Francesco Vianello
Mi chiamo Francesco Vianello (Venezia, 1960) e ho vissuto tra il Veneto, la Lombardia e le Marche. Ho passato la mia infanzia a stretto contatto con due artisti che si occupavano rispettivamente di cinema e fotografia di restauro della pittura antica e che hanno naturalmente influenzato molto il mio modo di vedere la realtà.
Attraverso queste esperienze ho sviluppato una modalità di ricerca che mi ha portato nel tempo a collezionare migliaia di immagini, molte delle quali derivanti anche dagli scarti di quell’attività di restauro che fin dall’infanzia mi aveva affascinato per i suoi colori.
Nella maturità ho gradualmente costruito un personale e inedito percorso che mi ha portato ad amalgamare frammenti di immagini di materiali diversi (fotografie, macro di materiali inerti e viventi, sezioni sottili di quadri, manifesti appesi ai muri) alla ricerca di un personale punto di equilibrio cromatico tra le milioni di possibilità che solo l’elaborazione digitale può offrire.
Queste tecniche mi permettono di lavorare attraverso forti rapporti di ingrandimento pixel su pixel su una realtà sconosciuta e non percettibile all’occhio umano cercando di coinvolgere l’osservatore finale in un mondo senza tempo che abbraccia e contraddistingue questi lavori.
La carta d’identità degli antichi Maestri, per la maggioranza a me noti, è sublimata nella contemporaneità attraverso le stratificazioni che utilizzo e le antiche pennellate appaiono come stratificazioni geologiche che, dopo secoli, riemergono dall’oblio per mezzo della luce polarizzata. Riporto al pubblico queste informazioni giunte sino a noi dal passato unendo l’arte antica a quella contemporanea, costruendo un ponte rafforzato nelle sue fondamenta dalla tecnologia.
Penso al mio lavoro come ad un remix di opere pittoriche e livelli materici che ci introduce in un mondo onirico dove il figurativo si diluisce in astratto, in cui la vera natura delle cose, parafrasando Bruce Chatwin, non è annebbiata dall’abitudine e dalla fissità degli atteggiamenti mentali. Osservare, ingrandire, modificare significa andare oltre quella realtà circostante che spesso annoia l’occhio. Il lavoro diviene altro rispetto all’esistente soprattutto quando l’oggettività diviene irriconoscibile e lo scibile viene messo in discussione.
Che la tecnologia alteri quotidianamente, ormai da molto tempo, la nostra esistenza è cosa nota ma che l’arte, attraverso questa, possa creare altri mondi è spesso messo in discussione, poco accettabile.
Il mio consacrare il “già visto” prende avvio da un’antica riverenza per poi entrare nell’oggi e abbandonare qualsiasi immagine sia stata già prodotta e diffusa. Un frammento è microcosmo che diventa macrocosmo, che contiene l’Universo per unirsi al resto trasportato dalla potenza della lucentezza del colore.
Scopri opere d'arte contemporanea di Francesco Vianello, naviga tra le opere recenti e acquista online. Categorie: artisti italiani contemporanei. Domini artistici: Arte digitale. Tipo di account: Artista , iscritto dal 2022 (Paese di origine Italia). Acquista gli ultimi lavori di Francesco Vianello su Artmajeur: Scopri le opere dell'artista contemporaneo Francesco Vianello. Sfoglia le sue opere d'arte, compra le opere originali o le stampe di alta qualità.
Valutazione dell'artista, Biografia, Studio dell'artista:
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L'artista ha vinto premi e riconoscimenti
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L'artista partecipa a mostre d'arte e fiere
Biografia
Mi chiamo Francesco Vianello (Venezia, 1960) e ho vissuto tra il Veneto, la Lombardia e le Marche. Ho passato la mia infanzia a stretto contatto con due artisti che si occupavano rispettivamente di cinema e fotografia di restauro della pittura antica e che hanno naturalmente influenzato molto il mio modo di vedere la realtà.
Attraverso queste esperienze ho sviluppato una modalità di ricerca che mi ha portato nel tempo a collezionare migliaia di immagini, molte delle quali derivanti anche dagli scarti di quell’attività di restauro che fin dall’infanzia mi aveva affascinato per i suoi colori.
Nella maturità ho gradualmente costruito un personale e inedito percorso che mi ha portato ad amalgamare frammenti di immagini di materiali diversi (fotografie, macro di materiali inerti e viventi, sezioni sottili di quadri, manifesti appesi ai muri) alla ricerca di un personale punto di equilibrio cromatico tra le milioni di possibilità che solo l’elaborazione digitale può offrire.
Queste tecniche mi permettono di lavorare attraverso forti rapporti di ingrandimento pixel su pixel su una realtà sconosciuta e non percettibile all’occhio umano cercando di coinvolgere l’osservatore finale in un mondo senza tempo che abbraccia e contraddistingue questi lavori.
La carta d’identità degli antichi Maestri, per la maggioranza a me noti, è sublimata nella contemporaneità attraverso le stratificazioni che utilizzo e le antiche pennellate appaiono come stratificazioni geologiche che, dopo secoli, riemergono dall’oblio per mezzo della luce polarizzata. Riporto al pubblico queste informazioni giunte sino a noi dal passato unendo l’arte antica a quella contemporanea, costruendo un ponte rafforzato nelle sue fondamenta dalla tecnologia.
Penso al mio lavoro come ad un remix di opere pittoriche e livelli materici che ci introduce in un mondo onirico dove il figurativo si diluisce in astratto, in cui la vera natura delle cose, parafrasando Bruce Chatwin, non è annebbiata dall’abitudine e dalla fissità degli atteggiamenti mentali. Osservare, ingrandire, modificare significa andare oltre quella realtà circostante che spesso annoia l’occhio. Il lavoro diviene altro rispetto all’esistente soprattutto quando l’oggettività diviene irriconoscibile e lo scibile viene messo in discussione.
Che la tecnologia alteri quotidianamente, ormai da molto tempo, la nostra esistenza è cosa nota ma che l’arte, attraverso questa, possa creare altri mondi è spesso messo in discussione, poco accettabile.
Il mio consacrare il “già visto” prende avvio da un’antica riverenza per poi entrare nell’oggi e abbandonare qualsiasi immagine sia stata già prodotta e diffusa. Un frammento è microcosmo che diventa macrocosmo, che contiene l’Universo per unirsi al resto trasportato dalla potenza della lucentezza del colore.
- Nazionalità: ITALIA
- Data di nascita : 1960
- Domini artistici: Opere di artisti dal valore d’artista certificato,
- Gruppi: Artisti certificati Artisti Italiani Contemporanei
Influenze
Formazione
Valore dell'artista certificato
Certificazione realizzata in collaborazione con Akoun, leader mondiale delle informazioni sul mercato dell'arte dal 1985.
Valutazione dell'artista Incisioni, stampe 2023 | 800,00 € (861,20 USD)
La certificazione è stata stabilita da Jacques-Armand Akoun, il 19 apr 2023.
Realizzazioni
Premi e riconoscimenti
Esposizioni collettive
Pubblicazioni e stampa
Esibizioni soliste
Attività su Artmajeur
Ultime notizie
Tutte le ultime notizie dall'artista contemporaneo Francesco Vianello
Mi chiamo Francesco Vianello (Venezia, 1960) e ho vissuto tra il Veneto, la Lombardia e le Marche. Ho passato la mia infanzia a stretto contatto con due artisti che si occupavano rispettivamente di cinema e fotografia di restauro della pittura antica e che hanno naturalmente influenzato molto il mio modo di vedere la realtà. Attraverso queste esperienze ho sviluppato una modalità di ricerca che mi ha portato nel tempo a collezionare migliaia di immagini, molte delle quali derivanti anche dagli scarti di quell’attività di restauro che fin dall’infanzia mi aveva affascinato per i suoi colori. Nella maturità ho gradualmente costruito un personale e inedito percorso che mi ha portato ad amalgamare frammenti di immagini di materiali diversi (fotografie, macro di materiali inerti e viventi, sezioni sottili di quadri, manifesti appesi ai muri) alla ricerca di un personale punto di equilibrio cromatico tra le milioni di possibilità che solo l’elaborazione digitale può offrire. Queste tecniche mi permettono di lavorare attraverso forti rapporti di ingrandimento pixel su pixel su una realtà sconosciuta e non percettibile all’occhio umano cercando di coinvolgere l’osservatore finale in un mondo senza tempo che abbraccia e contraddistingue questi lavori. La carta d’identità degli antichi Maestri, per la maggioranza a me noti, è sublimata nella contemporaneità attraverso le stratificazioni che utilizzo e le antiche pennellate appaiono come stratificazioni geologiche che, dopo secoli, riemergono dall’oblio per mezzo della luce polarizzata. Riporto al pubblico queste informazioni giunte sino a noi dal passato unendo l’arte antica a quella contemporanea, costruendo un ponte rafforzato nelle sue fondamenta dalla tecnologia. Penso al mio lavoro come ad un remix di opere pittoriche e livelli materici che ci introduce in un mondo onirico dove il figurativo si diluisce in astratto, in cui la vera natura delle cose, parafrasando Bruce Chatwin, non è annebbiata dall’abitudine e dalla fissità degli atteggiamenti mentali. Osservare, ingrandire, modificare significa andare oltre quella realtà circostante che spesso annoia l’occhio. Il lavoro diviene altro rispetto all’esistente soprattutto quando l’oggettività diviene irriconoscibile e lo scibile viene messo in discussione. Che la tecnologia alteri quotidianamente, ormai da molto tempo, la nostra esistenza è cosa nota ma che l’arte, attraverso questa, possa creare altri mondi è spesso messo in discussione, poco accettabile. Il mio consacrare il “già visto” prende avvio da un’antica riverenza per poi entrare nell’oggi e abbandonare qualsiasi immagine sia stata già prodotta e diffusa. Un frammento è microcosmo che diventa macrocosmo, che contiene l’Universo per unirsi al resto trasportato dalla potenza della lucentezza del colore.
My name is Francesco Vianello (Venice, 1960)
My name is Francesco Vianello (Venice, 1960) and I have lived in Italy in Venice, Milan and Pesaro/Urbino. I spent my childhood in close contact with two artists who concerned themselves respectively with cinema and photography of restoration of antique paintings and who have very much influenced my way of seeing reality.
Through these experiences I have developed a mode of research which has led me over time to collect thousands of images, many of which derived also from the rejects from the activity of restoration which, from my childhood, had fascinated me by their colours.
In maturity, I have gradually constructed a personal and unpublished pathway which has led me to amalgamate fragments of images of diverse materials (photographs, macros of inert and organic materials, thin sections of paintings, notices attached to the walls) in search of a personal point of chromatic equilibrium amongst the millions of possibilities that only a digital processing can offer. These techniques allow me to work via strong relationship of enlargement, pixel on pixel, a reality unknown and not perceptible to the human eye, seeking to involve the final observer in a world without time which embraces and distinguishes these works.
The identification of the old masters, for the majority observed by me, is sublimated in the contemporary through the stratifications that I use and the old brush strokes appear like geological strata which, after centuries, reemerge from the forgotten past through polarised light. I bring back to the public this additional information from the past uniting ancient art with the contemporary, building a bridge reinforced in its foundations by technology. I think of my work as a remix of paintings and material levels which draw us into a dream world in which the figurative dilutes into the abstract, in which the true nature of things, to paraphrase Bruce Chatwin, is not clouded by habitude and by the constraint of mental attachments.
To observe, to magnify, to modify means to go beyond that circumstantial reality which often bores the eye. Work becomes different from the existing, above all when objectivity becomes unrecognisable and the known is questioned. That technology changes on a daily basis, for a long time now, our existence is accepted but that art, due to this, may be able to create other worlds is often disputed, unacceptable. My consecrating the “déjà vu” begins with the ancient reverence to then enter into today’s world and to consequently abandon whatever image already produced and diffused. A fragment is microcosm which becomes macrocosm that contains the Universe, to unite with the rest transported by the power of the brightness of colour.
Fiorella DeBoss alla mostra Frammenti 2017 Venezia