L'AI: da oggi la pittura è morta?

L'AI: da oggi la pittura è morta?

Olimpia Gaia Martinelli | 5 lug 2023 8 minuti di lettura 2 commenti
 

Vi ricordate quando il pittore francese classe 1797 Paul Delaroche, di fronte all'affermazione del mezzo fotografico, dichiarò: da oggi la pittura è morta?...

BEAUTIFUL (2023)Digital Arts di HKR Braun.

Si può paragonare l'AI alla fotografia?

Vi ricordate quando il pittore francese classe 1797 Paul Delaroche, di fronte all’affermazione del mezzo fotografico, dichiarò: da oggi la pittura è morta? Questa citazione evidenzia come il rapporto tra la fotografia e l’arte tradizionale fu sin da subito controverso, ovvero una sorta di amore e odio, entusiasmo e terrore, nato fondamentalmente dauna visione contrastante, volta a riconoscere negli scatti una tragica sostituzione delle funzioni pricipale della pittura: la capacità di riprodurre con accuratezza il dato reale. Molti artisti dell’epoca, però, furono capaci di superare le paure e lo scetticismo, utilizzando la macchina fotografica per studiare i valori delle superfici, ottenere visioni particolari del mondo, cogliere l’attimo fuggente, sperimentare differenti inquadrature, etc. Fu proprio quest’ultimo approccio, meno dominato dall’ansia del confronto tra le due tecniche, e più aperto verso la ricerca di un arricchimento reciproco, a contruibure al liberamento dell’arte pittorica della necessità di legarsi alla riproduzione fedele della realtà, dando vita ai movimenti estremamente inediti delle avanguardie novecentesche. Ora vi starate chiedendo perché sto parlando di fotografia quando ho espressamente eletto l’AI a fulcro della mia narrazione, in realtà il suddetto esempio mi serve per abbattere lo scetticismo, che quest’ultima forma d’arte contemporanea sta suscitando negli artisti, nei critici d’arte e nei collezionisti, ricordandomi un po' della sopra citata storia, di cui tutti conosciamo il finale a lieto fine: la progressiva comprensione e riconoscimento dell’arte fotografica. Auspicando che la storia sia per l’ennesima volta frutto di corsi e ricorsi, ne approfitto brevemente per entrare nel cuore del più moderno dibattito, facendo presente come l’AI sia spesso riconosciuta come una sorta di aggressione all’operato degli artisti “veri”, in quanto i suoi programmi sono capaci di “rubare” immagini esistenti per creare qualcosa di nuovo. In realtà tale funzionamento potrebbe essere paragonato a quello del cervello di un’artista, che, necessariamente ispirato da ciò che lo circonda o dall’arte del passato, presenta nel suo operato indispensabili punti di riferimento. Altro punto di vista fermamente contrario all’avanzata dell’AI è quello che vede in quest’ultima una pericolosa rivale della più profonda e intima natura dell’arte, in quanto è adesso la tecnologia a fare ciò che prima solo l’uomo poteva: dar vita a un’idea estetica. In questo caso la confutazione diventa più ardua, poiché non è sicuramente semplice accettare che una macchina possa eguagliare le capacità umane, sfornando opere in grado di emozionare, stupire, etc., nonostante non si possa nemmeno voltare la faccia dall’altra parte e non riconoscere come la tecnologia faccia ormai sempre più parte delle nostre vite, rendendo impossibile fermare il progresso che accompagna l’uomo sin dai suoi albori! Incoraggiando sempre le sperimentazioni artistiche, che sono necessariamente il frutto dei tempi in cui nascono, voglio lasciare al tempo il ruolo di decretare il successo o meno dell’AI, pensando che possa sicuramente succedere qualcosa di molto analogo a quello che è stato per fotografia. A questo punto vi lascio, sia alle vostre riflessioni, che alla mia piccola selezione di artisti AI di Artmajeur, avente l’intento di presentarvi brevemente la storia e la forma del loro lavoro...

LADY HORSE (2023)Digital Arts di Mariano Moriconi.

"DRESSCODE PASITHEA" NO23074 (2023)Digital Arts di Planète Inexistante.

ADDICTION 5 (2023)Digital Arts di Jean Luc Michon.

Jean Luc Michon: Dipendenza 5

Il titolo dell’arte digitale di Michon pare alludere alla forte passione, o per meglio dire dipendenza, che l’effigiata nutre per la tecnologia, strumento, che, oltre ad “avvolgere” la parte superiore del corpo della modella, si impone come tecnica alla base dell’esecuzione della stessa opera AI, facente parte di un’edizione limitata di quindici esemplari, contraddistinti per esplicitare un’apparente elogio alla realtà virtuale. Di fatto, facendo riferimento alle stesse parole dell’artista, egli si prodiga, mediante la raffigurazione di soggetti “armati di modernità”, a criticare l’odierna assuefazione al mondo digitale, colta proprio dalla raffigurazione di personaggi, che appaiono totalmente immersi in un mondo artificiale, pronto ad isolarli da quello reale. Ne consegue che Michon paia proporre il suo operato AI per mostrare gli usi proficui della tecnologia, ovvero quelli della produzione artistica, mettendo in guarda dalle più passive attività capaci di estraniare e rendere sempre più solo il genere umano. Infine, presentando brevemente l’artista di Artmajeur, Michon, prima grafico e poi direttore artistico di un’agenzia pubblicitaria, è stato anche fotografo di moda per grandi marchi, esperienze che hanno sicuramente influenzato i suoi soggetti artistici, contraddistinti da una grande eleganza, classe e cura per i dettagli, aspetti che prendono forma in all’interno di un’indagine figurativa sempre pronta ad accogliere le ultime innovazioni della tecnica creativa.


REBORN (2022)Digital Arts di Lorraine Lyn.

Lorraine Lyn: Rinata

Lorraine Lyn è una poliedrica artista, che, constantemente aperta alla sperimentazione tecnica, si è avvicinata all’arte AI all’incirca due anni fa, momento a partire dal quale tale tecnologia si è mossa al servizio della creazione di opere, aventi l’intento di catturare i molteplici stati dell’animo umano, colti per dimostrare come il mezzo artistico possa agire anche in qualità di strumento mediante, ovvero in grado di favorire l’acquisizione della consapevolezza delle sfaccettature delle nostre emozioni, oltre ad invitarci a mettere in discussione i nostri punti di vista, aiutandoci a comprendere il più profondo significato della nostra esistenza. Proprio in quest’ottica agisce Reborn, lavoro AI che immortala il momento in cui una ragazza si sveglia dal sonno dell’inconsapevolezza e, come una fenice, risorge dalle sue ceneri per diventare ancora più bella, mediante il dono della coscienza, strumento pronto a portarla di fronte a quel nuovo inizio che tutti tanto attendiamo. Parlando di tematiche più leggere, in particolare di raffigurazioni femminili contraddistinte dalla presenza di un vistoso rossetto rosso, proprio come quello indossato dalla protagonista di Reborn, mi sento di poter accostare l’opera dell’artista di Artmajeur a quella di Tamara de Lempicka, artista che in capolavori del calibro di Autoritratto sulla Bugatti, Sleeping girl, Girl in Green with Gloves, etc. ha probabilmente voluto associare l’idea di una donna forte e indipendente, e quindi sempre pronta a rinascere, a quella di una figura sapientemente curata nell’aspetto.  

L'UOMO IN UN CAMPO DI FIORI ROSA 40X60 (2022)Digital Arts di Kristi Bell.

Kristi Bell : Uomo in un campo di fiori rosa

Due spigolatrici appaiono raffigurate con il capo chino, intente a concentrare i loro sforzi a raccogliere le spighe di grano cadute a terra sul campo appena mietuto, mentre una terza figura si sta per rialzare, probabilmente col fine di riporre nella sua sacca i chicchi. Tutta questa scena appena descritta è circondata da grandi covoni che appaiono sullo sfondo, punto della tela in cui si distinguono anche le figure di alcuni uomini e donne, che continuano a sistemare le piante raccolte. Ho appena provato a “ridipingere” il capolavoro di Jean-François Millet, titolato Le spigolatrici, per dimostrare come, nella maggior parte dei casi, la storia dell’arte abbia associato i campi alle figure di lavoratori. Per quanto riguarda l’opera dell’artista di Artmajeur, invece, il soggetto dipinto come inusualmente immobile all’interno del suddetto paesaggio, porta a compimento l’intento della serie Convenient person, concepita per esplicitare le conseguenze di un’educazione difficile, avente luogo nelle famiglie in cui i bambini, trascurati dai genitori, cercano constantemente punti di riferimento, proprio come parrebbe fare il protagonista in attesa di Man in a field of pink flowes. Infine, a proposito di Bell, l’artista multimediale di Artmajeur, che ha iniziato il suo percorso con la fotografia, ammette di usare lo strumento dell’arte per liberarsi dalle etichette, scoprire sé stesso e perseguire il sogno della libertà intellettuale. 

CIAO GIOIA! (2023)Arti digitali di Andy Paradyse.

Andy Paradyse: Ehi gioia

Facendo riferimento alle parole dell’artista di Artmajeur Paradyse, Hey joy, opera AI raffigurante un’elegante ragazza formosa, che, avente in mano un dolcetto, pare essersi scordata addirittura del suo nome, persa in un altra dimensione ricolma di pensieri e associazioni, rappresenta la più plausibile interpretazioni di un paradiso alternativo, ovvero di un luogo speciale, grazioso, tranquillo, pieno di colore e piacevoli personaggi. La descrizione appena riportata si arricchisce della consapevolezza dell’artista di realizzare opere affini alla corrente del Surrealismo, anche se nel caso di Hey Joy sarebbe possibile accostare le forme rotonde dell’effigiata all’esempio delle prorompenti fertilità delle veneri del paleolitico, nonché all’indagine figurativa di Botero, pittore che ha scelto queste particolari fattezze della donna, per approfondire lo studio dei volumi e dare risalto alla sensualità della forma. Proprio in questo senso possiamo però tornare al concetto di Surrealismo, in quanto, da ciò che emerge dalle interviste che negli anni sono state fatte al maestro colombiano, è risultato come il grasso abbia per lui una funzione prettamente stilistica, volta a rifuggire il realismo, per usare l’abbondanza come simbolo di trasformazione della realtà.  

SIMONE (2023)Digital Arts di Ingo Caun.

Ingo Caun: Simone

Un corpo nudo femminile stante si presenta di fronte allo spettatore senza alcuna timidezza, anche se forse, tale confidenza, può essere sicuramente favorita dal fatto che non ci è possibile conoscere l’identità dell’effigiata, in quanto il suo volto è tagliato all’estremità superiore del supporto. Proprio tale caratteristica rende il lavoro AI di Caun estremamente interessante, in quanto, se pensiamo ai più noti nudi della storia dell’arte, come ad esempio l’Olympia, la Venere dormiente, la Leda e il cigno, etc. tutti questi capolavori immortalano, forse un po' “monotonamente”, la figura umana nella sua interezza. Allora ho voluto approfondire la questione indagando se, eventualmente, l’artista di Artmajeur avesse potuto trarre spunto dall’inquadratura di qualche altro nudo del passato, cosicché ho scoperto come un’affine espediente di raffigurazione è stato usato da maestri del calibro di Munch, de Chirico, Man Ray, Duchamp, Chagall, etc., artisti che non hanno  ben esplicitato il volto della loro modella senza abiti. Tornando all’opera dell’artista di Artmajeur, il nudo in questione è stato realizzato in stilemi alquanto realistici, volti ad assumere l’aspetto, in alcuni punti, delle striature tipiche della tecnica dell’acquerello, della quale Caun si dichiara essere un maestro, nonostante il suo più attuale operato dimostra come egli sia ceduto al fascino delle nuove tecnologie dell’arte, spesso capaci di simulare le tecniche più iconiche del racconto figurativo. 




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