L'arte del riciclo

L'arte del riciclo

Olimpia Gaia Martinelli | 16 gen 2022 6 minuti di lettura 0 commenti
 

Le tendenza artistiche che hanno coinvolto nel loro processo creativo l’utilizzo di rifiuti, di oggetti riciclati e di materiali poveri si sono diffuse a partire dai primi anni del XX e sono a tutt'oggi ancora molto popolari...

Arte, rifiuti, oggetti riciclati e materiali poveri

L’utilizzo di rifiuti, di oggetti riciclati e di materiali poveri ha contraddistinto la produzione di grandi maestri e di correnti artistiche che, più o meno esplicitamente e provocatoriamente, hanno voluto allontanarsi dai dominanti movimenti culturali, indissolubilmente legati alla società dei consumi. La suddetta tendenza si diffuse a partire dai primi anni del XX secolo, quando, nei collage di Georges Braque e Pablo Picasso, comparvero, per la prima volta, frammenti di materiali diversi, che, riutilizzati, venivano uniti alla pittura. In aggiunta, è bene rendere noto come, il suddetto maestro spagnolo si distinse anche per l’utilizzo della tecnica dell’assemblaggio, che usava per unire i materiali poveri a quelli di riciclo. Successivamente, come i cubisti, anche i futuristi, attraverso l’utilizzo della tecnica del collage, arricchirono i loro dipinti con oggetti di scarto. 

Georges Braque, Chitarra e spartiti sul tavolo, 1918. Collage, guazzo, carta. Columbus: Columbus Museum of Art. @sanderpaarl

Nonostante questi noti precedenti, però, fu il Dadaismo ad attribuire un nuovo valore al rifiuto, considerandolo come un vero e proprio elemento artistico da integrare a materiali più nobili. Tra i più importanti maestri di questo movimento, ci furono Marcel Duchamp e Lucio Fontana, il cui operato rappresenta, a tutt’oggi, un punto di riferimento obbligatorio per gli artisti che vogliono utilizzare oggetti di scarto.

Marcel Duchamp, Fontana, 1917. Ready-made, cm 63 x 48 x 35. Parigi: Musée National d’Art Modern, Centre Pompidou. @didartico

A partire dagli anni Venti del Novecento, con l’incremento della popolarità della plastica, maestri come Naum Gabo e, successivamente, Alberto Burri, sperimentano le potenzialità di questa sostanza in ambito artistico. Un altro materiale largamente recuperato ed utilizzato fu il ferro, come dimostrano le sculture composte e saldate dall’artista americano David Smith. Durante gli anni Sessanta, il Neo-dadaismo, che si schierò contro le convenzioni tradizionali, riportò in auge l’utilizzo dei rifiuti, oggetti che, caricati di un innovativo sentimentalismo, divenivano il simbolo della continuità tra presente e passato. Sempre in questo periodo, alcuni artisti affiancarono l’utilizzo del rifiuto con la produzione di manufatti di chiara ispirazione classica, proprio come fece Michelangelo Pistoletto, esponente del movimento italiano dell’Arte povera. Infatti, tale tendenza artistica, esplicitamente in opposizione al modernismo e alla tecnologia, si contraddistinse per l’uso di materiali poveri, come la terra, le rocce, i vestiti e la carta, che, spesso accostati a chiari riferimenti alla cultura di massa, generavano opere ricche di contrasti. 

Michelangelo Pistoletto, Venere degli stracci, 1967. Cemento e abiti usati. Biella: Fondazione Pistoletto . @letilebowski 

Durante gli anni Ottanta, invece, le correnti artistiche perseguirono la finalità di esaltare la banalità del quotidiano, proprio come succede nelle raffinatissime composizioni di Tony Cragg, dominate da oggetti di plastica, vetro e legno riciclati. Oltre a quest’ultimo, sono molti altri gli artisti che, da fine Novecento a oggi, hanno prodotto opere con oggetti di scarto, come il tedesco Ha Schult e il brasiliano Vik Muniz, il cui operato ha voluto denunciare la condizione politica, sociale ed ambientale contemporanea. Infatti, è bene mettere in luce come, questi ultimi due artisti, esponenti della Trash art, abbiano intrapreso una “lotta” creativa contro l’inquinamento ambientale, trasformando i rifiuti in preziosi oggetti d’arte.

Ha Schult, Trash People, installazione itinerante. @filomena_chiappini

61e04fcce63714.96713822_935-coolpix-01-modifier-artmajeur.jpgRémy Tassou, Coolpix, 2020. Acciaio inossidabile, alluminio, metalli e collage, 125 x 83 x 10 cm.

Rémy Tassou: Coolpix

A proposito degli artisti di Artmajeur, anch’essi, rappresentando svariate ideologie e utilizzando diversissime tecniche, hanno realizzato opere contenenti, o aventi per soggetto principale, materie povere, oggetti riciclati e rifiuti. Esempio di quanto detto è la scultura di Rémy Tassou, che, realizzata con la tecnica del collage, ha accostato, su di uno stesso supporto, diversi oggetti tecnologici d’uso quotidiano, tra i quali, spiccano a colpo d’occhio, cellulari, telecomandi, calcolatrici e macchine fotografiche. La composizione di tale opera è stata realizzata con cura, studio ed attenzione, poiché l’artista ha disposto sui bordi, proprio come se fosse una cornice, gli oggetti di tonalità scura, mentre quelli colorati, divisi per sfumature, sono stati collocati al centro della scultura. In questo modo, il suddetto collage, innovativo e contemporaneo, promuove, proprio come la Trash art, il riutilizzo di oggetti, che, ormai caduti in disuso, andrebbero ad incrementare, sia le discariche, che l’inquinamento ambientale. Inoltre, il soggetto dell’opera, che pare anche costituire una sorta di celebrazione della tecnologia, potrebbe alludere all’importanza che quest’ultima ha assunto all’interno delle nostre vite contemporanee. Facendo riferimento alla tradizione storico-artistica, Coolpix, che ha trasformato oggetti di uso comune in arte, rappresenta una sorta di ready made. Infatti, tale scultura non può essere considerata come un autentico ready made, poiché gli oggetti, manipolati dall’artista attraverso la tecnica del collage, non sono stati mostrati al fruitore nella loro forma originaria. Un’altro ready made contemporaneo e “impuro” è il Nelson automatic cooker \ deep fryer, realizzato nel 1979 da Jeff Koons, dove non viene esposta soltanto una friggitrice, ma anche le strisce di luce fluorescente alla quale essa è stata affissa. 

image.jpegZaël, The looser skater, data sconosciuta. Ready made e pittura, 22 x 85 cm.

Zaël: The looser skater

Come l’opera appena descritta, anche quella realizzata da Zaël, artista di Artmajeur, rappresenta un ready made “a metà” in quanto un vecchio skateboard, prima pitturato e poi appeso al muro dall’artista, si è trasformato in una scultura innovativa e rappresentativa della più attuale cultura giovanile urbana. L’originalità di The looser skater rientra comunque nella più importante tradizione della arte occidentale, poiché il primo ready made “impuro” della storia fu proprio Ruota di bicicletta, opera realizzata da Marcel Duchamp nel 1913, quando l’artista assemblò, per poi esporla, una ruota di bicicletta ad uno sgabello. Il primo ready made “puro”, invece, è lo Scolabottiglie del 1914, oggetto che Duchamp espose senza modificare in alcun modo. Tale innovazione cambiò per sempre il mondo dell’arte, poiché, per la prima volta, venne riconosciuta l’importanza di saper inventare nuovi significati, e quindi l’abilità intellettuale dell’artista, piuttosto che quella manuale. Pertanto, Zaël, grazie al suo estro concettuale, è stato capace di trasformare uno skateboard in un’opera d’arte, probabilmente, perseguendo il fine di valorizzare la cultura giovanile contemporanea.

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Sylvain Berthaume "Bth", Là pub nuit gravement à la santè 06, 2020. Alluminio, metallo e resina, 26 x 38 x 1 cm. 

Sylvain Berthaume "Bth": Là pub nuit gravement à la santè 06

La scultura dell’artista di Artmajeur, Sylvain Berthaume "Bth", che raffigura il medesimo soggetto in due versioni, è stata realizzata con differenti materiali, ovvero: il ferro della struttura portante, la resina del basamento celeste e l’alluminio che, riciclato da vecchie lattine di Coca-cola e Oasis, costituisce le parti con maggiore ricchezza cromatica. Quest’opera è molto particolare e ricca di significato perché, pur raffigurando gli iconici marchi della Pop art, utilizza materiali di scarto cari a correnti artistiche che, come la Trash art, si sono schierate contro il consumismo, promuovendo anche la tutela dell’ambiente. A questi buoni propositi, si aggiunge anche il personale intento dell’artista, che sostiene di aver usato le immagini pop al fine di denunciare, e combattere, il bombardamento pubblicitario della società contemporanea. Pertanto, la scultura di Sylvain Berthaume "Bth", carica di concetti e di riferimenti al mondo dell’arte presente e passato, risulta essere un’opera rappresentativa della nostra era, segnata indelebilmente da un sentimento di amore-odio per l’imperante consumismo.


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