Progetto “Il Muro era vuoto” Presentazione del murale di via Luchino dal Verme di Andrea Cardia Pittura da Andrea Cardia

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Progetto “Il Muro era vuoto” Presentazione del murale di via Luchino dal Verme di Andrea Cardia Finalità Il murale di via Luchino dal Verme nasce come una sfida: realizzare in modo autonomo un’opera radicata nel quartiere, che sintetizzi la storia del nostro Paese a partire dagli anni ‘60 e che è anche la storia[...]
Progetto
“Il Muro era vuoto”
Presentazione del murale di via Luchino dal Verme di Andrea Cardia


Finalità
Il murale di via Luchino dal Verme nasce come una sfida: realizzare in modo autonomo un’opera radicata nel quartiere, che sintetizzi la storia del nostro Paese a partire dagli anni ‘60 e che è anche la storia dei cittadini che quotidianamente vivono il quartiere stesso. La scelta tematica è dunque importante, perché ciascuno di noi si sente parte integrante e si riconosce nel lavoro svolto.
Questo intervento è sganciato dalle logiche delle gallerie che usano i muri come prolungamento della loro attività, quindi come delle nuove vetrine creando opere dissonanti con il territorio. L’ importanza di abbellire i posti dove si vive, coinvolgere la cittadinanza dai più piccoli agli anziani, rimane un obiettivo che ha sempre più senso in un contesto di degrado e sporcizia. Infatti, a tal fine, ho volutamente lasciare degli spazi a giovani artisti o a chiunque voglia esprimere un proprio pensiero, perché questo progetto sia il risultato di un lavoro comune. E quando si raggiunge un obiettivo insieme, l’opera stessa viene vissuta con meno imposizione nel contesto sociale del quartiere in cui è nata.
Ho sempre pensato che investire risorse e lavoro in un contesto comunitario sia sempre un messaggio fondamentale sia per una crescita mia professionale sia per le persone che credono in ciò che faccio, lasciando che il legame storico culturale e creativo rimanga l’unica strada possibile.
Obiettivo
L’obiettivo, che prevede la collaborazione del progetto culturale AMARTE, è quello di completare l’opera continuando a dipingere il muro di via Muzio Attendolo di circa 420 mq , coinvolgendo pittori e artisti provenienti da tutta Italia, che si cimenteranno con un nuovo supporto e fuori dagli studi. Coloro che aderiranno alla realizzazione della restante opera saranno poi impegnati da maggio a settembre. Lo start-up all’iniziativa avverrà il 19 aprile prossimo data in cui si vuole inaugurare e presentare il lavoro svolto con un evento che permetta alla maggior parte dei cittadini di vivere l’opera e di diventarne parte attiva . Per allietare la giornata, parteciperanno all’evento artisti di strada e musicisti per far si che anche i bambini possano divertirsi e possa passare il messaggio che si può uscire dal degrado attraverso la cultura e che ognuno di noi può fare un piccolo passo per far rivivere e migliorare il proprio quartiere.
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Andrea Cardia di Sergio Rossi Andrea Cardia è a mio avviso uno tra i più visionari, creativi e possenti, ma anche misconosciuti, giovani (ormai si è giovani anche a quarant’anni)[...]

Andrea Cardia
di
Sergio Rossi

Andrea Cardia è a mio avviso uno tra i più visionari, creativi e possenti, ma anche misconosciuti, giovani (ormai si è giovani anche a quarant’anni) artisti italiani dei giorni nostri. E le due cose, apparentemente contraddittorie, in realtà legano molto bene insieme: infatti Cardia è “misconosciuto”, ossia volutamente ignorato dai circuiti di gallerie, critici, mostre e istituzioni pubbliche che contano proprio in quanto ostinatamente visionario, creativo, potentemente inquieto e solitario. Ma visto che io a mia volta non frequento abitualmente i luoghi di cui sopra, e non per alterigia ma solo perché ritengo che essi debbano essere uno dei mezzi e non il fine ossessivo dell’attività degli storici e dei critici d’arte o degli artisti stessi, mi ritengo in particolare sintonia con l’artista e perfettamente abilitato a tesserne (criticamente) le lodi.
A prima vista Cardia si richiama più che a quello italiano, al neoespressionismo tedesco dei cosiddetti “nuovi selvaggi”, Richter, Polke, Baselitz che sono tornati alle fonti della loro tradizione proponendo un modo nuovo di rileggere l’Espressionismo di inizio secolo; ma si tratta appunto di una prima impressione perché in realtà nel nostro artista troviamo un ancoraggio alla tradizione classica e primo novecentesca italiana che certo nei “nuovi selvaggi” non era presente e che qualifica Cardia come un esponente autenticamente “mediterraneo”. Egli ha diviso la sua produzione in una serie di capitoli, quasi fosse un romanzo col finale ancora aperto, Ominidi, Donne, Paesaggi umani, L’anima scabra, in cui si racconta di un’umanità violentata e dolente, che emerge dostoevskijanamente dal sottosuolo dell’anima, ma che è perennemente alla ricerca di un possibile riscatto. I suoi dipinti sono per lo più dominati da grandi figure quasi monocromatiche, spesso viste di spalle, color carne, grigio, ocra, appena ravvivate da pochi inserti di rosso, di blu che accendono sonorità improvvise; molte volte esse si flettono, addirittura si capovolgono, esprimendo una tragica ma contenuta tensione dinamica, altre volte Cardia recupera invece una più morbida sensualità in alcune belle figure di nudi femminili, ricchi di una corposa vitalità e una materica plasticità che a me riporta alla mente alcuni meravigliosi corpi sfranti di donna di quel (anch’egli misconosciuto) grande genio del nostro Novecento che è stato Fausto Pirandello. La pittura di Cardia si affida comunque ad un gesto quasi informale che lo impegna in un corpo a corpo con la materia dagli esiti sempre imprevedibili, ora di una figurazione quasi minuziosa, ora di una semplificazione formale che sfiora l’astrazione, dal pieno al vuoto secondo epifanie e cancellamenti che denotano in ogni caso una tensione creativa sempre al limite dell’esplosione. Fedeltà alla pittura, in definitiva, secondo quella compresenza di “fatica di corpo” e fatica di mente” che è uno degli assunti più generali di q...

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