Aggiunto il 12 feb 2025
Prologo finale Alla mostra d’arte il bambino si avvicinò all’illustre critico, tirò con garbo la sua giacca, il maestro abbassò lo sguardo verso il piccolino che immediatamente gli porse il quesito. “Professore perché i quadri valgono tanti soldi?” Il professore dall’altezza del suo rango rispose scandendo le parole: “Se un quadro è antico c’è ne sono pochi, se è moderno il pittore ne ha fatti molti lavorando in maniera seriale” “Come molti e seriale cosa vuol dire?” “Piccolino nell’arte moderna l’artista ha un idea che poi riproduce in moltissime copie per distribuirle in giro.” “Non capisco l’idea ho capito cosa sii, ma farne molti di simili proprio non comprendo” “Vedi piccolo un quadro perché valga deve essere riconosciuto dappertutto, si deve capire ad occhio chi lo ha fatto è l’anima dell’arte.” “Io non vedo nessuna anima, tuttalpiù so della firma!” Il critico dell’arte non sapeva proprio chi avesse di fronte, un piccolo bambino con la mente astuta e vivace. Venuto al mondo i genitori nei primi anni non lo mollarono un solo attimo, per prima cosa misero nella culla un piccolissimo libro tattile perché si abituasse da subito alla presenza di questo oggetto. Gli insegnarono il silenzio, componente primaria dell’affetto, poi i suoni e i colori. Quando arriviamo in questo mondo proveniamo da un posto magico, arrivati qui non conosciamo nulla, un’identità divina che però ascolta, comprende, percepisce tutto quello che c’è intorno, così la vita inizia un percorso dove alla fine ritornerà tutto al punto di partenza, al mondo dei sogni, un posto magico. Il professore dell’arte messo alle strette rispose, “L’anima dei quadri non si vede si percepisce” “Capisco ci sono cose che non esistono ma ci sono, l’anima è fra queste.” Rispose il bambino, che aggiunse: “Le verità sono scritte nei libri lo so perché i miei genitori mi hanno insegnato che la lettura è la cosa più importante che esisti “ “Ma come le sai tante cose mi sembri un po' piccolino per certi ragionamenti:” “Lei conosce Bruno Munari?” A tale domanda il critico ebbe un sussulto. “Certamente sono diplomato all’accademia” “Ma lo conosce per davvero oppure ne ha solo sentito parlare?” Il maestro cominciò a fiutare che sotto di lui non c’era un semplice bambino, ma un qualcosa di straordinario. Ci fu una piccola pausa, nel frattempo i genitori che avevano seguito con lo sguardo il piccolo fin dall’inizio vi si avvicinarono. Salutarono il maestro, che chiese da subito se fossero i genitori. Si soffermò sulla vivace intellettiva mostrata dal bambino, a cui i genitori risposero: “Dobbiamo tutto a Bruno Munari, l’artista da noi prediletto, è lui con i suoi libriccini che ha reso nostro figlio una cosa unica, gli abbiamo raccontato che Bruno è come fosse suo nonno, che ora è in cielo.” IL piccolo avendo seguito la conversazione rispose: “Si è in cielo, continua a insegnarmi tante cose, è fra le nuvole che mi sorride sempre, gli voglio un mucchio di bene.” A tale affermazione si commossero tutti, poi l’allegro terzetto salutò e si incamminò verso altre sale della mostra. Il professore capì allora che l’intelligenza non era basata sul numero di anni passati a studiare, o sugli attestati di lode conseguiti, era anche un dono ricevuto.