Aggiunto il 21 lug 2006
MESSAGGIO TERRA 2003
VIA FED. D'ARAGONA, 4
giovedì
1
maggio
2003
sabato
10
maggio
2003
ASSOCIAZIONE SOCIO ARTISTICO CULTURALE
RAGGIO VERDE
VIA FED. D’ARAGONA,4 – LECCE
Paolo Barrile e Adriano Pasquali
Presentano
Messaggio terra 2003
Cosa lasceremo?
Message earth 2003
What will we leave behind
114 artistis of 39 Countries
Arte amplificata
Dall’ 1 al 10 maggio
Nelle sale del Raggio Verde
L’OFFICINA DELLA PAROLA, IL LABORATORIO SPERIMENTALE DEL RAGGIO VERDE, ALLA PROTESTA DEL 1° MAGGIO OPPONE LA PROPOSTA CON L’AZIONE PERFORMATIVA: “ COSA LASCEREMO? UN GIOVEDÌ DI PASSIONE!”
TESTI E VOCI DI: MARTA AMPOLO, AMBRA BISCUSO, DANIELA CECERE, FRANCESCA CHIRONE, ROSANNA GESUALDO, ANDREA LAUDISA, MIMMO MARSEGLIA, LUCA NICOLI’, IVAN SERRA
PEDRO FIORI, 1999
A PAOLO BARRILE
3.1. “Messaggio terra” 7.10.3.
Sanguina di bestialmente
Si squartano il cuore.
Resuscita ensangrental
Di crocefiggono i sogni
E adesso è l’acqua il fuoco
E la parola non dirà mai
E di colpo la morte muore.
“Metafisiche scritture” 0.3.
Pedro Fiori
Milano 16 novembre 1999
A Paolo Barrile
l
COSA LASCEREMO? UN GIOVEDÌ DI PASSIONE.
Violino – Timbro i lombrichi ad uno ad uno nerandoli per il mio interesse. E mentre chi mi guarda sbava di lussuria, incollo francobolli per spedire lettere ad un mondo sbranato dai concetti. Il concetto gira ma non il silenzio che sfonda di rumore i muri visti nella storia e così dico amen e Gesù risorge il 3° giorno dopo il casino.
Cosa lasceremo? 8 aprile un giovedì di passione!
Guardando negativi e positivi di lastre delle mie ossa vomito pensando a cosa ho mangiato, salame di Milano, o Napoli? Giro l’Italia con in tasca il passaporto per l’Europa ho la carta d’identità per riconoscermi nel vuoto di nessuno. Un altro piatto di cavi elettrici e nel black out mi masturbo viaggiando nei seni di tv spente e cellulari ricaricati dai mattoni di the wall, allago di sperma le lenzuola della sconosciuta fantasia. Mi alzo bagnato, sudato e asciutto in bocca. Tra i denti un pelo… di gatto. Un vortice di spettacoli rossi come le lacrime di angurie bucate dai denti. Riappare la luce, il mio computer fa bip e il frigo si riaccende e mi ricordo del dito nascosto dietro il figlio di una grana sgranato da pixel giganti seduti davanti al cesso per pisciare di fuori. Attenzione fare centro e lasciare pulito dagli schizzi. Cazzo cazzo la doccia non funziona ma il carburatore si. Allora la moto canta la- ta-ta-ta-ta la-ta-ta-ta ed io scivolo nella notte dei bambini perversi che prima stuprano e poi uccidono le bambole piccole formose. Da non sottovalutare le bambole loro ti catturano e ti regalano momenti oscuri di cartoni finiti dai cinesi per il mondo di stivali a punta e dolce e gabbana nella sfilata della gente che entra ed esce dalla chiesa per nascere e morire….ancora
The black flower – Crocefiggo i sogni....
la parola che non dirò mai...
.è parola d’acqua....
è parola liquida....
che scivola dentro...
ino alle dita dei piedi....
è parola liquida...
he resta sul fondo delle scarpe..
.e le rende pesanti...
e non mi fa andare......
Andrea - ….volere, volare
sapere sparare
sperare….
….aspiro a spirali
verticali
menomate
meno matematiche
e grammatiche
di una fila inutile
che gravita gravida
tra le pietre cremose.
Ho saputo
Che ciò che è sparito
Era sparuto…
The black flower- tra le tue pietre cremose
Che non hanno bisogno di grammatiche
Le spirali verticali sono sparite
Gli spari lasciano
Gravide gravità che
Non mi accolgono
The black flower- le pietre cremose
Se me le lanci contro
Mi si spalmano sul viso come una carezza
Andrea - vendo buchi alle mani
Che fanno paura,
e sangue da pagina vuota….
Buchi e becchi di becchini
E una sete santa stenta
A farsi largo tra panni sudati
E penne-soldati…
Incidiamo i morti sulle pietre mobili,
attraverso il verso
madido e sadico…
e troppo rapido
La stregadeisassi - “Ho un’ala d’angelo ed una di pipistrello ed il mio corpo contiene lo spirito grave che si alza con il primo refolo della sera alla ricerca di demoni dal becco adunco ed occhi acuti. Volo, ma la fune che trattengo tra le mani mi riporta sulla terra. Ho visto becchini avvicinarsi alla mia tomba, capitano mio capitano, li ho visti scardinare la lapide del ricordo incisa con lettere d’oro, li ho visti spaccare l’intonaco e mettere fuori le pietre dietro cui nascondevo la bara del ricordo, li ho visti con il sacco bianco in mano, su cui era scritto “rifiuti da esumazione”, infilare frammenti decomposti delle mie radici, li ho visti aprire lo zinco che mi celava e mi hanno vista ….con le orbite vuote cercare la luce, li ho visti frugare nel mio ultimo letto e cercare le mie ossa tra i resti marciti del mio abito da sposa, li ho visti con i resti del mio corpo d’amore tra le mani e li ho visti posarli in uno scrigno di zinco, e mi sono vista toccata da un pallido raggio di sole mentre una nuova tenebra si apriva per richiudersi subito dopo su di me. Sono qui distesa nella mia fossa e sento la pressione della terra sul mio ventre, sento la zolla di terra aprirsi come roccia sulle mie cosce nude, sento la pala scandire il battito della mia angoscia mentre cerco di sotterrare amori e amanti colti e appassiti ed intanto intingo le mani nell’acqua e mi lavo della terra che ferisce i miei occhi e vedo un falco che rotea nel cielo e vedo un corvo che cerca i miei intestini, e vedo un capitano con i bottoni d’oro cercarmi tra il respiro dei sassi e mi vedo con la maschera della morte, allora non aspetto, la strappo e strappo il ricordo e grido la sua morte e giuro che proprio ora, in questo momento, cancello la sua esistenza. Mi aggrappo con le unghie e risalgo la fossa e con gli occhi aperti e la bocca chiusa afferro per la coda l’arcobaleno, mi tuffo nell’arancio e volo nel blu, afferro il verde e mi trucco di violetto, tingo di giallo i miei capelli e coloro di rosso la mia anima, mi siedo nel bianco di una nuvola e aspetto la notte seduta sulla luna. Legata da nuvole, con il capo reclinato guardo le rimanenze di umanità e le parole muoiono crocefisse sulla croce dei sogni, nell’attesa di dogmi che non accetto. Le farfalle che ho nel cuore vivono 24 ore, troppo a lungo sono stata larva allora vivo l’attimo e muoio colorata”
Demet(e)r(e)a – rinascerò uccello
E poi rosa
E poi farfalla e poi…
E poi ancora acqua
E poi fuoco
Sarò l’aria che lambisce le valli
E le colline.
Feconderò la terra con
Mille pollini
E solo allora
Il tutto
Comprenderà il tutto.
…e la morte dovrà andarsene
perché il suo inganno
sarà svelato….
Seven - Sono nata per me e per un magnifico alchimista che scatena tempeste di cose antiche...sono nata in una notte d'eclissi senza logica.
Audace e complessa apro le porte della mente...paradiso ed inferno oltre l'arco della mia presenza
Sono nata per me ricettacolo di bellezza inconscia al di là della materia, io sono le cose che possiedo e le cose che possiedono me.
Sanguina la bestia, nel cuore crocifissa dal fuoco e dall'acqua.
E di niente la morte crepa, svegliata nel mezzo della notte in un giorno troppo corto.
E di niente la morte è il nome che non so pronunciare in questa settimana di passione in cui proprio tutti viaggiano in prima classe verso una lenta agonia attorno ad una lastra di cristallo sotto il dominio di Mamma Cocaina.
Spara contro il finestrino mentre ognuno è perso nel proprio viaggio nella pietra molle delle mie caverne, spara contro il mio cranio e così nell'aria che muta, il mio cervello andrà ad ingrassare la terra dei vigneti e dei becchini, perchè non colgo più nulla tra le cosce chiuse e le chiappe serrate dei sepolcri imbiancati al di là dell’azzurro che mi cerchia lo sguardo avvolto tra spire di capelli e un amarezza di cielo blu.
La mia bocca è uno scarabocchio infranto sul sorriso smarrito perchè sto riesumando il cadavere delle mie parole lungo i solchi del mio corpo svuotato da una notte bella densa, incrostata dal sedimentarsi di cose passate, di menzogne di latte e miele diluite nel mio Campari e gin.
Io sono legata al cielo da un filo di paura perchè non conosco l'oceano però conosco te.
Ringrazia tu per me perchè sono in viaggio senza una partenza e un arrivo, perchè voglio smarrire chi ho lasciato entrare in stanze senza porte, tra i buchi larghi di pietre tombali in un pomeriggio di maggio in cui non ho voglia di piangere un sudore sadico, lento da eliminare, lento da assorbire, lento ristagno dei miei umori.
Mi copro i capelli con un triangolo di nero e annego vanesia tra nuvole di carne.
Aspiro un bacio cantilenante d'assenza, bevo il suo volto di pagliaccio trafitto al costato e percepisco l'inferno che l'agita e l'accarezzo, senza che se ne accorga, tra i viandanti al di là della porta.
Mi guardano, io guardo loro.
Io, voglio godermela dalla prima classe finché si può con quello che fa lo splendido.
Le sagome si avvicendano e nel loro scorrere mi rimane solo la voglia di godermela fino a quando si può, oltre la parete scrostata di un edificio polveroso e friabile, testimone di cose passate, di urla e passioni di carparo sotto un cielo scomodo, e risa e tumulti di resti che furono umani.
Io, voglio godermela alzando il minimo sino al massimo, finché si può, oltre le altezze dei sogni che possiedo e le stimmate di luci mattutine.
Io, voglio godermela finché a fine serata, riesco ancora a pagare il conto senza trattenute dalla busta paga della mia morte.