneziano Ponte dei Sospiri, realizzato nel XVII secolo in pietra d'Istria lavorata negli stilemi del barocco, ha rispettato il gusto del suo committente, ovvero il Doge Marino Grimani, il cui stemma è scolpito su sulla stessa infrastruttura. Precisamente situato non lontano da Piazza San Marco, il ponte attraversa il Rio di Palazzo, collegando il Palazzo Ducale alle Prigioni Nuove tramite un doppio passaggio, concepito come percorso per i prigionieri, che, dalle suddette prigioni, dovevano spostarsi agli uffici degli Inquisitori di Stato per i loro processi. Il nome del ponte si dice derivi, appunto, dai sospiri dei condannati che lo attraversavano, pensando tragicamente di vedere il mondo esterno per l’ultima volta.
Pittura: oggi si sospira solo per la bellezza del ponte in questione, fedelmente catturata nelle cromie del blu e del bianco dall’artista francese Ananou, che ha voluto omaggiare la città di Venezia riproducendo con realismo uno dei suoi posti più iconici. A proposito dell’artista di Artmajeur, Ananou realizza generalmente disegni meticolosi, volti a mettere in luce la maestria compositiva, che viene resa principalmente mediante l’uso della tecnica della penna su carta. Questa modalità espressiva indaga la figura umana, oltre che gli animali, le nature morte, le architetture e, talvolta, anche le forme astratte. Il tutto mette in luce la versatilità dell’artista, ma anche che il suo desiderio di evolvere continuamente, per dar voce ai più diversificati aspetti del reale, principalmente espressi nelle cromie del blu e del bianco.