Decodificare “Stranieri ovunque”: Gli artisti di Artmajeur interpretano i temi della Biennale di Venezia 2024

Decodificare “Stranieri ovunque”: Gli artisti di Artmajeur interpretano i temi della Biennale di Venezia 2024

Olimpia Gaia Martinelli | 14 mag 2024 15 minuti di lettura 0 commenti
 

Gli artisti di Artmajeur si confrontano creativamente con i temi della Biennale di Venezia 2024, rappresentando movimenti artistici diversi come l'Outsider Art, la Queer Art, la Folk Art e le narrazioni contro il razzismo...

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MOONBEAM (2020)Dipinto di Adele Mosonyi

Esplorazione del Nucleo Contemporaneo della Biennale di Venezia 2024: Uno Sguardo Approfondito ai Temi Centrali

La 60ª edizione della Biennale d'Arte di Venezia, intitolata "Stranieri Ovunque," trae ispirazione da una serie di opere create dal collettivo Claire Fontaine dal 2004. Proprio questi lavori, sculture al neon di vari colori, che mostrano la frase "Stranieri Ovunque" in più lingue, incapsulano i temi centrali dell'esposizione. La suddetta frase, originariamente adottata da un collettivo di Torino al fine di combattere il razzismo e la xenofobia nei primi anni 2000 in Italia, pone le basi per un'esplorazione delle crisi globali scaturite dalle guerre e dal movimento di persone attraverso nazioni, territori e confini. Tali eventi evidenziano i pericoli e le sfide legate alla lingua, alla traduzione, alla nazionalità e alle disparità governate da identità, razza, genere, sessualità, libertà e ricchezza.

Allora, "Stranieri Ovunque", risuona con molteplici significati, suggerendo che ovunque si vada, si incontreranno inevitabilmente degli stranieri, fatto che conseguentemente evidenzia l'onnipresenza del concetto di stranierità. Ciò implica anche che, indipendentemente dalla propria posizione, perdura una estraneità intrinseca in ogni individuo.

L'esposizione veneziana presenta 331 artisti e collettivi che hanno vissuto o vivono in e tra 80 paesi, inclusi Hong Kong, Palestina e Porto Rico. La loro diversificata partecipazione sottolinea la natura migratoria degli artisti per vari motivi. Il focus principale della Biennale di Venezia 2024 è di fatto sugli artisti che sono stranieri, immigrati, espatriati, membri della diaspora, esiliati o rifugiati, in particolare quelli che si muovono tra il Sud e il Nord globale.

In aggiunta, i termini per "straniero" in diverse lingue—italiano "straniero," portoghese "estrangeiro," francese "étranger" e spagnolo "extranjero"—sono collegati etimologicamente al concetto di "strano." Di conseguenza, l'esposizione approfondisce anche la produzione di soggetti correlati, vale a dire: l'artista queer, che naviga tra varie sessualità e generi, spesso perseguitato o emarginato; l'artista outsider, ai margini del mondo dell'arte, come l'autodidatta, l'artista folk o popolare; e l'artista indigeno, spesso trattato come straniero nella propria terra. Questi quattro gruppi formano il fulcro del Nucleo Contemporaneo dell'esposizione.

Infine, è bene precisare come la Biennale d'arte di Venezia del 2024 includa anche un Nucleo Storico, volto a raccogliere opere del XX secolo provenienti dall'America Latina, dall'Africa, dal Medio Oriente e dall'Asia. Esso presenta un esercizio curatoriale speculativo, che sfida i confini e le definizioni del modernismo con sezioni come Astrazioni e Ritratti nel Padiglione Centrale ai Giardini e Italiani Ovunque nelle Corderie dell'Arsenale. La suddetta disposizione sottolinea le storie meno conosciute dei modernismi del Sud globale, enfatizzando la necessità di apprendere di più su e da queste narrazioni.

Adesso è finalmente il turno degli artisti di Artmajeur, che, in linea con i temi del Nucleo Contemporaneo della Biennale di Venezia, saranno riconosciuti come rappresentanti dell'Arte Outsider, dell'Arte Queer, dell'Arte Folk e delle narrazioni artistiche contro il razzismo.

NATIVE (2022)Dipinto di Nickkuru

Voci non mainstream: Gli artisti outsider di Artmajeur

Che cos'è l'Outsider art?

L'Outsider Art, originariamente chiamata "Art Brut" dall'artista Jean Dubuffet, si riferisce a quella forma di creatività nata al di fuori dei confini della cultura ufficiale. Di fatto, il suddetto maestro francese si concentrò specificamente sull'operato di coloro, sia non formalmente formati, che esclusi del mondo dell'arte mainstream. In tal senso, appunto, il termine racchiude le opere di artisti, che spesso operano in isolamento e senza alcun collegamento con la scena artistica tradizionale. Ne consegue che Dubuffet ammirasse proprio questo tipo di creazione artistica, per la sua qualità grezza e non mediata, che riteneva non fosse toccata dalle convenzioni culturali e artistiche.

L'Outsider Art spesso emerge da creatori che vivono un impulso profondo e quasi rivelatorio di creare, che considerano una necessità personale piuttosto, che un'impresa professionale o commerciale. Questi artisti sono tipicamente autodidatti e le loro opere esplorano spesso visioni personali complesse, che riflettono emozioni o pensieri interni profondi, talvolta percepiti come meccanismo di coping per conflitti individuali o mentali. Allora, l'arte prodotta può essere intensamente personale e caratterizzata da schemi ripetitivi o materiali non convenzionali, segnando un profondo coinvolgimento con il loro mezzo di scelta.

Anche la spiritualità e la religione influenzano significativamente molti artisti Outsider, incorporando elementi che suggeriscono collegamenti con un mondo oltre il visibile e esprimendo intuizioni, che risuonano su un livello universale nonostante le loro origini altamente personali.

Infine, da un punto di vista storico-artistico, la suddetta forma di arte può essere affiancata a movimenti come il Surrealismo nella sua esplorazione del subconscio e nell'uso di immagini astratte o fantastiche, anche se rimane distinta a causa del disinteresse dei suoi creatori per il mercato dell'arte o il riconoscimento pubblico. 

"J'AI REGARDÉ LE SOLEIL" (2024)Dipinto di Marc E. Des Rosiers

SCONVOLGI LA TUA REALTÀ (2024)Dipinto di Brazo

Alcuni artisti Outsider di Artmajeur

Descrivendo i due dipinti outsider appena qui sopra, partendo dal primo, "J'ai regardé le soleil" è una tela dominata da un personaggio misterioso, le cui fattezze sono rese dalla combinazione di stilemi astratti e sintetico-figurativi. Di fatto, il viso del soggetto è stato abbozzato con linee grezze, quasi infantili, le quali sono state riempite con strati di colori scuri e inquietanti, completati da accenti rossi, intesi per attirare l'attenzione dello spettatore. Nella parte inferiore dell'opera, invece, le pennellate, collocate nel busto del personaggio, diventano alquanto frenetiche, generando la parvenza di una cacofonia di tonalità, volta probabilmente ad alludere alle correnti più nascoste, che muovono il petto umano. 

Il ricco linguaggio appena illustrato è funzionale a sintetizzare l'abilità tecnica e la filosofia dell'artefice, che si distingue per il suo talento nel catturare i momenti fugaci di emozione e pensiero, al fine di congelarli sulla tela e coinvolgere in maniera meditativa lo spettatore. Di fatto, la crudezza dello stile dell'artista ci porta direttamente a riflettere sul nostro personale viaggio di auto scoperta, oltre che sui percorsi alla ricerca della libertà personale.

Infine, Des Rosiers è artista multidisciplinare autodidatta dell'Isola-aux-Coudres (Canada), la cui arte, si muove principalmente tra il deliberato e l'accidentale, oltre che tra il controllo e il caos, facendoci immergere in un flusso di coscienza, che si riversa nelle dinamiche interne della mente, rese esplicita dal racconto figurativo.

La seconda opera è "Sconvolgi la tua realtà" di Brazo, tela in cui la figura principale, di maggiori dimensioni e posta al centro del supporto, si presenta coma un'entità di natura surreale, catturata mentre è apparentemente intenta a chissà quale danza frenetica. Essa, che è realizzata in rosa, arancione e rosso, si staglia su uno sfondo giallo brillante, che diventa, nella sua parte più bassa, un blu sereno. Il tutto viene arricchito dalla presenza di alcuni pesci, uno forse anche un pò mordace, oltre che di alcuni simboli, intesi per lottare all'unisono, al fine di accaparrarsi l'attenzione dello spettatore. Lo scopo della composizione è però rivelato dal testo, che appare nella parte più a sinistra della tela, il quale, riproponendo lo stesso titolo, esorta letteralmente a sconvolgere la propria realtà. 


Ognuno degli stilemi ai quali abbiamo appena accennato è da intendersi come una testimonianza dell'assenza di vincoli accademici, concepiti per dare priorità soltanto all'istinto e alla libertà creativa. Di fatto Brazo, pittore italiano classe 1964, ha imparato ispirandosi ai grandi maestri espressionisti, che poi ha interpretato istintivamente, unendo vari stili, in primis quelli della Street art e dell'Art brut, che ha saputo mescolare con estrema sapienza. 

OLEKSANDR BALBYSHEV "SUNSET DEMON" EDITIONED PRINT 01\50 (2022)Incisione di Oleksandr Balbyshev

Artmajeur e l'arte queer

Che cos'è l'arte queer?

L'arte queer, nota anche come arte LGBT+, comprende l'arte visiva moderna e contemporanea, che attinge a temi e questioni rilevanti per le comunità lesbiche, gay, bisessuali, transgender e più ampiamente non eterosessuali e non cisgender. Questo genere artistico spesso sfida le prospettive ordinarie, offrendo alternative utopiche e distopiche, talvolta esplorando temi legati alla sessualità e ai desideri non ortodossi.

Le opere degli artisti queer non aderiscono a uno stile o un medium unico, ma abbracciano un'ampia gamma di espressioni, che vanno dalla performance art alla pittura e oltre. Le variazoni si presentano anche a seconda dei contesti culturali, nazionali e religiosi, influenzando l'accoglienza delle molteplici indagini artistiche, che possono essere, sia celebrate, che censurate.

La storia dell'arte queer include rappresentazioni codificate in epoche, in cui l'espressione aperta era pericolosa. Ad esempio, durante il periodo tra le due guerre, gli artisti queer nei centri urbani come Parigi e Berlino iniziarono a esprimere più apertamente le loro identità. Lo storico dell'arte Jonathan David Katz interpreta certe opere di artisti come Robert Rauschenberg e Jasper Johns come contenenti sottotesti queer, che alludono alle identità omosessuali degli artisti.

Inoltre, il movimento dell'arte queer è stato significativamente influenzato dall'attivismo, in particolare durante la crisi dell'AIDS, quando l'arte è diventata una forma di protesta e un mezzo per propugnare il cambiamento. Maestri come Keith Haring hanno utilizzato le loro opere per sensibilizzare e combattere lo stigma legato all'AIDS.

È possibile concludere sintetizzando così: l'arte queer è un campo dinamico ed in evoluzione che non solo riflette le esperienze e le lotte degli individui LGBT+, ma sfida ed espande anche i confini dell'espressione artistica.

TIGRE DE TASMANIE (LES ÉVACUATIONS) (2019)Dipinto di Nicolas Gey

WONDER WOMAN (2021)Fotografia di Starmonkeyz

Alcuni artisti queer di Artmajeur

Proponendo un confronto tra le due opere d'arte queer appena qui sopra, ovvero "Tigre de Tasmanie" di Nicolas Gey e "Wonder woman" di StarMonkeyz, esse mostrano analogamente soggetti impegnati in temi di identità ed espressione, che si sovrappongono alle più canoniche norme sociali, alle quali si accostano secondo diversi medium e scelte stilistiche.

"Tigre de Tasmanie" è un dipinto che mescola l'asfalto urbano a elementi naturali e mitici, mattendo a fianco di un nano transgender un tilacino estinto, che si staglia sullo sfondo austero di una porta d'acciaio industriale e sampietrini grigio chiari contornati di nero. Proprio i suddetti elementi cittadini possono simboleggiare le strutture rigide della società, mentre le figure del nano e del tilacino parlano di un un'amicizia inusuale, suggerendo un'esperienza condivisa dell'esistenza, che punta al di fuori del riconoscimento mainstream.

D'altra parte, "Wonder woman" di StarMonkeyz è una fotografia che sovverte l'immaginario tradizionale associato al glamour e alle figure pin-up della cultura Pop, utilizzando intenzionalmente un personaggio maschile vestito da super eroina. In questo modo forza e vulnerabilità vengono giustapposte, sfidando le aspettative canoniche dello spettatore, sia sulle questioni di genere, che sull'eroismo. Allora, è possibile interpretare l'opera come una riflessione sugli aspetti performativi del genere e sulla potenza di riappropriarsi dei simboli iconici per fare dichiarazioni personali o politiche.

Entrambi i lavori operano all'interno del regno della sovversione, ma prendono percorsi unici. Gey impiega una tavolozza più sobria e una miscela di realismo con fantasia, per commentare l'esperienza di essere queer e la sfida della diversità. Al contrario, StarMonkeyz usa colori vivaci, coinvolgimento diretto ed elementi giocosi, al fine di sfidare le nozioni preconcette sulla femminilità e l'identità, celebrando la bellezza della divergenza con uno spirito vivace.

FOLK DANCE 11 (2022)Dipinto di Uttam Manna

Gli artisti di Artmajeur ridefiniscono la folk art

Che cos'è la Folk art?

L'arte folk comprende una vasta gamma di arti visive, create nel contesto della cultura popolare. A differenza dell'arte colta, che spesso è perseguita in istituzioni educative formali, l'arte folk è solitamente realizzata da individui formati all'interno delle tradizioni della loro comunità. Questo metodo di trasmissione della conoscenza, aiuta a mantenere la continuità delle espressioni culturali di generazione in generazione. Di fatto, i creatori di arte popolare sono solitamente radicati nelle loro tradizioni culturali, producendo opere, che riflettono i valori, le norme sociali e le esperienze collettive delle loro comunità. 

L'arte popolare può essere sia tangibile che intangibile, spaziando da oggetti fisici come tessuti, ceramiche e intagli in legno a pratiche come la danza, la musica e la narrazione. Gli aspetti tangibili dell'arte popolare sono spesso utilitari, realizzati per soddisfare le necessità quotidiane, e sono apprezzati tanto per le loro qualità estetiche quanto per la loro funzionalità. Una volta che lo scopo originale di questi oggetti svanisce, la loro produzione continuata può dipendere dal loro significato all'interno della comunità, acquisendo spesso nuovi significati nel tempo.

Infine, l'arte folk, espressione vitale dell'identità comunitaria e culturale, offre certamente spunti sui contesti sociali e storici da cui emerge, poichè indelebilmente collegata al passato e al presente, cosa che evidenzia la diversità e l'ingegnosità delle tradizioni popolari di tutto il mondo.

«ESSAY REFLECTION» LARGE CONTEMPORARY ACRYLIC PAINTING (2023)Dipinto di Yuliia Chaika

LINES OF THE FOREST (2023)Dipinto di Lorena Iavorschi

Alcuni artisti folk di Artmajeur

Le due opere d'arte folk qui sopra, "Essay Reflection" di Yuliia Chaika e "Lines of the forest" di Lorena Iavorschi, sono ricche di riferimenti culturali e impregnate dell'essenza delle loro rispettive origini, Ucraina e Romania.

"Essay Reflection" parla della cultura ucraina mediante la presenza della sua protagonista femminile, che è adornata con elementi, volti a ricordare il costume popolare del paese, noto per i suoi ricami ricchi e l'uso di motivi audaci, che si ripetono anche sullo sfondo. Di fatto, il modello dell'abito potrebbe fare proprio riferimento alla 'vyshyvanka' ricamata, un indumento che si distingue per le sue trame intricate.

Il colore blu, prominente sul supporto, allude forse ai cieli azzurri, che si ergono appena sopra i vasti campi di grano del paese - simbolo di fertilità e prosperità. Inoltre, la stratificazione delle mani e l'attenzione dettagliata all'ornamentazione sulla figura, parrebbero rimandare all'importanza dell'artigianato e degli sforzi comunitari nelle tradizioni popolari ucraine. 

"Lines of the forest", invece, parla della cultura romena, riflettendo i suoi costumi popolari e le ricche tradizioni, mediante la raffigurazione di una ragazza pensierosa, intenta a indossare un foulard, che potrebbe ricordare il più tipico 'basma' del paese, che è, appunto, spesso decorato con motivi floreali. In aggiunta, il modo in cui questo accessorio è legato parrebbe indicare una particolare regione della Romania, in particolar modo la parte nord-orientale del paese, compresa la regione storica della Moldavia.

I toni terrosi e lo sfondo del paesaggio boschivo, invece, potrebbero simboleggiare la connessione con la natura, prevalente nel folklore romeno e nel modo di vita rurale, che ha plasmato il patrimonio culturale del paese. Sempre le stesse tonalità potrebbero anche riflettere la solennità e la profondità della musica e della danza popolare romena, che spesso esprimono le gioie e i dolori della vita.

ASIAN STEREOTYPE (2018)Fotografia di Starmonkeyz

Rompere le barriere: Il ruolo dell'arte nella sfida al razzismo

A proposito dell'arte e del razzismo

L'arte è da tempo uno specchio che riflette le questioni sociali e i conflitti del suo tempo, con il razzismo che è uno dei temi più duraturi e pervasivi esplorati attraverso l'espressione creativa. Nel corso della storia, l'arte non ha solo rappresentato conflitti e disparità razziali, ma è stata anche uno strumento per sfidare e criticare i pregiudizi di fondo e le ingiustizie sistemiche che perpetuano la discriminazione.

Nel senso più ampio, l'arte contro il razzismo interroga e mette a nudo i pregiudizi esistenti all'interno delle società, illustrando come i clichés radicati possano influenzare le percezioni e il trattamento di diversi gruppi razziali ed etnici. Artisti di varie origini hanno impiegato il loro lavoro per esporre queste ingiustizie, avviare conversazioni e favorire la comprensione tra comunità diverse. Le loro opere fungono da catalizzatori per il cambiamento sociale, sollecitando gli spettatori a riflettere sulle proprie opinioni e a considerare le implicazioni comunitarie più ampie del razzismo.

Prendendo come esempio specifico il movimento per i diritti civili americano, vediamo alcuni casi in cui l'arte abbia svolto un ruolo fondamentale nell'evidenziare le lotte degli afroamericani durante gli anni '50 e '60, un periodo segnato da una grave segregazione razziale e discriminazione. È possibile partire citando Il dipinto di David C. Driskell, Behold Thy Son (1956), creato in risposta al brutale linciaggio di Emmett Till, un giovane ragazzo afroamericano. Il capolavoro presenta di fatto quest'ultimo come un martire, traendo ispirazione dalla più celebre iconografia religiosa di Cristo. Questa potente associazione richiama l'attenzione sulla violenza estrema subita dagli afroamericani e funge da richiesta visiva di cambiamento e di riconoscimento della loro umanità.

In modo analogo, il dipinto astratto di Norman Lewis, Evening Rendezvous (1962), affronta sottilmente il terrore degli incontri del Ku Klux Klan, volti a prendere l'aspetto di forme e colori minacciosi, capaci di suggerire la presenza di questo gruppo suprematista bianco, al fine di invocare una riflessione cupa sull'odio e la paura propagati sotto le spoglie del nazionalismo.

Nel contesto contemporaneo, invece, il ruolo dell'arte nel discutere il razzismo rimane critico. Seguendo l'omicidio di George Floyd nel 2020—un evento che ha scatenato proteste globali contro la brutalità della polizia e l'ingiustizia razziale—artisti come Banksy hanno risposto con capolavori che parlavano al momento. L'opera dell'artista raffigura la bandiera degli Stati Uniti, che si accende da una candela di una veglia, alludendo alle persistenti tensioni razziali in America.

Appare quindi evidente come l'arte continui a sfidare, interrogare e ispirare il dialogo sul razzismo, illustrando i suoi impatti e spingendo per una società più giusta. In aggiunta, i media dell'arte non offrono solo una riflessione sui tempi attuali, ma immaginano, proponendo, anche la realizzazione di un futuro in cui l'uguaglianza razziale e la giustizia sono realizzate. Di fatto, è anche sicuramente attraverso l'universo creativo che possiamo ottenere una comprensione più profonda delle realtà del razzismo e della lotta continua contro di esso, rendendo la pittura, la scultura, etc. alleati indispensabili nella ricerca dell'uguaglianza.

MK RACISM AGAIN (2023)Dipinto di Hector O'Kanin

AÇO NO PEITO / BULLET IN THE CHEST (2017)Collage di Tchago Martins

Alcuni artisti di Artmajeur contro il razzismo

A riguardo di "Mk racism again" di Hector O'Kanin e "Aço no peito / bullet in the chest " di  Tchago Martins, entrambe sembrano denunciare il razzismo, tuttavia attraverso espressioni artistiche e media differenti, riflettendo influenze e contesti unici.

La prima opera, carica di colori vivaci e parole scarabocchiate, sintetizza lo stile grezzo e spontaneo dell'opera di Basquiat, contraddistinto appunto da figurativismo libero, capace di integrare forme, colori e testo, al fine di costruire una composizione potente ed espressiva. Seguendo questo maestro Hector O'Kanin ci da una risposta contemporanea alle questioni persistenti del razzismo, come a suo tempo fece anche il sopra citato pittore americano. Nel caso particolare di "Mk racism again", però, tale intento è reso esplicito dall'inclusione della parola "JUDGE", che viene ripetuta sul supporto, probabilmente facendo riferimento sia al sistema giudiziario, che al giudizio della società. Gli altri scarabocchi, i simboli e i soggetti tra il figurativo e l'astratto potrebbero, invece, rappresentare il caos e la complessità delle questioni razziali, intese per continuare a suggerire un'approccio contemplativo nei confronti del tumulto dell'ingiustizia sociale.

La seconda opera, ovvero il collage in bianco e nero di Tchago Martins, presenta una trattazione differente della medesima tematica, mostrando due figure con gli occhi oscurati, per suggerire una cecità metaforica o una mancanza forzata di riconoscimento. Il tono monocromatico, l'uso di fotografie storiche e l'estetica netta, creano di fatto una forte analogia visiva, volta a simboleggiare tutti i silenziati e gli oppressi. Il pezzo è appunto descritto come una risposta alle molteplici forme di discriminazione, inclusa quella razziale, ed è un'incarnazione delle lotte affrontate da coloro, che vivono nel tumulto sociale. Si giunge a parlare allora anche della resistenza e della resilienza delle comunità, che formano nuovi 'quilombos', luoghi di rifugio e solidarietà di fronte all'avversità. Il tutto può essere anche riassunto dalle poetiche parole riportate dall'artista: “La nostra gente che conosce l'oppressione, sotto il peso del razzismo, della disoccupazione, dei ‘manganelli, dei cani, delle bombe’, delle prigioni, testimonia l'inefficacia dei dibattiti che promettevano orizzonti nel passato. Il nostro comportamento, la nostra poesia, la nostra prosa, il nostro presente, sono necessariamente combattivi. Acciaio nel petto è una sintesi e un resoconto di chi vive nell'occhio del ciclone. i nuovi quilombos spuntano, creati con l'arte che sale alla nona potenza”.


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