Dipingere di giallo

Dipingere di giallo

Olimpia Gaia Martinelli | 26 giu 2022 7 minuti di lettura 1 commento
 

Il colore giallo «possiede una qualità dolcemente stimolante, di serenità e di gaiezza. Si mostra però estremamente sensibile, producendo un’immagine sgradevole quando è sporco... È sufficiente un leggero e impercettibile movimento per farne il colore dell’infamia, della ripulsa e del disagio»...

Peter Nottrott, Yellow Symphony XL 1, 2021. Acrilico su tela, 105 x 155 cm.

I molteplici, e contrastanti, significati del colore giallo

Il colore giallo «possiede una qualità dolcemente stimolante, di serenità e di gaiezza. Si mostra però estremamente sensibile, producendo un’immagine sgradevole quando è sporco... È sufficiente un leggero e impercettibile movimento per farne il colore dell’infamia, della ripulsa e del disagio».

Le parole di Johann Wolfgang von Goethe, uno dei più grandi scrittori, pensatori e intellettuali di tutti i tempi, autore dell’opera Teoria del colore, in cui il giallo diviene l’unico colore primario insieme al blu, sono perfette ad introdurre una visione prettamente “cromo terapica” della suddetta nuance. Infatti, secondo questa moderna medicina alternativa, il giallo, colore del sole e dell’oro, aiuta a riacquistare vitalità ed energia, tanto che, sin dall’antico Egitto, esso venne associato al Dio del Sole, che rappresentava la forza e la vitalità. Andando nello specifico, in cromoterapia il giallo è considerato essere un colore che ha effetti molto forti sulla psiche, poiché in grado di stimolare la parte intellettuale del cervello e aiutare la concentrazione. In aggiunta, esso rappresenta anche il desiderio di cambiamento che infonde positività, gioia e protezione. Proprio per queste caratteristiche il giallo è usato nelle terapie di supporto per combattere la depressione e l’apatia, oltre che i disagi di carattere psicosomatico. Tornando però alle parole di Goethe, esiste anche un “lato oscuro” della suddetta cromia, che, di sovente, è stata associata alla codardia, alla malattia e all’infermità mentale. Nonostante questi ultimi aspetti però, la visione predominante di questo colore resta indelebilmente legata alla sensazione di calore, di luminosità e, di conseguenza, di positività.

Norris Yim, Nameless 2722, 2022. Acrilico su tela, 70 x 60 cm. 

Mona Hoel, The talk - morning, 2021. Tempera su legno, 50 x 50 cm. 

Il giallo nella storia dell’arte

Poiché era ampiamente disponibile e semplice da impastare, il pigmento giallo ocra, in tutte le sue più diversificate sfumature, fu uno dei primi colori utilizzati nell’arte. Infatti, esso apparve, sia nella civiltà preistorica, che in quella egizia e romana, dove venne usato per la realizzazione di pitture ricche di una ampia gamma di gradazioni giallastre, ottenute proprio grazie alla maggiore o minore presenza di questo pigmento di ossido ferrico. Tuttavia, per la creazione del colore giallo, gli egiziani e i romani si servirono anche dell’orpimento, ossia il cristallo di solfuro di arsenico, dal quale si ricavava un giallo puro e brillante, superiore per consistenza e intensità a qualsiasi ocra. Esempi dell’utilizzo di tale minerale li troviamo negli affreschi di Pompei e nella tomba di Tutankhamon, dov’è stata recuperata una piccola scatola di colori con pigmento di orpimento. A proposito dell’epoca medievale, invece, il colore giallo fu spesso utilizzato per la realizzazione della luce divina in sostituzione dell’oro, che era decisamente molto più caro. Allo stesso tempo però, tale cromia iniziò ad essere denigrata, poiché venne usata per indicare gli emarginati, ovvero le prostitute, i lebbrosi, gli ebrei e i vagabondi. Il giallo venne riabilitato soltanto nel XIX secolo, grazie alle ricerche dei romantici e degli impressionisti, che si concentrarono ad immortalare i cambiamenti dell’illuminazione solare e dell’influenza dell’atmosfera nella percezione visiva del paesaggio. Esempio di quanto detto sono le opere di William Turner, innamorato del giallo indiano e di Vincent van Gogh, letteralmente in fissa per il giallo cromo. Per quanto riguarda la tonalità amata dal maestro inglese, il giallo indiano, proveniente dall’Asia, fu scoperto dagli illustratori europei soltanto a fine Seicento, epoca in cui esso registrò un enorme successo, poiché, essendo molto luminoso e acceso, era perfetto per ricreare i raggi solari sfumati nell’aria. Il giallo indiano presentava però un grande difetto: puzzava da morire. Questo perché veniva prodotto con l’urina di vacche esclusivamente alimentate con acqua e foglie di mango, che, a causa degli scompensi ingenerati da quella dieta, producevano minzioni straordinariamente abbandonanti e colorate. Quest’ultime venivano accuratamente raccolte dai pastori e, successivamente, bollite e filtrate, per poi essere mescolate con un po’ di polvere al fine di conferire loro compattezza. La fine del procedimento consisteva invece nella creazione di piccole sfere di “urina”, che poi venivano fatte essiccare in forno, dando vita alle palline di giallo indiano. Per ciò che concerne Vincent van Gogh, invece, Il giallo cromo, a base di cromato di piombo, si può considerare una sorta di firma pittorica di moltissime opere del maestro olandese, tra i quali i celebri Girasoli. È bene mettere in luce come, secondo alcune popolari dicerie, Van Gogh andò così pazzo per questa cromia tanto da arrivare a mangiare il colore direttamente dai tubetti di vernice, nella convinzione che quest’ultimo avrebbe portato la felicità dentro di lui. In aggiunta, in pochi sanno che Van Gogh fu affetto da xantopsia, ovvero una particolare distorsione della percezione, che gli faceva vedere il mondo intorno a lui più giallo del normale. In conclusione, nonostante l’amore folle nutrito del maestro olandese per il suddetto colore, egli non fu l’unico ad apprezzare tale cromia, tanto che sono molteplici i capolavori “in giallo” della storia dell’arte, quali, ad esempio: il Paesaggio catalano di Miró, Impression III di Kandinsky, La gioia di vivere di Matisse e il Cristo giallo di Gauguin.

Sabina D'Antonio, Summer sun, 2020. Acrilico / stencil / collage / tessuto su tela, 100 x 100 cm.

Gustaf Tidholm, Lemos lines, 2022. Acrilico su tela, 60 x 60 cm.

Opere “in giallo” degli artisti di Artmajeur

L’amore per il giallo continua nell’arte contemporanea, attraversando molteplici stili, tecniche e sfumature cromatiche, volte a perseguire il medesimo intento di ravvivare, con il calore, la brillantezza e la positività della suddetta cromia, gli animi dei fruitori e degli stessi artisti. Infatti, basta solamente un’opera in giallo per portare ottimismo a qualsiasi ambiente, favorendo lo sviluppo di sentimenti di gioia, di vivacità, di estroversione, di leggerezza, di attenzione, di concentrazione e di apertura verso la crescita e il cambiamento. Tali sensazioni sono ben espresse dalle opere degli artisti di Artmajuer e, in particolare, da quelle di Gloria Ballestrin, Iris White e Jerome Cholet.

Gloria Ballestrin, Codo yellow, 2020. Scultura, Legno su legno, 47 x 22 cm. 

Gloria Ballestrin: Codo yellow

Le sculture di animali, realizzate nelle molteplici sfumature del giallo, sono ormai diventate un “must” nel mondo “Pop” dell’arte contemporanea, proprio come dimostra l’imponente gorilla istallato a Murray Hill (New York) dall’artista franco-tunisino Idriss B. L'animale, il più appariscente di tutti, si aggiunge a una serie di opere altrettanto vistose, che, collocate tra la 34a e la 38a strada, resteranno esposte fino al febbraio 2023. Questo simpatico gorilla poligonale può essere paragonato al coniglio di Gloria Ballestrin, che, realizzato in legno giallo, riproduce, in modo molto sintetico, le mille “sfaccettature” della superficie scultorea dell’opera di Idriss B. Nonostante questa semplificazione, l’artista di Artmajeur ha dato vita a un’opera piena di significato, poiché, come dichiarato da egli stesso, essa vuole mostrare il carattere “spigoloso” del coniglio, superando lo stereotipo secondo il quale tale animale sia soltanto morbido e carino.

Iris White, Yellow 3D wall, 2022. Acrilico su tela, 50 x 50 cm.

Iris White: Yellow 3d wall

Capolavoro dell’arte informale, ovvero di quella tipologia di astrazione comparsa per la prima volta negli anni Quaranta in Europa, che rinuncia a qualsiasi forma e si compone solo di segni e colori liberamente disposti sulla tela, è Concetto spaziale, Attese, dipinto realizzato in giallo dall’iconico maestro italiano Lucio Fontana. Tale opera, facente parte della serie più famosa dell’artista, ovvero Concetti spaziali, è stata realizzata attraverso il gesto semplice e violento di sfondare la tela, perseguendo la finalità di spingersi oltre il confine del campo pittorico, mettendo in discussione la bidimensionalità dello stesso. Sempre di colore giallo, ma con finalità totalmente opposta, è il dipinto dell’artista di Artmajeur Yellow 3d wall, nel quale si cercano altre dimensioni apportando materiale pittorico, che, vistosamente in rilievo sul supporto, contrasta vivamente con il suddetto concetto di distruggere, e quindi togliere, parti della tela.

Jerome Cholet, Augusta graffiti yellow, 2020. Collage / acrilico / vernice spray su tela, 40 x 30 cm.

Jerome CholetAugusta graffiti yellow

Sicuramente, tra i più iconici autoritratti “in giallo” della storia dell’arte c’è quello di František Kupka, che, risalente al 1907, è intitolato Le gradazioni di giallo. Questo capolavoro, conservato al Museo di Belle Arti di Houston (Texas), immortala l’artista all’età di trentasei anni, elegantemente seduto su una sedia a dondolo, intento a fumare e, probabilmente, a riflettere su di un libro semichiuso che regge nella mano destra. Senza ombra di dubbio però, il vero protagonista dell’opera è il colore giallo, che viene celebrato in tutte le sue sfumature, trasformando il dipinto in una sorta di ibrido tra il figurativo e l’astratto. In questo contesto ben si inserisce il ritratto del famoso modello Augusta Alexander, realizzato dall’artista di Artmajeur, Jerome Cholet, in un collage volto a celebrare sia la fama del protagonista, che la forza d’impatto delle vivaci e predominanti tonalità del giallo.




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