Fabio Izzo
Chi è Fabio Izzo? Questa che segue è una brevissima biografia che potrà rendere più familiare una penna di future, notevoli promesse.
Conseguito il diploma superiore presso l'Istituto Superiore " BARLETTI" di ACQUI TERME, attualmente FABIO IZZO , 28 anni, sta concludendo i suoi studi universitari presso l'Ateneo di Genova, portando a termine un corso di laurea in Lingue e Letterature Stranire (sta lavorando ad una tesi di laurea riguardante il congresso degli intellettuali di Breslavia del 1948, cui parteciparono Caproni, Picasso, Vittorini, Green, Quasimodo e Sibilla Aleramo).
Da sempre la scrittura è stata una passione di Fabio Izzo: dopo aver collaborato al " Daemon Magazine"(1) di Bologna, rivista di arte e letteratura, con il " Corriere sportivo del Piemonte" ( per le cronache calcistiche), il nostro scrittore fa oggi parte della redazione on line de " Il Foglio", rivista della casa editrice omonima.
Tra i suoi racconti pubblicati o di prossima pubblicazione Beati non Battuti (2)( che è anche il suo blog consultabile sulla Rete), Malerio Maddio, Hildebrando Aristolakis. Ma lo stesso Eco a perdere contiene diverse scritture brevi che hanno valore di intertesto o di appendice, che mostrano a pieno le sue capacità narrative.
Ed è stato utile trovare una conferma di alcune intuizioni nel colloquio che abbiamo intrattenuto con Fabio Izzo presso la redazione de "L'Ancora" in data 28 febbraio.
"Perchè è nato questo libro, sorta di romanzo breve?"
Perchè in letteratura si dimentica spesso che la sperimentazione è importante. Lo è in tutti i campi, ma nelle Lettere- per motivi commerciali- sono rimaste indietro. Questo è un libro sperimentale, nato non per essere venduto, non costruito per un pubblico standard, ma che vuole creare un suo pubblico.
Insomma, come si riferisce in modo esplicito in una pagina, dopo i capolavorti corali dell'Ottocento, quelli individuali del Novecento, tocca ai capolavori del Super Io, di cui Eco a perdere dovrebbe essere un esempio.
Esatto. Infatti il filo conduttore è costituito proprio da un dialogo, un dialogo intimistico, alogico, con se stessi, che finisce per assolvere alla funzione di cornice.
Ne ha parlato anche Francesca Mazzucato nella sua critica: " un alter ego che domanda cose criptiche, che passa e che permette che l'autore si specchi, che ci legge si trovi, o si perda per poi ritrovarsi quattro righe più avanti o mai più, un alter ego perfetto chiamato il tipo delle domande di cui si paventa e si aspetta l'arrivo".
- Editore " piccolo", ma "grande" il successo, almeno da parte della critica. Sempre la Mazzuccato, ad esempio non ti ha lesinato elogi; il tuo romanzo lo ha definito " sorprendente"
Mi ha fatto piacere. in particolare la ringrazio per quella bella analisi nella quale ha colto l'attenzione al linguaggio, la presenza di uno stream "carico di elementi feticcio del contemporaneo, di riferimento che spaziano dall'alto in basso, dal pop al colto, svolti-lei dice- con naturalez...
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Fabio Izzo • 2 opere
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Biografia
Chi è Fabio Izzo? Questa che segue è una brevissima biografia che potrà rendere più familiare una penna di future, notevoli promesse.
Conseguito il diploma superiore presso l'Istituto Superiore " BARLETTI" di ACQUI TERME, attualmente FABIO IZZO , 28 anni, sta concludendo i suoi studi universitari presso l'Ateneo di Genova, portando a termine un corso di laurea in Lingue e Letterature Stranire (sta lavorando ad una tesi di laurea riguardante il congresso degli intellettuali di Breslavia del 1948, cui parteciparono Caproni, Picasso, Vittorini, Green, Quasimodo e Sibilla Aleramo).
Da sempre la scrittura è stata una passione di Fabio Izzo: dopo aver collaborato al " Daemon Magazine"(1) di Bologna, rivista di arte e letteratura, con il " Corriere sportivo del Piemonte" ( per le cronache calcistiche), il nostro scrittore fa oggi parte della redazione on line de " Il Foglio", rivista della casa editrice omonima.
Tra i suoi racconti pubblicati o di prossima pubblicazione Beati non Battuti (2)( che è anche il suo blog consultabile sulla Rete), Malerio Maddio, Hildebrando Aristolakis. Ma lo stesso Eco a perdere contiene diverse scritture brevi che hanno valore di intertesto o di appendice, che mostrano a pieno le sue capacità narrative.
Ed è stato utile trovare una conferma di alcune intuizioni nel colloquio che abbiamo intrattenuto con Fabio Izzo presso la redazione de "L'Ancora" in data 28 febbraio.
"Perchè è nato questo libro, sorta di romanzo breve?"
Perchè in letteratura si dimentica spesso che la sperimentazione è importante. Lo è in tutti i campi, ma nelle Lettere- per motivi commerciali- sono rimaste indietro. Questo è un libro sperimentale, nato non per essere venduto, non costruito per un pubblico standard, ma che vuole creare un suo pubblico.
Insomma, come si riferisce in modo esplicito in una pagina, dopo i capolavorti corali dell'Ottocento, quelli individuali del Novecento, tocca ai capolavori del Super Io, di cui Eco a perdere dovrebbe essere un esempio.
Esatto. Infatti il filo conduttore è costituito proprio da un dialogo, un dialogo intimistico, alogico, con se stessi, che finisce per assolvere alla funzione di cornice.
Ne ha parlato anche Francesca Mazzucato nella sua critica: " un alter ego che domanda cose criptiche, che passa e che permette che l'autore si specchi, che ci legge si trovi, o si perda per poi ritrovarsi quattro righe più avanti o mai più, un alter ego perfetto chiamato il tipo delle domande di cui si paventa e si aspetta l'arrivo".
- Editore " piccolo", ma "grande" il successo, almeno da parte della critica. Sempre la Mazzuccato, ad esempio non ti ha lesinato elogi; il tuo romanzo lo ha definito " sorprendente"
Mi ha fatto piacere. in particolare la ringrazio per quella bella analisi nella quale ha colto l'attenzione al linguaggio, la presenza di uno stream "carico di elementi feticcio del contemporaneo, di riferimento che spaziano dall'alto in basso, dal pop al colto, svolti-lei dice- con naturalez...
- Nazionalità: ITALIA
- Data di nascita : 1977
- Domini artistici:
- Gruppi: Artisti Italiani Contemporanei
Influenze
Formazione
Valore dell'artista certificato
Realizzazioni
Attività su Artmajeur
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Biografia letteraria
Chi è Fabio Izzo? Questa che segue è una brevissima biografia che potrà rendere più familiare una penna di future, notevoli promesse.
Conseguito il diploma superiore presso l'Istituto Superiore " BARLETTI" di ACQUI TERME, attualmente FABIO IZZO , 28 anni, sta concludendo i suoi studi universitari presso l'Ateneo di Genova, portando a termine un corso di laurea in Lingue e Letterature Stranire (sta lavorando ad una tesi di laurea riguardante il congresso degli intellettuali di Breslavia del 1948, cui parteciparono Caproni, Picasso, Vittorini, Green, Quasimodo e Sibilla Aleramo).
Da sempre la scrittura è stata una passione di Fabio Izzo: dopo aver collaborato al " Daemon Magazine"(1) di Bologna, rivista di arte e letteratura, con il " Corriere sportivo del Piemonte" ( per le cronache calcistiche), il nostro scrittore fa oggi parte della redazione on line de " Il Foglio", rivista della casa editrice omonima.
Tra i suoi racconti pubblicati o di prossima pubblicazione Beati non Battuti (2)( che è anche il suo blog consultabile sulla Rete), Malerio Maddio, Hildebrando Aristolakis. Ma lo stesso Eco a perdere contiene diverse scritture brevi che hanno valore di intertesto o di appendice, che mostrano a pieno le sue capacità narrative.
Ed è stato utile trovare una conferma di alcune intuizioni nel colloquio che abbiamo intrattenuto con Fabio Izzo presso la redazione de "L'Ancora" in data 28 febbraio.
"Perchè è nato questo libro, sorta di romanzo breve?"
Perchè in letteratura si dimentica spesso che la sperimentazione è importante. Lo è in tutti i campi, ma nelle Lettere- per motivi commerciali- sono rimaste indietro. Questo è un libro sperimentale, nato non per essere venduto, non costruito per un pubblico standard, ma che vuole creare un suo pubblico.
Insomma, come si riferisce in modo esplicito in una pagina, dopo i capolavorti corali dell'Ottocento, quelli individuali del Novecento, tocca ai capolavori del Super Io, di cui Eco a perdere dovrebbe essere un esempio.
Esatto. Infatti il filo conduttore è costituito proprio da un dialogo, un dialogo intimistico, alogico, con se stessi, che finisce per assolvere alla funzione di cornice.
Ne ha parlato anche Francesca Mazzucato nella sua critica: " un alter ego che domanda cose criptiche, che passa e che permette che l'autore si specchi, che ci legge si trovi, o si perda per poi ritrovarsi quattro righe più avanti o mai più, un alter ego perfetto chiamato il tipo delle domande di cui si paventa e si aspetta l'arrivo".
- Editore " piccolo", ma "grande" il successo, almeno da parte della critica. Sempre la Mazzuccato, ad esempio non ti ha lesinato elogi; il tuo romanzo lo ha definito " sorprendente"
Mi ha fatto piacere. in particolare la ringrazio per quella bella analisi nella quale ha colto l'attenzione al linguaggio, la presenza di uno stream "carico di elementi feticcio del contemporaneo, di riferimento che spaziano dall'alto in basso, dal pop al colto, svolti-lei dice- con naturalezza e virtuosismo e con ritmo che fluisce a volte leggero come ali di libellule nelle famose notti dove tutto accade"
Ma giustamente ha osservato che i risultati non sono ancora perfetti in ogni pagina (5)
- E la Mazzucato, nel segno dell'ossimoro, che è un pò la cifra delle tue pagine, iniste poi dicendo che il tuo romanzo , " traccia una strada, offre delle linee guida che non vogliono guidare, delle indicazioni non indicanti, che di certo si distacca e riattacca a tutto ciò che è stato scritto prima e prova, si lascia andare a ipotesi e considerazioni e pensieri, fra paratassi e prosa poetica.Sei d'accordo?
Si: la letteratura impegnata deve impegnare, è differente dalla letteratra dell'Ottocento. Non è più passiva, gelida, inerte, ma calda, anzi roventee ribollente. E, dunque, le 75 pagine finiscono per trasformarsi alla lettura, in oltre 300, così mi hanno confidato alcuni lettori che si sono cimentati con me in questo gioco, che è soprattutto di smontaggio del linguaggio convenzionale. Poi ci sono le sucessioni di pensiero assurde e liberissime; delle associazioni di idee che trasformano Morbello in Torreincavasenzaconcavo....
Insomma occorrerebbe unire al romanzo un librettino esplicativo. Io ne ricordo uno per l' Ulisse di Joyce.(6) [ e un altro per il nome della rosa, ma questo ad Izzo non ho il coraggio di dirlo]. Cosa ne pensi?
No, non va. Se si mettono le note a piè di pagine viene meno il gioco e si torna alla letteratura che svoglio sfuggire.
-E' un filo rosso, questo ben presente nel romanzo: " Eco, nego tutto, ecco Eco tutto" proponi in una frase, a prima vista criptica, sistemata proprio circa a metà della tua opera. Poi lo chiami " autore sprEco"; poi ti lanci nella parodia dei suoi titoli...Ma qual'è la letteratura che invece insegui?
Quella che la scuola, il canone ha dimenticato. I beat che fine hanno fatto? Non fosse per l'opera della Pivano, da noi sarebbero cancellato.
Insomma la mia letteratura è quell'altra parte del cielo (7), e gli autori di riferimento sono ben esplicitati nelle pagine.
Ma, se mi è permesso, una citazione particolare la vorrei proporre per Jean Claude Izzo, con la sua Trilogia di Marsiglia.
Altro che periferia d'Europa, il Mediterraneo! Da un punto di vista culturale Marsiglia, Genova e Napoli ( che a vario titolo entrano, pur fugacemente nel romanzo) non sono solo città del passato ma anche del futuro. E lì che occorre riportare i riflettori della nostra attenzione.
E' una questione di identità da ritrovare. Anche se poi si scrive...ad Acqui(8)
intervista raccolta da Giulio Sarti
Questa intervista è apparsa su L'ancora del 26 Marzo 2006, colgo l'occasione per ringraziare Giulio Sarti, visto l'ampio spazio dedicatomi , per collegare con i link i riferimenti all' intervista e per ampliarla con la note
1 sul sito di Daemon è ancora presente un mio racconto, la prima stesura dell'Hildebrando Aristolakis che si menziona nel testo
2 in realtà è Beat Unbeaten che poi tradotto ha dato il nome anche al mio blog, riscontra sempre successo dala critica, la stessa Mazzucato e Lupi lo hanno apprezzato, ma risulta poco spendibile in un mercato italiano asfittico
4 ringraziamenti vari
6 essere menzionato in un articolo assieme all' Ulisse di Joyce è davvero una cosa esaltante per uno scrittore:)
7 in mente avevo, rispondendo, L'amante dell'Orsa Maggiore ( ora come ora mi sfugge l'autore) , l'ho letto ed è davvero un gran libro, difficilmente reperibile, fate prima a trovare Ho voglia di te di Moccia, ma la cosa strana è che per questo non protestate, anzi....comunque tornando alla nota, per l'alta metà del cielo pensavo proprio a L'amante dell'Orsa Maggiore, se volete sapere di più su questo libro, chiedete pure
articoli
Aggiornamenteo quotidiano
oggi è andata in onda la mia intervista radiofonica su RdF 102,7 per la trasmissione il grillo parlante di Ilaria Donati
D: Eco a perdere, come è nata questa idea?
R: è qualcosa che è confluito da sè in questa forma,nata dallavoglia di fare qualcosa di nuovo , di originale
D: e Umberto Eco è solamente la punta dell'iceberg, cosa c'è sotto?
R: Eco è un simbolo, non me l'abbia a male il buon Umberto, Eco a perdere è contro la letteratura vecchia, quella ottocentesca, novecentesca che si trascina fino ai giorni nostri, contro quegli scrittori che ancora si rifuggiano lì
D: Eco a perdere a chi è rivolto?A quale lettore pensa possa interessare il suo libro?
R: egoisticamente direi a tutti, ma Eco a perdere è rivolto a chi ha voglia di qualcosa di nuovo, di orginale, di chi ha voglia di spezzare con tutto quel vecchiume che circola
D: Cosa sta leggendo ora?
R: Leggo un pò di tutto, tanto italiano, ma attualmente sto leggendo la San Felice di Dumas
D: E come posso aiutarla queste sue letture?
R:Possono aiutarmi, permettendomi un confronto, mostrandomi, dandomi indicazioni se la via intrapresa è quella giusta
D: Ha altri libri altre storie da raccontare?
R: si, ho qualche progetto in fase di lavorazione..vedremo
D non più come domanda ma come Donati: Allora ti ringrazio e spero di risentirti per il prosssimo libro
eco a perdere di fabio izzo recensione di francesca mazzucato
Sorprendente. Questo romanzo di Fabio Izzo edito dalle edizioni Il Foglio, romanzo di cui avevo già segnalato l'uscita, è senza dubbio sorprendente:" La notte che restava a me, di notte a rimescolare frasi e pensieri in una vita troppo piccola se non piccola quanto la notte stessa e le sue domande..Di notte perché tutto nella vita accade di notte, anche la morte. Una notte tendente al grigio e lentamente in grado di segnarmi le strade che portano alla mia confessione letteraria del genio della strada. Una di quelle notti in cui il genio della strada si appresta a svilupparsi lungo tutto il suo attorcigliato tragitto letterario. Tutto ciò di cui si ha bisogno in una notte tendente al geniale è un amico insonne.." Questo STREAM carico di elementi -feticcio del contemporaneo, di riferimenti che spaziano dall'alto al basso, dal pop al colto con naturalezza e virtuosismo e con ritmo che fluisce a volte circolare, a volte martellante, a volte ossessivo, a volte leggero come ali di libellule nelle famose notti dove tutto accade, si propone di essere un esempio di romanzo "del terzo millennio" e di certo traccia una strada, offre delle linee guida che non vogliono guidare, delle indicazioni non indicanti, di certo si distacca e riattacca a tutto ciò che è stato scritto prima e prova, si lascia andare a ipotesi e considerazioni e pensieri, fra paratassi e prosa poetica , su quello che può essere scritto dopo:" Semplice veloce sensato amaro che è questo romanzo che magari le cose scritte rimangono ma poi si fa presto a dimenticarle da sé. Hai inizi su inzi sempre senza voler mai andare da qualche parte o voler prendere una decisione narrativa ferma ma io l'ho già detto che voi dovete adeguarvi che questa è la via che rende la letteratura unica che nemmeno il cinema o il teatro io la televisiono forse un poco la musica perché chi fermerà la musica?" Un gioco di smontaggio del linguaggio convenzionale che di certo a me è profondamente congeniale(leggi.asp?Racconto=F19044.txt e scusate l'autocitazione ma dimostra quanto ci si possa immedesimare e si possa gustare un romanzo come questo "Eco a perdere" di impronta assolutamente sperimentale che un tempo voleva dire ostica ma ora non più), un gioco di virtuosismi, cosivi, di dialoghi con un alter ego che domanda cose criptiche, che passa e che permette che l'autore si specchi, che chi legge si trovi, o si perda per poi ritrovarsi quattro righe più avanti o mai più, un alter ego perfetto chiamato "il tipo delle domande" e di cui si paventa e si aspetta l'arrivo. Il gioco con Eco che viene ripreso dal titolo( e che non vi svelo) è simpatico ma è la parte meno interssante. Interessante è il linguaggio, è come viene piegato, lavorato sulla fiamma rovente. NON ancora perfetti i risultati in OGNI pagina, ma senza dubbio stupefacenti, affascinanti, sulla strada giusta per fare quello che pare essere nelle intenzioni dell'autore, che non conosco, di cui non conosco nulla se non che cita il suo omonimo meraviglioso romanziere francese Jean Claude con l'ammirazione dovuta e che tesse una tela di rimandi precisa e fitta, capace di far girare la testa, un effetto sconcerto, un effetto tutti giù per terra(talora si immagina l'autore-chiunque sia dietro la copertina a ridere e a prendersi e prenderci un po' in giro) Ottima e coraggiosa la scelta di pubblicarlo da parte delle edizioni Il foglio, , contattabili a questo indirizzo mail
Eco a perdere di Fabio Izzo, recensione di Nunzio Festa
I dodici capitoli di questo libro di Izzo non hanno né capo, né coda. Certo, Volontariamente.
Che qua l’uso del che come termine che permette di spezzettare senza rendere i che un non so che di che cosa voglio dire è tattica. Studiata. O immaginata prima. Che è facile fare all’amore mettendosi sopra un che. E mettersi a giocare con le parole che contengono sfilze di che e che sono tutto un che di continuato che. Il che, si diceva, è facile. Ma fatelo! Provateci voi. Riuscite a rendere allo stesso modo di questo Izzo apparso accarezzando un tale Umberto ECO da Alessandria e il suo ECO, quasi quasi giustamente Ego?
La bravura di quest’autore sta nel farti dimenticare quel fatto sintomatico di questa tipologia di scrittura, ovvero quel famosissimo concetto “guardarsi l’ombellico”. All’inizio, ammetto, lo si pensa. Tanto. Dopo alcune pagine la sensazione si ripete. E si ripetono gli elementi buttati in pasta, per fartela proprio avvertire fortemente ‘sta sensazione. Il bello arriva, invece, quando ne sei consapevole e cominci a dimenticartene, a dimenticarti anche di storcere il naso. Allora, vedi giunta l’occasione giustissima per non snobbare nemmeno questo tipo di scrittura. Ti metti dentro al flusso continuo di Fabio Izzo, e vai. Vai avanti.
Con tutta onestà, è necessario pure ammettere una certezza. Eco a perdere, questa creatura nata sentendo Harold Smithd e magari un poco odiandolo rispettosamente, non si legge proprio facilmente. Bisogna starci dietro parola per parola che per che giù per su, se vuoi capire dove vuole andare a parare il suo autore: cioè lontano e, quindi, da nessuna parte. E questo può essere un altro degli aspetti positivi di certe pagine. L’incipit è incoraggiante, pensi di farcela senza il mino sforzo. Poi capisci il dovere del sacrificio. Ben “retribuito” da Fabio Izzo. Questo scrittore capace d’offrire passaggi assai intensi, con dimestichezza di linguaggio del quotidiano o più o meno quotidiano, e con leggerezza. Caratteristica fondamentale di chi ha talento.
E questo Izzo ha talento, tanto ne ha. Magari, se non avesse miti a cui guardare, non i Nori e simili (magari loro hanno da dire a F.I), sarebbe persino meglio. Potrebbe perfino annullare quella piccola dose di non originalità contenuta in alcuni momenti della narrazione.
L’eco, invenzione letteraria coraggiosa, forse, è una risposta alla logica del dire e non dire. L’eco, quella seconda voce sentinella fiammella sorella d’Izzo, costringe a parlare l’autore. Che si taglia un ruolo primario, nonostante la maniera da comprimario di partecipare allo scambio d’Idee con essa, anzi con lei. Con la voce.
E’ bello, lasciarsi andare. E’ bello sfiorare questi Che ripetuti e intesi come aspetto caratterizzante di ‘sto libretto del terzo millennio. Perché non è semplice dire se quest’è romanzo oppure no. Allora diciamo che è romanzo, che la vuole l’autore stesso questa definizione che ci sta a pennello guardando altre esperienze e altri esperimenti che non dispiace definire l’Eco col termine romanzo. E neppure definirlo del terzo millennio. Visto soprattutto una cosa: nel terzo millennio ci stiamo.
nuova recensione di Valentina Nuccio
Un “romanzo del terzo millennio”. Ecco come l’eclettico giovane scrittore Fabio Izzo, definisce la sua prima fatica. Particolare, conturbante e sicuramente innovativo, Eco a perdere è un piccolo capolavoro nel quale, spicca innanzitutto il carattere eccentrico del linguaggio. Si potrebbe quasi dire che Izzo abbia “cambiato i connotati” al solito modo di scrivere arrivando all’essenza di un lavoro nel quale la punteggiatura è pressoché inesistente, i periodi sono ripuliti e senza fronzoli e i vocaboli diventano freschi ed immediati. Un romanzo quasi diario, nel quale si fondono nomi eccellenti come Umberto Eco a quello del leader dei Nirvana, Kurt Kobain. Un diario sperimentale che profuma di romanzo nel quale c’è spazio per le elucubrazioni sulla fatidica lotta tra Thanatos ed Eros, dove in un dialogo con l’alter ego (chiamato il tipo delle domande), lo scrittore chiede al dio dell’amore:- Secondo te, l’amore è facile?-. Nutrito dalle esperienze condivise con gli amici e dal desiderio di dare concretezza all’instabilità liquida giovanile, Fabio Izzo cerca di trovare indicazioni, delle “guide turistiche”, per l’inferno- paradiso della vita.
Consigliato a:
Eco a perdere è consigliato a giovani e meno giovani che vogliono cimentarsi in una rilettura del romanzo in chiave sorprendentemente sperimentale.