I grandi maestri del ritratto: Tradizione italiana, olandese, spagnola e inglese

I grandi maestri del ritratto: Tradizione italiana, olandese, spagnola e inglese

Olimpia Gaia Martinelli | 4 feb 2025 12 minuti di lettura 0 commenti
 

Ah, il ritratto! Un’arte che cattura bellezza, potere e personalità, rivelando chi eravamo e chi volevamo essere. Dall’eleganza del Rinascimento italiano alla precisione fiamminga olandese, dalla teatralità della Spagna del Siglo de Oro fino all’eleganza sociale dell’Inghilterra neoclassica, ogni tradizione racconta un’epoca e i suoi sogni...

Ah, il ritratto! Sì, proprio tu, caro ritratto, che sei una finestra spalancata sul passato, un ponte tra chi eravamo e chi avremmo tanto voluto sembrare. Cos’è mai questo straordinario genere, se non l’arte di racchiudere in un dipinto tutto ciò che di noi vorremmo fosse eterno? Bellezza, potere, ricchezza, personalità: ogni pennellata racconta una storia, e queste storie – diciamolo – cambiano di luogo in luogo, di epoca in epoca, rivelando i sogni e le ambizioni di chi si è prestato a restare “fermo per l’eternità”.

E così, svegliandomi di buon mattino con il piede giusto (e, per fortuna, non quello sbagliato), mi sono detta: "Perché non portarvi in un viaggio tra le quattro grandi tradizioni che hanno reso il ritratto una superstar della storia dell’arte?"

Siete pronti a scoprire i fasti del Rinascimento italiano, con la sua eleganza divina, l’accuratezza quasi ossessiva della pittura fiamminga olandese, la teatralità regale e sontuosa della Spagna, e infine l’eleganza mondana e impeccabile dell’Inghilterra? Io sì: allora, si comincia!

La tradizione italiana del ritratto rinascimentale si distingue per la sua straordinaria capacità di innovazione e complessità espressiva. Durante il Quattrocento e il Cinquecento, il ritratto non è più una semplice rappresentazione del soggetto, ma una vera forma d’arte autonoma, specchio della rinascita culturale e umanistica che caratterizza l’epoca. L’Italia di quel tempo vive un’esplosione di creatività: grazie a maestri come Leonardo da Vinci, Raffaello e Tiziano, il ritratto non solo cattura l’aspetto fisico del soggetto, ma esplora anche la sua interiorità. Leonardo, ad esempio, con il celebre "Ritratto di Ginevra de’ Benci", combina prospettiva atmosferica e sottile introspezione psicologica, dando vita a una figura al tempo stesso reale e ideale. Raffaello, dal canto suo, raggiunge una sintesi perfetta di grazia e umanità, mentre Tiziano introduce un uso rivoluzionario del colore per esprimere la vitalità e il carattere dei soggetti, come nel ritratto di Carlo V a cavallo.

Nell’Olanda del Quattrocento, la pittura fiamminga porta il ritratto su un piano del tutto nuovo, con una precisione tecnica che lascia ancora oggi senza fiato. Jan van Eyck, ad esempio, con il suo celebre "Ritratto dei coniugi Arnolfini", dimostra come ogni minimo dettaglio – dalla texture degli abiti al riflesso di uno specchio – possa raccontare una storia. La pittura fiamminga, resa possibile dall’uso innovativo della pittura a olio, permette una resa straordinaria della luce e della materia, dando vita a immagini che sembrano uscire dalla tela. Rogier van der Weyden, invece, con i suoi ritratti intensamente emotivi, introduce una dimensione spirituale e simbolica che eleva la ritrattistica a una forma di meditazione visiva.

In Inghilterra, il ritratto diventa nel Settecento una celebrazione del prestigio sociale e personale, riflettendo la complessa stratificazione della società neoclassica. Joshua Reynolds e Thomas Gainsborough dominano la scena artistica, reinterpretando i soggetti attraverso una lente allegorica o pastorale, che li rende al tempo stesso ideali e intimi. Reynolds, ad esempio, utilizza pose ispirate ai grandi maestri italiani del Rinascimento, ma con un tocco romantico che enfatizza il carattere e il rango del soggetto. Gainsborough, invece, con la sua maestria nel rappresentare la natura, crea ambientazioni idilliache che dialogano con i soggetti, come nel celebre "Il ragazzo in blu". Parallelamente, la tradizione dei ritratti regali inglesi, come quelli della regina Elisabetta I, fonde grandiosità simbolica e attenzione al dettaglio realistico, riflettendo l’importanza della monarchia come pilastro della stabilità nazionale.

La Spagna del Siglo de Oro, infine, rappresenta uno dei momenti più alti della pittura ritrattistica europea. Diego Velázquez, il massimo esponente del genere, rivoluziona la concezione stessa del ritratto con opere come il celebre "Ritratto di Papa Innocenzo X" o "Las Meninas". Qui, la rappresentazione va oltre la pura somiglianza: Velázquez cattura la complessità psicologica e sociale del soggetto, creando immagini che vibrano di vita. Nella Spagna del tempo, il ritratto è strettamente legato alla corte e all’aristocrazia, ma Velázquez rompe gli schemi tradizionali, ritraendo anche nani di corte e personaggi marginali con la stessa dignità riservata ai nobili, dimostrando un’umanità rara e toccante.

In questa sede analizzeremo un ritratto emblematico per ciascuna di queste tradizioni, evidenziando le differenze stilistiche, tecniche e concettuali che emergono da queste opere straordinarie. Il confronto ci guiderà alla scoperta delle radici culturali e delle visioni estetiche che hanno plasmato la ritrattistica nei secoli, rivelandone l’intramontabile valore artistico e simbolico. Preparatevi a un viaggio che attraversa i secoli, le scuole artistiche e i cuori dei grandi maestri!

Esempi tratti dalla tradizione italiana, olandese, spagnola e inglese

Filippo Lippi, Ritratto femminile, 1445. Tempera su tavola, 49,3×32,7 cm. Pinacoteca, Berlino

Italia

Il Rinascimento italiano rappresenta uno dei momenti più luminosi della storia dell'arte, un'epoca in cui il ritratto acquisisce un’importanza senza precedenti. In questo periodo, l'attenzione all'individuo e alla sua rappresentazione non è solo una questione estetica, ma un'espressione profonda della riscoperta dell'uomo come centro dell'universo. I ritratti rinascimentali si distinguono per la ricerca di un equilibrio perfetto tra idealizzazione e realismo. Gli artisti non solo raffigurano i tratti fisici del soggetto, ma cercano di catturarne l'anima, la personalità, l’essenza. L'uso sapiente della prospettiva, dei dettagli anatomici e della luce conferisce alle opere un senso di profondità e vitalità mai visti prima.

I ritratti sono spesso accompagnati da sfondi ricchi di simbolismo: architetture classiche che rappresentano la stabilità e l'ordine del sapere, o paesaggi naturali che collegano l’uomo al divino. L'eleganza delle linee e la delicatezza dei colori rendono ogni opera una celebrazione della bellezza e della dignità umana.

E ora, permettetemi di introdurvi un’opera che incarna perfettamente queste caratteristiche: il "Ritratto femminile" attribuito a Filippo Lippi, databile al 1445 circa e custodito nella Gemäldegalerie di Berlino. Guardandola, si rimane senza fiato: è come se il tempo si fermasse davanti alla sua grazia.

Il profilo di questa donna è un trionfo di armonia e delicatezza. Il suo volto, scolpito dalla luce, emerge con una perfezione che sembra sfidare la realtà. Lo sfondo architettonico, con una nicchia ornata da una conchiglia e un paesaggio che si intravede oltre, conferisce profondità e maestosità alla scena. E quei colori! Sono vibranti, eppure delicati, in grado di creare un'atmosfera sospesa tra il reale e il divino.

Mi avvicino all’opera, e per un attimo ho l’impressione che sia viva. Il volume della figura è così ben modellato che quasi sembra potersi staccare dalla tavola. Istintivamente, mi viene voglia di sfiorarla, per convincermi che non sto sognando. Come può un’opera di così piccole dimensioni contenere una tale grandezza? È come se Filippo Lippi avesse catturato l’eternità in uno sguardo.

Eppure, c'è anche un'aura di mistero: chi è questa donna? Non lo sappiamo, ma non possiamo fare a meno di sentirci legati a lei, come se ci osservasse con un’eleganza che attraversa i secoli.

Quest’opera è più di un semplice ritratto: è una dichiarazione d’amore per l’arte, per la bellezza e per l’umanità. Un capolavoro che continua a farci sognare e a ricordarci perché il Rinascimento è, ancora oggi, sinonimo di perfezione.

Filippo Lippi, Ritratto di donna con un uomo al davanzale,  1435 e il 1436. Tempera su tavola, 64,1x41,9 cmMET, New York.

Perché il soggetto di questo dipinto mi porta immediatamente a un altro, altrettanto affascinante? Parlo di una modella dalle affini fattezze, similmente elegante, bionda e misteriosa, che è la protagonista del "Ritratto di donna con un uomo al davanzale", un’opera straordinaria di Filippo Lippi, realizzata intorno al 1435-1436 e oggi custodita al Metropolitan Museum of Art di New York.

Questo capolavoro unisce l’eleganza del ritratto rinascimentale italiano con influenze nordiche, visibili nella cura per i dettagli e nello sfondo architettonico e paesaggistico. La protagonista, riccamente vestita e ingioiellata, guarda avanti con maestosità, mentre un uomo sbuca al davanzale, dando vita a un dialogo visivo enigmatico, ma i loro sguardi non si incontrano.

L’opera, probabilmente commissionata per celebrare un matrimonio, riflette i valori sociali del tempo ed è il primo doppio ritratto noto in Italia, con un uso innovativo di prospettiva e paesaggio ispirato alla pittura fiamminga. Filippo Lippi crea una scena sospesa e teatrale, che cattura l’osservatore con la sua perfezione e il suo mistero, rendendo questo dipinto un’istantanea eterna di storia ed emozione. Siamo adesso pronti per parlare dell'Olanda!

Jan van Eyck, Ritratto di uomo con garofano, 40 x 31 cm, 1436 circa. Gemaldegalerie, Berlino.

Olanda

Quali sono le differenze tra il ritratto rinascimentale italiano e quello fiammingo del Quattrocento? Per scoprirlo, riprendiamo i già noti ritratti femminili di Filippo Lippi e li confrontiamo con quello maschile attribuito a Jan van Eyck o alla sua bottega.

Appare allora evidente, come, i ritratti italiani del genere di "Ritratto femminile" e di "Ritratto di donna con un uomo al davanzale", incarnano l’ideale di bellezza, grazia e virtù del Rinascimento. Le figure, rappresentate appunto di profilo con un’impostazione solenne e classica, riflettono l’umanesimo dell’epoca, che esaltava armonia e perfezione. Filippo Lippi arricchisce le sue opere con sfondi architettonici e paesaggistici, come la nicchia con conchiglia e il paesaggio a volo d’uccello, che conferiscono profondità e rafforzano il valore simbolico e narrativo, sottolineando lo status sociale delle protagoniste.

In netto contrasto, il "Ritratto di uomo con garofano" si distingue per il suo realismo minuzioso e la celebrazione dell’individualità. Il soggetto maschile, ritratto di fronte o leggermente di tre quarti, è caratterizzato da dettagli estremamente precisi: rughe, pelle ruvida e imperfezioni, che esaltano l’unicità del volto. Qui non troviamo sfondi elaborati; il focus è interamente sulla figura, evidenziata da un fondo scuro che amplifica la tridimensionalità. La pittura a olio, tecnica pionieristica fiamminga, permette una resa straordinaria della luce, dei materiali e degli oggetti simbolici, come il garofano, emblema di matrimonio, o il medaglione dell’Ordine di Sant’Antonio, che testimoniano il rango del soggetto.

In aggiunta, anche i colori e le tecniche sottolineano le differenze tra le due scuole. La tempera su tavola, utilizzata da Lippi, garantisce tonalità vivide ma delicate, perfette per esprimere la luminosità e l’eleganza che caratterizzano le figure italiane. Al contrario, la pittura a olio fiamminga permette una profondità cromatica e un’attenzione alla luce che crea un effetto quasi fotografico. La ricchezza dei dettagli nel ritratto fiammingo risalta non solo nei tratti del volto, ma anche negli oggetti simbolici.

Jan van Eyck, Ritratto di Giovanni Arnolfini, 1440 circa. Olio su tavola, 29×20, Gemäldegalerie, Berlino.

Curiosità: nello stesso stile magistrale del maestro fiammingo, troviamo il "Ritratto di Giovanni Arnolfini", un olio su tavola realizzato intorno al 1440 e custodito nella Gemäldegalerie di Berlino. Giovanni Arnolfini, ti suona familiare? Esatto, è proprio lui: il ricco mercante lucchese residente a Bruges, già noto per essere il protagonista, insieme alla moglie, del celebre dipinto "I coniugi Arnolfini", firmato dallo stesso Jan van Eyck e oggi conservato alla National Gallery di Londra.

Diego Velázquez, Ritratto dell'Infante Filippo Prospero, 1659. olio su tela, 128,5×99,5 cm, Kunsthistorisches Museum, Vienna.

Diego Velázquez, Ritratto dell'infanta María Teresa di Spagna, 1652-53. olio su tela, Kunsthistorisches Museum, Vienna.

Spagna

Curiosità: durante il Siglo de Oro, la ritrattistica spagnola si concentrava principalmente sulla corte, utilizzando l’arte come strumento per consolidare il potere e l’immagine della monarchia. Velázquez, come pittore di corte, rivoluzionò questo genere introducendo una profondità umana e una sensibilità mai viste prima. Nei suoi ritratti, i reali non sono semplicemente simboli del potere divino, ma individui complessi, con le loro emozioni, fragilità e storie.

La ritrattistica spagnola del Siglo de Oro, in particolare nelle opere di Diego Velázquez, si distingue per la capacità di unire solennità e intimità, soprattutto nei ritratti di reali. Questi dipinti non sono solo rappresentazioni formali, ma autentiche esplorazioni psicologiche e simboliche, in cui il pittore cattura non solo il rango, ma anche l’umanità dei suoi soggetti.

Nel ritratto dell’infante Filippo Prospero, figlio di Filippo IV di Spagna, Velázquez dipinge un bambino di soli due anni con un’aura malinconica e delicata. Il piccolo principe, destinato a una morte prematura, è raffigurato con un abito sontuoso, simbolo del suo rango, e circondato da dettagli ricchi di significato, come il cane seduto accanto a lui, emblema di fedeltà e innocenza. La composizione è sobria, con uno sfondo scuro che concentra l’attenzione sulla figura fragile e intensamente illuminata dell’infante. Velázquez riesce a unire la formalità del ritratto reale con una straordinaria sensibilità, trasmettendo la vulnerabilità del bambino e il suo destino effimero.

Il ritratto dell’infanta María Teresa, figlia di Filippo IV, rappresenta invece una giovane donna di quattordici-quindici anni, già immersa nei doveri e nelle aspettative del suo ruolo dinastico. La principessa è raffigurata con un abito elaborato, i cui dettagli, come i due orologi applicati e il foulard che tiene nella mano sinistra, sottolineano il suo rango e il valore simbolico del tempo e della regalità. Anche qui, lo sfondo scuro e il contrasto di luci mettono in risalto la figura, creando un senso di solennità e imponenza. Nonostante la giovane età, l’infanta appare autorevole e pienamente consapevole del suo ruolo, un risultato che riflette la maestria di Velázquez nel catturare sia l’estetica che l’essenza psicologica del soggetto.

Joshua Reynolds, The Strawberry Girl, 1773.

Joshua Reynolds, Donna in blu, 1775-1785 ca. Olio su tela, 76,5 cm × 63,5 cm. Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo.

Inghilterra

Nel periodo neoclassico inglese, la ritrattistica si affermò come una delle forme artistiche più sofisticate e distintive, grazie a pittori come Joshua Reynolds e Thomas Gainsborough. Entrambi gli artisti, seppur con approcci diversi, contribuirono a plasmare l’immagine dell’élite sociale e culturale dell’epoca, rivelando una combinazione di eleganza, sensibilità e innovazione stilistica.

"The Strawberry Girl" di Joshua Reynolds, realizzato dal maestro negli anni Settanta del Settecento, rappresenta uno dei suoi celebri "fancy pictures", ovvero ritratti di bambini spesso idealizzati e inseriti in contesti sentimentali o idilliaci. La bambina, apparentemente ispirata a una venditrice di fragole, è rappresentata con un’espressione innocente e diretta, che cattura lo spettatore con la sua dolcezza. Il contesto, tuttavia, è lontano dalla realtà urbana della sua presunta origine: la bambina è ritratta con un abito di mussola chiara e un turbante, elementi che evocano un’atmosfera quasi esotica.

Reynolds, noto per la sua capacità di fondere emozione e formalità, trasforma un soggetto umile in una figura iconica, caricandola di simbolismo. La fragilità dell'infanzia e il passaggio del tempo diventano temi centrali del dipinto, che richiama il concetto di vanitas.

"Portrait of a Lady in Blue", realizzato negli ultimi anni del Settecento da Thomas Gainsborough, è invece un ritratto che rappresenta il raffinato stile di Gainsborough, famoso per la sua capacità di combinare eleganza aristocratica e intimità personale. La donna, vestita di un sontuoso abito azzurro, è immersa in un’aura di grazia e delicatezza. Lo sfondo è morbido e poco dettagliato, una scelta che enfatizza la figura e la sua presenza quasi eterea.

Anche se il soggetto rimane sconosciuto, alcuni storici dell’arte ipotizzano che possa trattarsi della Duchessa di Beaufort. La maestria di Gainsborough risiede nella sua abilità di bilanciare realismo e idealizzazione: i dettagli del viso sono vividi, ma l’intero ritratto è avvolto da un’atmosfera romantica e luminosa, che esalta la bellezza e lo status della donna. L’uso sapiente di sfumature e la morbidezza dei contorni rendono il dipinto quasi poetico, un marchio distintivo dell’artista.

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