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Marcello Aprea

Ritorna alla lista Aggiunto il 9 apr 2023

Critica di presentazione alla esposizione personale "Dalle Persiane", Roma , 2003. (Gian Michele Pileri)

L’essenzialita’ formale

L'essenzialità formale è il leit-motiv del lavoro che Marcello Aprea sta sperimentando. L'intuizione del segno semplice, lineare che apre spazi a cromatismi, talvolta umorali, a volte meditati, seppure con criteri di scelta repentini, quasi mai studiati troppo a lungo. La strada dell'impatto immediato, emozionale, che Aprea ha stabilito con la rappresentazione della sua personale realtà, si richiama "in nuce" alle esperienze di "istant painting" proprie di una cultura pittorica "pop", come a rimarcare l'attimo fuggente del gesto creativo.
Nel contrassegnare la dinamicità dei sentimenti e delle sensazioni che mutano attraverso diversi momenti tramite la scansione del tempo, Aprea evidenzia una ferrea volontà di fermare l'attimo e rendere condivisibile quella precisa e definita emozione.
Ad un primo incontro con le opere del Nostro, potremmo essere tentati di inquadrarlo in uno degli innumerevoli rivoli di pittura contemporanea che presero ispirazione dalla scuola cubista e che dal quel linguaggio primario hanno affinato esperienze diverse. Ma a ben vedere, la scomposizione che Aprea attua, molto raramente è volumetrica, quasi che la terza dimensione visiva costituisca elemento di disturbo nell'essenzialità della comunicazione pittorica. Egli si dedica, quindi, alla rappresentazione di una geometria piana, la cui terza dimensione, quella temporale, diviene strumento insostituibile per l'allestimento pittorico.
Anche l'indagine più prettamente onirica che contraddistingue parte dei lavori di Aprea, lo induce a indagare incuriosito un territorio vasto e contraddittorio , all'interno del quale esplora altri linguaggi con rispettosa cautela, attingendo ora a elementi metafisici, pur non cedendo a tentazioni figurative, ora all'astrattismo di maniera.
Di certo è un cammino che lo sta portando a sviluppare ed evolvere la propria tecnica espressiva su piani sempre più complessi, a sperimentare nuovi impulsi e seguirne le intuizioni senza per questo rinunciare al principio di essenzialità del tratto da cui ha mosso le prime esperienze.
Gian Michele Pileri, Pisa, febbraio 2003

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