Iris Cavallone
Curriculum di Iris Cavallone
IRIS CAVALLONE è nata a Foligno, nella provincia di Perugia, il 5 febbraio del 1924. Spostatasi durante l’infanzia con i suoi genitori visse e frequentò le scuole ad Ancona fino al 1946.
Nel 1947 si iscrisse al liceo Artistico presso l’Accademia delle Belle Arti di Bologna e vi conseguì la maturità. Dal 1949 frequentò il Magistero Superiore d’Arte di Firenze.
Iniziò la sua attività di lavoro presso un Istituto locale della città di Ancona e nel febbraio 1947 prese parte ad un concorso indetto dall’ENAL per la scenografia e i costumi della commedia “Così è se vi pare” di Pirandello con la regia di Paolo Boni (già aiuto regista di Rossellini) presso il Teatro Pergolesi di Jesi, vincendo il 1° premio in assoluto.
Ha insegnato attività artistiche presso le Scuole superiori e medie delle Scuole di Stato dal 1954 al 1984; nel frattempo ha esercitato per circa 10 anni l’arte della miniatura e della riproduzione di icone per gli artigiani Argentieri Righi di Bologna e vincendo con essi il 3° Premio dell’Artigianato Fiorentino del 1969. Da quando ha smesso l’attività di insegnante si è interamente dedicata all’attività artistica.
Ha frequentato il Corso libero del Nudo con attenzione particolare all’arte della calcografia presso l’Accademia delle Belle Arti di Bologna.
Nel 1987 ha presentato la sua prima personale a Villa Mazzacurati nella Stagione estiva concertistica tenutasi in quella sede ed ha avuto notevoli consensi di critica anche su giornali locali. Successivamente ha effettuato la seconda personale al Quartiere Savena di via Faenza 4 a Bologna anche questa volta con notevoli risultati di consensi di critica e di stampa.
Ha partecipato all’8° Concorso di pittura del Centro Culturale Bondanello Nuovo 3 ottenendo consensi e relativo premio.
Ha partecipato alla collettiva alla galleria “Il Punto” dei dipendenti comunali di Bologna dal 13 al 23 ottobre 1989.
Ha partecipato ed ottenuto ampio consenso al concorso biennale indetto dalla Diocesi di Bologna per il Natale 1989 ottenendo consensi e relativo premio.
Ha realizzato nel contempo una personale al Quartiere Navile di via Gorky 10 a Corticella di Bologna dal 13 dicembre all’8 gennaio 1990.
Ha successivamente realizzato una efficace personale negli spazi espositivi del Quartiere Savena a Bologna dal 18 febbraio all’8 marzo 1990.
Ha preso parte alla collettiva del Circolo Artistico Bolognese di via Clavature 8 dal 14 al 27 giugno 1990.
Ha realizzato una personale nella sala espositiva della Biblioteca di San Pietro in Casale dal 12 al 30 aprile 1998.
Ha realizzato una personale a nello spazio espositivo di Villa Aldrovandi Mazzacurati del Comune di Bologna dal 20 ottobre al 13 novembre 1999.
Ha realizzato la personale “All’ombra delle fanciulle in fiore“ a Monzuno nel 2002.
Ha realizzato la personale “Rosaspina“ alla galleria “Il Punto” nel 2003.
Ha realizzato la personale “Iris presenta“ a Calderara di Reno nel 2006.
Personale presso la ...
Scopri opere d'arte contemporanea di Iris Cavallone, naviga tra le opere recenti e acquista online. Categorie: artisti italiani contemporanei. Domini artistici: Incisioni, stampe, Pittura. Tipo di account: Artista , iscritto dal 2011 (Paese di origine Italia). Acquista gli ultimi lavori di Iris Cavallone su Artmajeur: Scopri le opere dell'artista contemporaneo Iris Cavallone. Sfoglia le sue opere d'arte, compra le opere originali o le stampe di alta qualità.
Valutazione dell'artista, Biografia, Studio dell'artista:
incisioni e stampe • 18 opere
Guarda tuttoLa mano segue l'incisione del bulino sulla lastra di metallo come la memoria incide li suoi indelebili solchi nell'anima e nel corpo.
disegni e dipinti • 2 opere
Guarda tuttoritratti • 10 opere
Guarda tuttoUn'arte, la sua, formale, decisa, senza sbavature ma ricca di chiaro scuri, luci ed ombre sapienti che sembrano sbalzare l'immagine dalla piatta linearità della carta o della tela; tenui toni smorzati che a tratti si impennano e cedono via via il posto al tono più vivo e brillante.
Nel ritratto è puntigliosa, non lusinga perché fa emergere dai tratti e dalla lucentezza ciò che è all'interno dell’immagine.
Nel corso degli anni numerosi dedicati allo studio ed al lavoro il suo lavoro si affina vieppiù fino ad arrivare all'informale del più puro e sofferto astrattismo.
Da tempo la Cavallone si dedica dunque alla incisione arrivando ad opere di sempre maggiore pregio si che già da numerosi maestri incisori i è stato detto che "ogni istanza di Iris annulla la precedente".
Nell'opera della "giovane-anziana" (Valentino Bai) artista si ritrova finalmente ciò che ognuno che ami l'arte (in tutte le sue espressioni) DEVE trovare: una gioia spirituale nel "vedere" ciò che è così facile capire, un , soffio d'amore e di dolcezza che scaturisce dall'immagine e dal segno, la carezza delicata e pur forte di una mano femminile che trasfonde senza reticenze nel proprio lavoro quello che - attraverso l'occhio attento - il cuore vede e sente senza comunque nulla cedere ad una più facile trasposizione figurativa od a qualche forse comoda eccentricità.
Un'artista, la Cavallone, da mostrare soprattutto a tante giovani leve che molto, troppo spesso si perdono nei meandri di una ricerca di originalità che sovente è "lavoro" ma non "arte".
Bologna, Maggio 1991 .
Gea Salieri
libri d'artista • 3 opere
Guarda tuttoIl biglietto Andata e ritorno per il GRAFFIO via S. Apollonia, 13
Bologna non riguarda una spola da pendolare ma è comprensivo All inclusive Tour di ben 26 fermate e relative escursioni ad altrettante stazioni allestite dalle artiste come Ex-voto laici.
E' il filo D'Arianna della creatività femminile, a farci seguire le anse tortuose di un labirinto che assume l'andamento fuorviante del
Giro dell'oca, scandito da tappe i cui segnacoli siano le micro-installazioni delle artiste.
Rivela inclinazione per la paleontologia, Iris Cavallone, con quei
Fossili, memorie di un antico vissuto marino.
Riconoscimento
Biografia
Curriculum di Iris Cavallone
IRIS CAVALLONE è nata a Foligno, nella provincia di Perugia, il 5 febbraio del 1924. Spostatasi durante l’infanzia con i suoi genitori visse e frequentò le scuole ad Ancona fino al 1946.
Nel 1947 si iscrisse al liceo Artistico presso l’Accademia delle Belle Arti di Bologna e vi conseguì la maturità. Dal 1949 frequentò il Magistero Superiore d’Arte di Firenze.
Iniziò la sua attività di lavoro presso un Istituto locale della città di Ancona e nel febbraio 1947 prese parte ad un concorso indetto dall’ENAL per la scenografia e i costumi della commedia “Così è se vi pare” di Pirandello con la regia di Paolo Boni (già aiuto regista di Rossellini) presso il Teatro Pergolesi di Jesi, vincendo il 1° premio in assoluto.
Ha insegnato attività artistiche presso le Scuole superiori e medie delle Scuole di Stato dal 1954 al 1984; nel frattempo ha esercitato per circa 10 anni l’arte della miniatura e della riproduzione di icone per gli artigiani Argentieri Righi di Bologna e vincendo con essi il 3° Premio dell’Artigianato Fiorentino del 1969. Da quando ha smesso l’attività di insegnante si è interamente dedicata all’attività artistica.
Ha frequentato il Corso libero del Nudo con attenzione particolare all’arte della calcografia presso l’Accademia delle Belle Arti di Bologna.
Nel 1987 ha presentato la sua prima personale a Villa Mazzacurati nella Stagione estiva concertistica tenutasi in quella sede ed ha avuto notevoli consensi di critica anche su giornali locali. Successivamente ha effettuato la seconda personale al Quartiere Savena di via Faenza 4 a Bologna anche questa volta con notevoli risultati di consensi di critica e di stampa.
Ha partecipato all’8° Concorso di pittura del Centro Culturale Bondanello Nuovo 3 ottenendo consensi e relativo premio.
Ha partecipato alla collettiva alla galleria “Il Punto” dei dipendenti comunali di Bologna dal 13 al 23 ottobre 1989.
Ha partecipato ed ottenuto ampio consenso al concorso biennale indetto dalla Diocesi di Bologna per il Natale 1989 ottenendo consensi e relativo premio.
Ha realizzato nel contempo una personale al Quartiere Navile di via Gorky 10 a Corticella di Bologna dal 13 dicembre all’8 gennaio 1990.
Ha successivamente realizzato una efficace personale negli spazi espositivi del Quartiere Savena a Bologna dal 18 febbraio all’8 marzo 1990.
Ha preso parte alla collettiva del Circolo Artistico Bolognese di via Clavature 8 dal 14 al 27 giugno 1990.
Ha realizzato una personale nella sala espositiva della Biblioteca di San Pietro in Casale dal 12 al 30 aprile 1998.
Ha realizzato una personale a nello spazio espositivo di Villa Aldrovandi Mazzacurati del Comune di Bologna dal 20 ottobre al 13 novembre 1999.
Ha realizzato la personale “All’ombra delle fanciulle in fiore“ a Monzuno nel 2002.
Ha realizzato la personale “Rosaspina“ alla galleria “Il Punto” nel 2003.
Ha realizzato la personale “Iris presenta“ a Calderara di Reno nel 2006.
Personale presso la ...
- Nazionalità: ITALIA
- Data di nascita : 1924
- Domini artistici:
- Gruppi: Artisti Italiani Contemporanei
Influenze
Formazione
Valore dell'artista certificato
Realizzazioni
Attività su Artmajeur
Ultime notizie
Tutte le ultime notizie dall'artista contemporaneo Iris Cavallone
hanno scritto di Iris Cavallone ; Gea Salieri, Valentino bai , Mario Domenico Storari e Mauro Corradini
di Gea Salieri
Guardando l'opera di Iris Cavallone si ha immediatamente l'impressione di una immensa vetrata spalancata sul mondo davanti agli occhi dello spettatore, aiutata indubbiamente in ciò dalla sua origine umbra che ha lasciato in lei il sentore della dolcezza e della luminosità di questa T erra generosa.
Un'arte, la sua, formale, decisa, senza sbavature ma ricca di chiaro scuri, luci ed ombre sapienti che sembrano sbalzare l'immagine dalla piatta linearità della carta o della tela; tenui toni smorzati che a tratti si impennano e cedono via via il posto al tono più vivo e brillante.
Nel ritratto è puntigliosa, non lusinga perché fa emergere dai tratti e dalla lucentezza ciò che è all'interno dell’immagine.
Nel corso degli anni numerosi dedicati allo studio ed al lavoro il suo lavoro si affina vieppiù fino ad arrivare all'informale del più puro e sofferto astrattismo.
Da tempo la Cavallone si dedica dunque alla incisione arrivando ad opere di sempre maggiore pregio si che già da numerosi maestri incisori i è stato detto che "ogni istanza di Iris annulla la precedente".
Nell'opera della "giovane-anziana" (Valentino Bai) artista si ritrova finalmente ciò che ognuno che ami l'arte (in tutte le sue espressioni) DEVE trovare: una gioia spirituale nel "vedere" ciò che è così facile capire, un , soffio d'amore e di dolcezza che scaturisce dall'immagine e dal segno, la carezza delicata e pur forte di una mano femminile che trasfonde senza reticenze nel proprio lavoro quello che - attraverso l'occhio attento - il cuore vede e sente senza comunque nulla cedere ad una più facile trasposizione figurativa od a qualche forse comoda eccentricità.
Un'artista, la Cavallone, da mostrare soprattutto a tante giovani leve che molto, troppo spesso si perdono nei meandri di una ricerca di originalità che sovente è "lavoro" ma non "arte".
Bologna, Maggio 1991 .
Gea Salieri
IRIS CAVALLONE
di Valentino Bai
E' grazie all’opera di personalità come quella di Iris Cavallone che la pittura e il disegno presentano ancora oggi quelle caratteristiche che ci fanno avvicinare ad un lavoro d'arte figurativa con curiosità se non addirittura con interesse e meraviglia.
Curiosità, interesse, meraviglia che generalmente non possono più al giorno d'oggi muoverci alla scoperta dei tesori esposti in una mostra d'arte, frastornati e nauseati come siamo noi spettatori... PUBBLICO... o, con un termine di moda alcuni anni orsono "fruitori" dal caleidoscopio di compiacenti "Nomi" presentati da "Nomi di Nomi", che si alzano sulla punta dei piedi per gridare il loro "N o m e" e "N o m i"!
Cos'è tutto ciò? "Pa r o 1 e"!...
Ma il disegno e la pittura con tutto questo non hanno a che fare.
Di fronte all’operare di Iris Cavallone "non" viene spontaneo piegare il capo e, ...con occhio annoiato, andare a perlustrare tra le righe di un "trafiletto" mercenario, un qualche... "N o m e".
Dinnanzi ci troviamo la potenza del Disegno quindi della Pittura pura e intendo per questo dell'opera eseguita con animo aperto o privo di pregiudizi di stampo "intellettual-concettuale".
Il segno non ha qui pertinenti perché chi è puro non ha colpe da confessare (vedere il disegno e la stampa originale di Cavallone)
Se talvolta la composizione o le proporzioni di un insieme non rispettano i canoni stabiliti, questo avviene "non" per mancanza di "sapere", ma per deliberata scelta che privilegia 1 'immediatezza del segno o dell'invenzione alla "ovvietà" della "rappresentazione" razionalmente e scolasticamente concepita. E questo, diciamolo francamente, Iris può largamente permetterselo.
Dopo aver trascorso lunghi anni di scarsa produzione in una specie di "ibernazione riflessiva", questa pittrice ci meraviglia oggi con un'attività che, per qualità e feconda prolificità ( contraddicendo in maniera clamorosa il dato anagrafico) ci mette d'innanzi alle sue opere come se fossimo in presenza di una di quelle 'primavere' che tardano a venire, ma che quando esplodono in tutta la fragranza del loro profumo e potenza disegno e colore, non possono non travolgere d'entusiasmo; un'antica-giovane" pittrice dunque, temprata da una lunga esperienza, da una lunghissima riflessione prodigiosamente coraggiosa nello slancio tipicamente giovanile della sua arte.
Non mi soffermerò sull'immediatezza e la padronanza delle diverse tecniche della quale Cavallone fa prova ora queste sono sotto gli occhi di tutti, a ognuno quindi la libertà di giudizio aggiungerò solo che Iris racchiude in se questo segreto, che forse segreto non è, ma 'altro' cosa che, come un 'tesoro', non a tutti è dato il padroneggiare, poiché, anche i pochi che la posseggono, spesso non sono così illuminati da accorgersene.
Terminerò semplicemente con due parole prese da una canzone di un grande pota: "Primavera non bussa, lei entra sicura!".
Marsiglia, 15 febbraio 1990 Valentino Bai
di Mario Domenico Storari
1
…Con le sue raffigurazioni, l'artista umbra non ci lascia senza documenti, e in più sono documenti d'una particolare e decisa invenzione, documenti diretti.
La carica emozionale della sua operazione estetica si avvale di una autenticità e una sincera forza di espressione che entra nella nostra sensibilità con l'incontro magico della memoria. Momenti vissuti e rinarrati con 1'intenso e incantato stupore di chi scopre la fiaba incandescente della vita che si rinnova nella policroma tavolozza e nella competenza del segno stampato.
La realtà, per Iris Cavallone, diviene un fatto puramente mentale in certe sue opere, e per rappresentarla non c'è bisogno di attenersi al mondo visibile, ma basta indicarla così come viene raffigurandosi all'interno della mente, immersa in una fitta trama di relazioni morali, affettive, intellettuali, inconsce.
Questo il fine del discorso di Iris Cavallone, artista eclettica che porta molto al di là del limite stabilito dalla materia una ricerca, che maturata negli anni tende disossare dalle sue sovrastrutture il mondo del nostro secolo per accentrare 1'interesse sull'uomo che smette il suo ruolo di comparsa e diviene protagonista...
Quando poi si rivolge al ritratto o alla figura femminile in particolare, entrano in gioco le straordinarie capacità di questa pittrice che sono il vigore del segno e la ricchezza dell'immaginazione. Essa si ispira allora unicamente a quei momenti particolari che in qualche modo emozionano il suo animo sensibile e il disegno sicuro e composto costruisce con ampiezza di motivazioni tutto il fascino e la luminosità del dato reale. La sua linea sinuosa e il suo seducente disegno concedono alla forma una felicità di canto e un'intensità descrittiva ricca di trepidante intimità in cui si profila, per altro, il risultato di una elaborazione meditata e cosciente. Non una fedeltà di trascrizione dunque, ma una interpretazione sentimentale che ci viene offerta come l'espressione viva e profonda di una incantata evocazione armoniosa ed illimitata!
Mario Domenico Storari
Cervia, 24 gennaio 1991
2.
Ho già scritto di Iris Cavallone come artista totale ma l'emotività, che sempre mi coglie quando mi imbatto in personalità così eccezionali, mi incuriosisce al punto tale che vado certamente oltre il commento critico alle opere che come ebbi già a scrivere, denotano la qualità interiore ed intellettiva dell'artista. Che fosse una rara disegnatrice dei nostri tempi è assodato ormai anche da conferme di altri critici, tra cui di Franco Solmi che ne tracciò commenti intensi sulle capacità interpretative e "grintose" come ebbe ad esprimersi in una delle sue ultime apparizioni pubbliche prima di mancare.
Iris sa dare tutta se stessa nelle proprie opere tanto che i suoi lavori appaiono di volta in volta di luce sempre maggiore al punto che sembrano differire tra loro.
Niente di tutto ciò: Iris nell'esprimere i contenuti nelle opere continua, senza interrompersi, il discorso del suo intimo tacere e del suo severo fare, esigendo il massimo da se stessa e questo atteggiamento la libera nel tragitto del fare, facendole caratterizzare si i contenuti ma rendendoli riconoscibili per eleganza, stile ed educazione interpretative, per la padronanza assoluta di tutte le tecniche calcografiche la sua competenza è particolare. Ossessiva perfino, ma ciò non fa che garantirci l'opera di un'artista vera ed oserei dire assoluta.
Le sue stampe originali su materiali metallici, lignei e tecno-plastici hanno ottenuto ormai gradi e competenza tali che fanno predagire un futuro di artista fuori dal coro. Auguri Iris.
Mario Domenico Storari
Cervia, Settembre 1993
Visioni liriche e fantastiche nella grafica di Iris Cavallone
Di Mauro Corradini
Partire dalla realtà: è l’impegno, reso con se stessa prima ancora che con gli altri, che segna il carattere dell’opera grafica di Iris Cavallone, da anni attiva in calcografia e da anni valida incisore.
Seguendo la sua produzione , inseguendo i fili di un percorso che non voleva “schierarsi”, come è accaduto in una società – anche culturale –fortemente chiusa, caratterizzata all’interno di un percorso di ideologie, Iris Cavallone è rimasta, sostanzialmente, ancorata a questo suo credo, a questa certezza; e proprio in questo suo essere attenta ai ritmi dell’occhio e del reale ,si accorge che reale è anche il sogno, reali sono i desideri e le speranze, i sogni ad occhi aperti, le aperture di un’immaginazione che non si accontenta di immagazzinare, ma vuole dar voce ai materiali accumulati.
E’ questa la scelta che definisce l’ambito operativo dell’intera opera calcografica, e definisce nel contempo sia le scelte tematiche che i bisogni espressivi.
Viene, Iris cavallone, da una” lezione” straordinaria nella Bologna di Morandi è cresciuta;ma cresce sulle sollecitazioni di un ambiente aperto, attento alle influenze della cultura europea e allora la grafica attinge alle ragioni che un secolo e mezzo fa Baudelaire segnalava, in quella raccolta di testi dedicati all’arte, che non casualmente proprio Ezio Raimondi ha aperto con una mirabile prefazione nell’edizione integrale italiana di una decina di anni orsono.
Diceva dunque il grande poeta, il primo dei poeti contemporanei, che l’acquaforte, per sua intrinseca natura, non poteva che trascrivere le profonde inflessioni del sentimento dell’artista, perché nessuna arte è tanto capace di rinserrare nel breve spazio di un tratto di segno inciso le pulsioni interiori.
Per questo la calcografia è a un tempo grandiosa e privata, capace di essere il ritratto profondo della società, la trascrizione sovente di un immaginario collettivo e la cartina di tornasole delle individuali emozioni dell’artista.
E delle sue capacità: perché nella sua esecuzione, la calcografia ha un tempo lungo di elaborazione, una ritmica materiale che si confonde con quella dell’animo, una sequenza di passaggi che consente di soppesare ogni piccolo tratto, ogni segno.
Tale relazione sembra declinarsi con quella più antica, già emerso nell’estetica classica, quando venivano accomunate pittura e poesia, come due aspetti del medesimo sentire e come ut pictura poesis , così e tanto più, il paragone regge se alla pittura sostituiamo la calcografia, proprio per le ragioni che Baudelaire indicava .
L’acquaforte occupa infatti un breve spazio nel foglio contenuto; si accosta allo sguardo con il gesto amoroso della mano, amoroso quanto quello del calcografo, che trae da sotto il feltro il foglio inumidito su cui la pressione del torchi ha lasciato depositare i segni; e il foglio diviene una lirica che si legge con lo sguardo, in una relazione ravvicinata e sempre diverso tra due menti e due sensibilità, quella dell’incisore e quella del lettore.
Sovente di fronte al quadro siamo rapiti dalle cromie, siamo interessati ai colori e alla superficie; sono sovente l’attrazione si esaurisce in un rapporto fisico con l’immagine, che si consuma e si “brucia” in un lasso breve di tempo, così come vuole per esempio l’immagine mass mediale che sa trascinare il lettore in un solo desiderio e verso un’unica suggestione.
Al contrario, attraverso il contatto diretto e ravvicinato con il foglio inciso, entriamo nell’incisione ed è come entrare nell’animo dell’incisore; ci emozioniamo con lui, ne scopriamo le interne suggestioni.
E’ questa la ragione di un successo, in una nicchia privilegiata rappresentata dal “sodalizio informale” di coloro che amano il segno inciso.
E ci vuole tanto amore per Iris Cavallone per riaccostarsi all’incisione dopo gli studi, il diploma e la lunga attività didattica che le concede poco tempo per dedicarsi all’animo.
E solo con gli anni ottanta Cavallone riprende la lastra, riprende le punte, gli acidi , si riaccosta alle tecniche e le fa sue, traducendo sui fogli tutti quegli appunti che per una vita aveva disseminato su carte per lo più perdute.
Il disegno l’ha sorretta, una volontà decisa, che le serve anche per elaborare”libri d’artista”, un genere poco frequentato oggi.
Per chi parte dalla realtà, il mondo si presenta come una sequenza di temi; ma, lo si diceva in apertura, Iris ama anche i sogni, vuole dar voce alle speranze, alle fantasie.
Per questo manca nel suo percorso l’unitarietà; nelle oltre 120 tavole realizzate in oltre vent’anni di attività, dopo la ripresa ottenuta all’inizio degli anni ottanta temi diversi appaiono , mondi differenti, in parte desunti dalla quotidianità della vita, in parte dal patrimonio culturale ricco, che anima il fondo segreto di ogni artista: conchiglie, fiori, volti vero sognanti e quant’altro.
Tutto Il suo percorso poetico si direbbe racchiuso sotto la stella della qualità, della coerenza: tavole fitte fitte dove tecniche diverse si incrociano; e si relazionano, segni regolari, minuziosi che vanno dal largo gesto della punta secca alla traccia minuta dell’acquaforte, fino alle profondità dei neri della maniera nera, dell’acquatinta.
Le tecniche sono il sostrato indispensabile per poter scrivere, e nessuna arte ha conservato, come la calcografia, un suo speciale legame con la tradizione, ripresa e rinnovata ad ogni tavola, ma sostanzialmente mantenuta negli ambiti che mezzo millennio di storia ha contribuito a fissare.
E proprio dalla forza del segno, dalla coerenza del mezzo che si declina congiuntamente con la fantasia sognante di chi si siede davanti al foglio e lasci che la mano vaghi liberamente -è la lezione del surrealismo che adottano anche coloro che surrealisti non sono. Ma si può , oggi, coerentemente , non essere anche surreali?-; la mano va alla ricerca di qualcosa che è dentro di quell’invisibile che dalla contemporaneità è la sostanza, scritto che tradotto attraverso le cose che ci circondano, il muso di un gatto per esempio, l’intrico di rami che sembra desunto dalle antiche grottesche, il volto sognante che, impaurita e timorosa, sembra guardare alla vita davanti con animo sereno e maturo.
I temi di Cavallone sono vari, perché ascolta la propria immaginazione, la sorgente nativa di ogni forma; emergono fiabe a volte, simboli, volti di chi si è prestata come “modella” ma ha saputo conservare la propria individualità:”io sono” sembrano dirci con i loro sguardi e i loro atteggiamenti Emanuela (1997) o Elisa (1991): un tempo immobile ferma le immagini e reca una sicurezza che è propria dell’arte.
A volte, al contrario, i temi si sviluppano per forza di segno; come se fosse il segno, la voluta, il lieve ondeggiare della traccia a guidare la mano e definire l’immagine: i suoi Cigni (1992) sono avvolti da figure che li trasportano in un Altrove che è la vita della mente, a volte è la cultura, la storia ad aiutare l’autrice a definire la visione: è il caso, straordinario caso, di Fiumalbo (1991) un paesaggio che sembra recuperato da un Lorrain secentesco, e si distende davanti ai nostri occhi come se il paesaggio d’incanto cancellasse trecento anni di storia e si proponesse con quelle verità che abbiamo purtroppo perduto: visione, si è scritto, perché senza nulla togliere alla realtà, Cavallone descrive il suo sogno.
E ne è consapevole se è vero quando ritorna sul paesaggio come nel Laghetto Fiammingo di fine secolo(1999), mantiene inalterati i tratti che rendono “antica” l’immagine pur nella modernità della visione ( si pensi alle case, alle facciate nude e vuote, fantasmi, si direbbe, che vengono dall’anima prima che dagli occhi).
Si diceva più sopra di 2invisibile”, si pensava alla visione interiore, che in parte contraddice quel che gli occhi decifrano.
Non appaia contraddizione: oggi nessun artista può accontentarsi dei soli occhi.
Quel che ci preme non è soltanto sapere il luogo in cui Vincent ha posato gli occhi ma sentire il fremito e la disperazione che covava dentro il suo animo. Questa la scelta, un obbligo inevitabile.
E Iris Cavallone scava con gli occhi nella realtà, come scava con la forza dell’ispirazione in quell’immaginazione che sostiene l’elaborazione formale: Il passaggio del Mar Rosso (1992) non è un racconto ma una visione di tracce e segni che alludono a un evento (l’innalzarsi e l’aprirsi delle acque), ma traducono piuttosto dell’iconografia descrittiva il turbamento dell’animo: i segni s’innalzano fino a toccare il cielo, e il buio sembra tradurre l’intensità di una punizione che il Dio di Abramo infligge agli egizi.
In una visione tutta interiore dalle fiamme o dalle tracce luminose che la fantasia evoca al fondo scuro dell’acquatinta, vengono a noi Il fauno e la ninfa (1991), viene cioè da un sogno che si materializza, solo in virtù della forma.
La ricerca di Cavallone trova nella forma la sua verifica e il suo approdo; forse è nel mezzo, nella sua interna potenzialità, tutto ciò che alla fine emerge.
L’artista traduce spinto da una tensione che sta tra l’occhio e la mano che segue con sapienza.
Il parco sotto la neve (1988) si direbbe povero di segni perché la neve è un’idea è un bianco che i segni fanno emergere; ciò che l’occhio vede la tecnica trascrive in essenza, in spiritualità, in visione interiore appunto, in invisibile.
Solo la forma rende visibili il mondo che Cavallone ha dentro; un mondo accumulato negli anni di insegnamento, tenuto segreto o affidato ai fogli del disegno, come idee, appunti per ricordare.
Poi quando la vita le ha concesso il tempo dell’azione, con prepotenza tutto il mondo trattenuto sotto il limite della visibilità è venuto ai lettori attraverso il segno inciso:con un po’ di malinconia, forse, quella che sovente cogliamo negli occhi dei protagonisti delle sue storie oppure con la malinconica dolcezza di un paesaggio che si sperde in lontananza con i timori che emergono dai grovigli dei segni che circondano le immagini che vengono dalla vicenda culturale ( grafia surreale 1998), dal rigore anche delle conchiglie allineate (Le conchiglie 1988) colpi di luce nel buio che solo la calcografia sa trascrivere, quasi a palesare una difficoltà, un sottile rovello, un dissidio; che non si può gridare perché è dentro l’animo.
Ma non si può nemm
mostre e premi
Nel 1987 ha presentato la sua prima personale a Villa Mazzacurati nella Stagione estiva concertistica tenutasi in quella sede ed ha avuto notevoli consensi di critica anche su giornali locali. Successivamente ha effettuato la seconda personale al Quartiere Savena di via Faenza 4 a Bologna anche questa volta con notevoli risultati di consensi di critica e di stampa.
Ha partecipato all’8° Concorso di pittura del Centro Culturale Bondanello Nuovo 3 ottenendo consensi e relativo premio.
Ha partecipato alla collettiva alla galleria “Il Punto” dei dipendenti comunali di Bologna dal 13 al 23 ottobre 1989.
Ha partecipato ed ottenuto ampio consenso al concorso biennale indetto dalla Diocesi di Bologna per il Natale 1989 ottenendo consensi e relativo premio.
Ha realizzato nel contempo una personale al Quartiere Navile di via Gorky 10 a Corticella di Bologna dal 13 dicembre all’8 gennaio 1990.
Ha successivamente realizzato una efficace personale negli spazi espositivi del Quartiere Savena a Bologna dal 18 febbraio all’8 marzo 1990.
Ha preso parte alla collettiva del Circolo Artistico Bolognese di via Clavature 8 dal 14 al 27 giugno 1990.
Ha realizzato una personale nella sala espositiva della Biblioteca di San Pietro in Casale dal 12 al 30 aprile 1998.
Ha realizzato una personale a nello spazio espositivo di Villa Aldrovandi Mazzacurati del Comune di Bologna dal 20 ottobre al 13 novembre 1999.
Ha realizzato la personale “All’ombra delle fanciulle in fiore“ a Monzuno nel 2002.
Ha realizzato la personale “Rosaspina“ alla galleria “Il Punto” nel 2003.
Ha realizzato la personale “Iris presenta“ a Calderara di Reno nel 2006.
Ha realizzato copertine per libri di saggistica ed illustrazioni per riviste culturali di divulgazione nazionale.
Pratica arte disegnativa-pittorica, calcografica, acquarellistica, apprezzando con passione tutte le tecniche possibili.
Sta per essere pubblicato il catalogo della nuova edizione di “Arte oggi” che la vede inserita con un’intera pagina a lei dedicata.
nuova mostra di iris cavallone
Presso la galleria IL PUNTO, a Bologna in via San Felice 12, si terrà la mostra "dal disegno all'oggetto" opere di Iris Cavallone
il vernissage si terrà il sabato 3 marzo alle ore 17.
La mostra sarà visitabile fino a sabato 10 marzo.
biografia
Curriculum di Iris Cavallone
IRIS CAVALLONE è nata a Foligno, nella provincia di Perugia, il 5 febbraio del 1924. Spostatasi durante l’infanzia con i suoi genitori visse e frequentò le scuole ad Ancona fino al 1946.
Nel 1947 si iscrisse al liceo Artistico presso l’Accademia delle Belle Arti di Bologna e vi conseguì la maturità. Dal 1949 frequentò il Magistero Superiore d’Arte di Firenze.
Iniziò la sua attività di lavoro presso un Istituto locale della città di Ancona e nel febbraio 1947 prese parte ad un concorso indetto dall’ENAL per la scenografia e i costumi della commedia “Così è se vi pare” di Pirandello con la regia di Paolo Boni (già aiuto regista di Rossellini) presso il Teatro Pergolesi di Jesi, vincendo il 1° premio in assoluto.
Ha insegnato attività artistiche presso le Scuole superiori e medie delle Scuole di Stato dal 1954 al 1984; nel frattempo ha esercitato per circa 10 anni l’arte della miniatura e della riproduzione di icone per gli artigiani Argentieri Righi di Bologna e vincendo con essi il 3° Premio dell’Artigianato Fiorentino del 1949. Da quando ha smesso l’attività di insegnante si è interamente dedicata all’attività artistica.
Ha frequentato il Corso libero del Nudo con attenzione particolare all’arte della calcografia presso l’Accademia delle Belle Arti di Bologna.
Nel 1987 ha presentato la sua prima personale a Villa Mazzacurati nella Stagione estiva concertistica tenutasi in quella sede ed ha avuto notevoli consensi di critica anche su giornali locali. Successivamente ha effettuato la seconda personale al Quartiere Savena di via Faenza 4 a Bologna anche questa volta con notevoli risultati di consensi di critica e di stampa.
Ha partecipato all’8° Concorso di pittura del Centro Culturale Bondanello Nuovo 3 ottenendo consensi e relativo premio.
Ha partecipato alla collettiva alla galleria “Il Punto” dei dipendenti comunali di Bologna dal 13 al 23 ottobre 1989.
Ha partecipato ed ottenuto ampio consenso al concorso biennale indetto dalla Diocesi di Bologna per il Natale 1989 ottenendo consensi e relativo premio.
Ha realizzato nel contempo una personale al Quartiere Navile di via Gorky 10 a Corticella di Bologna dal 13 dicembre all’8 gennaio 1990.
Ha successivamente realizzato una efficace personale negli spazi espositivi del Quartiere Savena a Bologna dal 18 febbraio all’8 marzo 1990.
Ha preso parte alla collettiva del Circolo Artistico Bolognese di via Clavature 8 dal 14 al 27 giugno 1990.
Ha realizzato una personale nella sala espositiva della Biblioteca di San Pietro in Casale dal 12 al 30 aprile 1998.
Ha realizzato una personale a nello spazio espositivo di Villa Aldrovandi Mazzacurati del Comune di Bologna dal 20 ottobre al 13 novembre 1999.
Ha realizzato la personale “All’ombra delle fanciulle in fiore“ a Monzuno nel 2002.
Ha realizzato la personale “Rosaspina“ alla galleria “Il Punto” nel 2003.
Ha realizzato la personale “Iris presenta“ a Calderara di Reno nel 2006.
Personale presso la galleria "IL PUNTO" di Bologna, marzo 2012
Ha realizzato copertine per libri di saggistica ed illustrazioni per riviste culturali di divulgazione nazionale.
Pratica arte disegnativa-pittorica, calcografica, acquarellistica, apprezzando con passione tutte le tecniche possibili.
Sta per essere pubblicato il catalogo della nuova edizione di “Arte oggi” che la vede inserita con un’intera pagina a lei dedicata.
Iris Cavallone
Vive e lavora a Calderara di Reno (BO)
Via Di Vittorio 13
Tel. 051720211
"Segni profondi" di Vladimiro Zocca
SEGNI PROFONDI
Segni profondi disegnati nel tempo si fanno oggetti di vita nell’arte.
I lavori di Iris Cavallone sono cose in transito nell’interminabile viaggio del fare artistico, che ha percorso tutte le vie – anche le più misteriose – dei materiali lasciati dal tempo sulla terra.La nostra artista ha potuto disporre – praticamente da sempre - di un senso del segno che le ha aperto l’accesso ad un’interpretazione intensa della natura.Un’intensità che costituisce l’orizzonte entro il quale tagliare, incidere, colorare la materia nel paese interiore della propria arte.
Arte della manualità intensa, perché frutto di un ’inesausto attraversamento di tutte le tecniche artistiche, dal disegno alla calcografia, dall’incisione alla scultura plastica, dalla pittura al collage, dalla poesia nella scrittura al libro d’artista.
Allora, l’intensità diventa sublimazione della manualità stessa che, nel lungo tragitto di vita, ha trasformato la sua interiorità in un vero laboratorio della visione e della visualità.Laboratorio che Iris ha portato ovunque dentro di sé, nel corpo e nella mente, circolare eterno ritorno del suo fare arte.
Laboratorio della persona, dunque, che, nelle sue peregrinazioni e nelle sue soste per coste, monti e città, le ha concesso di trasferire il segno nel disegno e di rendere dinamico il disegno nella plasticità materiale dell’oggetto.
Sono trasferimenti arricchiti dai sensi e dalle ragioni dell’esperienza.
Ma è il disegno il passaggio creativo fondamentale che caratterizza le opere della nostra artista, il disegno inteso nella sua accezione classica di ”notare con segni”, derivata dal latino signum, “segno”, “immagine”, “effigie”.
Da questa prospettiva, Iris inventa i segni nel disegno e li dispone nella progettazione.
Il disegno può così farsi portatore di quella particolare aura che si concretizza progressivamente nell’oggetto artistico a volte illuminato della fantasia di favole e il Laghetto umbro che, stampato a tre lastre incise e sovrapposte, una per ogni colore, rievoca la cortese astrazione tardo-gotica da paesaggio fiammingo, delle quattrocentesche miniature delle Très riches heures dei tre fratelli Limbourg.Oggetti d’uso della visione e della visualità, dunque, che, mentre donano una figurazione della differenza alle cose del mondo, mostrano una loro originale riconoscibilità.E’ un modo di porre in risalto la colta riproducibilità degli oggetti stessi quali prodotti della mente appassionata dai sensi dell’artista e, contemporaneamente, offrirli alla libera interpretazione dello sguardo degli altri.La visione di Iris, infatti, sopratutto quando apre le porte alla magica figurazione del sogno, affonda il segno oltre i limiti formali dei materiali, senza,tuttavia, perdere mai il contatto con le infinite possibilità percettive di chi si trova a fruire e ad interpretare le sue opere.Allora, il modo d’uso, incluso nei suoi oggetti, diventa da un lato una dote dell’anima, dall’altro un concetto del pensare i segreti della forma nell’esercizio dello stile.Uno stile che sembra frantumare in superficie l’immaginario condensato nei suoi manufatti che, in verità, unifica in profondità il molteplice concreto delle cose nelle quali la nostra artista, quando mette in pratica le sue tecniche raffinate, opera un’immersione totale.Le cose, tuttavia, divenute oggetti d’arte, non sono mai una fuga dalla realtà.La testimonianza è offerta dalla loro acuta definizione, una sorta di personalissima luce della forma, quasi a rendere chiara una fedele traduzione fisica delle numerose durezze provate dalla sua anima corporea nel tempo.Ma affrontare le durezze della vita nel corpo e nell’anima ha significato per Iris liberare un’immensa energia del fare.Anzi, la sua anima d’ artista ha utilizzato l’incontro creativo di due energie, la vita e la materia che, fondendosi tra loro, generano quel particolare calore emanato dai suoi lavori.A questo proposito, possiamo parlare di manipolazione originaria della materia che percorre a ritroso il tempo del fare, fino ad attingere alle sorgenti del creare, inteso nella sua accezione biologica.E’ come se operasse uno stile istintuale nella chiarezza dell’intelletto, capace di cogliere i segni primari della natura come indizi dell’essere.Quasi fossero fossili stratificati in immemorabili giacimenti che riprendono vita estetica nell’accuratezza del tracciato formale operato dall’artista.Nascono così gli Assemblaggi, composizioni pittoriche di frammenti, come fossero spaccati di una sedimentazione stratigrafica al cominciamento del tempo della vita.Sono foglie e chiocciole, rami e pesci volanti che vengono accostati in una visionaria coerenza del capriccio figurale, dove la fantasia si libera controllata da una rigorosa concezione bidimensionale dello spazio.Una fantasia, tuttavia, capace di restituire spazialità a una stratificazione invisibile di biologica memoria sepolta.
La naturale smemoratezza dei tempi dell’inizio si fa sogno reale in una sorta di memoria mai perduta e sempre ritrovata, delle forme primigenie.
Un senso della memoria fantastica alla Borges, attivata dalla perfetta conoscenza della tecnica del collage, riferita, forse, più alla tradizione dadaista che a quella picassiana, per quella carica di oggettualità plurale posseduta dai lavori della nostra artista.
Attraverso questa memoria particolare da paleontologa fantastica e da collezionista di naturali forme dell’arte, talvolta il tempo viene ripulito dall’opacità della dimenticanza per acquisire la trasparenza della ragione.
Le figure, divenute puri segni di un’insolita consapevolezza dell’astrazione, si fanno Grafemi, piccole lastre di resine sintetiche incise a fuoco con lo strumento del pirografo. Come simulazioni di graffiti di ghiaccio, ritornati da una sconosciuta era glaciale della lontananza.
Afferma Massimo Recalcati, psicoanalista lacaniano esperto anche di creatività nell’arte, che ogni processo creativo eredita la memoria di ciò che è già avvenuto, perché ogni supporto artistico “porta su di sé il peso di ieri”.
Ma questa memoria, per dare vita ad un atto autenticamente creativo, “ha bisogno di una quota necessaria di oblio, una dimenticanza, una sospensione di quel codice”.Ebbene, nell’arte di Iris questa dimenticanza creativa è rappresentata dal grafema che, in quanto astrazione grafica della materia, purifica il segno dai condizionamenti del tempo.Ecco, allora, le scritture misteriose dei suoi Libri d’artista, nelle quali i segni dell’origine si confondono con la materia, per apparire come segni di papiri smangiati dal tempo o incisi sulle pareti rocciose della temporalità, in una sorta di essenziale figurazione minimalista.Sono le poesie dell’artista che, tradotte dalla penna gotica in una immaginaria pergamena del tempo intimo, interpretano o tentano di svelare il linguaggio nascosto della natura.E’ come se Iris ritrovasse la scrittura ai confini dell’afasia, dell’inesprimibile linguistico e ne volesse recuperare la propensione iconica ad interpretare un ruolo nei vari contesti culturali dell’esistenza.Infatti, - qui uso una recente espressione di Marshal Mcluhan - “lo spazio visivo è una scrittura senza sfondo, perché si è astratta dallo sfondo degli altri sensi”.Scrittura che si è trasformata, nella concezione della nostra artista, in un oggetto reale della fruizione estetica.
A questo punto, possiamo dire che, per offrire ai suoi lavori lo statuto di oggetti estetici, l’artista ha trattato la composizione dei segni nell’assemblaggio del disegno partendo da una prospettiva neoplatonica.
Ha fatto tesoro della lezione di Leonardo e dei Manieristi del ‘500 i quali concepivano il disegno come il luogo nel quale agisce un fare della contemplazione.In questo caso, fare e contemplare solo apparentemente sono in contraddizione, poiché il disegnare implica un sostare dello sguardo che permette ad Iris di passare dal piano primario della realtà naturale a quello linguistico dell’arte.E’ uno sguardo della mente che permette all’artista un lavoro rigoroso di distanziamento nel modo di utilizzare i materiali e una specie di sospensione temporale che la avvicina all’autenticità della forma.
Possiamo allora parlare di un’estetica dell’ironia, nel senso kierkegardiano del termine, un momento dell’atto di distanziamento critico-riflessivo della coscienza rispetto ai suoi oggetti ma senza il raffreddamento della passione.Questa azione di distanziamento tra contemplazione e passionalità caratterizza lo stile di Iris quando conferisce alle sue opere un’oggettività autonoma dal punto di vista estetico.
Non a caso essa usa il bisturi chirurgico per definire i suoi oggetti d’arte.Lo usa come se fosse lo stilus con il quale gli antichi Romani incidevano le tavolette cerate usate per la scrittura.Il suo incidere profondo le offre la possibilità di connettere in tratti formali di grande precisione i materiali diversi delle opere prodotte, come oggetti unici creati dalla stessa mano.In questa direzione, questi oggetti recano inscritta un’altra dote dell’artista, il senso della decorazione.Decorazione come la intendeva Bernhard Berenson ovvero gli elementi di un’opera d’arte che si rivolgono direttamente ai sensi, il colore e il tono, in modo da suscitare sensazioni immaginative, la forma e il movimento.L’aspetto decorativo di questi elementi si trova al di sopra del gusto corrente poiché costituisce una presentazione più che una rappresentazione degli oggetti artistici.
Così è per l’ Elefantino, l’ex-libris, pezzato da decorazioni di stilizzazione vegetale che, come un Arcimboldi dell’astrazione, l’artista ha eletto a simbolo della sua arte segnata da forza e intelligenza.
In ultima analisi, gli oggetti di Iris Cavallone, pur nella loro consapevole pluralità, assumono una condizione di eleganza, quella intesa dai grandi scrittori latini quando la ponevano classicamente in rapporto diretto con la bellezza e con la perfezione.
Eleganza nel senso della sua etimologia latina eligere, “scegliere”.
Dai segni profondi di un incidere “oltre” che attraversa il disegnare si svela la presenza di oggetti d’arte veramente “scelti”.
Vladimiro Zocca
Bologna febbraio 2012