VIAGGIATORE DEL MONDO. VALERY (2022)Dipinto di Bruno Mellis.
Buone vacanze!
Siamo agli inizi del mese di agosto e le città si stanno definitivamente svuotando, le persone si salutano rimandando i loro discorsi a settembre, quando il cemento urbano cesserà di ribollire con l’asfalto, permettendo di continuare tutto ciò che è stato interrotto dall’arrivo delle imminenti, necessarie e desideratissime vacanze. Durante i nostri soggiorni all’estero, o in qualsiasi località di villeggiatura più o meno vicina, penseremo, mentre ci rilassiamo un po', a cosa abbiamo momentaneamente lasciato nel nostro luogo di appartenenza, soprattutto se l’arrivo delle ferie ha interrotto lo sviluppo di qualche situazione, che ci stava particolarmente a cuore, congelandola in un ipotetico, florido e speranzoso futuro...Ecco! Questa è la modalità in cui il viaggio è generalmente percepito da noi poveri comuni mortali, cosa che mi fa chiedere, a questo punto, come invece esso fosse vissuto dalle più grandi “divinità” della storia dell’arte, domanda alla quale posso rispondere con tre possibili varianti, che illustrerò attraverso la costruzione di un racconto figurativo. Di fatto, gli artisti, che solevano spostarsi per studiare pittura, venendo a contatto con altri maestri, movimenti o correnti, realtà culturali e paesaggistiche, potevano seguire un itinerario ben preciso, come quello imposto del Grand tour, oppure muoversi liberamente, concentrandosi a catturare, sia altri viaggiatori, che i luoghi oggetto delle loro trasferte.
COMPARTIMENT VOYAGEURS (2020)Incisione di Nathalied.
" VIAGGIO " (2020) Fotografia di Emmanuel Passeleu.
Il concetto di Grant Tour appare pittoricamente esplicato dal capolavoro di Emil Brack titolato, appunto, Planning the Grand Tour, all’interno del quale due figure, in accordo con la tradizione, si prodigano a studiare una cartina dell’Italia, al fine di programmare il loro viaggio culturale nelle più popolari mete di Roma, Venezia, Napoli e Firenze. Proprio quest’ultime destinazioni erano le più gettonate da questa tipologia di viaggio, che, diffusosi a partire dal XVIII secolo, veniva concepito per perfezionare il sapere, oltre che le abilità artistiche, dirigendo l’attenzione verso i grandi centri dell’architettura, della scultura e della pittura classica, rinascimentale e barocca, per visitare anche alcune delle poche istituzioni del circuito del Grand Tour come quella della Galleria degli Uffizi, inagurata nel 1765, e dei Musei Vaticani, datati 1769-1774. È possibile affiancare a questa più tradizionale e storica tipologia di spostamento, i viaggi dettati da necessità pratiche, oltre che da interessi prettamente personali, proprio come ci dimostra l’indagine artistica di Augustus Leopold Egg, artista britannico di epoca vittoriana, che, in cerca di sollievo per l’asma, visitò spesso il sud dell’Inghilterra e della Francia, catturando l’iconica immagine raffigurata da uno dei suoi più noti capolavori, ovvero The Travelling Companions (1862), dipinto volto a ritrarre due eleganti donne, che, sedute l’una di fronte all’altra, all’interno di una carrozza di prima classe, prendono le sembianze di una visione speculare. La simmetria delle effigiate si rispecchia nelle fattezze della carrozza, anche se queste somiglienze cessano di esistere mediante l’attenta osservazione di alcuni particolari, come, ad esempio, il fatto che una donna sia intenta a leggere, mentre l’altra si è persa nel sonno. Sempre a proposito di spostamenti in treno, è impossibile non pensare a Il vagone di terza classe di Honoré Daumier, in cui il tema del viaggio diventa funzionale ad un altro tipo di narrazione, che, prettamente interessata alla tematica sociale, dipinge la vita dei lavoratori delle nascenti metropoli industriali. Proprio tale contesto, che non viene celebrato nelle sue innovazioni tecnologiche, ma esaltato nel disagio dei viaggiatori meno abbienti, esprime un punto di vista nettamente in contrasto con le predominanti immagini dell’epoca, generalmente volte a promuovere i nascenti e moderni mezzi di trasporto come simbolo di un benefico progresso. A questo punto è bene mettere in luce come gli artisti, però, non si siano solo spostati per catturare gli altri viaggiatori, ma anche per raccontarci dei luoghi di destinazione, consentendoci di muoverci senza biglietto, attraverso un racconto figurativo fatto di una successione di pennellate, che, nel caso di View of Arles, Flowering Orchards (1889) di Vincent van Gogh, concorrono a descrivere la veduta dell’omonima città francese colta da un canale, la cui sponda, ricca di pioppi, si affaccia sul centro cittadino, del quale si possono intravedere le torri di San Trofimo, il Collegio San Carlo e la Caserma Calvino. Per visitare Toledo, invece, possiamo fare riferimento all’opera di El Greco titolata View of Toledo (1596–1600), raffigurante un paesaggio dalle tonalità blu, nere, bianche e verdi alquanto cupe e vibranti, in cui il contrasto più evidente si realizza tra gli sprazi luminosi del cielo e la serietà della terra, volti a raccontare gli umori della città, in cui il pittore visse e lavorò per la maggior parte della sua vita, descrivendola in maniera emblematica piuttosto che documentale. Infine, lasceremo il compito ai viaggi inglesi di Monet di descriverci una delle attrazioni più note della città di Londra, ovvero il Parlamento, sapientemente catturato dall’omonima serie di opere eseguite tra l’autunno del 1899 e i primi mesi del 1900 e del 1901, in cui il Palazzo di Westminster, colto dal punto di vista della finestra di Monet o da una terrazza del St Thomas’ Hospital, viene di sovente catturato immerso nella nebbia con un profilo appena intuibile. Dopo questi grandi maestri della storia dell’arte, il racconto “pittura in viaggio” continua mediante l’analisi di alcune opere realizzate dagli artisti di Artmajeur, ovvero quelle di Pavel Korzukhin, Svetlana Lebedeva e Natalia Shchipakina.
Amuleto da viaggio di Pavel Korzukhin
Se i dipinti della maggior parte dei movimenti e delle correnti artistiche ci hanno fatto viaggiare sfruttando i più comuni mezzi di trasporto, al fine di raggiungere destinazioni reali, o per lo meno facilmente accessibili, è compito del Surrealismo abbandonare questo approccio alle partenze, per portarci, come nel caso di Travel amulet, nei poco esplorati strati alti dell’atmosfera, spostandoci su di un anticonvenzionale barca-mongolfiera a forma di conchiglia. Quest’ultimo involucro protettivo, generalmente intrappolato nella sabbia del mare, si è finalmente potuto liberare del suo peso, nonché del suo habitat terrestre, giungendo a dissociarsi da ogni forma di standardizzazione a lui legata, per prendere parte a racconto pittorico di carattere onirico, in cui un’imbarcazione mantiene inutilmente uno dei suoi remi. Di fatti, quest’ultima è ormai condotta, piuttosto che dalle correnti marine, da una leggera e impercettibile brezza, che permette alla conchiglia di osservare dall’alto verso il basso una falce di luna, volta a prendere le forme di un sorriso, forse stimolato da quella sensazione di liberà riconducibile al mondo dei sogni e dell’immaginazione, che ben si palesa nel Surrealismo. Facendo invece riferimento alle parole di Pavel Korzukhin, l’opera rende manifesta una composizione lirica, avente il fine di dar forma al tema delle peregrinazioni marine, volte, com’è solito per l’arte del pittore, ad esternare i paradossi della vita moderna, esplicitandoli mediante le forme estetiche e tecniche di una pittura, in cui il totale ecclettismo stilistico e la mescolanza di immagini, che si escludono a vicenda, vengono corrette dalla visione armoniosa dell’autore.
VIAGGIO (2020)Dipinto di Svetlana Lebedeva.
Viaggio di Svetlana Lebedeva
Cosa rende innovativo il dipinto di Lebedeva? La modalità in cui viene catturato un’aereoplano, soggetto che è stato probabilmente osservato dall’artista, nel momento in cui ella stessa era forse seduta al suo interno, dove, dal finestrino, ha potuto studiarne l’ala, che è stata colta nell’attimo del decollo, durante il quale l’aereo prende la rincorsa per librarsi nel cielo verticalmente, prima di assumere una posizione orizzonatale. Allo stesso modo però, non si può escludere il fatto che l’areoplano in questione stia quasi per atterrare, permettendoci di dare uno sguardo alla superficie terreste, che presto sarà nuovamente calpestata dai nostri piedi. All’interno del racconto della storia dell’arte, invece, degno di nota è l’esistenza di un movimento pittorico, che ha fatto della capacità di volare dell’aereo la sua massima fonte d’ispirazione: sto parlando dell’Aereopittura, declinazione del Futurismo nata negli anni dieci del Novecento e affermatasi dopo la prima guerra mondiale, momento in cui si trasse ispirazione del mito della macchina e della modernità, culminante nel dinamismo, nel volo e nella velocità dell’areoplano. Quanto appena affermato è riassumibile dall’opera Dinamismo di treno nave aereo (1930) di Giulio D’Anna, pittore ed editore italiano classe 1908, che ha scelto l’Areopittura per soddisfare il personale bisogno di evasione e aspirazione verso quei viaggi che riuscì, aimè, a compiere soltanto con l’immaginazione, in quanto egli non realizzò mai quella tanto sognata esperienza diretta del volo, menzionata per la prima volta all’interno del dipinto datato 1928 e titolato Ebrezza visiva.
BARCELLONA. PRIMAVERA (2023)Dipinto di Natalia Shchipakina.
Primavera Barcellona di Natalia Shchipakina
I capolavori della storia dell’arte sopra analizzati ci hanno portato, mediante l’azione del viaggio, a conoscere le mete visitate da alcuni dei più noti maestri di sempre, senza però farci credere che fosse desiderio dell’artista metterci a contatto con una realtà diverse dalla nostra. Di fatto, nelle opere menzionate, quali quelle di Van Gogh, Monet e El Greco, il fine principale è stato quello di renderci parteci di un messaggio, di una visione o di nuove tecniche espressive, piuttosto che di condurci fedelmente alla scoperta di un luogo, prendendo in prestito un linguaggio realista, volto ad attivare una sterile modalità guida turistica. Quanto appena descritto, ovvero l’esternazione di una personale e libera visione, senza finalità meramente emulative, si ripete nella raffigurazione post-impressionista di Barcellona ad opera di Shchpakina, volta a descrivere un’intera parte della città raffigurando solo il suo simbolo, per rendere il resto mediante l’apparizione di alcune figure geometriche, che si palesano in qua e in là con il compito di dar vita a una massa indistinta di case. Tale approccio non viene riservato dalla pittrice solo al capoluogo catalano, in quanto ella ha colto con stilemi affini molte delle più note mete di viaggi, facendo coincidere la voglia di conoscere luoghi a noi lontani, col desiderio di vederli come appaiono esclusivamente agli occhi dell’artista, che ammette di guardare all’esempio Claude Monet, Vincent van Gogh, Isaac Levitan, Auguste Renoir, ovvero a maestri che avevano di gran lunga superato la semplice riproduzione del dato reale, per prediligere la resa dell’atmosfera, della luce, dell’interiorità e delle emozioni.