37.jpg (2004) Disegno da Fabrice Réhel

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Il cognome Fabrice Réhel nasconde una commovente collezione di modesti artisti eccezionali, tra l'altro noti per il loro desiderio di rimanere anonimi e il loro invito allegorico a (ri) alzarsi.

Il cognome Fabrice Réhel nasconde una commovente collezione di modesti artisti eccezionali, tra l'altro noti per il loro desiderio di rimanere anonimi e il loro invito allegorico a (ri) alzarsi.

La maggior parte di loro nati negli anni settanta, arrivarono allo stato di coscienza quando la canzone "Kokomo" dei Beach Boys inghiottì le onde come un marshmallow, causando notevoli incidenti neuropsichiatrici nelle loro scatole craniche.

Durante la loro giovinezza, hanno sempre sentito che era la crisi e che era necessario lavorare, lavorare, lavorare. Un "desiderio di essere inutile" prattico e imperioso li guidò poi sui neri sentieri dell'arte.

Non avendo programmato di entrare nella vita lavorativa, non meno di fare carriera in qualunque cosa fosse, queste anime senza problemi di fronte all'assurdità del lavoro, della religione, dell'ignoranza dannosa e delle credenze autolesionistiche, hanno deliberatamente impegnato il loro approccio in una costante ingiunzione allo spettatore non rimanere steso (solo per buone cause).

"Parola mia, ci sono molti di voi!"Ansiosi di non essere catalogati in una sola modalità espressiva, un'etichetta, una gamba riconoscibile o uno stile, hanno scelto il 1 aprile 2005 di annegare nel grembo gentile di un collettivo con il cognome innocuo, Fabrice Réhel. Il loro magnifico pubblico, ronzando con tanti dilettanti come il collettivo offre modi di espressione, sono sempre impazienti di nuove avventure, pubblicazioni multiple, mostre, incontri, vendite e vagabondaggi.

Così è stata plasmata dai loro primi anni una vita intrisa delle attività più essenziali: dipingere la loro rabbia, attirare i loro equivoci, scrivere la loro volontà al potere ed esporre i loro tentativi di derisione. Uno sforzo a lungo termine in cui perseverano perfettamente e con la felicità di essere vivi.

Finalmente niente di molto serio.

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