Luigi Cola
Luigi Cola.
“Profilo d’artista tra i meno decifrabili con il quale io abbia mai avuto la ventura di incrociare i miei passi. Un vero e proprio ossimoro umano: ad un’estrema facilità nei rapporti con l’alterità, fondata su una disponibilità senza pari, figlia di una congenita signorilità, si contrappone una ricchezza contenutistica e tecnica che non di rado si estroflette in una complessità tematica che abbisogna, ai fini di una sua decodifica, di uno studio quanto mai approfondito. In Cola la vita è una forma d’arte e l’arte è una forma di vita, una sorta di filo rosso che ne innerva tutto il percorso esistenziale. Le sue attitudini, infatti, si sono palesate in maniera molto precoce. Espone dal 1967 ad oggi. Cola vive e lavora tra Avellino, Italia e San Jose, California.
M. Miscia.
BIOGRAFIA PARZIALE
Luigi Cola nasce il 26-09-1951 ad Avellino da padre creativo ed eclettico e da una madre artista nel disegno del ricamo: questo l'incipit della sua storia attraversata da aneliti artistici fin dalla lontana infanzia, epoca nella quale egli incide, graffa e disegna su pietre e residui di marmo, creando forme ed immagini sui muri di vecchie case con carboni, gesso o zolle d’argilla essiccata al sole. La sua maturazione si compie nelle scuole d'arte, con il conseguimento della Maturità Artistica e gli studi affrontati presso l'Accademia delle Belle Arti di Napoli. I decenni vissuti nel segno della pittura lo hanno proiettato in panorami internazionali, in una lunga sequenza di viaggi studio ed esposizioni personali e collettive. La sua arte è un'avventura che continua...
Artista poliedrico, dalle mille risorse, in grado di percorrere i più eterogenei sentieri dell'Arte con passi fondati su una solida cultura maturata in decenni di ricerche che egli dispensa a piene mani, è senza dubbio tra le personalità più notevoli della sua generazione. L'interpretazione della sua pittura abbisogna di una notevole enciclopedia gnoseologica specialmente per quel che attiene ai simboli ai quali egli affida il suo messaggio. Michele Miscia - 2002
“La mia forza risiede nella volontà di trasformazione del genere umano.
Il mio credo è figlio dell'incrocio dell'uomo con i suoi ritrovati.
Il mio vessillo è spinto dalla vigorosa forza della velocità.
La tela s’inibisce alla mia mano, prima guerriera nell'eterna battaglia umana”.
Luigi Cola - 2009
LUIGI COLA IN VARI CICLI PITTORICI
La carriera artistica di Luigi Cola si suddivide in vari cicli pittorici, ognuno dei quali si distingue per una propria visione e per una personale composizione come afferma l’artista “ Questi sono percorsi che col tempo diventano, per così dire, un po’ trasversali, che sono frutto sia d’intelligenti e giuste proposte, e sia di attenti e approfonditi studi”
Sempre a proposito di questi vari percorsi artistici l’artista continua dicendo “Questa mia lunga esperienza artistica intervallata in tanti periodi sta ad indicare, come durante tutto l’arco della mia carriera pittorica, la ricerca artistica si sia impegnata sull’essere umano e nelle sue molteplici variazioni possibili per meglio rappresentarlo, modulazioni che se da un lato...
Scopri opere d'arte contemporanea di Luigi Cola, naviga tra le opere recenti e acquista online. Categorie: artisti italiani contemporanei. Domini artistici: Pittura, Artigianato. Tipo di account: Artista , iscritto dal 2014 (Paese di origine Italia). Acquista gli ultimi lavori di Luigi Cola su Artmajeur: Scopri le opere dell'artista contemporaneo Luigi Cola. Sfoglia le sue opere d'arte, compra le opere originali o le stampe di alta qualità.
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Biografia
Luigi Cola.
“Profilo d’artista tra i meno decifrabili con il quale io abbia mai avuto la ventura di incrociare i miei passi. Un vero e proprio ossimoro umano: ad un’estrema facilità nei rapporti con l’alterità, fondata su una disponibilità senza pari, figlia di una congenita signorilità, si contrappone una ricchezza contenutistica e tecnica che non di rado si estroflette in una complessità tematica che abbisogna, ai fini di una sua decodifica, di uno studio quanto mai approfondito. In Cola la vita è una forma d’arte e l’arte è una forma di vita, una sorta di filo rosso che ne innerva tutto il percorso esistenziale. Le sue attitudini, infatti, si sono palesate in maniera molto precoce. Espone dal 1967 ad oggi. Cola vive e lavora tra Avellino, Italia e San Jose, California.
M. Miscia.
BIOGRAFIA PARZIALE
Luigi Cola nasce il 26-09-1951 ad Avellino da padre creativo ed eclettico e da una madre artista nel disegno del ricamo: questo l'incipit della sua storia attraversata da aneliti artistici fin dalla lontana infanzia, epoca nella quale egli incide, graffa e disegna su pietre e residui di marmo, creando forme ed immagini sui muri di vecchie case con carboni, gesso o zolle d’argilla essiccata al sole. La sua maturazione si compie nelle scuole d'arte, con il conseguimento della Maturità Artistica e gli studi affrontati presso l'Accademia delle Belle Arti di Napoli. I decenni vissuti nel segno della pittura lo hanno proiettato in panorami internazionali, in una lunga sequenza di viaggi studio ed esposizioni personali e collettive. La sua arte è un'avventura che continua...
Artista poliedrico, dalle mille risorse, in grado di percorrere i più eterogenei sentieri dell'Arte con passi fondati su una solida cultura maturata in decenni di ricerche che egli dispensa a piene mani, è senza dubbio tra le personalità più notevoli della sua generazione. L'interpretazione della sua pittura abbisogna di una notevole enciclopedia gnoseologica specialmente per quel che attiene ai simboli ai quali egli affida il suo messaggio. Michele Miscia - 2002
“La mia forza risiede nella volontà di trasformazione del genere umano.
Il mio credo è figlio dell'incrocio dell'uomo con i suoi ritrovati.
Il mio vessillo è spinto dalla vigorosa forza della velocità.
La tela s’inibisce alla mia mano, prima guerriera nell'eterna battaglia umana”.
Luigi Cola - 2009
LUIGI COLA IN VARI CICLI PITTORICI
La carriera artistica di Luigi Cola si suddivide in vari cicli pittorici, ognuno dei quali si distingue per una propria visione e per una personale composizione come afferma l’artista “ Questi sono percorsi che col tempo diventano, per così dire, un po’ trasversali, che sono frutto sia d’intelligenti e giuste proposte, e sia di attenti e approfonditi studi”
Sempre a proposito di questi vari percorsi artistici l’artista continua dicendo “Questa mia lunga esperienza artistica intervallata in tanti periodi sta ad indicare, come durante tutto l’arco della mia carriera pittorica, la ricerca artistica si sia impegnata sull’essere umano e nelle sue molteplici variazioni possibili per meglio rappresentarlo, modulazioni che se da un lato...
- Nazionalità: ITALIA
- Data di nascita : 1951
- Domini artistici:
- Gruppi: Artisti Italiani Contemporanei
Influenze
Formazione
Valore dell'artista certificato
Realizzazioni
Attività su Artmajeur
Ultime notizie
Tutte le ultime notizie dall'artista contemporaneo Luigi Cola
SURVIVAL- FESTIVAL OF CONTEMPORARY ART
CAM Casoria Contemporary Art Museum Casoria,CAM | Casoria Contemporary Art Museum Via Calore snc, angolo con Via Duca D'Aosta 63, 80026 Casoria, Italy
SURVIVAL- FESTIVAL OF CONTEMPORARY ART
“SURVIVAL”, LA PRIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL D’ARTE CONTEMPORANEA NEL MUSEO CAM
CAM FACTORY ORGANIZZA “SURVIVAL”
IL GRANDE FESTIVAL D’ARTE CONTEMPORANEA SULLA SOPRAVVIVENZA DELL’ARTE CONTEMPORANEA NELLA SOCIETA’ DI OGGI E AUTOGESTITO DIRETTAMENTE DAGLI ARTISTI
Il Festival ha come filo conduttore “Survival” la sopravvivenza dell’arte contemporanea nella società di oggi, con un programma che prevede una grande mostra, performance, live music, incontri e workshop.
Uno straordinario esperimento visivo e mediatico lanciato dal museo CAM con più di 300 artisti internazionali esposti su una superficie di 1.500 mq.
LUIGI COLA E' PRESENTE CON L'OPERA : "ERLEBNIS K4"
23 settembre - 30 settembre
CAM Casoria Contemporary Art Museum
Lucio Perone e altri 5 amici parteciperanno
ARTE FIERA PADOVA 2015
PADOVA
ArtePadova, oltre 10mila opere e una scommessa lunga un quarto di secolo
Torna, dal 13 al 16 novembre in Fiera a Padova, l’appuntamento con la storica
mostra mercato, capace di richiamare nelle ultime edizioni oltre 20mila visitatori
I mostri sacri dell’arte moderna e contemporanea, le nuove stelle del firmamento artistico, gli emergenti che si devono ancora affermare e che a Padova trovano un palcoscenico unico: tre universi diversi in una sola cornice. Un piccolo miracolo che si ripete ogni anno, da oltre un quarto di secolo, ad ArtePadova, la mostra mercato che nelle ultime edizioni ha richiamato oltre 20mila visitatori e che da sempre si dimostra capace di coniugare in modo inedito le sue due vocazioni: quella di grande mostra d’arte dove poter trovare, in un’unica vetrina, il numero record di oltre 10mila opere “firmate” dai più grandi nomi dell’arte moderna e contemporanea, e quella di “mercato” sicuro, cui guardano con interesse investitori e collezionisti. Una mostra sempre più internazionale: negli ultimi anni è cresciuta in modo significativo la presenza dei collezionisti in arrivo dall’estero e in particolare da Germania, Giappone e Russia.
Quattro giorni all’insegna dell’investimento e della cultura: l’appuntamento con la 26esima edizione è dal 13 al 16 novembre 2015 in Fiera a Padova, con oltre 200 espositori presenti.
ERLEBNIS
MOSTRA AL GESUALDO Teatro Carlo Gesualdo di Avellino.
MOSTRA AL GESUALDO
Arte Cola al Teatro Carlo Gesualdo di Avellino, dal 12 Dicembre 2015 al 6 Gennaio 2016, vernissage ore 18,00.
La mostra, di Luigi Cola, dal titolo: “ERLEBNIS – Dall’Aleph all’Esperienza della Conoscenza” per il particolare corpus, può essere vista anche come una mostra di cinque mostre. Si può dedurre dalla scelta espositiva, quella di presentare la trattazione di cinque fasi artistiche che segnano esperienze vissute dal 2005 ad oggi. La mostra raccoglie più di trenta opere, di pittura e di scultura. Le opere denotano chiaramente l’appartenenza a cinque tappe, cinque tamatiche. – Tutto l’allestimento si estenderà sia nel Foyer del teatro e al piano superiore – Un filo conduttore scandirà quei cambiamenti espressivi manifestati nelle produzioni delle tematiche trattate proponendo, all’astante, una possibile lettura degli ultimi dieci anni di Arte Cola in parallelo all’arte contemporanea dei giorni nostri. La Curatela della Mostra, con testo critico, è stata affidata al critico d’arte Angelo Calabrese direttore della Ritualia Edizioni.
ERLEBNIS K5 - neoalfabetismi -
ERLEBNIS– Dall’Aleph all’Esperienza della Conoscenza –
Con le narrazioni visive dei suoi più recenti percorsi estetici, fervidamente verificati nel corso di ben cinque tappe creative, Luigi Cola s’interroga e si propone, tra ideazione, teoria e prassi esperienziale, nelle fasi progressive di un originale progetto dalle conclusioni aperte. Lo attiva, consapevolmente, in nome dell’uomo che, come incidente di percorso nell’evoluzione naturale, si è fatto viandante alla conoscenza soprattutto in virtù degli strumenti della fisicità, organici alla sua natura. Grazie alla testa per pensare, alle mani per fare e ai piedi per andare, ha appreso, infatti, a muoversi verso e nell’efficace connubio intuizione-materia, che sempre poeticamente comunica, l’artista libera le potenze della sensibilità e dell’immaginazione corporea al punto che il dire delle cose assume identità profetica. Si configura quindi ragionevole ciò che appariva irrazionale: vengono così alla luce le dimensioni nascoste. Emerge il forte creativo, libero dai modelli, identificabile nell’arte che lo veicola e, intanto, gli dà la consapevolezza d’essere elemento di separazione tra i percorsi interiori e il fuori di sé. L’artista si riconosce vivente interrogativo nel mistero, rassicurato, intanto, da quello che fa con, per, e tra gli altri. Si propone innovatore nelle proposte formali e nell’uso dei materiali significativamente espressivi della contemporaneità e non rinuncia ad andare incontro alla serendipety, senza mai sottomettersi al dominio delle cose, senza mai rassegnarsi all’ineluttabile. La ragione, infatti, lo rifiuta, spronandoci ad attraversare la storia e a progettare per il tempo della continuità. Le ragioni della ragione umana e quelle dell’arte vivono nel continuum della ricerca, nelle dinamiche delle energie di trasformazione, nelle metamorfosi, perché nel cuore del caos c’è il principio dell’ordine. Ordo ab Chao, quindi, vita come moto ininterrotto, in cui la regola e il desiderio, inseparabili e variamente interconnessi, sollecitano e valgono a tentare di leggere, cercando verità, l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande. Luigi Cola sa che la regola è ineludibile: una mano non sarebbe più tale se si articolasse disordinatamente; non potrebbe mai aver ispirato la meccanica prensilità che artiglia, estendendo le sue potenzialità, ai movimenti di una gru. Regole sono inoltre le misure che sono derivate dal pollice, dal cubito e via dicendo. Ordine e regola naturale diventano frutto della scienza, solo se i loro segreti transitano nei domini della ricerca tecnologica che, sostituendosi alla natura, in quello specchio riconosce se stessa con l’orgoglio dei suoi ritrovati. Per quanto concerne il desiderio, già alcuni decenni fa, suggerivo di acquisirne il senso, scrivendo: d’es-id-er-io, verificando così l’Io come effetto dell’es, l’istinto vitale, dell’id, che si chiarisce nel vedere/sapere e infine dell’er, radice di eros e di eroe. Intesa la vita come regola e desiderio, non è difficile prendere atto dello scompenso, anche se creativo, dello scarabocchio e della magnificenza della geometria che scaccia la morte dal suo regno. Quando ha avvertito la saturazione di un suo percorso espressivo che rischiava di varcare le soglie del gioco, serio comunque al pari d’un lavoro, Cola ha scelto l’Aleph. Ha siglato incisivamente e cromaticamente quei “completamenti percettivi” arricchendo di un soffio vitale quei luoghi altri, esistenti e visibili, nei quali veniva attivando il cambiamento e la confessione allo specchio. Nell’Aleph Cola proclamava la potenziata crescita delle sue facoltà percettive. Dai labirinti e dagli agglomerati percettivi distillava le valenze opposte della scacchiera, l’alto e il basso; ne coglieva le medesime possibilità nella messa in gioco delle energie attivate nelle radici della vita e dal 2005 al 2009 le sue tecniche miste, le sue invenzioni di mani, strutturate ad archi inseriti in un’unica rampa declinante, si proponevano desideranti tra lontananze intuitive e vicinanze tattili. Anche gli archetipi, i simboli antichissimi ed eterni aggiungevano consistenze comunicative di valori etici ed estetici ad una ricerca dichiaratamente attivata dal senso del Sein, quel verbo, caro a Kafka, che vale nella duplice accezione dell’esserci e dell’appartenerci, qui e ora, proprio come allora, in altri tempi e luoghi delle civiltà storiche. L’artista necessita di un alleato sintonico, di un ermeneuta che gli fornisca ragioni e strumenti interpretativi, proprio come accadde al Faraone, i cui sogni furono svelati da Giuseppe. Se l’artista si ispira a quello che c’è, ai dati di fatto, l’opera parla da sola, perché tautologica. Se invece si carica di visioni attivate lungo le vie del mistero e nei labirinti della Psiche, allora quel nuovo e buono che deve caratterizzare l’immaginario plastico-cromatico, merita ulteriori attivazioni comunicative, le cui valenze si arricchiscono dei contributi della sapienza, della veggenza, delle intuizioni, dei sensi, dei sentimenti e di quanto viene attinto dai doni della vita e delle Muse. Nel consequenziale transito dall’Aleph al Bianco Nero Iintermedio Luigi Cola acquista più avvertita consapevolezza della sua arte profetica: Prende coscienza di logiche simboliche, evidenti anche nelle sequenze alfabetiche. All’avvertita conoscenza non sfugge infatti che alfa, allusiva al principio creatore deve essere necessariamente seguita da beta, beth, la casa per abitarvi, e successivamente da gamma, che già nella forma suggerisce la forza generativa femminile. Al divenire della luce, seguono la terra degli uomini e la distinzione ri-generativa. Questo discorso figura in noti testi esplicativi. Vi abbiamo accennato solo perché fuori dagli usati schemi, Cola si addentra tra valori simbolici, si muove tra le illusorie separazioni che si colgono sulla scacchiera tra luce erogata e luce assorbita. Propone angeli totemici, moti spiraliformi leggibili in ascesa e in discesa, verificando l’alto come il basso, oscillazioni su basi instabili come le umane presenze portatrici del dubbio; inserisce nella solidità delle spirali metalliche le sue carte della comunicazione e della musica allusiva alle angeliche armonie. Luigi Cola non ignora che gli Angeli sono tremendi: sono nunzi di notizie sempre sconvolgenti, sia che irrompano nell’esistenza della Vergine Maria sia che fiacchino nella gamba il giovane Tobia o atterriscano i profeti proiettandoli nel cambiamento. Quali saranno i tempi a venire, prospettati nelle angeliche comunicazioni? Medieranno ancora il corruttibile con l’incorruttibile? Cola riflette sulle qualità e possibilità della mediazione e parla in prima persona, strutturando e cromatizzando il suo modo d’esserci nella dialettica degli opposti, anche nella posizione di intermediario: tra bianco e nero chissà se ha incontrato l’anghelos nel suo specchio e in tutti quegli altri che sempre riflettono verità in transito. Certamente l’indagine rivolta ad una più avvertita ricerca d’identità, diede il via alle Sinapsi, ai grandi fogli smaltati, alle accensioni di segni particolari, di messe in posa di figure strutturate in coppia, In quelle opere realizzate tra combinazioni di tecniche, metalli sottili e allusioni a dati coscienziali, l’artista conferiva impulsi ulteriori a quel ricercarsi tra attività conscie ed inconsce. In altri termini se coscienza è atto di congiunzione cum scientia, qual è l’elemento utile al connubio? L’atto di fede o quello sapienziale che deriva dalla concreta esperienza?
La vita è regola e desiderio, il gioco non è mai fine a se stesso, l’astrazione è funzionale all’interrogativo e non al disagio coinvolgente. Le nuove grandi carte da giocare, ritrovando anche il piombo che pesa e nel crogiuolo alchemico vanamente aspira a diventare oro, si proposero come allusioni alle clessidre, i ritmi compositivi
Coniugarono varie identità. Il triangolo divenne metafora di umane dimensioni e questa volta, ritrovando anche il gioco, ma sempre serio al pari di un lavoro, Cola si avvale di riflessioni sul vero da sempre che per sempre s’infutura. Reifica nel segno e nel colore le geometrie intuitive; sceglie la più elementare e su quella appunta l’indagine, verificandosi tra istintività naturale, simboli, materia e magnificenza del pensiero esteso a tutto ciò che vive, dal filo d’erba ai labirinti di Psiche. L’artista inquieto, sempre in traccia del meraviglioso, avverte più intensamente la distanza tra regola e sregolatezza. Dall’inconscio gli deriva il fascino della materia vivente che per istinto di conservazione aspira a geometrizzarsi, per non morire. Una mela aspira a diventare una sfera, ma solo l’uomo sa farne oggetto di studio e attribuirle l’aggettivo in cui si identificano tutte le divine geometrie. Sinisgalli in Carte Lacere afferma che uno scarabocchio attira la creatività, ma non aspira a vivere: tutto l’informe è affetto dal desiderio di morte, ne è vittima chi, perduta la voglia di vivere e di edificare, edificandosi, dalla geometria torna allo scarabocchio. Il geometra non pensa alla morte, l’ha scacciata dal suo regno che predispone moti regolari ed eterni come quelli della natura. La geometria è contro l’orgasmo. Nello scarabocchio c’è nascosto un drago. Mentre nel cerchio e nella sfera c’è una verità o semplicemente un indovinello”. I triangoli di Cola sono verità o indovinelli che mai nessun Edipo ha svelato. C’erano da sempre, sono sintonici all’eternità, sono rassicuranti perché alimentano il pensiero in divenire, transitano sicuri nei disastri delle svolte epocali e danno senso all’eticità negli attraversamenti esistenziali. Non spetta all’artista razionalizzare le sue intuizioni profetiche e poetiche. Gli basta prenderne atto nei suoi cicli creativi e ben sapendo che le sue saranno sempre conclusioni aperte, scegliere un approdo temporaneo. Luigi Cola nella presente rassegna propone un itinerario in cinque tappe, sempre fertili di interferenze tra andirivieni intuitivi e riflessivi, e le verifica nell’Erlebnis, in cui il distillato dalle esperienze concrete fermenta per una comunicazione sempre più intensamente documentata. Questa volta l’anghelos è proprio l’artista che si chiarifica offrendo un saggio di sé stesso come interprete del mondo esperienziato. Lo confermano le sculture tridimensionali, la scelta dei materiali che si propongono come simboli e metafore di contenuti umani, del chi siamo come mezzo e fine di conoscenza resocondata e comunicata tra mistero e poesia. Misterica infatti si configura l’estesa grafica proposta in un continuum di immagini/fatti che valgono a comunicare, cum unica re, lungo un unico percorso, con tutti i suoi incidenti. Il flusso esperienziale, ineludibilmente metamorfico, diventa a sua volta monito di umanissima convergenza: la comunicazione si realizza solo nell’esserci insieme verso un comune riferimento: comunicazione, cum unica actione.
Angelo Calabrese 2015
BIENNALE DEL LIBRO D'ARTISTA
Sede espositiva Il PAN è in via dei Mille 60 a Napoli. Aperto tutti i giorni dalle ore 9.30 alle ore 19.30 La domenica dalle ore 9.30 alle 14.30, ingresso è gratuito.
"Scintillanti orizzonti nella spirale dei moti delle cose".
L’Idea è di un percorso creativo, articolato attraverso un sistema volutamente spiraliforme dal corpo elastico, atto a simboleggiare uno slancio verso l’alto e senza fine, con la velocità proporzionata all’energia di spinta, sprigionata per acuire nuovi scintillanti orizzonti. Di contro, la fase scendente della spirale, vuole essere metafora del ritorno in se dell’uomo, con la ritrovata consapevolezza del bisogno di amare. Nella fluttuante flessibilità del corpo metallico, pagine di storie s’intersecano con i loro alfabetismi. L’astante, può percepire in piena sinestesia la poetica intrisa all’opera: il non ritorno alle realtà vissute, per l’inesorabile trascorrere del tempo, spesso con brusche trasformazioni, nell’uomo e nel mondo e l’esistenza di un avviluppamento forte, di moti, non noti, delle cose, con i loro scintillanti orizzonti, da scoprire attraverso le azioni disvelanti nei raggi di luce.
Nel cromatismo nero della spirale erge il centro di controllo dell’opera in contrasto con le grafiche alfabetiche e le tavole colorate presenti nella parte interna cilindrica della spirale, dalle pareti elicoidali piene e vuote, concave e convesse, tra cui scintillanti “tagli di luce” trafilano e si dilatano geometricamente nello spazio cosmico. L’opera, ha in se un concepimento visivo che gli permette di offrire una visione d’insieme, il dinamico slancio plastico e continuo nello spazio e, una preminenza estetica, anche alla presenza del forte vincolo strutturale, la spirale, come in questo caso. In quest’opera, la gamma dei colori e la fantastica dose creativa rafforzano il corpus cromatico e, la struttura spiraliforme nella sua elasticità è un pieno di gioia ed energia positiva.
L’opera, nel suo continuo divenire, vuole indicare il fluire delle cose, dal nulla all’essere. Esattamente questo è il miracolo che avviene nelle mani dell’artista! Dalle materie le forme prendono vita, come d’incanto, generate da linee a loro volta generanti codici visivi. Nell’opera, la verticalità è un’interrogazione interiore. Una preghiera, un’invocazione, una ricerca d’infinito, ancora, la verticalità nella ruotante leggerezza dell’avviluppamento delle spire elicoidali, vi è la visione di un ripetuto recupero di spazi dove trova la presenza un improvviso vuoto, un nuovo motivo d’ordine ritmico, che riscrive un’altra storia.
L’insieme dei materiali usati consente di constatare come avviene la nascita e la crescita dell’opera, pittura o scultura, nell’artista e, soprattutto, la tensione interiore o la gran gioia di esistere che lo sostiene, la volontà di assoluto che lo muove. L’impegno psicofisico affrontato nella preparazione e nella messa a fuoco dell’opera non è mai scemato, proprio per quel rapporto evidente che c’è tra il pittore o lo scultore e l’osservatore. L’opera è una riflessione che tenta di formulare una risposta positiva ai continui e inquietanti interrogativi dell’attuale contemporaneità
Luigi Cola 2015
ERLEBNIS k4
"Erlebnis"
Il termine tedesco è tradotto in italiano con l’espressione «esperienza vissuta» o «vivente», rintracciabile nelle opere qui esposte.
L’Erlebnis è il filo conduttore delle vie d’accesso alla conoscenza delle essenze universali, catalizzate poi in cicliche tematiche e, dunque, in produzioni artistiche.
Attraverso gli impulsi sensoriali, elaboro le mie vicissitudini, ammantate di storie vissute e viventi, del tempo passato e presente, esperendo l’iperbole delle loro sensazioni in una miriade d’immagini.
Le opere, in esposizione, sono rappresentazioni dello spettacolo del reale, visto attraverso estensioni percettive diverse per provenienze, intensità e vibrazioni emotive, compiute appieno e poi permeate dai colori, nelle forme, negli spazi dell’opera, dipanate durante l’arco di riflessione creativo e del tempo dell’azione concretizzante.
Procedendo in tal modo, l’Erlebnis, mi consente un tentativo d’accesso ad essenze di livello superiore, quali i concetti fondamentali della logica dell’esistenza con i segreti più profondi, e le leggi del pensiero.
Esperienza vissuta: riferimento alle vicende empiriche, spirituali e mentali che, un autore, un artista, trasferisce nelle opere con il riflesso, in parte, dei mondi abitati.
Erlebnis: una produzione elaborata dalle conoscenze, rilevate da un serto inestricabile di situazioni interiori, realizzata con materie varie, che mostra esistenza e consistenza d’interpretazioni a nuove forme, intrise di segni profondi e significanti, in cui si segnano e disegnano nuove ricchezze sensoriali, che porge, poi, con la filosofia della generosità o come atto di cortesia verso l’astante.
Da sempre, con l’arte, racconto il tempo della vita vissuta, dell’esperienza in atto, dell’esperienza interiore, che accorda la conoscenza dei fatti con gli eventi storici attraversati, secondo un’esplicita finalità: essere spettatore della propria coscienza e dei suoi comportamenti quotidiani.
Tutti i lavori presenti, nello spazio espositivo (pitture, sculture, disegni, installazioni pittoriche) stanno ad esplicitare, nell’aspetto oggettuale, unitario e non, i contenuti della coscienza che non sono recepiti in modo statico e monotono come nella fissità di una forma estetica consacrata come stile, ma colti in modo vivo e interattivo, nel fluire della vita della coscienza. L’artista, credo, non deve mai perdere la logica dell’autocritica e, secondo le circostanze, pianificare nuovamente il proprio stato.
Così, a seguito delle riflessioni sulla propria opera, compiuta agli esordi del duemila, con Forme dello spirito, e sull’analisi della propria cifra stilistica, creata nella fase precedente, esternata con profonda sincerità come forma riconoscibile della propria personalità artistica, avverto un diverso modo concettuale di fare arte. Un bagno di fascino della dimensione creativa in maniera assoluta mi allontana dall’identità sempre uguale, fissa, dell’omogeneità stilistica.
La connotazione stilistica, a proprio parere, limita il senso liberatorio necessario alla creatività, è un apparato di stilemi che la identificano perché sono rappresentati, nel tempo, con ripetizione. Lo stile è un clichè con cui si creano forme e storie diverse ma precostituite nell’idea della soluzione estetica per rimanere nella fissità fedele allo stile e il tentativo di continuare nel proprio percorso creativo, confermando in ogni opera la propria identità, è solo vano.
E’ un’inconsapevole caduta nel processo di mummificazione stilistica!
La priorità e la necessità di superare i confini stilistici fino alla loro rottura, di possedere la totale libertà creativa, di escludere definitivamente ogni eventuale condizionamento, insomma, uscire dal clichè standardizzato, dalla fissità delle cose, spinge l’agire nel controcampo della verità, della realtà, dei cambiamenti autentici della vita, attraverso pratiche artistiche ed estetiche condotte per induzioni e intuizioni. Questa nuova azione a-stilistica è totalità di vita, attingimento di significazioni iper-soggettive, fortunatamente arrivate.
L’arte genera costantemente arte. In questa maniera indago, sperimento medium vari e applico quelli ritenuti più funzionali all’espressione, purché riescano a dar vita all’opera!
A differenza delle cause, legate da rapporti spaziali esterni, le esperienze vissute sono connesse temporalmente in senso retrospettivo e proiettivo, per questo non vi sono singole esperienze isolate, ma piuttosto vere e proprie correnti d’esperienze, entro le quali vi sono distinti sentimenti, volizioni, conoscenze, privazioni, che si spalmano e si trasformano sul nuovo che sarà trovato. Pensare arte e fare arte è navigare nell’immensa esigenza del conoscere, per guardare, udire e operare su riflessioni estetiche, con le quali l’artista convive tutti i giorni, per trovare la sintesi della condizione umana. Le opere vivono le strade metaforiche dei viaggi alla ricerca della verità, questo prolungamento sulla condizione dell’uomo porta ai luoghi simbolici del segreto della vita. Luigi Cola 2015
ERLEBNIS k7 - Lavori in corso - La Strada degli Sciamani -
Avellino | 10/12/2015
IL 12 dicembre alle ore 18:00 il Teatro "Carlo Gesualdo" di Avellino ospiterà nei suoi due foyer la mostra personale del Maestro Luigi Cola, organica e articolata rassegna espositiva, organizzata dal Teatro "Carlo Gesualdo" di Avellino.
La mostra personale del Maestro pittore, scultore e ceramista Luigi Cola, dal titolo "Erlebnis – Dall'Aleph all'Esperienza della Conoscenza" proporrà trenta opere, tra dipinti su tela e sculture, frutto della ricerca artistica del Maestro Cola volta ad una analisi dell'essere umano, nelle sue molteplici variazioni, possibili e potenziali, filone questo che, in verità ha contraddistinto dagli anni '60, ad oggi, tutta la produzione di Luigi Cola, che l'artista ama definire "momenti creativi-operativi".
L'ALEPH - VISIONE PITTORICA.
L’Aleph – Visione Pittorica
Vivere una visione, percepire lo spettro di un momento infinito attraverso gli stati dell’anima. L’aleph è un concetto, ma allo stesso tempo uno stato mentale derivato dalla condizione dall’uomo moderno, influenzato dalla trasformazione sei codici percettivi e dal valore legittimo di una realtà non più referenziale. Il velo di Maya che offuscava la visione del mondo reale è stato squarciato con strumenti artificiali che hanno spinto l’uomo al di là di qualsiasi filtro, costruendo emozioni manipolate dall’assenza di contatto sensibile con il mondo. L’uomo moderno diviene bagaglio di una moltitudine d’informazioni, non più elaborate dall’intelletto umano, che attraverso l’assenza dello spazio razionale, non completa d’acquisizione di conoscenza profonda, non ha una radice solo culturale. L’adattamento sociale dell’individuo e il trionfo del senso collettivo a svantaggio della coscienza individuale, ha trasformato le modalità percettive e di auto-coscienza generando un cambiamento antropologico. Questi moderni ultracorpi vivono nella condizione di percezione infinita dell’essere, illusi da una conoscenza filtrata attraverso la velocità e la sterilità comunicativa dei sistemi protesici digitali. L’aleph, di converso, è la massima esperienza percettiva dei corpi. L’essere libero dai nuovi filtri antropologici e vivere una visione infinita che ingloba l’universo in tutti i suoi aspetti naturali e referenziali. E’ la visione assoluta di un infinito conoscibile che si fa nel suo mostrarsi nudo e profondo e in quella maniera contemplativa che genera l’atto comunicativo. Un infinito circolare è l’aleph, come un tempo che si completa, ma che può ripartire su di una curva chiusa ed infinita. Lo spazio del cerchio e il suo tempo d’attuazione sono l’espressione di un infinito evidente. Inoltre la riduzione matematica dell’infinito spaziale porta il cerchio al rapporto con la sua forma più elementare ed assoluta, il punto, segno dell’espressione di una vita di un infinito percepibile.
Antonio Cola (2005)
The Aleph - A pictorial Vision.
Living a Vision, feeling the spectre of an unending moment through the states of the soul. The aleph is a concept, but at the same time a state of mind deriving from the condition of the modern man, influenced by the transformation of the perceptive codes and by the legitimate value of a reality which is no longer referential. Maya’s veil which dimmed the vision of the real world has been split with artificial instruments pushing man beyond any filter and building emotions manipulated by the absence of a sensitive contact with the world. The modern man becomes a container of a great number of information, no longer revised by the human intellect, which, because of the absence of a rational space, doesn’t transform the sciolistic imputa into communication acts. The end of communication in terms of complete expression of acquisition of a profund knowledge doesn’t simply come out of a cultural root. The social adaptation of the individual and the triumph of the collective sense to the disadvantage of a personal consciousness, has been trasforming the perceptive and the selfconsciousness modalities generatine an anthropologic change. These modern ultra-bodies live in the condiction of an infinite perception of existence, deluded by a knowledge filtered through the swiftness and the communicative sterilità of the prosthetic and digital systems. The aleph, on the contrari, is the highest perceptive experience of the body. To be free from the new anthropologic filters and live an unending vision which include the universe in every natural and referential aspect. It’s the absolute vision of an understandable infinite that makes itself in its naked and deep showing an in that contemplative way which generates the communicative act. The aleph is a circular infinite, like a time that completes itself, butwhich can restart on a close and never ending bend. The room in the circe and its accomplishment time are the expression of a manifest infinite. Moreover the mathematical reduction of a spatial infinite takes the circle to the relationship with its most elementare and absolute form, the point, sign of the expression of a life in an perceptible infinite.
Traducthion : Gennary Carbone
BIOGRAFIA COMPLETA
Luigi Cola nasce a Montoro Inferiore in provincia di Avellino il 26 Settembre del 1951 da padre eclettico e creativo e da madre artista nel disegno del ricamo. La famiglia si trasferisce nella città di Avellino dopo la morte del padre a soli sei mesi dalla sua nascita. Fin dall’infanzia manifesta la sua inclinazione espressiva; incide, graffia e disegna su pietre e su residui di marmo con chiodi e martello e su intonaci di mura di vecchie case con carboni, gesso o argilla essiccata. Viene seguito e consigliato a studi artistici fin dalla scuola elementare, così, nel 1962, è iscritto al corso inferiore dell’istituto d’arte di Avellino (scuole medie) con i maestri Sinibaldi Leone e Remo Stasi. Consegue, poi, il corso superiore (triennio) col diploma di Maestro d’Arte, a conclusione del quinquennio la relativa Maturità Artistica con i maestri Giovanni Spinello e Salvatore Cotugno, i quali ammirano l’artista in erba e con magistrale abilità sanno guidare l’allievo senza deviarlo dalla sua inclinazione espressiva, che già si manifestava, oltre la pura visibilità, piena d’enigmi interiori, attraverso un ordito di simboli i quali riempivano e costruivano le sue composizioni.
Ancora studente, Cola, partecipa a rassegne e mostre d’arte. Questo primo periodo è intensamente marcato da un’estenuante ricerca-sperimentale tecnico-espressiva. Utilizza mezzi tecnici e materiali di vario genere e alterna nella sua figurazione, forme espressive e linguaggi visuali, con le tecniche varie pensate studiate e assemblate come collages polimaterici e pitture materiche concettuali, con ricerche e sulle immagini-figure e cose e lo studio approfondito sulla deformazione delle stesse. Una fase artistica pienamente rivolta alla ricerca di sé e protesa verso un’identità espressiva.
L’immaginario di Cola si configura in un dinamico equilibrio compositivo. Necessita, quindi, di una tessitura pittorica ove può lasciare fortemente inciso nella materia l’energia creativa per raggiungere appagamento interiore ed estetico. Per questo inserisce nel contesto pittorico lamine di piombo modellate e incise in profondità da segni vitali all’artista.
Nel 1970 è iscritto all’Accademia delle Belle Arti di Napoli. Il suo percorso formativo storico-culturale si determina attraverso le lezioni di filosofia ed arte con il professor Mormone, impostate sulla riflessione estetica, politica e sociale dell’arte, sulle definizioni dei diversi concetti estetici e le formulazioni degli opposti. Per le tecniche dell’incisione, riceve l’insegnamento tecnico-pratici dei Maestri: Pacilio e Bruno Starita. Entrambi con la loro lezione si rivelano fondamentali, nel percorso artistico dell’allievo, da fargli scoprire il potere del bulino nell’incidere sulle lastre di zingo un mondo nuovo nel suo immaginario, riconosciuto dai maestri: autentico nel segno e nella forma, perché costruito attraverso un processo creativo, ai vertici della sublime espressione artistica.
Domenico Spinosa, Maestro della Scuola di Pittura, per tutta la durata del corso accademico, segue con attenzione l’allievo riconoscendo nel suo lavoro una sensibilità e una capacità di coniugare sapientemente innovazione e raffinatezza di contenuto, di forma e di tecnica, che con i suoi gesti artistici si combinano e si trasformano, di passo in passo, con la sua narrazione, attraverso la produzione di una miriade di disegni su carta e dipinti su tela. Cola, in breve tempo, diventa l‘allievo che desta nel maestro, Spinosa, notevole ammirazione perché la sua pittura è lontana dagli schemi accademici, dagli influssi e tendenze, mostrando quello che sa dipingere con un linguaggio maturo, personale e singolare nella scrittura figurata nella pittura. Cola, sempre attento alle sperimentazioni ed alle possibilità del linguaggio dell’arte, segue, per alcuni anni i corsi sperimentali di fotografia istituiti nell’Accademia, il 1970, tenuti dal Maestro Mimmo Jodice, capace di trasmettere, sapientemente alla generazione a cui elargiva i suoi insegnamenti, tecnica e senso d’innovazione. Cola intuisce la lezione di Codice ed il suo stile comunicativo attraverso l’insegnamento della fotografia e delle tecniche, dà una forte azione nel processo creativo totale nei suoi studi, conseguendo il riconoscimento dei suoi maestri per la sua delicata e raffinata sensibilità.
Nel 1974, Cola termina gli studi accademici e nello stesso anno Spinosa presenta una mostra di Cola e scrive: “Se, com’è stato autorevolmente detto, il quadro non è più una rappresentazione, specchio o finestra sul mondo con esso, attraverso le più svariate operazioni sull’immagine- al momento della sua formazione o addirittura prima che esso si formi- è possibile ancora regalare al mondo un istante di felicità, di libertà autentica. E sembra che l’assunto del pittore che qui espone rientri proprio nella specie di queste operazioni: ecco perché il suo lavoro va guardato con interesse e, nelle fasi successive, seguito con particolare attenzione”. Negli anni ’70, Cola con la sua pittura, fa respirare un’aria di sogno e d’autentica dolcezza. Rende visibile una figurazione di religiosa composizione di forme, leggere meno impetuose di segni e di colore. Coglie i momenti essenziali dei legami affettivi fra le creature umane e quello che li crea. Il suo immaginario figurativo distorce le fisionomie in uomini-pupazzo. Trasfigura cavalli rabbiosi in oggetti di cartapesta: Crea con le tempere superfici di intonaci vecchi ma sobri. Modella lastre di piombo in sagome incise a volte da graffi profondi e violenti. Cascate di fiorellini e luci d’argento. E’ un linguaggio che personalizza tutta la sua opera pittorica e con esso Cola esprime il senso della bellezza, della libertà nel breve spazio della sua esistenza, prima dell’estinzione. L’amore per l’arte e una forte esigenza di conoscere portano Cola in giro per l’Italia e parte dell’Europa negli anni 1978 – 1979 – 1980.
In un breve soggiorno a Parigi visita ambienti e luoghi dove artisti dell’avanguardia Internazionale, come Picasso, Apollinaire, Modigliani, Braque, …, ecc. hanno lavorato e vissuto. Poi il Louvre, dove contempla dal vivo le opere più famose del mondo.
Al ritorno dà alla sua pittura uno slancio cromatico e addolcisce le forme severe con una maggiore morbidezza ed una luminosità più espressiva alla poesia di deformazione. Un fascino melanconico permea la pittura degli anni ’80. La bellezza di un bambino di piombo, o parte di esso, di una amorosa colomba o di un volto di piombo, né è l’esempio più esplicito. La scomposizione dell’immagine e la ricomposizione di essa, lontana da ogni intonazione naturalista, in oggetti d’autore è l’emblema di un rinnovato equilibrio, della dimensione umana. Lo scenario artistico della pittura di Cola non costituisce un razionale e freddo esercizio estetico, ma qualità di pittura che ottiene dalla lirica esaltazione dell’umano essere.
La carriera artistica di Luigi Cola si suddivide in vari cicli pittorici, ognuno dei quali si distingue per una propria visione e per una personale composizione come afferma l’artista “ Questi sono percorsi che col tempo diventano, per così dire, un po’ trasversali, che sono frutto sia d’intelligenti e giuste proposte, e sia di attenti e approfonditi studi”
Sempre a proposito di questi vari percorsi artistici l’artista continua dicendo “Questa mia lunga azione artistica, intervallata da tanti periodi sta ad indicare come, durante tutto l’arco della mia carriera artistica, si è rivolta sull’essere umano e nelle sue molteplici variazioni possibili e potenziali per meglio rappresentarne le modulazioni che, se da un lato si esauriscono dall’altro generano nell’artista altri impulsi per la nascita di un nuovo mondo da abitare e da indagare per conoscere e interpretare bellezze sconosciute. Percorsi e storie da svelare, nuove percezioni che, non hanno nulla a che vedere con il periodo o tema precedente, frutto autonomo di un profondo e continuo sentire arte, proprio dell’animo dell’artista”.
In una delle ultime interviste all’artista fatta da Carmen Balzano, nel 2011 annota, l’artista ha così raccontato la sua arte:
“Ripercorro con la mente i miei percorsi artistici”. Come in un “corto, con sequenzialità e rapidità, così nella mia mente scorrono, come fotogrammi, una quantità d’immagini ed i tanti momenti creativi-operativi vissuti e compiuti appunto nel campo d’azione. I segni tracciati, incisi energicamente nella forma corposa della materia. I colori in contrappunto agli spazi delle forme. Le tante energie applicate sulle varie superfici: tonde, piane, concave, convesse. Lo studio di tecniche, pensate, trovate, adottate e risolte, nella costruzione delle architetture degli spazi compositori e per tutto ciò che è significante in tutta l'opera, mi ritorna limpido nella visione. Ritrovo, nei sentieri della memoria, lo spirito delle forme ha preso vita nella luce del colore e il susseguirsi delle operazioni mentali concretarsi visione, tanto nella pittura, quanto nella materia della scultura. Pensieri di un tempo che, si accompagnano con estetiche di racconto dettate fino ad ieri, con fluxus impetuoso, si tramuta oggi in un nuovo e straordinario viaggio nella terra proibita tra sogno e creazione perché già trabocca di percezioni tattili e visive nuove che, mi attraversavano, m’investono, e mi lasciano irreligiosamente a pagarne il prezzo della violazione per essere transitato con alterità nel luogo del divino e nella mappa universale vitae. La visione globale si affolla. Un neo-alfabetismo suggerisce le mie mani di fare, mi consente di ritessere un linguaggio il quale nell'incontro con lo spettatore può trasformarlo protagonista interlocutore di un discorso creato, disegnato, puntualizzato sui nuclei sociali, etici e politici della civiltà planetaria come non mai. Esamino la memoria dall'esterno e, vedo... che, non solo dipingo ma, creo mondi, individuali e collettivi, con i suoi luoghi e le sue geometrie. Creo architetture, negli spazi degli eventi estetici che la superficie della tela accoglie e, nella materia scultoria che diviene forma. Costruisco micro-scenari in cui tutte le riflessioni estetiche divengono elementi di conflitto con altre visioni, quelle che si ricevono attraverso "il velo opaco della visione" che altera, finge, inganna, distorce la percezione della realtà, simula l’appagamento suscitando le intolleranze alle problematiche quotidiane, mostrando un rifondato mondo collettivo. Una visione che, distorcendo le diottrie che non appartengono né a me né a chi anela una neo-dimensione all'interno di una cultura sociale leale, creativa, richiede il ruolo dell'arte: esplicitare, l’intuitivo bisogno del rimodellare il continuo mutamento del mondo, con interazioni linguistico-visivo che riconduce l’uomo ad abitare la sua esistenza”.
Nel 2013 troviamo un Cola intensamente impegnato in viaggi e soggiorni d’oltreoceano. Cola si trasferisce in California ove continui viaggi lo portano nelle mitiche città di: Los Angeles, San Francisco, Las Vegas, San Jose, ecc. ma non fa mancare il lavoro artistico e le nuove amicizie d’arte che accompagnano la sua permanenza in California. Della sua esperienza artistica californiana realizzata con una produzione di pitture combinate così racconta:
“STORIA CALIFORNIANA"
Collage per un’esplorazione delle vie dell’archivio tempo-natura. E’ una galassia estetica d’infinite sollecitazioni sensoriali attraverso una visione romantica per cercare di rappresentare un mondo pensato a corrispondere ogni esigenza creativa nel quale esistere con totale libertà. Questa produzione d’opere è una libera espressione artistica col corpus della pittura, formulata di strategie estetiche deliberatamente volute, per favorire all’osservatore, una sottile riflessione sull’idea storica dell’ospitalità, socialmente antropologica in questo stato, definito “luogo perfetto, terra del sole”, con un’interpretazione rivolta alla diversità al multi-grado culturale al cosmopolitismo alla varietà delle religioni e agli intrecci etnici, che si è attuata e concretizzata nell’esperienza reale dei giorni vissuti in loco. Una situazione di due paradisi offre un panorama con scenari diversi, caratterizzando distinti aspetti fisionomici, quello naturale e quello artificiale, che spesso si fondono, in questo luogo: California. Il primo un paradiso di carattere atavico, con i suoi territori naturali, appartenuto a civiltà lontane ormai remote, in cui si sente, con delicata sensibilità, che ancora vive lo spirito dei sogni dell’uomo, ricordati ora solo dalla storia, si manifesta nella totale pienezza della sua natura, Quello artificioso, moderno, contemporaneo, che sussurra, con fascinosa attrazione, all’osservatore, la capacità di produzione in ogni cerchia, dalle megastrutture d’architettura ingegneristica, d’affermata avanguardia, alla famosa e storica industria cinematografica delle grandi star. Con i loro riflessi di luci coniugati come lampi d’arte, di misurata diligenza, soffiano l’alito sensibile dell’ottimismo e dei cambiamenti culturali in continuo divenire. Questa terra è un quadro ammaliante e malizioso, affascinante e seducente per i suoi molteplici volti, che concede trasferire lo spirito dell’osservatore attento dentro le cose su cui l’occhio si posa. Luigi Cola – 2013”.
Molte sue opere sono state pubblicate su libri di narrativa, romanzi, poesie e monografie.
PRESENZE E PARTECIPAZIONI
Luigi Cola ha partecipato a mostre e fiere in Italia, in Europa e in America. Alcune sue opere sono presso collezionisti Italiani e Californiani.
1966 - Prima rassegna giovani artisti Città di Avellino, presso la Biblioteca del Museo Provinciale di Avellino con il
Patrocinio della Provincia di Avellino – Assessorato alla Cultura. AVELLINO.
1967 -Faenza; Partecipazione al XXV concorso Internazionale della ceramica d’arte città di Faenza, presso il (MIC) Museo Internazionale delle Ceramiche. Uno dei più importanti musei d’arte ceramica del mondo. FAENZA.
1968 -Partecipazioni varie ad attività socio-culturali nella città di Avellino. Rassegna sull’arte degli anni 60 città di Avellino presso la Biblioteca Provinciale – Assessorato alla Cultura. AVELLINO.
1969 -Avellino; Prima personale nella città di Avellino, concomitante al suo 18° compleanno. AVELLINO.
1970 -Si diploma all’Istituto Statale d’Arte di Avellino e si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Prima personale nella città di Avellino.
1971 -Atripalda: Personale nella città di Atripalda, (AV).
1972 –Napoli: Rassegna Primavera Napoletana delle arti figurative 1972 a cura della Rizzoli Editore – NAPOLI.
1973 –Napoli: Realizza un murales all’interno dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. NAPOLI
1974 - Consegue il diploma dell’Accademia di Belle Arti. Personale alla Galleria Centro Sud Arte di Scafati (Sa). Personale alla Galleria Centro Zero di Angri. (Sa).
1974 –Scafati: Personale alla Galleria Centro Sud Arte di Scafati. (Sa).
1975 - Roma: X Quadriennale d’Arte Moderna – Palazzo delle Esposizioni – ROMA.
1976 – Un’intensa ricerca dei mezzi espressivi gli consente di realizzare incisioni con le tecniche dell’acquaforte e della xilografia, dipinti e sculture con la tecnica della ceramica maiolicata e invetriata. Inizia, come docente, ad insegnare discipline artistiche nella città di Foggia. FOGGIA.
1977- Napoli: Personale alla Galleria San Carlo di Napoli. NAPOLI.
1978 - Avellino: Seconda rassegna Incontro con l’Arte 1978, realizzata da la Trivella periodico del Mezzogiorno. Nello stesso anno è assunto nel Liceo Artistico di Eboli per l’insegnamento delle Discipline Pittoriche. Si dedica allo studio ed alla lavorazione della ceramica artistica.
1979 -Avellino: Province e città diverse della Campania si susseguono con mostre di dipinti, maioliche e sculture di ceramica.
1980 - Gran parte della produzione artistica, prodotta fino ad allora, viene distrutta dal terremoto in Irpinia, 23 novembre 1980, per il crollo del centro storico della città in cui era situato lo studio ove vi operava. AVELLINO.
1982 - Avellino: Riprende l’attività artistica impegnandosi totalmente nella pittura, scultura e ceramica artistica. AVELLINO.
1983 -La Spezia: III Biennale d’Arte Città di La Spezia Cronache ed Indagini. LA SPEZIA.
1985 -Salerno: Rassegna di Pittura e Scultura ’85, “Orientamenti e tendenze”, Castello Areghi – Direzione dei
Musei Provinciali di Salerno. SALERNO.
1986 -Vico Equense: Personale al Centro d’Arte La Scogliera di Vico Equense (Na), con testo in catalogo di Davide Morlicchio. NAPOLI.
1987 -Pompei: Personale nella città di Pompei, SALERNO.
1988 - Scafati: Personale alla Galleria Centro Sud Arte di Scafati, SALERNO.
1989 -Angri: Personale alla Galleria Centro Zero di Angri, SALERNO.
1990/95 –Napoli: Si dedica maggiormente alla ricerca ed alla sperimentazione trasformando il suo studio in un
Laboratorio/Scuola. Istituisce ed organizza, in qualità di docente, un corso di pittura triennale sotto l’auspicio del distretto scolastico di Nola e del Comune di S. Paolo Belsito (Na), per educare “con ed attraverso l’arte” giovani pittori. NAPOLI.
1996 –Roma: “12 Artisti 12 Storie” – Collettiva alla galleria Athena Arte di Roma, con il patrocinio della Regione Campania, del Comune di Avellino, del Mattino Redazione di Avellino, del Gruppo Petit Prince e l’interessamento di Telenostra, rinomata tv locale. Entra a far parte del catalogo Nazionale del Gruppo Petit Prince edizione Arte. Una sua opera, “artisti in piazza Duomo”, è copertina della manifestazione, organizzatadall’Associazione, di cui ne fa parte, con la collaborazione di Inopera.it, ed è visibile alla pagina internet www.inopera.it/arte. ROMA.
1996 -Avellino: Personale alla Galleria d’Arte Petit Prince nel Centro Storico di Avellino con il Patrocinio:
Comune Avellino, Assessorato alla Cultura. AVELLINO.
1996 -Toronto: Campania 2000, rassegna espositiva in Canada (Toronto e Montreal) ed in America (New York) sotto gli auspici del Consolato Generale d’Italia e dell’Istituto Italiano di Cultura di Montreal con il Patrocinio: Regione Campania; Provincia di Avellino, Benevento, Caserta, Salerno; E.R.S.A.G.; Sovrintendenza per i beni ambientali, architettonici, artistici e storici di Napoli, Caserta, Salerno ed Avellino; Sovrintendenza per i beni archeologici di Napoli, Pompei e Salerno; Fondazione I.D.I.S. (Istituto per la Diffusione e la valorizzazione della Cultura Scientifica); Ente Ceramiche Vietresi; Ente Ville Vesuviane; Federazione delle associazioni della Regione Campania in Canada; Istituto per il Commercio Estero. TORONTO, CANADA.
1996 - Montreal: Campania 2000, rassegna espositiva in Canada (Toronto e Montreal) ed in America (New York) sotto gli auspici del Consolato Generale d’Italia e dell’Istituto Italiano di Cultura di Montreal con il Patrocinio: Regione Campania; Provincia di Avellino, Benevento, Caserta, Salerno; E.R.S.A.G.; Sovrintendenza per i beni ambientali, architettonici, artistici e storici di Napoli, Caserta, Salerno ed Avellino; Sovrintendenza per i beni archeologici di Napoli, Pompei e Salerno; Fondazione I.D.I.S. (Istituto per la Diffusione e la valorizzazione della Cultura Scientifica); Ente Ceramiche Vietresi; Ente Ville Vesuviane; Federazione delle associazioni della Regione Campania in Canada; Istituto per il C
INSTALLAZIONE, TEMPORANEA, NELLE FRESCHE E CASTE ACQUE DEL FIUME DI SERINO (AV), CON SCULTURE-COMBINATE (MATERIALI LAPIDEI VARI E ACCIAIO COLORATO), DAL TITOLO: “CONTROCORRENTE”. IL FIUME ALIMENTATO DALLE INCONTAMINATE SORGENTI DEL MONTE TERMINIO PROPAGA UN PROFUMO DI FRESCHE VITALITA’ NELL’AMBIENTE CIRCOSTANTE. L’INTERVENTO ARTISTICO COMPRENDE CINQUE ATTI “definiti K…che sta in konponent”, CON VARIE MODULAZIONI AMBIENTALI. LE ACQUE ACCOLGONO E AVVOLGONO LE FORME SCOLPITE CON AMOREVOEZZA. TUTTO SCORRE CON EQUILIBRIO, PRESENTE. L’ARTIFICIOSITA’ OGGETTIVA DELLE PROPRIE IDENTITA’ ARTISTICHE PRENDE VITA DA UNA SORTA DI GEOMETRIA DI LUCE IN UN DETERMINATO ORDINE, IN COMPAGNIA AD UN INSIEME DI PASSI SEMPLICI MA, CORRISPONDENTI AD AZIONI SCELTE. SI DEFINISCE UNO SPAZIO COSMICO DI INSIEME-FINITO, UN LUOGO NEL QUALE SI SONO COMBINATI SUONI, MOTIVI, FRUSCII DI TEMPO, E IMMAGINI PER CERCARE DI RISOLVERE CONFLITTI E SOLITUDINI INTERIORI. UN ASCETICO MICRO LUOGO IN CUI L’OPERA SI ESTENDE E SI FONDE CON LA SUA LUCE LA CUI AZIONE NE ESALTA LA BELLEZZA DELLA QUALITA’ RENDENDO POSSIBILE IL DIFFICILE PASSAGGIO DA NATURA A CULTURA. Luigi Cola.
"AGAINST THE TIDE" 2012
Ultimo aggiornamento definitivo con nuovo montaggio e base musicale: Agosto 2013 rivisto e rivisitato dopo l'experienza a Yosemite National Park California.
"Live Art, " Against the tide - Controcorrente" intervento artistico con installazione di sculture in pietra nelle caste acque del Serinese, Serino (AV). Breve interpretazione critica.
Ciclo pittorico "FRAME E SINAPSI"
“FRAME e SINAPSI – luoghi come istanti che sfuggono”
COSA RACCONTANO I COLORI INSERITI IN QUESTE SPICCATE DIMENSIONI CROMATICHE?
LA PITTURA NON E’ CHE UNA ELOQUENTE PRATICA CON I COLORI CHE METTONO IN ATTO I CANALI DELLA FORMULAZIONE ARTISTICA FINO A CREARE L’OPERA SECONDO LA INCLINAZIONE UMANA. NON E’ COSA SEMPLICE CREARE CON L’ARTE DELLA PITTURA. LA PITTURA COMPONE UNA DIALETTICA CHE SA COMUNICARE AL MONDO INTERO SOLO SE RIESCE A PREVALICARE LE BARRIERE CULTURALI, RELIGIOSE, POLITICHE DENOTANDOSI LIBERA DI APPARTENENZE PER FORMULE D’INTERAZIONE E D’INTERCONNESSIONE.
L’OPERA, COS’E UN’OPERA? L’OPERA E’ UN CAMPO DI LUCE VIRTUALE DOVE OGNI ELEMENTO COLPITO DAL SUO SPLENDORE RISCHIA DI ESSERE DISTRUTTO E SVANISCE NELLA NON ESISTENZA O SI RIVELA UTILE NEL PANORAMICO ESTETICO DELLA PIENA CONCRETEZZA DELL’OPERA COMPIUTA DALL’ARTISTA. L’OPERA D’ARTE CON IL SUO CAMPO DI LUCE VIRTUALE TRASPORTA L’UTILIZZATORE IN UNA DIMENSIONE DI UBIQUITA’ COL SUO CAMPO DI RIFFLESSIONE. IN SINTESI, L’OPERA D’ARTE, CONTEMPORANEAMENTE RIESCE A SDOPPIARE IL TEMPO PRESENTE VISSUTO DALL’INTERLOCUTORE IN DUE REALTA’ SIMULTANEE. L’OPERA D’ARTE E’ UN VIAGGIO NEL REALE TEMPO ATTUALE IN DIFFERENTI LUOGHI DALLE GEOMETRIE INTELLETTUALI SIA DEL PASSATO CHE DEL FUTURO.
L’ARTISTA, L’ARTISTA DI OGGI E’ AGLI ANTIPODI DELLA FIGURA TRADIZIONALE CHE E’ STATA COSI’ CONSIDERATA FINO AGLI ANNI 70 DEL 1900. SI FA MOLTA FATICA COMPRENDERE LA FIGURA DELL’ARTISTA CONTEMPORANEO PERCHE’ POCHI SONO GLI STUDIOSI E I CRITICI CHE HANNO SAPUTO E SANNO INTERPRETARE LA FIGURA DELL’ARTISTA CONTEMPORANEO, PER FORTUNA CI SONO! MOLTI NON HANNO ANCORA PERCEPITO IL LINGUAGGIO ADEGUATO CHE RICHIEDE L’ARTE DI OGGI PER ESSERE DISCORSIVAMENTE INTERPRETATA POICHE’, IL SENSO DEL NUOVO E’ SEMPRE IN DISCUSSIONE E QUINDI SI PREFERISCE RESTARE FERMI AI CONVENZIONALI STILEMI. SARA’ LA PAURA DEL CAMBIAMENTO? LA SCETTICA VISIONE DEL MODERNO? LA COMODA E STATICA VISIONE OMOLOGATA DALLA CERTEZZA STORICA SENZA RENDERSENE CONTO CHE OGNI GIORNO, BENCHE’ MAGNIFICAMENTE VISSUTO, DIVIENE RICORDO, RICORDO DI UN TEMPO TRASCORSO, NON PIU’ PRESENTE E MAI FUTURO? L’ARTISTA CONTEMPORANEO NON SI RACCHIUDE NEL GROGIUOLO DELLA INTERIORITA’ EGOICA OVE APPARE BELLO E APPAGANTE DESTREGGIARSI CON FORMULE DELL’ARTE NON PIU' ATTUALI QUALI: L’ISPIRAZIONE, L’ESPRESSIONE, L’EMOZIONE E ALTRO, NON RENDENDOSI CONTO DELL’INSITA AUTOREFERENZIALITA’ DI SE E DEL SUO PRODOTTO. E’ UN GRAN VALORE LA RICERCATA CONOSCENZA DI SE MA SOLO SE SA DIPANARE IL PROCESSO COSTRUTTIVO DELL’OPERA. L’ARTISTA CHE ESPRIME ESCLUSIVAMENTE SE STESSO, SI SFORZA DI RACCONTARE IL SUO VISSUTO, LA SOGGETTIVA VISIONE DELLA REALTA’ APPARE STANCHEVOLE E PRIVO DI CONTRIBUTO COMUNICATIVO PER LA COLLETTIVITA’. L’ARTISTA CONTEMPORANEO TRASMETTE UNA VISIONE DELLA REALTA’ CATALIZZATA, AI MOMENTI DI PENSIERO POLITICO, SOCIALE ED ECONOMICO, DEI PROCESSI STORICI. PER ME L’ARTISTA MEDITA SUI BISOGNI DEL MONDO, SULLE PROBLEMATICHE CULTURALI, SUI DRAMMI MAI RISOLTI CHE ASSALGONO I LUOGHI DOVE SI SVOLGE L’ITER DELLA NOSTRA ESISTENZA. IO PREFERISCO AGIRE, CON IL LINGUAGGIO DELLE MIE RIGENERATIVE SENSIBILITA’ ESTETICHE, COSTRUIRE MONDI CHE CONOSCO AL MOMENTO STESSO CHE PRODUCO ILLUMINANDO LA MIA OPERA E TRASMETTERE I SUOI PENDII, CHE APPARTENGONO A TUTTI. CREARE PROCEDIMENTI ESTETICI SCONOSCIUTI ANCHE PER ME, MI CONSENTE UN RAPPORTO PLASMABILE CON ME STESSO, CON L’UOMO E CON GLI AVVENIMENTI DELL’ESISTENZA QUOTIDIANA. INFINE, IL MIO ATTEGGIAMENTO ARTISTICO INVESTIGATIVO ATTRAVERSO L’ARTE DELLA PITTURA O DELLA SCULTURA NON SI LIMITA ALLE APPARENZE DELLE FORME SEMPLICI IN SUPERFICIE DELLA REALTA’ MA, RIFLETTE LA SUA INTIMA PIENEZZA.
FRAME e SINAPSI: LE SPICCATE DIMENSIONI CROMATICHE SONO TAVOLE DI RAPPRESENTAZIONE, PORTATORI DI MESSAGGI CON SEGNI SOTTILI MA DI GRANDI POTERI CONNETTIVI, CAMPI DI LUCE, LAMPI TRASVERSALI CHE SI DISVELANO ESTINGUENDO ISTANTANEAMENTE LE RAPPRESENTAZIONI PER LA FORTE INTENSITA’ DI LUCE. UNA SORTA DI “LUOGHI CHE SFUGGONO” QUOTIDIANAMANTE ALLA NOSTRA ATTENZIONE PER LA MANCATA ACCOGLIENZA NELLA SENSIBILITA’. SONO ISTANTANEE NOTE CROMATICHE CHE POSSONO FISSARSI, SE TENDIAMO L’ATTENZIONE, NELL’IRIDE DI UNA VISIONE CHE PERCEPISCE IL DILATARSI DEL LUOGO VIRTUALE DA ABITARE, O ABITATO, CON L’INCANTO E IL DISINCANTO DEL VERO E DEL FALSO COL FASCINO DELLA STORIA E DELLE STORIE DI IERI, DI OGGI E DI QUELLE FUTURE. FRAME, PICCOLE SCINTILLE, IN UN ISTANTE DEFINISCONO I MARGINI DEL MICRO PERIMETRO DEL CAMPO SINAPSI UNO SPAZIO ESSENZIALE ALLE AZIONI CHE RACCONTANO PERCORSI DI VITA TRA LE TANTE DIREZIONI POSSIBILI.
Luigi Cola - 2013
Notizie biografiche - Luigi Cola
SINTESI BIOGRAFICA – aggiornata
L'Artista e l'Uomo, cerca e trova il sempre ricercato riscatto lirico all'invadenza razionalistica, scientifica dello stile, quindi pittore-scultore libero, dei formalismi e concettualismi dell’arte moderna. Dipinge per scelta di fare arte e trova, nel suo immaginario il soggetto, mutevole alle strutture del linguaggio immorsate alle forme inventate, che da vita a completi cicli d’opere. In ordine pittorico predilige le tecniche combinate, con tempera, acrilico, pigmento in polvere, pastello su carta, collage con carte pre-dipinte a smalto e per le sculture e installazioni la sua pratica spazia dal legno ai metalli, dalla ceramica tradizionale alla ceramica raku e dalla pietra a materiale tecnologico, Quello che colpisce è l’estremo eclettismo, dell’artista Cola, nell’utilizzo pratico dei diversi materiali. La sua arte prende corpo e linguaggio proprio creando estetiche sensibili alle fusioni dei mezzi tradizionali e tecnologici moderni. Egli, sa essere pittore e scultore in eguale misura, la sua opera sta testimoniando che il concetto d’arte è molto vasto, e che nessun termine pregiudichi o esclude l’altro. La stessa arte che non gli permette chiusure, dunque nessuna interruzione creativa e limitazione umana all'idea, cambiano scenari sociali, politici, passaggi concettuali e tecnici, in ogni modo una qualsiasi tipologia ha la forza espressiva della cultura che si vive. Cola vive con l'arte e grazie all'arte alimenta la fantasia, supporto equilibrato che s’innerva nel vissuto, a volte differente dal proprio percorso, ma necessario per una reale analisi comparativa, anche critica, con la propria opera. Vita artistica difficile e senza compromessi per mezzo dell’ampiezza di pensiero sull’arte e sull’uomo, per la personalità sempre incompatibile alle relazioni morali e politiche di un paese che da anni è sempre meno attento ai suoi artisti. Luigi Cola nasce a Montoro Inferiore in provincia di Avellino, Italia, il 26 Settembre del 1951 da padre eclettico e creativo e da madre artista nel disegno del ricamo: questo l'incipit della sua storia attraversata da aneliti artistici fin dalla lontana infanzia. I decenni vissuti nel segno dell’arte lo hanno proiettato in panorami nazionali e internazionali con esposizioni personali e collettive. Espone dal 1967 ad oggi. Vive e lavora tra Avellino, Italia e San Jose, California. 2014.
Patecipazioni più indicative:
1967 - Partecipa al XXV concorso Internazionale della ceramica d’arte città di Faenza; 1969 - Prima personale nella città di Atripalda (Av), concomitante al suo 18° compleanno; 1975 - X Quadriennale d’Arte Moderna – Palazzo delle Esposizioni – Roma; 1976 - Personale alla Galleria San Carlo di Napoli; 1985 - Rassegna di Pittura e Scultura ’85: Orientamenti e tendenze, Castello Areghi – Direzione dei Musei Provinciali di Salerno; 1998 - Mostra itinerante “l’Arte dell’Ironia” a cura di Angelo Calabrese, organizzata dal centro studi La Fayette di San Giorgio a Cremano (NA), con il Patrocinio: Comune di San Giorgio a Cremano Assessorato alla Cultura; 1999 - “Artisti Contemporanei Italiani” al Castello Maschio Angioino di Napoli, (mostra itinerante “Linee Artistiche a Confronto” da Lugano al Maschio Angioino di Napoli) con il patrocinio: Regione Campania, Comune di Napoli; 2000 - Personale “Incursioni nella Realtà del Fantastico”, (con testo critico di Angelo Calabrese) nel cortile medioevale del Palazzo Santoli, Avellino; 2000 - ARTISTI CONTEMPORANEI” – Palazzo Reale – NAPOLI – Sala Giacomo Leopardi; 2002 - 20ESIMA FIERA Internazionale di Arte Moderna e Contemporanea EXPO ARTE – BARI; 2002- Personale: “COLA, TRA NUOVA CORPOREITA’ E FUNZIONE LIBERATRICE DELL’ARTE” Galleria ArteStudio Trentratre di Avellino; 2010 - Pavia, Archivio di Stato: mostra delle tavole illustrative del libro “La Sindone, alle sorgenti del mistero” curata dal Centro di Cultura per l’Educazione Permanente U.N.L.A. di Pavia e la tutela del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; 2014 -Triennale di Roma – Esposizione Triennale di Arti Visive a Roma 2014 (TILTESTETICA) a cura di Daniele Radini Tedeschi, inaugura Achille Bonito Oliva; 2014 - “ARTE a PALAZZO”: evento internazionale della Galleria Farini Concept a Palazzo Fantuzzi, Bologna.
BIOGRAFIA PARZIALE
Luigi Cola nasce il 26-09-1951 ad Avellino da padre creativo ed eclettico e da una madre artista nel disegno del ricamo: questo l'incipit della sua storia attraversata da aneliti artistici fin dalla lontana infanzia, epoca nella quale egli incide, graffa e disegna su pietre e residui di marmo, creando forme ed immagini sui muri di vecchie case con carboni, gesso o zolle d’argilla essiccata al sole. La sua maturazione si compie nelle scuole d'arte, con il conseguimento della Maturità Artistica e gli studi affrontati presso l'Accademia delle Belle Arti di Napoli. I decenni vissuti nel segno della pittura lo hanno proiettato in panorami internazionali, in una lunga sequenza di viaggi studio ed esposizioni personali e collettive. La sua arte è un'avventura che continua...
Artista poliedrico, dalle mille risorse, in grado di percorrere i più eterogenei sentieri dell'Arte con passi fondati su una solida cultura maturata in decenni di ricerche che egli dispensa a piene mani, è senza dubbio tra le personalità più notevoli della sua generazione. L'interpretazione della sua pittura abbisogna di una notevole enciclopedia gnoseologica specialmente per quel che attiene ai simboli ai quali egli affida il suo messaggio. Michele Miscia - 2002
“La mia forza risiede nella volontà di trasformazione del genere umano.
Il mio credo è figlio dell'incrocio dell'uomo con i suoi ritrovati.
Il mio vessillo è spinto dalla vigorosa forza della velocità.
La tela s’inibisce alla mia mano, prima guerriera nell'eterna battaglia umana”.
Luigi Cola - 2009
LUIGI COLA IN VARI CICLI PITTORICI
La carriera artistica di Luigi Cola si suddivide in vari cicli pittorici, ognuno dei quali si distingue per una propria visione e per una personale composizione come afferma l’artista “ Questi sono percorsi che col tempo diventano, per così dire, un po’ trasversali, che sono frutto sia d’intelligenti e giuste proposte, e sia di attenti e approfonditi studi”
Sempre a proposito di questi vari percorsi artistici l’artista continua dicendo “Questa mia lunga esperienza artistica intervallata in tanti periodi sta ad indicare, come durante tutto l’arco della mia carriera pittorica, la ricerca artistica si sia impegnata sull’essere umano e nelle sue molteplici variazioni possibili per meglio rappresentarlo, modulazioni che se da un lato si esauriscono, dall’altro danno all’artista nuovi impulsi per la nascita di un nuovo modo compositivo e di una nuova visione che non ha nulla a che vedere con il periodo o la tematica precedente, ma che sono frutto autonomo di un profondo sentire artistico, proprio dell’animo del pittore”.
Carmen Balzano, 2011
Luigi Cola comes, 26-09-1951 Avellino, of a creative eclectic father and of a mother who was an artist of embroidery. This was the beginning of his life, which since childhood experienced an artistic longing: in fact he started to carve, scratch and draw on stone and marzie, produciong forms and pictures on the walls of old houses with cooal, chalk or sods of sun-dried clay. His maturità completed inside the artistic schools with the achievement of a Certificate in Arts Academy in Naples. Through painting he reached the international panorama in mani journeys for study as well as in personal and collective exhibitions. His Art i san adventure that continues…
"FRAME E SINAPSI - i luoghi che sfuggono"
“FRAME e SINAPSI – i luoghi che sfuggono”
COSA RACCONTANO I COLORI INSERITI IN QUESTE SPICCATE DIMENSIONI CROMATICHE?
LA PITTURA NON E’ CHE UNA ELOQUENTE PRATICA CON I COLORI CHE METTONO IN ATTO I CANALI DELLA FORMULAZIONE ARTISTICA FINO A CREARE L’OPERA SECONDO LA INCLINAZIONE UMANA. NON E’ COSA SEMPLICE CREARE CON L’ARTE DELLA PITTURA. LA PITTURA COMPONE UNA DIALETTICA CHE SA COMUNICARE AL MONDO INTERO SOLO SE RIESCE A PREVALICARE LE BARRIERE CULTURALI, RELIGIOSE, POLITICHE DENOTANDOSI LIBERA DI APPARTENENZE PER FORMULE D’INTERAZIONE E D’INTERCONNESSIONE.
L’OPERA, COS’E UN’OPERA? L’OPERA E’ UN CAMPO DI LUCE VIRTUALE DOVE OGNI ELEMENTO COLPITO DAL SUO SPLENDORE RISCHIA DI ESSERE DISTRUTTO E SVANISCE NELLA NON ESISTENZA O SI RIVELA UTILE NEL PANORAMICO ESTETICO DELLA PIENA CONCRETEZZA DELL’OPERA COMPIUTA DALL’ARTISTA. L’OPERA D’ARTE CON IL SUO CAMPO DI LUCE VIRTUALE TRASPORTA L’UTILIZZATORE IN UNA DIMENSIONE DI UBIQUITA’ COL SUO CAMPO DI RIFFLESSIONE. IN SINTESI, L’OPERA D’ARTE, CONTEMPORANEAMENTE RIESCE A SDOPPIARE IL TEMPO PRESENTE VISSUTO DALL’INTERLOCUTORE IN DUE REALTA’ SIMULTANEE. L’OPERA D’ARTE E’ UN VIAGGIO NEL REALE TEMPO ATTUALE IN DIFFERENTI LUOGHI DALLE GEOMETRIE INTELLETTUALI SIA DEL PASSATO CHE DEL FUTURO.
L’ARTISTA, L’ARTISTA DI OGGI E’ AGLI ANTIPODI DELLA FIGURA TRADIZIONALE CHE E’ STATA COSI’ CONSIDERATA FINO AGLI ANNI 70 DEL 1900. SI FA MOLTA FATICA COMPRENDERE LA FIGURA DELL’ARTISTA CONTEMPORANEO PERCHE’ POCHI SONO GLI STUDIOSI E I CRITICI CHE HANNO SAPUTO E SANNO INTERPRETARE LA FIGURA DELL’ARTISTA CONTEMPORANEO, PER FORTUNA CI SONO! MOLTI NON HANNO ANCORA PERCEPITO IL LINGUAGGIO ADEGUATO CHE RICHIEDE L’ARTE DI OGGI PER ESSERE DISCORSIVAMENTE INTERPRETATA POICHE’, IL SENSO DEL NUOVO E’ SEMPRE IN DISCUSSIONE E QUINDI SI PREFERISCE RESTARE FERMI AI CONVENZIONALI STILEMI. SARA’ LA PAURA DEL CAMBIAMENTO? LA SCETTICA VISIONE DEL MODERNO? LA COMODA E STATICA VISIONE OMOLOGATA DALLA CERTEZZA STORICA SENZA RENDERSENE CONTO CHE OGNI GIORNO, BENCHE’ MAGNIFICAMENTE VISSUTO, DIVIENE RICORDO, RICORDO DI UN TEMPO TRASCORSO, NON PIU’ PRESENTE E MAI FUTURO? L’ARTISTA CONTEMPORANEO NON SI RACCHIUDE NEL GROGIUOLO DELLA INTERIORITA’ EGOICA OVE APPARE BELLO E APPAGANTE DESTREGGIARSI CON FORMULE DELL’ARTE NON PIU' ATTUALI QUALI: L’ISPIRAZIONE, L’ESPRESSIONE, L’EMOZIONE E ALTRO, NON RENDENDOSI CONTO DELL’INSITA AUTOREFERENZIALITA’ DI SE E DEL SUO PRODOTTO. E’ UN GRAN VALORE LA RICERCATA CONOSCENZA DI SE MA SOLO SE SA DIPANARE IL PROCESSO COSTRUTTIVO DELL’OPERA. L’ARTISTA CHE ESPRIME ESCLUSIVAMENTE SE STESSO, SI SFORZA DI RACCONTARE IL SUO VISSUTO, LA SOGGETTIVA VISIONE DELLA REALTA’ APPARE STANCHEVOLE E PRIVO DI CONTRIBUTO COMUNICATIVO PER LA COLLETTIVITA’. L’ARTISTA CONTEMPORANEO TRASMETTE UNA VISIONE DELLA REALTA’ CATALIZZATA, AI MOMENTI DI PENSIERO POLITICO, SOCIALE ED ECONOMICO, DEI PROCESSI STORICI. PER ME L’ARTISTA MEDITA SUI BISOGNI DEL MONDO, SULLE PROBBLEMATICHE CULTURALI, SUI DRAMMI MAI RISOLTI CHE ASSALGONO I LUOGHI DOVE SI SVOLGE L’ITER DELLA NOSTRA ESISTENZA. IO PREFERISCO AGIRE, CON IL LINGUAGGIO DELLE MIE RIGENERATIVE SENSIBILITA’ ESTETICHE, COSTRUIRE MONDI CHE CONOSCO AL MOMENTO STESSO CHE PRODUCO ILLUMINANDO LA MIA OPERA E TRASMETTERE I SUOI PENDII, CHE APPARTENGONO A TUTTI. CREARE PROCEDIMENTI ESTETICI SCONOSCIUTI ANCHE PER ME, MI CONSENTE UN RAPPORTO PLASMABILE CON ME STESSO, CON L’UOMO E CON GLI AVVENIMENTI DELL’ESISTENZA QUOTIDIANA. INFINE, IL MIO ATTEGGIAMENTO ARTISTICO INVESTIGATIVO ATTRAVERSO L’ARTE DELLA PITTURA O DELLA SCULTURA NON SI LIMITA ALLE APPARENZE DELLE FORME SEMPLICI IN SUPERFICIE DELLA REALTA’ MA, RIFLETTE LA SUA INTIMA PIENEZZA.
FRAME e SINAPSI: LE SPICCATE DIMENSIONI CROMATICHE SONO TAVOLE DI RAPPRESENTAZIONE, PORTATORI DI MESSAGGI CON SEGNI SOTTILI MA DI GRANDI POTERI CONNETTIVI, CAMPI DI LUCE, LAMPI TRASVERSALI CHE SI DISVELANO ESTINGUENDO ISTANTANEAMENTE LE RAPPRESENTAZIONI PER LA FORTE INTENSITA’ DI LUCE. UNA SORTA DI “LUOGHI CHE SFUGGONO” QUOTIDIANAMANTE ALLA NOSTRA ATTENZIONE PER LA MANCATA ACCOGLIENZA NELLA SENSIBILITA’. SONO ISTANTANEE NOTE CROMATICHE CHE POSSONO FISSARSI, SE TENDIAMO L’ATTENZIONE, NELL’IRIDE DI UNA VISIONE CHE PERCEPISCE IL DILATARSI DEL LUOGO VIRTUALE DA ABITARE, O ABITATO, CON L’INCANTO E IL DISINCANTO DEL VERO E DEL FALSO COL FASCINO DELLA STORIA E DELLE STORIE DI IERI, DI OGGI E DI QUELLE FUTURE. FRAME, PICCOLE SCINTILLE, IN UN ISTANTE DEFINISCONO I MARGINI DEL LORO MICRO PERIMETRO DEL CAMPO DELLA SINAPSI, UNO SPAZIO ESSENZIALE ALLE AZIONI CHE RACCONTANO PERCORSI DI VITA TRA LE TANTE DIREZIONI POSSIBILI.
Luigi Cola - 2013
"FRAME E SINAPSI - i luoghi che sfuggono"
“FRAME e SINAPSI – i luoghi che sfuggono”
COSA RACCONTANO I COLORI INSERITI IN QUESTE SPICCATE DIMENSIONI CROMATICHE?
LA PITTURA NON E’ CHE UNA ELOQUENTE PRATICA CON I COLORI CHE METTONO IN ATTO I CANALI DELLA FORMULAZIONE ARTISTICA FINO A CREARE L’OPERA SECONDO LA INCLINAZIONE UMANA. NON E’ COSA SEMPLICE CREARE CON L’ARTE DELLA PITTURA. LA PITTURA COMPONE UNA DIALETTICA CHE SA COMUNICARE AL MONDO INTERO SOLO SE RIESCE A PREVALICARE LE BARRIERE CULTURALI, RELIGIOSE, POLITICHE DENOTANDOSI LIBERA DI APPARTENENZE PER FORMULE D’INTERAZIONE E D’INTERCONNESSIONE.
L’OPERA, COS’E UN’OPERA? L’OPERA E’ UN CAMPO DI LUCE VIRTUALE DOVE OGNI ELEMENTO COLPITO DAL SUO SPLENDORE RISCHIA DI ESSERE DISTRUTTO E SVANISCE NELLA NON ESISTENZA O SI RIVELA UTILE NEL PANORAMICO ESTETICO DELLA PIENA CONCRETEZZA DELL’OPERA COMPIUTA DALL’ARTISTA. L’OPERA D’ARTE CON IL SUO CAMPO DI LUCE VIRTUALE TRASPORTA L’UTILIZZATORE IN UNA DIMENSIONE DI UBIQUITA’ COL SUO CAMPO DI RIFFLESSIONE. IN SINTESI, L’OPERA D’ARTE, CONTEMPORANEAMENTE RIESCE A SDOPPIARE IL TEMPO PRESENTE VISSUTO DALL’INTERLOCUTORE IN DUE REALTA’ SIMULTANEE. L’OPERA D’ARTE E’ UN VIAGGIO NEL REALE TEMPO ATTUALE IN DIFFERENTI LUOGHI DALLE GEOMETRIE INTELLETTUALI SIA DEL PASSATO CHE DEL FUTURO.
L’ARTISTA, L’ARTISTA DI OGGI E’ AGLI ANTIPODI DELLA FIGURA TRADIZIONALE CHE E’ STATA COSI’ CONSIDERATA FINO AGLI ANNI 70 DEL 1900. SI FA MOLTA FATICA COMPRENDERE LA FIGURA DELL’ARTISTA CONTEMPORANEO PERCHE’ POCHI SONO GLI STUDIOSI E I CRITICI CHE HANNO SAPUTO E SANNO INTERPRETARE LA FIGURA DELL’ARTISTA CONTEMPORANEO, PER FORTUNA CI SONO! MOLTI NON HANNO ANCORA PERCEPITO IL LINGUAGGIO ADEGUATO CHE RICHIEDE L’ARTE DI OGGI PER ESSERE DISCORSIVAMENTE INTERPRETATA POICHE’, IL SENSO DEL NUOVO E’ SEMPRE IN DISCUSSIONE E QUINDI SI PREFERISCE RESTARE FERMI AI CONVENZIONALI STILEMI. SARA’ LA PAURA DEL CAMBIAMENTO? LA SCETTICA VISIONE DEL MODERNO? LA COMODA E STATICA VISIONE OMOLOGATA DALLA CERTEZZA STORICA SENZA RENDERSENE CONTO CHE OGNI GIORNO, BENCHE’ MAGNIFICAMENTE VISSUTO, DIVIENE RICORDO, RICORDO DI UN TEMPO TRASCORSO, NON PIU’ PRESENTE E MAI FUTURO? L’ARTISTA CONTEMPORANEO NON SI RACCHIUDE NEL GROGIUOLO DELLA INTERIORITA’ EGOICA OVE APPARE BELLO E APPAGANTE DESTREGGIARSI CON FORMULE DELL’ARTE NON PIU' ATTUALI QUALI: L’ISPIRAZIONE, L’ESPRESSIONE, L’EMOZIONE E ALTRO, NON RENDENDOSI CONTO DELL’INSITA AUTOREFERENZIALITA’ DI SE E DEL SUO PRODOTTO. E’ UN GRAN VALORE LA RICERCATA CONOSCENZA DI SE MA SOLO SE SA DIPANARE IL PROCESSO COSTRUTTIVO DELL’OPERA. L’ARTISTA CHE ESPRIME ESCLUSIVAMENTE SE STESSO, SI SFORZA DI RACCONTARE IL SUO VISSUTO, LA SOGGETTIVA VISIONE DELLA REALTA’ APPARE STANCHEVOLE E PRIVO DI CONTRIBUTO COMUNICATIVO PER LA COLLETTIVITA’. L’ARTISTA CONTEMPORANEO TRASMETTE UNA VISIONE DELLA REALTA’ CATALIZZATA, AI MOMENTI DI PENSIERO POLITICO, SOCIALE ED ECONOMICO, DEI PROCESSI STORICI. PER ME L’ARTISTA MEDITA SUI BISOGNI DEL MONDO, SULLE PROBBLEMATICHE CULTURALI, SUI DRAMMI MAI RISOLTI CHE ASSALGONO I LUOGHI DOVE SI SVOLGE L’ITER DELLA NOSTRA ESISTENZA. IO PREFERISCO AGIRE, CON IL LINGUAGGIO DELLE MIE RIGENERATIVE SENSIBILITA’ ESTETICHE, COSTRUIRE MONDI CHE CONOSCO AL MOMENTO STESSO CHE PRODUCO ILLUMINANDO LA MIA OPERA E TRASMETTERE I SUOI PENDII, CHE APPARTENGONO A TUTTI. CREARE PROCEDIMENTI ESTETICI SCONOSCIUTI ANCHE PER ME, MI CONSENTE UN RAPPORTO PLASMABILE CON ME STESSO, CON L’UOMO E CON GLI AVVENIMENTI DELL’ESISTENZA QUOTIDIANA. INFINE, IL MIO ATTEGGIAMENTO ARTISTICO INVESTIGATIVO ATTRAVERSO L’ARTE DELLA PITTURA O DELLA SCULTURA NON SI LIMITA ALLE APPARENZE DELLE FORME SEMPLICI IN SUPERFICIE DELLA REALTA’ MA, RIFLETTE LA SUA INTIMA PIENEZZA.
FRAME e SINAPSI: LE SPICCATE DIMENSIONI CROMATICHE SONO TAVOLE DI RAPPRESENTAZIONE, PORTATORI DI MESSAGGI CON SEGNI SOTTILI MA DI GRANDI POTERI CONNETTIVI, CAMPI DI LUCE, LAMPI TRASVERSALI CHE SI DISVELANO ESTINGUENDO ISTANTANEAMENTE LE RAPPRESENTAZIONI PER LA FORTE INTENSITA’ DI LUCE. UNA SORTA DI “LUOGHI CHE SFUGGONO” QUOTIDIANAMANTE ALLA NOSTRA ATTENZIONE PER LA MANCATA ACCOGLIENZA NELLA SENSIBILITA’. SONO ISTANTANEE NOTE CROMATICHE CHE POSSONO FISSARSI, SE TENDIAMO L’ATTENZIONE, NELL’IRIDE DI UNA VISIONE CHE PERCEPISCE IL DILATARSI DEL LUOGO VIRTUALE DA ABITARE, O ABITATO, CON L’INCANTO E IL DISINCANTO DEL VERO E DEL FALSO COL FASCINO DELLA STORIA E DELLE STORIE DI IERI, DI OGGI E DI QUELLE FUTURE. FRAME, PICCOLE SCINTILLE, IN UN ISTANTE DEFINISCONO I MARGINI DEL LORO MICRO PERIMETRO DEL CAMPO DELLA SINAPSI, UNO SPAZIO ESSENZIALE ALLE AZIONI CHE RACCONTANO PERCORSI DI VITA TRA LE TANTE DIREZIONI POSSIBILI.
Luigi Cola - 2013