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Paul Kroker

Zurück zur Liste Hinzugefügt am 05.01.2008

Intervista con Paul Kroker (GenomART, 4.8.08)

Langwedel (Bassa Sassonia - Germania), 04.07.08

"PAUL KROKER, IL CONNUBIO TRA LE ARTI"

Intervista con: Paul Kroker
pittore e letterato

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Continuano le interviste dirette agli artisti presenti con le proprie opere sul nostro portale. E’ la volta di Paul Kroker, artista tedesco ma naturalizzato italiano per gli anni di lavoro e studio trascorsi nel Bel Paese. Kroker nasce nel 1949 a Berlino e dal 1980 si trasferisce in Italia. Attualmente lavora tra Milano e il nord della Germania, vicino a Brema. Docente di Lingua e Letteratura Tedesca in varie università (Bergamo, Milano e Siena nonché presso il Dipartimento di Lingue della Fondazione Scuole Civiche di Milano), è autore di diversi saggi nel campo della Letteratura e dell’Arte (citiamo ad esempio Tra malinconia e utopia scritto con V. Cisotti e L. Fontana nel 2000) oltre che di interventi in dibattiti internazionali. Passando dalla teoria alla pratica Pau Kroker lo ricordiamo anche come curatore e artista su romanticismo ed erotismo. Traduttore di numerosi cataloghi di arte contemporanea, nel 1993 esordisce a Milano con la mostra personale Macere presentata da M.Engelhard, Console Generale della Repubblica Federale di Germania.

GENOMART - Artista ma anche letterato. Studioso di Lingue… riesce a convivere con passioni diverse?

KROKER - Lingue, letteratura e arte da sempre fanno parte della mia vita, almeno da quando mi sono trasferito in Italia, esattamente 29 anni fa. E non c’è mai stato un progetto importante dove manca l’una o l’altra – ricordo a questo proposito la grande manifestazione nel 2001 sul bicentenario della morte di Novalis, sotto il patrocinio della Regione Lombardia, della Provincia e del Comune di Milano nonché del Consolato di Germania, chiamata Romantik 2001 – arte musica poesia a Milano e Bergamo. Era un girotondo di concerti, convegni sulla letteratura tedesca ed europea e mostre d’arte, cui hanno collaborato istituti di cultura italiani e stranieri, gallerie, riviste e l’università. Il connubio tra le arti – riuscito al meglio nell’opera totale, nel Gesamtkunstwerk, oppure nelle performance Fluxus – è la perfetta convivenza delle passioni diverse di cui parla lei.

GENOMART - Si sente più artista o studioso dell’arte?

KROKER - Sono un artista e anche uno studioso di letteratura tedesca e qualche volta sono intervenuto su questioni d’arte, per ultimo sul tema dell’arte e della censura. Letteratura e arte si integrano molto bene: quando parlo ai miei studenti del Romanticismo letterario tedesco, la sua estetica la si spiega meglio ricorrendo ai quadri di Friedrich o di Runge. Ed E.T.A. Hoffmann a sua volta era compositore e pittore non solo lo scrittore che tutti ammiriamo. E quando io lavoro su un quadro piuttosto che su un’istallazione, automaticamente mi vengono in mente concetti e frasi dei miei autori preferiti, tra cui Gottfried Benn e Heiner Müller. Potremmo parlare di un rapporto simbiotico tra arte e letteratura che mi serve anche quando svolgo il mio lavoro di traduttore di testi D’arte, cataloghi e libri.

GENOMART - Chi la conosce sa che le sue opere sono molto legate alla figura della donna. Ne rappresenta le sofferenze, le gioie come le passioni. Sembra ossessionato dal tratto femminile. Perché questo desiderio di “scoprire” e rappresentare il mondo femminile?

KROKER - Da sempre, fin dalla mia prima personale nel 1993, e con tecniche diverse – dal disegno al collage, dalla scultura all´objet trouvé – al centro del mio lavoro c’è il corpo umano o, se vogliamo, il paesaggio corporeo-umano di ambedue i sessi. Che la figura femminile occupi un posto centrale è dovuto alla sua perfezione: l’uomo migliore è la donna, dall’anima al corpo è un enigma. E anche il contrario: il mondo femminile è concretamente leggibile, incorpora e partorisce il tutto – tra “sacralità e sopraffazione”, il titolo di una mostra a Milano di qualche anno fa (Cortina Arte, 2003).

GENOMART - L’arte è femminile?

KROKER - L’arte, si sa, è androgina. Un’opera d’arte si crea con e per tutti i sensi, è una cosa spontanea, intuitiva, di pancia. Ma è anche un risultato concettuale, senza il quale l’epifania, il caso, non avrebbe mai luogo. Per questo motivo più di dieci anni fa avevo coniato per alcune mie mostre un concetto come constructa romantika, perché in arte ci vogliono sia la fantasia sia la capacità intellettuale di supervisionare il proprio lavoro in modo critico.

GENOMART - Berlinese di nascita ma in parte italiano. Lavora anche a Milano da anni… con puntatine in Toscana. La contaminazione di due culture, tedesca e italiana, ha influito sul suo lavoro? E in che modo?

KROKER - Esattamente dieci anni fa l’allora Console generale di Germania a Milano, Michael Engelhard, traduttore dei sonetti di Michelangelo e amante dell´arte, in occasione della mia personale al Circolo Filologico Milanese aveva definito i miei lavori una commistione stilistica tra la scultura rinascimentale italiana e l’espressionismo tedesco, riferendosi al connubio dei volumi plastici dei corpi in carboncino da un lato e dei segni astratti cromatici in acrilico dall’altro. Philippe Daverio, invece, due anni fa mi ha criticato perché le mie sculture non appartengono più alla mia “originaria cultura tribale da nomade, bensì corrispondono… a un´idea estetica del bello, che è il corpo dell’etrusco”. E per finire, la curatrice della mia mostra attuale in Germania sostiene che ora nelle mie figure sono riconoscibili tratti ironici, satirici, che rimanderebbero alla cultura dei Bosch e Grünewald che – secondo Philippe – mi sarei lasciato alle spalle.

GENOMART - Artisticamente è più italiano o più tedesco?

KROKER - - Preferisco rispondere in inglese a questa domanda: “Wandering between Germany and Italy, Berlin and Milan, Lombardy and Tuscany and the North of Germany, looking out for a place to build up my life, my love, my art. Neither fatherland nor mother country, no hometown any longer – yet I don´t feel homeless at all. My Heimat: a provisional abode. Real, virtual, global - spaces where my nomadic soul and body will create that clever coincidence called romantic Lebenskunst, the pinnacle of all arts. Due to dreams and desire, migration is my state of mind, my way of being, the only chance for aesthetic creation, to realise a sacred void that is always borderline, between & beyond trash and pornography, anorexia and bulimia” (dal progetto “Virtual Residency”).

GENOMART - L’ispirazione è…?

KROKER - Il caso, la casualità che – secondo Novalis – l´artista adora.

GENOMART - Un corpo femminile come lo definirebbe?

KROKER - Geograficamente perfetto.

GENOMART - La cultura è…?

KROKER - La cultura fa vivere la natura umana perché ci apre gli spazi per giocare (nel senso dell´homo ludens di Huizinga).

GENOMART - Pitture e sculture… ama entrambe le tecniche… ma preferisce?

KROKER - Non si tratta di preferenze, dipende piuttosto dall´ispirazione.

GENOMART - Ci scusi ma perché nelle sue opere ricorre spesso il colore “oro”?

KROKER - L’oro ho cominciato a adorarlo nei monocromi di Yves Klein e ha segnato il periodo a cavallo del nuovo millennio sia in pittura che in scultura, come si può vedere nella mostra on-line del 2003 (). È il colore del sacro che ha dominato varie mostre in cui volevo esprimere la mia sensazione di un’altra dimensione, di un valore poetico, mistico e misterioso, di una cosa che c’è senza essere tangibile. Sia ben chiaro: non parlo di religione né di qualsiasi altra ideologia.

GENOMART - Il sesso è arte?

KROKER - Se fatto ad arte…

GENOMART - E la pornografia?

KROKER - La pornografia in arte e letteratura è un genere come la paesaggistica o il thriller. Infatti, la mia pittura digitale degli ultimi anni la definisco anche paesaggistica del corpo umano. Del corpo nessun artista può fare a meno e nemmeno della pornografia, siano essi scultori o pittori – da Michelangelo a Picasso, da Courbet a Rodin.

GENOMART - Fino al 10 luglio, a Langwedel presso lo spazio Etelser Hunde-Zwinger è possibile visionare alcune sue opere alla mostra “WARNING, CYBERLEIBER ONLY! Arte digitale dietro le sbarre”, pittura digitale sulla decostruzione ironica dell’immaginario pornografico comune. Ci spieghi meglio.

KROKER - I lavori esposti sono una cinquantina, presentati su un monitor in un canile buio di sei metri quadri. E, come ha osservato con acume la giornalista del “Weserkurier”, la location fa parte dell´opera d´arte. Come mai? Per alcune immagini mi sono state rivolte critiche feroci da parte di alcuni membri di una community di un noto sito tedesco (n.b. mai mi è successa un cosa simile in Italia, Inghilterra oppure negli USA), che mi hanno accusato addirittura di pornografia infantile. Non vorrei soffermarmi sugli aspetti psicologici di quella gente, ma il suo modo di affrontare il lavoro di un artista mi ha fatto male. E tutto dietro la facciata del politically correct! Allora volevo fare una mostra nel Paese che è anche il mio e che desse una risposta esaustiva da parte mia con immagini che ho denominato “pornografia critica” – un termine che ho coniato io sia per la lingua tedesca sia per quella italiana, mentre negli States alcuni anni fa lo si trovava in un corso universitario sui critical pornography studies. Insieme alla curatrice abbiamo poi scelto per la mostra un titolo che cavalca i vari “Warning” dei siti porno e che è ovviamente ambiguo. Chi entra nel canile è avvertito, ma certamente non lo aspetta quel tipo di pornografia che puoi tranquillamente guardare e scaricare in rete. Sono molto contento del successo mediale della mostra: l’evento, oltre a essere stato annunciato sulla stampa locale in modo articolato, ha stimolato anche delle recensioni che mettono ben in risalto l’aspetto della “kritische Pornografie”. Nella sua domanda ha usato il termine ‘decostruzione’ e ha fatto bene, perché da lì si riesce magari a spiegare quel che sto facendo: prendendo come materiale – materia prima per creare – quel che offre la rete, lavoro – con i programmi Photoshop, non importa quali – a un’altra immagine, un’immagine finale che è una critica estetica dell´Urbild/Vorbild e che presenta qualcosa di completamente nuovo perché punta alla dimensione della bellezza (etrusca?).

GENOMART - ...dunque sperimenta anche l’arte digitale! Paul Kroker possiamo definirlo realmente come un artista contemporaneo e completo… che dice?

KROKER - Nein, nein! Zeitgenössisch wohl, aber nicht vollkommen. Ich bin ein Fragment. (No, no! Magari un contemporaneo, ma non mi sento affatto completo. Sono un frammento.)

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