Il non colore

Il non colore

Olimpia Gaia Martinelli | 9 apr 2023 8 minuti di lettura 1 commento
 

Le finestre sigillate, il soffitto che diventa fonte di luce e le pareti bianche sono proposte all'interno di uno spazio le cui caratteristiche favoriscono l'esclusione dal mondo esterno, in quanto l'arte, che in esso prende disposizione e vita, deve essere lasciata libera di esprimersi, evitando quelle distrazioni di arredamento...


ROSA - 666 (2023) Dipinto di Aykaz Arzumanyan.

Come distinguersi da una parte bianca…

Le finestre sigillate, il soffitto che diventa fonte di luce e i muri bianchi si propongono dentro uno spazio, le cui caratteristiche promuovono l’esclusione dal mondo esterno, in quanto l’arte, che vi prende disposizione e vita al suo interno, deve essere lasciata libera di esprimersi, evitando quelle distrazioni d’arrendamento, che solo il suddetto contenitore ermetico, noto con il nome di White cube, può fuggire, promuovendo la preservazione dei capolavori in un ambiente candido e spoglio, reso in una dimensione temporale eterna, immune ai cambiamenti esterni. Questa è la storia di alcuni degli esiti portati dal modernismo all’interno della realtà espositiva, trasformata in minimalisti contenitori bianchi, all’interno dei quali le opere dello stesso colore potrebbero semplicemente essere confuse con le pareti, anche se le parole di Vasilij Kandisky ci fanno capire come il bianco, nel suo apparente “mutismo”, possa “colpire come un grande silenzio che ci sembra assoluto.” Di fatto, sono molteplici i capolavori che ci permettono di comprendere il potere evocativo, simbolico, etc., della suddetta cromia, la quale è capace di stagliarsi con forza dalla parete di medesima tonalità, distinguendosi nettamente per i suoi significati intrinsechi, nonché le sue molteplici e poco conosciute sfumature. A testimonianza di quest’ultime dichiarazioni vorrei portare l’attenzione sul lavoro in bianco di Kazimir Severinovič Malevič, Piero Manzoni, Alberto Burri e Lucio Fontana, sottolineando come se nella precedente arte Cristiana tale cromia fosse principalmente usata nelle vesti delle divinità, nonché nelle piccole macchie tonali dell’Impressionismo, nell’arte Astratta, Concettuale e Minimalista, invece, essa fu sperimentata in grandi tele, volte a generare contenuti mediante l’esposizione di concetti espressi in vari modi, quali, ad esempio, i tagli nelle tele o la materia ricavata da tessuti e oggetti. Partendo da Malevič, l’esempio di quanto sopra affermato ce lo offre la sua Composizione suprematista: Bianco su bianco, olio su tela del 1918 in cui un candido quadrato fluttua leggero all’interno di un campo bianco, opera, che, pur rappresentando “un’impersonale” e fuori dal reale astrazione geometrica, mette in evidenza la mano dell’artista, i cui gesti d’esecuzione trapelano dalla consistenza della pittura, nelle sottili variazioni cromatiche e nella non simmetrica figura geometrica. Questa interpretazione della tonalità della purezza e della pace ci porta ad una chiara esplicitazione degli interessi che il maestro nutriva per la tecnologia e l’aereo, tanto che l’uso del bianco riporta al cielo varcato da quest’ultimo mezzo di trasporto, invitando lo spettatore a perdersi in una dimensione trascendentale ed infinita, casa di sentimenti superiori, nonché culla di un mondo utopico di pura forma. Tali sensazioni sono state successivamente sintetizzate da un manifesto redatto dall’artista un anno dopo, nel quale egli dichiarò di aver “superato il rivestimento del cielo colorato” per nuotare “nell’abisso bianco e libero”, in cui l’infinito era davanti a lui. Passando all’italiano Manzoni, l’artista milanese è l’artefice della serie di quadri bianchi, o meglio da intendersi come privi di colore, titolata Achrome, la quale rappresenta un chiaro manifesto da intendersi come una ricerca pittorica neutra ed essenziale, all’interno della quale non si cerca di esprimere un moto esistenziale o emotivo, ma una tendenza all’assoluto, concetto che viene messo a confronto con il pensiero relativo con cui si percepisce lo statuto teorico dell’opera d’arte. In aggiunta, il bianco di Manzoni permette di realizzare, nei confini del supporto, un frammento d’infinito, che l’osservatore deve sforzarsi di immaginare nella sua assoluta immensità. 

DIETRO LE QUINTE (2022) Dipinto di Valeriya Avtukhova.

COMPOSIZIONE (2023) Dipinto di Claudia Amadesi.

Altro italiano in “bianco” è Alberto Burri, maestro che ha reso concreto il suo interesse per la suddetta cromia in alcuni dei suoi Cretti, opere ottenute con un impasto di materiali diversi, che, messi ad essiccare, esulavano da un’azione creativa spontanea, per favorire il controllo dell’artista capace di studiarne gli esiti cromatici e compositivi. Ne consegue un’opera di forte valenza plastica, in cui la profondità e lo spessore delle reti di fessure creano molteplici effetti di luce e di forma, resi all’interno di monocromi bianchi o neri. Nei primi la tonalità chiara permette una netta distinzione dei vari frammenti, mentre il colore scuro avvolge nelle tenebre i bordi delle tessere, che, in entrambi i casi, non voglio alludere al solco di una ferita, ma al degrado conservativo in cui si trovano molti importanti olii del nostro passato. In aggiunta, le crepe dei Cretti rievocano anche alle peculiarità paesaggistiche del Sud-Ovest americano, in quanto tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta, Burri sviluppò una fascinazione per le distese di fango della Death Valley, luogo in cui ritrovò quelle tipiche spaccature, che successivamente volle accostare ad una specie di allegoria dei traumi del regime fascista e della guerra industrializzata, eventi che segnarono indelebilmente la sua vita e la sua opera, sapientemente riproposti nei Cretti. Infine siamo giunti a Lucio Fontana, autore del Manifesto Bianco, testo che usò come titolo la sovra menzionata cromia, al fine di promuovere ed enfatizzare l’importanza delle nuove tecnologie per le arti, nonché la ricerca dell’integrazione tra arte e scienza. In quest’ultimo contesto il bianco è da intendersi come la migliore tonalità rappresentativa della velocità dell’impalabile progresso, una “sostanza” malleabile e piena di luce capace di permettere lo sviluppo di un’arte quadrimensionale, ovvero, sempre facendo riferimento a Fontana, di un’opera strettamente connessa alle dimensioni di tempo e di spazio. In conclusione, a testimonianza dell’attuale popolarità del bianco all’interno dell’arte contemporanea, porto ad esempio l’operato di alcuni artisti di Artmajeur, ovvero Vincent Sabatier (VerSus), Alina Shevchenko e Natalia Moreva (Наталья Морева).

ROBOCLUSION ONLY WHITE (2022) Scultura di Vincent Sabatier (VerSus).

Vincent Sabatier (VerSus) : Roboclusione solo bianco

Il bianco si impone nella nostra mente come la cromia della scultura per eccellenza, arte in cui per millenni ha dominato, restando ancora intatto nel nostro immaginario mediante il candore del marmo, pietra metamorfica dalla quale Michelangelo ha dato vita ad una delle sculture più iconiche di sempre, ovvero il David, capolavoro che ha cambiato, poco dopo la sua realizzazione, il suo significato. Di fatto, pochi sanno che l’opera venne inizialmente concepita come decorazione di uno dei contrafforti del Duomo di Firenze, ma che, dopo alcuni problemi sorti con la sua iniziale ubicazione e una riunione che vide partecipi Leonardo da Vinci, Sandro Botticelli, Filippino Lippi, Piero di cosimo, Il Perugino, etc., essa fu collocata, per dimensioni e valore artistico, vicino all’ingresso di Palazzo Vecchio, location in cui attualmente si trova una sua ottocentesca riproduzione. Tornando al discorso del cambio di significato, oltre a quello di location, il David, dopo la cacciata dei Medici, committenti che avevano attribuito un valore religioso all’opera, assunse una “funzione” politica, divenendo il simbolo della vittoria sulla tirannide ottenuta della Repubblica fiorentina. Descrivendo brevemente il capolavoro, la scultura bianca raffigura il giovane David, che, fiero del compimento del suo gesto bellico contro il gigante Golia, è stato immortalato nella completezza delle sue forme e stante, cioè fermo ed in piedi, mentre il suo sguardo sembra essere rivolto ad un punto lontano ed indefinito. A tale resoconto mi sento di accostare, munendomi di un’infinita immaginazione, la scultura in resina bianca di Sabatier, la quale, mediante l’intera definizione del corpo di un minifigs, si fa portavoce dei valori dell’epoca moderna, all’interno della quale la figura umana si è ormai fusa ad un contesto estremamente consumistico, che ha trasformato, oltre alle fattezze dell’umanità, anche quelle dell’arte.

WHITE SHADOWS Nº 4 (2023) Dipinto di Alina Shevchenko.

Alina Shevchenko: Ombre bianche n. 4

Benché le bandiere rappresentino il simbolo d’identità nazionale per eccellenza, a pochi è noto come Jasper Johns, artista statunitense classe 1930, tinse quella della sua nazione di bianco, realizzando White Flag, dipinto a encausto del 1955, facente parte della serie di opere ispirate da un sogno americano e stelle e strisce. Nonostante la ricorrenza di questo soggetto all’interno dell’opera del maestro, la bandiera bianca ne rappresenta la sua prima interpretazione monocromatica, realizzata tramite l’esplorazione di un oggetto dalla semplice struttura geometrica, ma dal complesso significato simbolico, che è stato reso mediante un collage, volto a distorcerne la piattezza, mentre l’encausto bianco cancella la sua consueta colorazione, trasformandola in una specie di "fantasma”. Infine, il lavoro Neo-Dada di Johns si è appropriato di un’immagine nota per svuotarla delle sue iconiche caratteristiche, ovvero trasformandola in un’atipica raffigurazione familiare, concepita per sfidare la comprensione dello spettatore a proposito della questione identitaria. Un chiaro messaggio patriottico è invece proposto da White shadows n°4 della Shevchenko, acrilico che nel candore della sovra menzionata cromia ripropone, questa volta, le fattezze degli ornamenti ucraini, che sono rappresentati al fine di unire le antiche tradizioni con il presente del paese, di cui l’artista ricorda con nostalgia le case bianche dei contadini, le trame del legno, l’argilla, i colori della terra e del fieno, il lino, l’odore del forno, etc.

CORSETTO 2 (2023) Dipinto di Natalia Moreva (Наталья Морева).

Natalia Moreva (Наталья Морева): Corsetto 2

Nell’opera di Moreva il bianco è stato usato per costruire le fattezze di un sensuale corsetto, bustino da donna, che, estendendosi dai seni fino ai glutei, incornicia naturalmente i punti focali della sensualità femminile, trasformando il colore della purezza in quello della più erotica tentazione. Di fatto, andando a ritroso nel racconto della storia dell’arte, di sovente la Vergine Maria Immacolata è stata rappresentata in abiti bianchi, proprio come si evince, ad esempio, nel capolavoro di Giambattista Tiempolo titolato Immacolata Concezione (1696-1770), olio su tela volto a raffigurare la Madonna, che, circondata da angeli, viene incoronata con una corona di stelle, mentre calpesta un serpente, simbolo, quest’ultimo, della sua vittoria sul demonio. I più classici emblemi dell’iconografia dell’Immacolata Concezione sono, invece, le nuvole, gli angeli, i gigli e la rosa. In aggiunta, considerato il periodo pasquale, è bene mettere in evidenza come il bianco conferisca spesso luminosità alle fattezze del Cristo che risorge, proprio come si evince da Resurrezione e Noli me tangere di Giotto, capolavoro datato 1303 circa, in cui si rappresenta un doppio episodio: il primo, collocato a sinistra del supporto, raffigura il sepolcro vuoto di Gesù con gli angeli seduti e le guardie addormentate che testimonia la Resurrezione, mentre il secondo, disposto sulla destra, è arricchito dalla presenza della Maddalena, figura inginocchiata davanti all'apparizione di Cristo trionfante sulla morte, che, con tanto di vessillo crociato, le dice di non toccarlo pronunciando la frase “Noli me tangere” (Non mi toccare).


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