Giuseppe Cocco
Giuseppe Cocco - Borzone de Signorio Sabelli, nasco a Roma nel 1957, Artista m° Fotografo dal 1977, dopo studi artistici e diploma in Architettura.
Da 40 anni viaggiatore resiliente in Italia, Artista Errante, Lento e Solitario in smART working, con le mie opere d'arte visuale - fotografie trasformate in acquerelli digitali - narro il mio ARTour nell’Italia sconosciuta o dimenticata, minore con la M maiuscola, grande giardino emozionale diffuso, rendendo concrete, con immagini sinestetiche: emozioni, bellezze, atmosfere.
Da Creativo ho unito le mie passioni: fotografia e pittura, realizzando la mia arte figurativa impressionista, i miei acquarelli digitali, grazie al computer, diffondendoli e vendendoli grazie a internet.
Filosofo, creativo; ascetico, meditativo, contemplativo, visionario, lento, calmo, paziente per nascita e per scelta, vivo viaggio e lavoro con lentezza, praticando ozio meditativo e creativo con pause estatiche estetiche
Scopri opere d'arte contemporanea di Giuseppe Cocco, naviga tra le opere recenti e acquista online. Categorie: artisti italiani contemporanei. Domini artistici: Arte digitale, Fotografia. Tipo di account: Artista , iscritto dal 2015 (Paese di origine Italia). Acquista gli ultimi lavori di Giuseppe Cocco su ArtMajeur: Scopri le opere dell'artista contemporaneo Giuseppe Cocco. Sfoglia le sue opere d'arte, compra le opere originali o le stampe di alta qualità.
Valutazione dell'artista, Biografia, Studio dell'artista:
Lago di Bolsena • 16 opere
Guarda tuttoFormatosi oltre 300 000 anni fa in seguito al collasso calderico di alcuni vulcani del complesso dei monti Volsini che ha accompagnato lo sprofondamento vulcano-tettonico dell'area, è lambito per una parte considerevole dalla strada consolare Cassia, a pochi chilometri dal monte Amiata, ed è il lago di origine vulcanica più grande d'Europa.
Le coste del lago sono generalmente basse e sabbiose (caratteristica la sabbia di colore nero, derivata dalla disgregazione delle rocce vulcaniche), in alcuni tratti anche paludose.
Tuttavia la costa non è affatto monotona ma è interrotta spesso da piccole e basse penisole.
I promontori veri e propri sono pochi e per la precisione: il Monte Bisenzio, che chiude a ovest i Monti Volsini, Punta San Bernardino, la penisola di Capodimonte, la punta di Sant'Antonio.
L'isola Bisentina è la maggiore del lago per superficie e appartiene al territorio comunale di Capodimonte dal quale dista circa 3 Km.
Mutua il suo nome dall'antica città etrusco-romana di Bisenzio che era situata davanti all'isola nella costa sud-occidentale del lago e conserva importanti testimonianze storiche e artistiche.
Fu visitata da molti Papi durante le loro pause estive e fu proprietà della famiglia Farnese.
L'Isola Martana è situata di fronte al centro abitato di Marta, da cui prende il nome e al quale appartiene territorialmente, l'Isola Martana è la più piccola delle due isole del lago, in termini di superficie.
Avrebbe custodito le spoglie di santa Cristina, perché non cadessero preda dei barbari.
L'Isola Martana fu anche al centro della tragica vicenda storica di Amalasunta, regina dei Goti, che prese il potere alla morte di Teodorico: dopo essere stata portata con l'inganno sull'isola, vi fu trucidata dal cugino Teodato il 30 aprile del 535. Nella parte orientale dell'isola è stata posta una targa in sua memoria.
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L'Aquila 2009 • 94 opere
Guarda tuttoL'Aquila sorge sul declivo di un colle alla sinistra del Fiume Aterno, in vista delle Montagne del gruppo del Gran Sasso d'Italia; è la principale città dell'Abruzzo per importanza storica e per il complesso dei suoi monumenti e delle istituzioni culturali; è capoluogo di Provincia e di regione.
La notte del 6 aprile 2009, alle 3 e 32, un sisma di magnitudo 6,3, a settembre mi reco a fare la mia ricognizione da cui nascono questi foto-acquarelli.
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Borrello • 70 opere
Guarda tuttoFa parte della Comunità Montana Medio Sangro e della Riserva Naturale Cascate del Verde.
Visitare Borrello e il suo territorio significa bearsi del bello e di un paese ben disegnato, significa godere della natura incontaminata, arricchendo il proprio spirito.
Borrello è un piccolo borgo di confine che vive un'anima sospesa tra l'Abruzzo e il Molise, immerso in un paesaggio incontaminato, il cui impianto medievale si è sovrapposto ad un centro preromano oggi non più visibile.
Un grumo di case di architettura povera ma dignitosa, che ricorda il sisma dal quale sono risorte; appoggiato sul ciglio di un altopiano che affaccia sulla vallata, con alcune evidenze medievali, soprattutto quella Chiesa di Sant'Egidio Abate sul ciglio del costone che delimita a Nord il paese, posta come nido d'aquila con vista sulla vallata e sulle catene montane circostanti.
I rari boschi di abete bianco, i salti d’acqua, la Cascata del Rio Verde, i torrenti Verde e Turcano, l'abitato antico abbarbicato su un pizzo roccioso, sono il set di una natura incontaminata nota agli studiosi di scienze naturali per essere uno scrigno della biodiversità naturale tra i più rari d’Italia.
Gli angoli appartati e misteriosi delle Cascate del Rio Verde e della Porta dei Saraceni in uno scenario incantevole fatto d'Acqua, Arte, Architettura e Alpe da visitare, vivere, ricordare e raccontare.
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Scalea • 27 opere
Guarda tuttoL'abitato è costituito da un Centro Storico costruito su un colle conico, che conserva resti di Mura Medievali ed antiche viuzze strette e tortuose, ed una parte in piano molto estesa, sviluppata verso il mare, dominata dal roccioso promontorio detto “Isola di Scalea” (perché in origine era staccato dalla costa), sormontato dalla Torre Talao..
Il nome del centro è ricordato nell'anno 1324 «In Castro Scalee», si ritiene in genere derivata da "scala": «infatti i suoi edifici vennero costruiti su una rupe triangolare, l'uno sopra l'altro; quindi il nome Scalea» sebbene non sia sicuro che Scalea, in dialetto Scalia, rifletta l'italiano scalea "gradinata", o non, piuttosto, un Greco *σχαλìα "approdo per navi", ricordando Scalea, contrada di Taurianova e Scalia, contrada di Staiti (RC), nonché Scalì, Scalia, cognomi in Calabria e Sicilia.
Secondo una precedente interpretazione etimologica, il toponimo sarebbe riconducibile ad un derivato del Greco σχαλεuω "zappare".
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Calabria 2013 • 79 opere
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Bracciano • 37 opere
Guarda tuttoGrosso borgo dominato dal Castello, sorge su un dosso presso la riva Sud Ovest del lago omonimo.
Già rocca dei prefetti di Vico, nominata per la prima volta nel 1234, passò nel 1419 agli Orsini, a cui si deve il Castello (ora degli Odescalchi) incominciato nel 1470 circa, da Napoleone Orsini, che incorporò la Rocca dei Prefetti, e compiuto dal figlio Gentile Virginio nel 1485 circa
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Appunti Romani • 52 opere
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Barbarano Romano • 275 opere
Guarda tuttoBorgo a forma di triangolo allungato, e disteso su un cuneo limitato sui lati maggiori dalla Gola del Fosso Biedano e di un suo affluente, e difeso, nel lato di ingresso, da pittoresche Mura di fortificazione con il Torrione di Porta Romana, dotato, di un orologio, dal quale si accede al Borgo.
Il paese consta di un primo nucleo risalente probabilmente al X secolo (900), cui si aggiungono vari edifici, dal XIII (1200) al XVII (1600).
Attualmente costituisce un esempio di Borgo Medievale a spina di pesce, con una strada principale centrale fiancheggiata da 2 parallele secondarie, allungato sul cuneo fra due gole e chiuso, nell'unico tratto non difeso naturalmente, da mura con torri quadrilatere a gola aperta databili al secolo XIV (1300), ulteriormente foderate da una cinta muraria verso la fine del XV secolo (1400) con l'aggiunta di torri circolari.
Menzionato in anni 1274-1280 «de Barbarano», in anni 1295-1298 «Archipresbiter de Barberano», in anni 1331-1333 «de Barbarano», il toponimo è una formazione prediale [dal latino medievale “praedialis”, derivato del latino “praedium” - nel linguaggio giuridico e letterario, che riguarda i terreni, relativo a fondi rustici] dal personale latino “Barbarius” (confrontare “Barbarus” assai comune nella Gallia Transpadana anche come cognomen) con il suffisso -anus ad indicare appartenenza.
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Via Amerina • 27 opere
Guarda tuttoSiamo a Cavo degli Zucchi, forse la più importante necropoli che si trova lungo la Via Amerina.
Il popolo dei Falisci fu sconfitto da Roma nel 241 a.C. ed i superstiti furoni trasferiti da Civita Castellana presso l'attuale Faleri Novi.
Immediatamente dopo la conquista del territorio Falisco, Roma pensò di riorganizzare il suo assetto viario realizzando, in meno di un anno, una nuova consolare: la Via Amerina.
E lungo la Via Amerina si trova questa grande necropoli rupestre e quindi interamente scavata nella viva roccia.
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Asini Day • 118 opere
Guarda tuttoDopo un trekking con soma che ha fatto il Giro dell'Italia meridionale (Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Campania, Abruzzo e Lazio) arriva nel centro di Roma la Carovana delle vie ritrovate per festeggiare la prima giornata nazionale dell'asino.
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Riconoscimento
Biografia
Giuseppe Cocco - Borzone de Signorio Sabelli, nasco a Roma nel 1957, Artista m° Fotografo dal 1977, dopo studi artistici e diploma in Architettura.
Da 40 anni viaggiatore resiliente in Italia, Artista Errante, Lento e Solitario in smART working, con le mie opere d'arte visuale - fotografie trasformate in acquerelli digitali - narro il mio ARTour nell’Italia sconosciuta o dimenticata, minore con la M maiuscola, grande giardino emozionale diffuso, rendendo concrete, con immagini sinestetiche: emozioni, bellezze, atmosfere.
Da Creativo ho unito le mie passioni: fotografia e pittura, realizzando la mia arte figurativa impressionista, i miei acquarelli digitali, grazie al computer, diffondendoli e vendendoli grazie a internet.
Filosofo, creativo; ascetico, meditativo, contemplativo, visionario, lento, calmo, paziente per nascita e per scelta, vivo viaggio e lavoro con lentezza, praticando ozio meditativo e creativo con pause estatiche estetiche
-
Nazionalità:
ITALIA
- Data di nascita : 1957
- Domini artistici:
- Gruppi: Artisti Italiani Contemporanei
Eventi d'arte in corso e a breve
Influenze
Formazione
Valore dell'artista certificato
Realizzazioni
Attività su ArtMajeur
Ultime notizie
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Viaggiare con l'arte
Se la nostra esistenza si svolge all'insegna della ricerca della felicità, poche cose meglio dei viaggi riescono a svelarci le dinamiche di questa impresa - completa di tutto il suo ardore e di tutti i suoi paradossi.
Benché i viaggi contengano una chiave di lettura del senso della vita e del bello che va nella direzione opposta alle costrizioni imposte quotidianamente dal lavoro e dalla sopravvivenza; ciononostante raramente vengono considerati stimolanti sul piano filosofico poiché sembrano richiedere più considerazioni di ordine eminentemente pratico.
Veniamo così inondati di consigli sul dove, ma poco o nulla circa il come e il perché del nostro andare.
Eppure l'arte di viaggiare pone una serie di interrogativi nient'affatto semplici o banali, e il cui studio potrebbe contribuire alla comprensione di ciò che i filosofi greci indicavano con la bella espressione eudaimonia, ovvero felicità.
Mamma voglio fare l'artista!
Non smetto mai di incuriosirmi davanti a spunti culturali che mi possano arricchire.
E’ la volta di un libro dal titolo accattivante e spiritoso “Mamma voglio fare l’artista!”, un libro che, in apparenza, dal titolo non avrebbe nulla da insegnare a chi come me è artista da 40 anni.
Invece l’autore Francesco Bonami, famoso curatore d’arte, è riuscito a scrivere un libro di 24 capitoli più un prologo ed un epilogo, per 158 pagine, così scorrevole e ricco di aneddoti e spunti, alcune considerazioni, conferme, altre discutibili, che si è fatto leggere d’un fiato, in una mattinata, anche da me che sono un lettore lento.È una sorta di manuale per l’uso della professione artistica, il cui sottotitolo recita, infatti, “Istruzioni per evitare delusioni”, delusioni subite da lui stesso.
Si tratta di un libro basato su esperienze personali, in parte autobiografico, una confessioni di colpevolezza da parte di un artista mancato, di un artista pentito e deluso che con onestà intellettuale, testimonia il suo percorso di artista prima e curatore dopo.
Parola d’artista navigato, racconta vita, stati d’animo e aneddoti comuni ad ogni artista, accompagnandoli con pillole di saggezza che troverete sparse in questa mia recensione.
Chi sa fa, chi non sa insegna, ma Bonami si smarca, dichiarando nelle prime pagine, che esistono i maestri che insegnano, ma ancor di più, svolgono un ruolo di guida; e direi che questo ruolo gli si possa riconoscere.
Così come dovrebbe fare ogni bravo artista, sia con chi vuol fare il suo stesso mestiere, sia con chi si trova davanti alle sue opere d’arte.
Ma, se il maestro è colui il quale non segue le regole, inventandone di proprie, essere riconosciuto Maestro pone in una zona della piramide sociale al di sopra della punta.
L’arte è sacra, una religione in cui l’artista crede fermamente, vivendo una vocazione che lo rende il suo sacerdote; tutti gli artisti fanno parte di questa chiesa e sono portatori di un messaggio, ma non tutti diventeranno Papi o Dalai Lama.
E se padri e madri capissero che l’arte è una religione e gli artisti i suoi sacerdoti, ci sarebbero meno aspettative, e più soddisfazioni; in quanto, nessuno si aspetta miracoli da chi si fa prete e i Santi, purtroppo, si contano sulle dita di una mano; anche i buddisti sanno che di Dalai Lama ce n’è uno solo, ma ci sono tanti altri lama, detti “tulku”, ognuno dei quali testimonia con le opere e l’esempio, la sua briciola di fede che illumina il mondo.
Artisti, simpatiche (non sempre) canaglie, talvolte illusi, poco umili, facilmente autoreferenziali, dagli altari alla polvere, in balia di stati d’animo e personaggi contrastanti.
Il libro apre con gli stati d’animo dell’artista, ondivaghi tra i dolori di un giovane Werther e i dubbi esistenziali di un Otello, nel dover dare la notizia alla famiglia, fare un “coming out” travolgente e dirompente come il dire di essere gay o di voler fare il prete.
Una notizia che comunque non coglie impreparato nessuno tra conoscenti e parenti, in quanto il fulminato sulla via di Damasco, normalmente, è già ritenuto un po’ strano.
Ma le famiglie sono miscredenti, non credono molto alla religione dell’arte. Anche per credere nell’arte ci vuole fede.
Se un figlio afferma di voler fare l’artista, bisogna credergli e prenderlo sul serio, non sta scherzando.
C’è chi dirà: ok, ma di lavoro cosa vuoi fare?, perché l’arte non è considerata veramente un lavoro da coloro i quali (la maggioranza, la massa) lo intendono solo come attività che produce solo noia, sangue, sudore e uno stipendio a fine mese.
Ma l’Arte, soprattutto oggi, non è lo strumento o il materiale usati, mezzi al servizio dell’ispirazione e dell’emozione; linguaggio per comunicare, l’arte, come tutte le chiese e le religioni, deve parlare al mondo che la circonda, non a un mondo che non esiste più, pertanto non c’è da stupirsi né rifiutare la produzione artistica moderna e contemporanea. Infatti, in passato, l’idea non era determinante per fare l’artista, costruendosi una bella carriera con una buona tecnica, attingendo al “database” dell’iconografia del tempo. Finché, nel 1917, arrivò il francese Marcel Duchamp che mise a testa in giù un orinatoio, firmandolo come fosse una scultura astratta. Da quel momento l’artista ha avuto bisogno d’idee per sembrare più furbo e bravo degli altri, un sistema che porta con sé la diffusione anche di paccottiglia e bluff.
Comunque, l’arte è una lunga autostrada e addormentarsi può essere fatale; la prima regola della creatività, mai voltare le spalle all’ispirazione.
D’altronde, come artisti, oggi si deve fare i conti con l’idea di ricchezza, che non è più quella del Rinascimento.
L’arte e le idee dell’artista contemporaneo devono confrontarsi con un mondo in cui il valore economico delle cose, purtroppo, è a volte più importante del valore spirituale.
Il mondo dell’arte è una giungla dove è facile che sopravviva il più forte. L’artista vive al riparo del suo studio, il suo nido.
Ma sarà anche molto solo con l’unica compagnia delle proprie opere d’arte.
Però, una nota positiva, l’arte migliore è spesso frutto della solitudine, è ciò che viene fuori per necessità e non per strategia, che nasce nella pancia per poi, come un bambino, avremo il coraggio di mettere al mondo, rischiando critiche e fallimenti.
Poi arriva il capitolo 10, dove l’autore parla della figura del curatore; ne esce un ritratto di un professionista al quale manca, spesso, lo spirito di servizio, ma lui, almeno con questo libro, ne è l’eccezione che conferma la regola.
Certo, curatori critici e galleristi, devono pur attuare una tecnica di difesa contro l’invadenza di artisti, spesso millantatori o illusi, fastidiosi e numerosi come moscerini intorno all’uva.
Da diretto interessato, si raccomanda di non usare l’arte per fare amicizie; probabilmente perché l’amicizia è una cosa seria che si dà alle cose serie, come recitava una famosa pubblicità dei lontani tempo di “Carosello”.
Se un curatore, un critico, un gallerista prendono un caffè con voi, o vengono a visitarvi a studio, una volta usciti non sono tenuti ad avere con voi nessun tipo di rapporto privato.
Articoli 15 e 16, parla l’artista/curatore, la prima illusione e la prima delusione.
È difficile resistere alle sirene dell’adulazione temporanea, dei complimenti passeggeri e delle critiche trionfali.
La modestia non è una qualità utile a un artista, ma può servire a non fare la figura dei cretini.
«Il successo di un’artista può avere la durata di un mattino.
La fretta di arrivare sulla strada del successo spesso provoca incidenti, talvolta mortali.
Qualche anno dopo i miei esordi trionfali, il successo smise di sorridermi, anzi m’ignorava proprio di brutto.»
«Inutile fare una mostra di merletti quando tutti vogliono le trapunte.»
«Io ero convinto che la pittura fosse ancora un linguaggio forte, mentre già stava ritornando l’arte concettuale.
Non c’è niente di peggio per un artista che essere fuori sincronia senza accorgersene. Si può insistere nel fare ciò che si fa, anche se non interessa più nessuno, a patto di sapere anche ciò che invece in quel momento interessa al mondo.»
«Imparai presto che gelosia, invidia e rabbia sarebbero stati sentimenti molto familiari nella mia vita artistica.»
«Il successo vi renderà antipatici e anche un po’ soli, vi mancheranno gli amici del bar.
Se avrete successo i vostri veri amici diventeranno coloro che godranno del vostro lavoro, che non vedranno l’ora di osservare qualche nuova produzione, quel pubblico anonimo, al quale l’arte è destinata.»
Infatti, «Se conoscerete il successo, avrete una responsabilità ben più grossa di quella che avevate prima al bar sotto casa.
La vostra arte potrà cambiare gli umori e la testa delle persone, potrà emozionare, far piangere e anche far imbestialire o inorridire chi se la troverà davanti.
Non dovrà più fare contento solo il vostro vecchio compagno di classe, né dovrà stare tranquillo l’amico falsamente puro.
La vostra arte dovrà scuotere il più alto numero possibile di persone e voi risponderete delle reazioni positive e negative che susciterà.
Dovrete considerare la vostra arte come il colore della cravatta dei grandi politici. Un colore che vi farà notare e ricordare anche se non sarà quello che corrisponde al gusto di vostro zio.
Se volete essere i primi, inevitabilmente starete sulle scatole agli ultimi.»
L’autore finisce svelando un obiettivo uguale e contrario a quello affermato nel titolo: provare a ribaltarlo: non “Mamma voglio fare l’artista!” ma “La Mamma vuole che faccia l’artista”, affermando l’utilità della lettura anche per i genitori: «Vorrei convincere tanti genitori scettici e pessimisti davanti ai figli che decidono di dedicarsi all’arte, che quello può essere un modo di salvare il mondo e noi stessi dal cinismo, dallo scetticismo e dal pessimismo.»
Fare l’artista è un terno all’otto, ma quando si vince può essere esaltante. Non solo, spesso anche solo giocare è divertente ed eccitante.
Il mestiere d’artista è difficilissimo, a volte impossibile eppure bellissimo.
Il mondo dell’arte è volubile e capriccioso, soggetto alle mode, che come tali sono passeggere, ciniche e bare che non hanno cuore e sensibilità; è mercato con le sue regole che impone senza pietà.
Ma fare l’artista, o meglio essere artista, è come essere atleta, l’importante non è vincere ma partecipare con lo spirito del vincente, preparandosi e partendo per arrivare primi.
L’arte è vita, e quando diventerete artisti sarete un po’ medici, un po' filosofi, un po’ sciamani, un po’ psicanalisti.