Italo Turri "Monzon"
Notiziario
Italo Turri è nato ad Anagni il 13 Febbraio 1926 in via del Trivio, uno dei più caratteristici vicoli del centro storico. E’il terzogenito di Vincenzo Turri, calzolaio, e Caterina Baldassarri.
Hanno avuto quattro figli, tre maschi e una femmina. Frequenta con profitto le cinque classi elementari, come si legge nel suo certificato di studio, al termine del secondo corso della scuola professionale (sezione ebanisteria) ad Anagni, finito nel 1940 viene data valutazione sufficiente (lodevole invece, il giudizio della condotta, il rispetto all’igiene, pulizia e cura della persona). Dal 15 settembre 1943 al giugno 1944 fa parte della formazione partigiana “Anagni” con la qualifica gerarchica “partigiano di gregario”, motivo per il quale viene arruolato nell’esercito, da dove viene congedato definitivamente il 22 Novembre del 1948.
Due anni dopo si sposa e va a vivere a Santa Chiara dove nasceranno nel 1951 e nel 1953 le due figlie.
Nel 1955 il matrimonio finisce ed Italo torna nella sua casa paterna di via del Trivio, insieme al fratello minore. Dopo un breve periodo di occupazione presso il Comune di Anagni come netturbino, si dedica completamente alla pittura, una passione coltivata da sempre.
Disegna esclusivamente su materiali da scarto, sui quali realizza i suoi “cartoni” che quasi sempre regala.
La sua produzione è molto vasta, così come la sua vena creativa, anche se per un riconoscimento ufficiale bisognerà attendere il 1993, quando il comune di Anagni e l’associazione Pro Loco organizza una mostra dei suoi lavori nella galleria comunale, dal 30 Maggio al 10 Giugno vengono esposte al pubblico 36 opere di Italo Turri e in quella occasione il critico d’Arte Lorenzo Ostuni conia per lui la definizione “ Il lunatico dell’innocenza”.
Per l’immagine di Italo Turri si apre una nuova era: le sue opere ricevono attenzioni e apprezzamenti da più parti (un plauso arriva anche da Vittorio Sgarbi), la sua vita “on the road” viene rivalutata.
Muore ad Anagni il 9 Aprile 1995 all’età di 69 anni
Scopri opere d'arte contemporanea di Italo Turri "Monzon", naviga tra le opere recenti e acquista online. Categorie: artisti italiani contemporanei. Domini artistici: Pittura. Tipo di account: Artista , iscritto dal 2003 (Paese di origine Italia). Acquista gli ultimi lavori di Italo Turri "Monzon" su ArtMajeur: Scopri le opere dell'artista contemporaneo Italo Turri "Monzon". Sfoglia le sue opere d'arte, compra le opere originali o le stampe di alta qualità.
Valutazione dell'artista, Biografia, Studio dell'artista:
Italo Turri Monzon • 41 opere
Guarda tuttoOpere vendute • 9 opere
Riconoscimento
Biografia
Notiziario
Italo Turri è nato ad Anagni il 13 Febbraio 1926 in via del Trivio, uno dei più caratteristici vicoli del centro storico. E’il terzogenito di Vincenzo Turri, calzolaio, e Caterina Baldassarri.
Hanno avuto quattro figli, tre maschi e una femmina. Frequenta con profitto le cinque classi elementari, come si legge nel suo certificato di studio, al termine del secondo corso della scuola professionale (sezione ebanisteria) ad Anagni, finito nel 1940 viene data valutazione sufficiente (lodevole invece, il giudizio della condotta, il rispetto all’igiene, pulizia e cura della persona). Dal 15 settembre 1943 al giugno 1944 fa parte della formazione partigiana “Anagni” con la qualifica gerarchica “partigiano di gregario”, motivo per il quale viene arruolato nell’esercito, da dove viene congedato definitivamente il 22 Novembre del 1948.
Due anni dopo si sposa e va a vivere a Santa Chiara dove nasceranno nel 1951 e nel 1953 le due figlie.
Nel 1955 il matrimonio finisce ed Italo torna nella sua casa paterna di via del Trivio, insieme al fratello minore. Dopo un breve periodo di occupazione presso il Comune di Anagni come netturbino, si dedica completamente alla pittura, una passione coltivata da sempre.
Disegna esclusivamente su materiali da scarto, sui quali realizza i suoi “cartoni” che quasi sempre regala.
La sua produzione è molto vasta, così come la sua vena creativa, anche se per un riconoscimento ufficiale bisognerà attendere il 1993, quando il comune di Anagni e l’associazione Pro Loco organizza una mostra dei suoi lavori nella galleria comunale, dal 30 Maggio al 10 Giugno vengono esposte al pubblico 36 opere di Italo Turri e in quella occasione il critico d’Arte Lorenzo Ostuni conia per lui la definizione “ Il lunatico dell’innocenza”.
Per l’immagine di Italo Turri si apre una nuova era: le sue opere ricevono attenzioni e apprezzamenti da più parti (un plauso arriva anche da Vittorio Sgarbi), la sua vita “on the road” viene rivalutata.
Muore ad Anagni il 9 Aprile 1995 all’età di 69 anni
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Nazionalità:
ITALIA
- Data di nascita : 1926
- Domini artistici:
- Gruppi: Artisti Italiani Contemporanei
Eventi d'arte in corso e a breve
Influenze
Formazione
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Realizzazioni
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Italo Turri Monzon: La Poetica della Testimonianza
RICICLAGGIO D’AMORE – ITALO TURRI (1926-1995)
In esposizione nei saloni di Banca Sella
Piazza Poli 43/44 Roma
Le mani soprapposte, lo sguardo malinconico, il volto scavato, come campo da semina, in Italo Turri, ribattezzatosi Monzon, per l’immersione nell’arte, confermano il pathos di cui sono ricche le opere.
Il “riciclaggio” d’amore, cui andò incontro, nel suo percorso storico, segnò l’encomio dell’essere che dilada se stesso su cartoni rimessi in equilibrio per confermare il verdetto “Nulla si distrugge: Tutto si trasforma”.
In questo impeto realizzante, Turri manifestò il trionfo del decadente attraverso un innesto di memorie (donne, oggetti, animali) effettuato umilmente nell’evanecenza dipinta o edificata, con smalti e impellicciature, in un adattamento scenico povero e suntuoso.
Alla radice, Turri pose l’amore, e su questa base ebbe modo di esprimere il nettare della semplicità assoluta. Egli si abbandonò alla corrente, come i cartoni reclicati e i piani rigidi, e approdò nel delta del consolidamento intellettuale: da un lato i tesori dello scarto, dall’altro l’idea. Così l’arte esplose in tutta la sua intrinseca estensione. La radice e il seme del pensiero, implicido nella forma, presero corpo e crearono ciò che ora ci stupisce.
Dal tocco evanescente seppe trarre il preludio di una risonanza arcaica. Gli effetti della sua Anagni si espansero gradatamente e raggiunsero nuove postazioni. Così il memoriale fu completo. Ciò che vide, nel suo straordinario vissuto, di lavoro e rinunce, assume caratteristiche difficilmente riscontrabili nelle solenni accademie.
Turri ebbe di solenne l’intuito primordiale, la rapidità esecutiva, l’approssimazione vitale, come se i soggetti fossero anch’essi sospinti dalla corrente in cerca d’approdo. La sua tenacia gli fece compilare un modulo conforme al suo tenore di vita: estraniato dai rumori, fasciato di umiltà, desideroso di lasciare un segno, sulle cose gettate, come atto d’amore che sollecitasse le umane dissonanze, pronte a disfarsi dell’utile per un deleterio capriccio, seppe effettuare la metamorfosi che ora produce crescendi inevitabili.
Un impressionismo puro, personalizzato, ricco di sequenze che pongono la donna al di sopra di tutto; un elogio soave, discreto; un sereno rendimento per l’aria respirata e per la raccolta di elementi destinati alla polvere, prima che le sue mani audaci vi imprimessero sopra il marchio inconfondibile del loro amore.
L’Argentina ebbe un pugile di nome Monzon, dalle cui mani esplodeva la forza.
Noi abbiamo avuto un pittore dall’indole forte: le sue dita strinsero i cartoni destinati al degrado, li accarezzò, li stese, li dipinse e li regalò, estasiato per la gratitudine. Nel frattempo l’estasi è divenuta recripoco sostegno: la sua arte rimane intatta nello scrigno del mistero. A noi la facoltà di scoprire quanto siano amorevoli i dipinti di Turri nel loro inconcepibile elemento.
Maria Teresa Palitta
Italo Turri Monzon
Viale G:Matteotti
ITALO TURRI-MONZON
“La poetica dell’essenziale”
Mostra antologica
Oltre trenta dipinti per ricordare, a diciassette anni dalla scomparsa, la figura di Italo Turri, autore tra i più originali del panorama artistico della terra di Ciociaria. Ordinata da Anna Turri e presentata in catalogo dalla Professoressa Maria Teresa Valeri, la mostra, che accoglie oltremodo preziosi inediti, permette una lettura davvero compiuta e rigorosa dell’intero percorso artistico di Turri pittore, nella sua Anagni.
Ospitata nello Storico Convitto “Principe di Piemonte”, sarà inaugurata il 22 Dicembre 2012, alle ore 17.00.
Convitto Principe di Piemonte
Viale G. Matteotti 1 Anagni (FR)
22 Dicembre – 13 Gennaio 2013
Tutti i giorni 10.00 - 13.00 / 16.00 - 20.00
Ingresso Libero
Italo Turri, in arte detto “Monzon” (Anagni, 1926-1995), è uno straordinario pittore anagnino, che ha lasciato nei suoi dipinti e collage, realizzati con deciso segno espressionista, la semplice e vigorosa denuncia contro il male del secolo XX: l’emarginazione e il tragico disagio dell’uomo, schiacciato dalle leggi dell’egoismo e dell’“apparire”. Esse sono una potente denuncia della logica disumana della società consumistica e materialista.
Italo Turri, nelle sue opere, è testimone di sé, lancia il suo messaggio con il linguaggio arcano e universale dell’arte, ci pone direttamente in contatto soprattutto con l’uomo-Turri, che emerge a tutto tondo con la sua profonda aspirazione alla semplicità, alla verità dei rapporti umani, al rispetto della dignità della persona, al canto delle piccole cose che fanno bella la vita. Italo Turri - Monzon, con stile espressionista, a volte informale, ci rivela opere che sono autentici brani di poesia, stimolo vivace alla riscoperta del valore e della dignità dell’uomo.
L’opera del Pittore anagnino non può passare inosservata. Sin dalla prima vista la sua pittura cattura l’attenzione del riguardante: si presenta inizialmente con la dolcezza sommessa di una nenia familiare e poi si impone come sinfonia di colore e suoni; ti giunge dritta al cuore con il suo linguaggio semplice e vero; ti parla nel profondo dell’anima, quasi come creatura vivente; ti commuove nell’intimo, tanto è intrisa di dolore e tenace attaccamento alla vita. Non è facile sottrarsi al dialogo che l’Autore intavola con l’osservatore.
Linee biografiche
La formazione culturale ed artistica del Pittore (Anagni, 1926 - 1995) è legata alle esperienze dell’infanzia e agli studi professionali dell’adolescenza. Figlio di calzolaio, è abituato sin da piccolo ad osservare il lavoro artigianale del padre, quotidianamente intento a modellare pelle e cuoio, semplici materiali organici, per ottenere calzature utili per le necessità dell’uomo. Terminati gli studi primari, Italo Turri si iscrive all’Istituto d’Arte di Anagni, sezione di “Ebanisteria”, che termina nel 1940. La scuola d’arte rinforza le attitudini di Turri e acuisce la sua attenzione ai materiali naturali, che, “manipolati” dall’artigiano-artista, raggiungono nuova forma e nuovo valore, acquistano significato estetico e comunicano bellezza. Diciassettenne, Italo Turri partecipa alla formazione partigiana “Anagni” come “partigiano di gregario” e, arruolatosi nell’esercito, si congeda il 22 novembre 1948. Trova lavoro nella sua città come netturbino e si sposa nel 1950. Due figlie nascono dal suo matrimonio, che finisce nel 1955 in seguito alla decisione fondamentale della vita dell’Artista: rinunciare al mondo per iniziare una nuova vita in opposizione alle regole; vivere “ai margini” del mondo per assicurarsi l’osservatorio privilegiato per la ricerca del senso recondito delle cose e per cogliere la verità, nascosta dal velo dell’apparenza. La sua spiccata sensibilità, già forse traumatizzata dalle esperienze tragiche della guerra, deve aver ricevuto un’insanabile ferita dalla repentina trasformazione culturale degli anni successivi al dopoguerra, quando la società agricolo-pastorale del territorio, fondata sulla logica di una vita semplice legata ai bisogni primari della sussistenza, fondata sui valori riconosciuti nelle piccole cose della vita quotidiana quali la solidarietà e lo spirito di abnegazione, il lavoro e la sobrietà, cede improvvisamente il posto all’economia del “consumo”, catapultata nella provincia di Frosinone in seguito agli sviluppi della produzione industriale, che segnerà il boom economico degli anni ‘60 del XX secolo con il conseguente sovvertimento dei tradizionali valori e sistemi di vita.
Turri diventa un ribelle e, nel contempo, un reietto. Si allontana dalla società che gli appare un inferno: per le convenzioni mascherate di perbenismo, che vìolano la dignità personale dell’uomo e soffocano la sua libertà. Inconsciamente l’Artista esprime una visione hobbesiana della vita, in cui vale l’amara definizione homo homini lupus. Sicuro di non avere altra scelta, abbandona la Famiglia, la convivenza sociale e torna a vivere nella casa paterna, nido protettivo, rifugio dall’ipocrisia imperante che distrugge l’uomo, perché, negandogli il diritto di “parlare”, di essere sé stesso, gli sottrae il diritto esistere.
Note stilistiche
Italo Turri sceglie lo “scandalo della debolezza”, la povertà totale, l’emarginazione da una società matrigna e disumana, che, rifiutando il “diverso”, gli impedisce il dialogo paritario, schietto e autentico. La sua vita diviene “povera” e proprio per il distacco dal peso delle cose diviene “libera”; Turri – Monzon, liberatosi dalla cosalità pesante del reale, facendo ricorso alla sua fantasia, alla sua poesia, alla sua arte, nel suo spirito ritorna in possesso pieno di ogni cosa. Contestualmente l’Artista rifiuta il dialogo convenzionale della parola-abusata della convivenza comune per scegliere il suo linguaggio, quello universale della pittura, quello che non può essere equivocato e che rimane, nel tempo, sempre autentico, vero e liberante.
Significativo è il nomignolo che la gente del suo paese gli veste addosso: “Monzon”, famoso pugile, e che Italo Turri accetta. Con questo nuovo nome il nuovo Turri firma le sue opere: egli, così, dimostra di non rinunciare alla lotta, continua a combattere pacificamente con i “suoi pugni”, cioè con le sue mani di artista, dimostrando come le mani dell’uomo riescano a produrre bellezza, manipolando materie apparentemente prive di valore, rinnovando e dando vita alle cose morte, quelle scartate e ritenute inutilizzabili.
Da tale concezione del mondo deriva la preferenza per il segno espressionista e la scelta delle tecniche utilizzate con analoghi scopi artistici dalla Pop Art americana e dall’Arte Povera, mediante il recupero dei materiali poveri, preferibilmente quelli di scarto. Italo Turri-“Monzon” usa come supporti alla sua pittura cartone, stoffe, manifesti pubblicitari, impellicciature di compensato, smalti e acrilici, che spesso recupera nelle zone di raccolta cittadina dell’immondizia. “Monzon” realizza in tal modo una vera operazione culturale, riconosce con la sua vita “ai margini” il grande valore oggettivo che ciascuna cosa, sia essa naturale o prodotta dall’uomo, porta in sé e contemporaneamente afferma l’infinito valore della dignità di ogni uomo, ricco o povero, potente o debole, autorevole o ingiustamente senza diritto di parola, di cui l’oggetto di scarto diviene nelle mani dell’Artista poetica metafora.
I soggetti di Italo Turri, ripresi dalla vita quotidiana, osservati senza riserve mentali, sono semplici scene di vita di paese, paesaggi, nature morte, personaggi senza espressione che sembrano parlarsi ma non comunicano, città fitte di case senza finestre, riprese di interni domestici, animali, geometrie. In ogni opera si riscontrano pochi colori utilizzati e sempre in accostamento tonale, i rossi, i verdi, i blu, il nero, i grigi, rari tocchi di bianco, il marrone, il beige. La ristretta gamma di colori è forse condizionata dal reperimento spesso occasionale delle tinte utilizzate per dipingere o anche dalla necessità di essenzializzare il linguaggio cromatico, per rendere più efficace la comunicazione degli stati d’animo da trasmettere. La ricostruzione dello spazio, luogo dell’azione dei personaggi, è a volte sacrificata alla resa bidimensionale dei soggetti oppure è raggiunta mediante gli effetti di profondità prospettica ottenuti con la sapiente giustapposizione di gradienti cromatici, con pennellate costruttive decise e materiche, che si scontrano, o con l’uso di impellicciature di compensato, disposte sul supporto in modo da generare ordinate suggestioni di piani e volumi. Il supporto è quasi sempre cartone o cartoncino, materiale di scarto, raccolto con cura tra gli avanzi della opulenta società del benessere economico.
Spesso nelle opere di Italo Turri-Monzon lo spazio è assente o alterato prospetticamente, probabilmente a significare una realtà ritenuta fissa, immutabile, colta nella sua tragica e dolorosa portata universale. Tuttavia sempre si coglie nella pittura di Monzon una felice e certamente intenzionale partitura geometrica della struttura compositiva, sovente suggerita anche dalle pieghe dei cartoni utilizzati a supporto della sua pittura.
Gli stessi cartoni riciclati divengono valido mezzo espressivo nelle mani di Monzon: grazie alla loro movimentata texture, lasciata visibile dalle pennellate trasparenti, essi ci parlano sommessamente della luce che sfiora le superfici, dà sostanza alle forme, vitalità alla realtà. Come aveva intuito Picasso, anche nell’opera di Monzon l’inserimento di frammenti di cartone, impellicciatura, stracci conferisce valore di concretezza reale al dipinto, che non è più una semplice riproduzione del fenomeno, ma è ricostruzione ed epifania della realtà, che l’artista avverte per via di sentimento e comunica quale sua personale visione del mondo.
L’Artista non data i suoi dipinti: ciò che raffigura è la realtà quotidiana, è la storia dell’uomo Italo Turri nel suo quotidiano rapporto con la realtà, fuori da schemi che, incasellando rigidamente l’esistenza, rendono l’uomo prigioniero del passato e delle sue convenzioni oppure schiavo dell’ansia scaturita dalla paura del futuro. Italo Turri-Monzon nella sua disarmante semplicità inconsciamente ricalca il pensiero crociano secondo cui “la storia è il presente”, è l’intervento che l’uomo riesce a compiere con le sue scelte e comportamenti nell’esperienza del vivere, che si attua solo e sempre nel momento presente dell’esistenza di ciascuna persona.
Ciò che colpisce dell’opera di Italo Turri è l’Uomo con le sue sofferenze e desideri profondi, il suo desiderio di libertà che coincide con l’aspirazione alla bellezza, il riflesso di un animo bambino, innocente, ferito dal rifiuto, ma privo di risentimento verso chi lo umilia, allontanandolo. In questo paradossalmente l’Uomo-Turri diviene vincente, poiché la sua arte è un nobile richiamo all’uomo del terzo millennio a rispettare i valori fondanti della dignità dell’uomo, profondamente intuiti dalla civiltà greco-latina e faticosamente conquistati nella nostra civiltà durante i due millenni trascorsi dell’era cristiana.
(Maria Teresa Valeri)
Il Silenzio e il Fulgore
Centro internazionale O.A.D.
Arte Cultura Spiritualità
Via del Corso, 45 Roma (Piazza del Popolo)
È lieto di invitare la S.V. sabato 8 novembre 2008 ore 18.00
Alla rassegna di Arte Contemporanea
IL SILENZIO E IL FULGORE
Espongono:
Gugliermo Carbonetti - Faustomaria Fontana - Roberto Lalli-
Elio Luccini - Gabriella Sterzi - Italo Turri Monzon.
Presenta : Maria Teresa Palitta
Consulente artistico: Daniela Panebianco
08 21 Novembre 2008
Orario: 10.30 12.30 -----15.30 19.30
Info 3487424708
Ingresso Libero
Comunicato stampa
Comunicato stampa
Comunicato stampa
GALLERIA CRISPI (CENTRO STORICO) VIA F.CRISPI 32A ROMA -DAL 21 OTTOBRE AL 02 NOVEMBRE 2006-
INAUGURAZIONE SABATO 21 OTTOBRE ORE 18.00
Italo Turri Monzon, Il Pittore dei cartoni.
Italo Turri Monzon, un artista stravagante.
Italo Turri Monzon, la pittura della memoria
Monzon il pittore dei cartoni
Articolo
ArtMajeur Silver Award 2004

Expos Solo (Listing)
MOSTRE E RASSEGNE D’ARTE
1993 - Galleria Comunale di Anagni (Personale)
Con il Patrocinio
(Assessorato alla cultura e Pro Loco città di Anagni)
1994 - Gavignano Roma (Collettiva)
1995 - Centro "Incontri artistici e Letterari" Campoli Appennino (Personale)
1996 - Centro Culturale "Arte & Libertà " Avellino (Collettiva)
( Premio Internazionale Città di Avellino)
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1997 - Pontificio Collegio Leoniano Anagni
( Presentazione e pubblicazione della monografia
Monzon vita e pittura di Italo Turri)
Commenti di:
Prof. Giuseppe Selvaggi (autore della Monografia)
Fratelli Palombi (editori)
Monsignor Luigi Belloli (Vescovo della Diocesi Anagni-Alatri)
Avv. Loreto Gentile (Presidente della Provincia di Frosinone)
Ingegner R. Capobianchi (vice Sindaco della Città di Anagni)
Avv. Pier Ludovico Passa (Storico della Città di Anagni)
Daniela Pesoli (Giornalista)
Wilma Santesarti ( Assessore alla Culura Città di Fiuggi)
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1998 - Teatro delle fonti Fiuggi (Personale)
Con il Patrocini
(Assessorato alla cultura città di Fiuggi)
1998 - Art Booklet "Quadrato di idea Roma (Personale)
1999 - Centro Culturale "Arte & Libertà (Collettiva)
(Premio Intenazionale Città di Avellino)
(Premiazione e recenzione in catalogo)
1999 - Premio Internazionale "Filignano Arte 1999"
Con il Patrocinio
(Assessorato alla cultura Regione Molise e assessorato alla cultura città di Filignano)
(Premio alla memoria e recenzione in catalogo)
1999 - Salone di Rappresentanza - Unione Industriale di Frosinone (Personale)
2000 - Chiostro di San Francesco Alatri (Personale)
Con il Patrocinio
(Assessorato alla cultura Regione Lazio e Assessorato alla cultura città di Alatri)
2000 – Palazzo del Collegio Martino Filetico Ferentino (Personale)
Con il Patrocinio
(Assessorato alla cultura Regione Lazio, e Assessorato alla cultura città di fermentino)
2001 - Gran Hotel Palazzo della Fonte Fiuggi (Personale)
2002 - Sala Giubileo di Palazzo Valentini (Roma)
Con il patrocinio
(Amministrazione provinciale di Roma e Assessorato alla cultura Regione Lazio)
2003 - Mostra Itinerante “Eventi D’Arte”
Con il Patrocinio
(Assessorato alla cultura Regione Abruzzo)
esposizione nelle città di Pescara-chieti-L’Aquila-Rieti-Roma (Catalogo)
2004 – Villa Comunale di Frosinone (Personale)
Con il Patrocinio
(Assessorato alla Cultura Regione Lazio e Assessorato alla Cultura città di Frosinone)
2005 - Fonte Bonifacio VIII Fiuggi Salone delle Meschite (Personale)
2006 - Galleria
Crispi Roma (Personale)
Con il Patrocinio
(Assessorato alla Cultura Regione Lazio, Comune di Roma e Provincia di Frosinone
2007 - Fiuggi Terme 15 Luglio 15 Settembre (Personale)
Con il Patrocinio
(Assessorato alla Cultura Regione Lazio)
2008 – Saloni Banca Sella - Piazza Poli Roma (Personale)
Con il Patrocinio
(Assessorato alla Cultura Regione Lazio)
2008 – Roma Centro Internazionale O.A.D. (Collettiva)
2008 – Roma Galleria “La Pigna” (Collettiva)
Con il Patrocinio
(Assessorato alla Cultura Regione Lazio)
2010 – Villa Comunale di Frosinone (Personale)
Con il Patrocinio
(Assessorato alla Cultura Regione Lazio e Assessorato alla Cultura città e provincia di Frosinone)
2011 - Fonte Bonifacio VIII Fiuggi Salone delle Meschite 01 Luglio – 30 Settembre (Personale)
Con il Patrocinio
(Assessorato alla Cultura Regione Lazio)
2012 – Fonte Bonifacio VIII Fiuggi Salone Meschite 15 Luglio – 30 Settembre (Personale)
2012 - Convitto Principe di Piempnte (Personale)
Con il Patrocinio
(Assessorato alla Cultura Regione Lazio)

Articolo
Notiziario
Italo Turri è nato ad Anagni il 13 Febbraio 1926 in via del Trivio, uno dei più caratteristici vicoli del centro storico. E’il terzogenito di Vincenzo Turri, calzolaio, e Caterina Baldassarri.
Hanno avuto quattro figli, tre maschi e una femmina. Frequenta con profitto le cinque classi elementari, come si legge nel suo certificato di studio, al termine del secondo corso della scuola professionale (sezione ebanisteria) ad Anagni, finito nel 1940 viene data valutazione sufficiente (lodevole invece, il giudizio della condotta, il rispetto all’igiene, pulizia e cura della persona). Dal 15 settembre 1943 al giugno 1944 fa parte della formazione partigiana “Anagni” con la qualifica gerarchica “partigiano di gregario”, motivo per il quale viene arruolato nell’esercito, da dove viene congedato definitivamente il 22 Novembre del 1948.
Due anni dopo si sposa e va a vivere a Santa Chiara dove nasceranno nel 1951 e nel 1953 le due figlie.
Nel 1955 il matrimonio finisce ed Italo torna nella sua casa paterna di via del Trivio, insieme al fratello minore. Dopo un breve periodo di occupazione presso il Comune di Anagni come netturbino, si dedica completamente alla pittura, una passione coltivata da sempre.
Disegna esclusivamente su materiali da scarto, sui quali realizza i suoi “cartoni” che quasi sempre regala.
La sua produzione è molto vasta, così come la sua vena creativa, anche se per un riconoscimento ufficiale bisognerà attendere il 1993, quando il comune di Anagni e l’associazione Pro Loco organizza una mostra dei suoi lavori nella galleria comunale, dal 30 Maggio al 10 Giugno vengono esposte al pubblico 36 opere di Italo Turri e in quella occasione il critico d’Arte Lorenzo Ostuni conia per lui la definizione “ Il lunatico dell’innocenza”.
Per l’immagine di Italo Turri si apre una nuova era: le sue opere ricevono attenzioni e apprezzamenti da più parti (un plauso arriva anche da Vittorio Sgarbi), la sua vita “on the road” viene rivalutata.
Muore ad Anagni il 9 Aprile 1995 all’età di 69 anni
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ITALO TURRI "MONZON": LO SPAZIO ALTERATO
(di Francesco Giulio Farachi)
Italo Turri che si firmava “Monzon”. Italo Turri che si aggirava per le strade della sua città, Anagni, in una febbrile ricerca dei materiali, fisici ed ideali, per la sua pittura. Italo Turri che, a oltre dieci anni dalla morte, sempre più viene valutato e riconosciuto come uno dei “grandi” della pittura contemporanea. A questo “grande”, dunque, la Galleria Crispi dedica un’ampia personale, che si inaugurerà sabato 21 ottobre. Con il patrocinio di Regione Lazio, del Comune di Roma – I Municipio “Centro Storico”, della Provincia di Frosinone, del Comune di Frosinone, l’evento vuol essere un vero e proprio tributo all’opera di un artista che è stato rivoluzionario e coerente a se stesso, che ha vissuto l’Arte come assoluto scopo e modo di vita, che ha elaborato un linguaggio pittorico che dice insieme l’asprezza e la poesia dell’esistenza. Turri usava per dipingere materiali che erano avanzo e scarto di altre utilizzazioni, cartoni gettati, residui di impellicciature, smalti per l’edilizia e per le carrozzerie. Materiali, per la scelta dei quali il pittore si metteva in giro a frugare persino nei cassonetti dei rifiuti, e che in questa meticolosa cernita acquisivano un valore ed un significato nuovi di zecca: ciò che la società “normale” non vede che come rifiuto e scoria, anzi proprio perché è rifiuto e scoria, conserva l’essenza di libertà e fantasia, assorbe la realtà in maniera altra e alta, si arricchisce di un “aver già vissuto” che è sapienza di vita e anche muta e solitaria rivolta contro stereotipi e moralismi disumananti, diventa materiale per l’Arte. Nella materia rifiutata, Monzon traduce la propria scelta di volontaria emarginazione, di relegazione in una dimensione discosta dove è più facile capire, anche se rimane scontata la difficoltà ad esser capiti. La sua pittura, la pittura di Monzon, è fatta di gesto veloce, di tratti essenziali e minimi, di colori che nettamente definiscono forme, sfondi e soggetti, di atmosfere grevi di emozione, vibranti di violenta dolcezza. Descrive un mondo visto e sognato, di persone ed affetti, di luoghi e prigionie dell’anima, di animali e paure e istinti di libertà. È un mondo quotidiano, che dal quotidiano si distilla ed al quotidiano rapisce l’espressione, la forza, lo struggimento di intere esistenze e di piccoli, minuti momenti. È un mondo stralunato e poetico, tesoro prezioso scovato nella povertà e nella esclusione, fra i rimasugli di realtà gettati via e guardati con indifferenza. Come la sua vita, la vita di Turri pittore e null’altro che pittore. Italo Turri che si firmava “Monzon”.
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Italo Turri “Monzon”: la metafora della vita
(di Caterina Zonno)
Italo Turri “Monzon”, affermato artista scomparso, è apprezzato e stimato in tutto il mondo. La sua pittura , definita da alcuni critici la “poesia del quotidiano” , rimanda alla bellezza ed alla dolcezza degli affetti familiari, al calore delle amicizie, a figure e personaggi, a volte resi con ironia espressiva, che immaginiamo di vedere camminare e soffermarsi nelle piazze dei paesi, in un tempo passato. La purezza del segno grafico e l'effetto cromatico conferiscono al tempo stesso realismo ed evanescenza, suscitando atmosfere di rara poesia. La genialità di Italo Turri sta nel rappresentare su tela e con magia, non solo le persone e gli oggetti, ma le emozioni e le suggestioni da essi evocati, con forte carica espressiva e comunicativa. Il pittore-poeta Italo Turri rimanda ad un immaginario d'infanzia, denso di sogni, fantasie ed illusioni e per questo, osservando le sue tele, sembra di conoscerlo da sempre.
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ITALO TURRI MONZON
(di Carla Ferraris)
L’arte di Italo Turri-Monzon è pittura dialetticamente e segnicamente sintetica, primordiale, diacronica, concettuale…è pittura che si discosta totalmente dalla mimesis artistica tradizionale, ma è anzi essenzialmente deformante nella bidimensionalità delle composizioni e nell’impasto dei toni matericamente plasmati sul cartone. La semiotica del suo gesto pittorico è racchiusa in quelle forme approssimate nella mancanza di proporzione, in quella sovversione spaziale che è caratteristica di quest’arte simbolica più che povera. Monzon è accostabile ai grandi delle avanguardie novecentesche: egli è infatti surreale, metafisico, naif, dadaista, espressionista, cubista…La sua arte richiama i primi esperimenti plurimaterici picassiani nel riutilizzo di materiali tridimensionali derivanti dal quotidiano (cartoni, stracci), richiama gli esperimenti di Burri, l’espressionismo munchiano e la visione di Grosz, oltre che le raffigurazioni “capricciose” di Goya e quelle “allucinate” di Bosch. Ne “Le aristocratiche” appaiono evidenti tali richiami: figure umanizzate in riquadri geometrici che ne limitano lo spazio d’azione, inespressive, “chiuse” in sé stesse da neri bottoni verticalmente cuciti sui corpi conici (privi di arti), incapaci dunque di interagire e comunicare; figure allegoriche di una società altezzosa e stucchevole, da cui Turri si è allontanato auto-emarginandosi ai confini della propria realtà e sensibilità individuali. Le opere di questo artista non sono mai datate e diventano quindi il sunto, il resoconto di un vissuto artistico che ad oggi appare metastorico ed è quanto mai attuale e contemporaneo.
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ITALO TURRI: UN’ANIMA IMPRESSA SUL CARTONE
Un atteggiamento tra l’emarginazione e l’anticonformismo, uno spirito tra il “clochard” e il contestatore, un carattere tra il misantropo e il disincantato: ecco i connotati che, a prima vista, emergono scorrendo dapprima la vita venturosa e poi l’arte graffitica di Italo Turri, popolarmente chiamato anche “Monzon” per un’evidente reale analogia con il campione argentino che, come lui, fu un “combattente della vita”.
Addentrandoci, però, gradatamente nei meandri della sua personalità e della sua creatività ci si avvede di trovarci sempre più al cospetto di un uomo che – pur nella sua esistenza sofferta e controversa - ha lasciato, morendo prematuramente e quasi in silenzio un segno indelebile di alta umanità e di non comune talento artistico.
Grazie al riconoscente affetto della figlia Anna e del genero Magno, in virtù della stupefatta e sincera ammirazione di tutti quei concittadini che ebbero l’opportunità (oggi rara) di venire in possesso dei suoi “cartoni” e soprattutto per merito di esperti “talent-scout” dell’Arte Figurativa (e tra questi anche Vittorio Sgarbi) che ne intuirono, scoprirono e divulgavano le doti, Italo Turri è divenuto uno dei più improvvisi sorprendenti e clamorosi casi artistici di questi ultimi anni, assurgendo addirittura a protagonista e simbolo di una certa cultura - locale in particolare, esterna in generale - che da tempo non eccelleva più per prolificità, eclatanza ed originalità.
Tra coloro che hanno “riesumato” il Monzon pittore ad avvenuta scomparsa del Monzon uomo, il primo posto in assoluto spetta a Giuseppe Selvaggi, notevole figura di giornalista e critico oltre che poeta.Nel 1997 , su iniziativa dei familiari del Turri e con il patrocinio dei comuni di Anagni, Alatri , Fiuggi, Frosinone e della Provincia frusinate, Selvaggi ha pubblicato – presso l’editore Palombi di Roma – il volume “Monzon: vita e pittura di Italo Turri”.E’ stata la svolta per rivelare, ad anagnini e forestieri, l’altro vero volto di un uomo che tutti conobbero e considerarono solo come un “vinto” ed un “appartato”, alla stregua di quei personaggi intrisi di realismo decadente cari alla penna di Gogol, Dostojeweskij, Gorkj, Hugo, ma bene adatti anche al mondo avventuroso e “bestialesco” di London e Stevenson.
Selvaggi, con l’acume del critico nato, risale l’intero ecxursus esistenziale e creativo di Italo Turri, avvalendosi anche della sobria biografia esposta da Daniela Pesoli la quale – assai felicemente - descrive la parabola umana ed artistica del Turri come una tipica vita “on the road”.
Il critico paragona lo spirito e il comportamento di “Monzon” a quello del Santo d’Assisi, accomunando i due nella loro “fame” di vita: Francesco cercava con brama, ovunque, un pezzo di pane con cui sfamarsi; “Monzon”, “affamato di pittura”, svuotava cassettoni e bidoni di immondizie per ricavarne i cartoni su cui trasferire, in immagini e sensazioni, le effervescenze della sua anima.
Questi miseri cartoni diventavano opere compiute che costituivano una specie di sfida (la “sfida dei cartoni”) ed una sorta di reazione verso la società, il vivere comune, le istituzioni e i formalismi, dai quali egli, uomo e pittore “sui generis”, si sentiva distaccato ed estraniato.
Poi Selvaggi accosta Turri, pur nella sua genuina primitività creativa, a due “monumenti” dell’arte contemporanea: a Georges Rouault, grande maestro espressionista (e nel celebre “Cristo in croce”, squisita acqua-tinta su carta, ritengo ci sia molto dell’ ”humus”riproposto da Turri) e ad Alberto Burri, autentico predecessore di “Monzon”, che dal nulla di materiale usato recuperato riesce a far risorgere autentici capolavori di creatività e di espressione.
Selvaggi sostiene che Turri, “in regola contro le regole…vive ed opera con il coraggio dei santi e dell’arte” ed accosta i “segnucci” del pittore anagnino (allegorie di animali, di eventi, di donne, di luoghi) ai versi che aprono l’ “Ode all’Usignolo” di John Keats esaltanti l’euforia derivata dal bere che è un efficace stimolo alla creatività (che Monzon esprime con un netto e crudo “mo ci vò lu beve”): “Mi duole il cuore e i sensi un sonnolente/stupore tien quasi avessi alla mia sete/ cicuta offerto o un torbido nepente”.
Io oso accostare la pittura di Italo Turri,- spesso surreale, talvolta onirica, permeata da influssi naif e dada ma sempre fortemente realistica -, anche all’emotività di Munch, ai “capricci” di Goya, alle “caricature” di Daumier, alle “visioni” di Grotz ed alle “allucinazioni” di Jeronimus Bosch, in cui la commedia o la tragedia del vivere umano sono drammaticamente riproposte nelle soffuse fattispecie della satira dell’ironia e del grottesco.
Italo Turri è nato in febbraio. Tra i nati in questo mese pingue di genii e di menti straordinarie rientrano anche François Rabelais, Charles Dickens, Jules Verne, e James Joyce che, al pari di “Monzon”, hanno descritto e esaltato-tra il paradossale e l’umoristico, tra il tragico e il patetico, tra il reale e il misterioso-le vicende dei poveri, dei perseguitati, dei derelitti, degli umiliati, degli offesila di fuori della società apparentemente ricca ed opulenta ma da vizi e mali insiti. Questo mese, inoltre, fu chiamato dagli antichi Greci”Ametisthos”, cioè ametista: e che questo colore violaceo-scuro, soffuso di rauche ombre e di cupe tonalità, è la tinta che prevale sulle creazioni “su cartone”di Italo Turri.
Su miseri, consunti, deteriorati ed abbandonati pezzi di cartone Italo Turri è riuscito a ricostruire un intero mondo di sensazioni, di sentimenti, di stati d’animo, forse anche di sogni e di speranze. Questo mondo, oggi, è più vivo che mai. E con esso risalta sempre più cristallino il talento di Italo Turri detto “Monzon”, un genio dell’ “Arte Povera”, diventato ricco per stima e rispettato per elogi solo dopo la sua morte.
Nello Proia
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L’Arte e il Mistero
Turri Italo
La vita dentro l’opera tra simbolico e informale
di Donato Di Sepio
Nella storia di un artista, specie se articolata da eventi non comuni è culturalmente complessa.
La vita di un uomo è semplicissima, ma la vita di un filosofo, di un pittore, di uno scrittore, può diventare molto complessa se le sue opere non sono semplicemente “prodotti” di quella vita che anzi sono “essi” a produrla, nella sua realtà più profonda – come nel caso di Italo Turri – ha avuto il potere di mutare, di rendere la propria personalità simile a uno specchio di guisa.....vi si rifletta; “perchè un genio – afferma Marcel Proust – consiste nel ‘potere riflettente’ e non nella quantità intrinseca dello spettacolo riflesso”. Italo Turri, infatti, nel suo essere schivo, diffidente era un artista “strano”, e nel suo essere umile e solitario era un artista-poeta. “Strano perchè frustrato dall’incomprensione di una società che non riusciva a capire il perchè Turri si fosse autoemarginato, ridotto a vivere del disagio esistenziale. “Artista-poeta”, perchè guardare le sue opere è come leggere l’intensità poetica della sua arte. .....Per un uomo la cui vita è come una “Monade” (Leibniz), l’intuire figurativo aliena ogni contenuto ed esteriorità, e solo il sentimento lo mantiene in unità soggettiva con l’Io interno.....Quello che è formidabile in quest’artista, è appunto la grande forza emotiva, l’aver riportato emotività nell’arte. La sua è una conoscenza intima,”intelligere” è quasi un leggere dentro, “intus legere” cioè dotato di percezione distinta unita alla facoltà di riflettere l’oggetto dell’intuizione sensibile da ritrarre o comporre. La sua morte, il 9 Aprile 1995, se ha chiuso il capitolo della sua travagliata esistenza, non ha esaurito, per nostra fortuna, quello della sua pitura: come capita alle opere dei Grandi – sempre vive – attorno ad esse si parla, si critica, in esse si specchia un’epoca e le sue interpretazioni di periodi storici buoni o difficili e tutti da rivisitare. Se poi sia stato un divisionista, sperimentalista, informalpostimpressionista, simbolrealista, poco importa: ogni sua classificazione, per quanto infinita, appartiene alle epoche dell’uomo.
D.Di Sepio
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ITALO TURRI, L’EMOZIONE TRASMESSA
di Rocco Zani
I numerosi commenti critici elaborati sulla figura di Italo Turri tendono, fatalmente, a rimarcare - in maniera più o meno celata - una sorta di combattuto dualismo tra la privatezza della dimensione umana e la preponderanza della sua immagine artistica.
Che Italo Turri sia stato, nella sua tormentata esistenza, una personalità “anomala e contraddittoria”, è fuor di dubbio.Soprattutto se intendiamo attribuire a tale assersione un giudizio confinato tra le cosiddette “valenzie ordinarie”. D’altra parte, quella forma di “egocentrismo onirico” che ne ha accompagnato – e segnato – la vita, sembra alimentare, ancora oggi, nell’interlecutore abituale, un’attenzione colma di velate passioni. “L’anormalita” – intesa quale rappresentazione antitetica di modelli comportamentali regolamentati da un “sentire” comune appare pertanto, non già luogo dell’estraniamento, bensì forma – indiretta, ma accattivante – di partecipazione.
Ma la conoscenza di un artista – di Turri in particolare – pare inconciliabile con gli esili citazionismi tratti da letture déjà vu, ovvero, appare riduttivo e precario il tentativo di concentrare la ricerca su un piano di “urgenza folcloristica “ anziché di analisi peculiare del fenomeno. Occorre pertanto stabilire un opportuno parametro valutativo affinché la “contaminazione” reciproca delle –quella umana e quella artistica – trovi un ruolo di innegabile ed equilibrata sommatoria che restituisca a noi uno scenario di rigorosa interpretazione .
Ecco allora che il prologo di questa sequenza conoscitiva deve necessariamente collocarsi in quella “capacità di emozioni che l’opera di un artista riesce a trasmettere nonostante tempi e generazioni nuove” (Giuseppe Selvaggi). Un elemento, “l’emozione trasmessa”, che pare farsi sostanza ineludibile di un indagare più complesso e dilatato. Esso è epicentro di accensioni umorali e al contempo memoria intransigente. Una memoria millenaria o attuale che Turri traduce progressivamente in archetipi della ricordanza rifiutando – o ignorando forse – qualsiasi orpello esplicativo, come se la nutidà dell’opera favorisse – invece – più intime e personali ouvertures. E’ la memoria del quotidiano, quella del degrado o delle prospettive incaute che tagliano il cielo in distorte finestre di luci e ombre. Quella dei volti ignoti che “mozzano” il sogno e rifondono l’uomo – l’artista – di brandelli di dialogo. Ovvero la memoria remota, colma di provocatorie tonalità, di non sapute dimenticanze, di raffiorati dubbi. E paure.
L’uso “libertario” – in secondo luogo – di materiali inediti, rafforza e sottolinea quel desiderio neutrale della narrazione, restituendo all’immagine dipinda – scavata, graffiata, scoperta – l’oggettività dell’incarnazione. La campitura – sia essa tela o cartone o pietra o legno – è una sorta di “dilatato sostegno dell’idea”. O idea anch’essa.
Ecco perché Turri non è un “caso” di demopsicologia o di alienazione. E’ più semplicemente – e pertanto in maniera più complessa – un pittore:
Scrive Sabina Spada di Annette Messager : “l’utilizzo di diversi materiali, anche di scarto, provoca lo svuotamento del significato delle categorie di arte alta e arte bassa, portando aspetti della vita quotidiana all’interno della dimensione artistica”
Rocco Zani
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Italo Turri Monzon
Italo Turri che si firmava “Monzon”. Italo Turri che si aggirava per le strade della sua città, Anagni, in una febbrile ricerca dei materiali, fisici ed ideali, per la sua pittura. Italo Turri che, a oltre dieci anni dalla morte, sempre più viene valutato e riconosciuto come uno dei “grandi” della pittura contemporanea. A questo “grande”, dunque, la Galleria Crispi dedica un’ampia personale, che si inaugurerà sabato 21 ottobre. Con il patrocinio di Regione Lazio, del Comune di Roma – I Municipio “Centro Storico”, della Provincia di Frosinone, del Comune di Frosinone, l’evento vuol essere un vero e proprio tributo all’opera di un artista che è stato rivoluzionario e coerente a se stesso, che ha vissuto l’Arte come assoluto scopo e modo di vita, che ha elaborato un linguaggio pittorico che dice insieme l’asprezza e la poesia dell’esistenza. Turri usava per dipingere materiali che erano avanzo e scarto di altre utilizzazioni, cartoni gettati, residui di impellicciature, smalti per l’edilizia e per le carrozzerie. Materiali, per la scelta dei quali il pittore si metteva in giro a frugare persino nei cassonetti dei rifiuti, e che in questa meticolosa cernita acquisivano un valore ed un significato nuovi di zecca: ciò che la società “normale” non vede che come rifiuto e scoria, anzi proprio perché è rifiuto e scoria, conserva l’essenza di libertà e fantasia, assorbe la realtà in maniera altra e alta, si arricchisce di un “aver già vissuto” che è sapienza di vita e anche muta e solitaria rivolta contro stereotipi e moralismi disumananti, diventa materiale per l’Arte. Nella materia rifiutata, Monzon traduce la propria scelta di volontaria emarginazione, di relegazione in una dimensione discosta dove è più facile capire, anche se rimane scontata la difficoltà ad esser capiti. La sua pittura, la pittura di Monzon, è fatta di gesto veloce, di tratti essenziali e minimi, di colori che nettamente definiscono forme, sfondi e soggetti, di atmosfere grevi di emozione, vibranti di violenta dolcezza. Descrive un mondo visto e sognato, di persone ed affetti, di luoghi e prigionie dell’anima, di animali e paure e istinti di libertà. È un mondo quotidiano, che dal quotidiano si distilla ed al quotidiano rapisce l’espressione, la forza, lo struggimento di intere esistenze e di piccoli, minuti momenti. È un mondo stralunato e poetico, tesoro prezioso scovato nella povertà e nella esclusione, fra i rimasugli di realtà gettati via e guardati con indifferenza. Come la sua vita, la vita di Turri pittore e null’altro che pittore. Italo Turri che si firmava “Monzon”.
(francesco giulio farachi)

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