Ad Extirpanda (2016) Tablo Leonardo Passeri tarafından

L'opera madre di un progetto creativo vasto. La matrice di un racconto in piena evoluzione, il cui finale è affidato all'intelligenza umana. Un paesaggio forgiato nella geometria simbolica.
Le piramidi, che riprendono in pieno il significato antico di scala per la salita verso il cielo, quale sede della creazione ed della resurrezione. Simbolo di progressione grazie alla sua forma quadrata che esprime la perfezione e corrisponde alla terra, alla stabilità ed alla immutabilità. Le sommità delle piramidi, ovvero il divino, incontrano il cielo, irradiandosi della sua luce mistica. La luminosità sacrale è resa in maniera accurata attraverso ondulate texture e zone d'ombra scolpite; le tonalità del ghiaccio e del violetto assorbono i bagliori atmosferici, rendendo il cielo un insieme di strali scuri, color polvere. Questa è la volontà delle nuove gerarchie, ossia quella della dominazione della natura, ormai in veloce declino. Lo scheletro di una cattedrale gotica si impone tra le due dimensioni come una cancellata da valicare. La piramide centrale, ipotetico quartier generale delle forze occulte, si presenta solida e solitaria, completamente ricoperta di fregi geometrici, ritornano i simboli del divino, il quadrato, il rettangolo, il triangolo ed il rombo, il diamante perfetto. Apprezzato fin dall'antichità, il diamante rappresenta l'eternità, attraverso la quale si possono raggiungere alte vette nell'acquisire capacità spirituali e fisiche superiori al resto degli esseri umani.
Altre piramidi più allungate frastagliano il primo piano, agendo da giganti aculei in un fossato senza fine. La scena rappresentata trova la sua origine sia nel mito della cultura spartana, secondo il quale chi veniva considerato non idoneo fisicamente era abbandonato a morire nel Tageto, sia nel ruolo della Rupe Tarpea del Campidoglio quale simbolo di morte per traditori ed inetti.
Sulla rupe di destra i condannati assumono espressioni di paura, le bocche si schiudono in urli di terrore, sagome prive di arti, volti distinti ed espressivi nella loro stilizzazione.
Nel fossato chi è già stato giustiziato ha già perso ogni caratteristica fisica, trasformandosi in sterili figure uguali. Gli esecutori, sulla rupe di sinistra, osservano il macabro spettacolo, affamati di potere e predominio, perseverando nell'ignoranza e nella violenza. Nonostante il primo boia sia provvisto del terzo occhio non riesce a percepire realtà invisibili superiori a quella che sta vivendo, è sordo ad una coscienza illuminata, concentrando le energie in atti spregevoli. Il secondo boia è certamente un'alta carica del sistema governante, è munito di corona, come ad indicare l'onore, la perfezione, la grandezza e l'immortalità.
Gran parte del pensiero che muove i personaggi antagonisti deriva dalla dottrina hitleriana, che radica le origini nella paura e nell'affermazione di “superuomini” per la lotta di razza. Hitler affermò che “il terrore è lo strumento politico più efficace”, così portò avanti fino alla disfatta la realizzazione di uno stato accentratore ed autoritario. Un sistema fallace, privo di compassione e assassino dell'individualità. Esattamente quello che si presenta in questo racconto illustrato e che solo l'intelletto umano può far estinguere.

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