Edipo es rey en su miseria (2003) Pittura da Dario Ortiz

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  • Opera d'arte originale Pittura,
  • Dimensioni Altezza 78,7in, Larghezza 63in
200 x 160 cm, Oleo/tela, 2003 A proposito di quest'opera: Classificazione, tecniche & Stili Tecnico Pittura La pittura[...]
200 x 160 cm, Oleo/tela, 2003
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Darío Ortiz pittore e disegnatore Di Alfredo Sigolo Padova, Italia 2000 Darío Ortiz Robledo è nato a Ibagué 31 anni fa, ma può essere considerato quasi italiano d'adozione, a causa dei[...]

Darío Ortiz pittore e disegnatore
Di Alfredo Sigolo
Padova, Italia 2000

Darío Ortiz Robledo è nato a Ibagué 31 anni fa, ma può essere considerato quasi italiano d'adozione, a causa dei suoi frequenti soggiorni in questo paese e della sua vasta cultura, soprattutto nel campo dell'arte del nostro Rinascimento. Così si fanno per lui i nomi dei grandi artisti del '500 e del '600. Nell'allestimento della scena, nel disegno, nella scelta del colore, se non addirittura nel tema trattato, non è difficile scorgere nell'opera lo straordinario amore per il tempo della sezione aurea e la totale dedizione al studio delle tecniche e della norma classica. Il riferimento tecnico alla tradizione in Ortiz è così evidente ed enfatizzante da far perdere di vista un aspetto altrettanto microscopico della sua arte: quello di essere una riappropriazione degli schemi iconografici del Rinascimento, della dottrina, della fisionomia e dell'ordine sacro. Ma l'operazione di Ortiz sembra qualcosa di molto diverso da una semplice variazione di citazione in giudizio. Al centro del mondo dell'artista c'è l'uomo, Ortiz è infatti pittore di figure e autoritratti; Le sue scene sono popolate da persone che provengono dal mondo antico o da quello contemporaneo: convivono e condividono lo stesso spazio, ma la distanza tra loro è segnata, più che dalle abitudini, dal velo di malinconia che invade i volti degli uomini Oggi. Accade anche che in alcuni casi, e capita spesso alle figure femminili, personaggi moderni giungano a impersonare ferocia e sacralità classica in un sottile gioco di ambiguità, condotto sempre in modo estremamente lucido e solenne. In tutti i dipinti è evidente anche l'attenzione al fattore temporale, le azioni sono accompagnate da ritmi lenti, solenni, a volte si ha l'impressione che il tempo si sia fermato, o che abbia invertito il suo corso.

Quella del pittore colombiano è una visione pessimista? Forse, ma si ha la sensazione che dietro la malinconia ci sia la speranza di un ricongiungimento dell'uomo con l'apprendimento dei valori sacri e affettivi e, contestualmente, della riconquista del tempo come dimensione che permette il riconoscimento di se stesso e della sua riflessioni sulla vita. Quello di Ortiz non è dunque un semplice omaggio all'antichità, ma al di là dell'appello a un nuovo umanesimo, diremmo un “richiamo all'ordine”, se ciò non implica precisi riferimenti storici. Il percorso di Ortiz è tracciato: se il suo Uomo non riesce mai ad uscire vittorioso dal confronto con l'antico, se non si dissocia mai dal luogo metafisico in cui si trova e ritorna al mondo (come già fecero gli dei di Mitoraj), noi avrà forse il “Nuovo Ortiz Man”

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