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Pier Maurizio Greco

Ritorna alla lista Aggiunto il 25 nov 2010

SOUVENIRMANIA

Basilica di Santa Maria in Montesanto - Chiesa degli Artisti

sabato 27 novembre 2010
domenica 12 dicembre 2010

Comunicato stampa


Titolo della mostra: SOUVENIRMANIA
Luogo: Basilica di Santa Maria in Montesanto - Chiesa degli Artisti
Indirizzo: Piazza del Popolo, Via del Babuino 198 - Roma
Durata: 27 novembre 12 dicembre 2010
Inaugurazione: Sabato 27 novembre 2010 ore 17,00
Orario: feriale 16,00-19,00; festivo 11,00 –13,00; chiuso lunedì
Curatore: Antonietta Campilongo
Presentazione: Francesco Giulio Farachi
Ingresso: libero
Organizzazione: nwart
Info:


tel. 339 4394399


Artisti presenti:

Artisti Innocenti, Liliana Avvantaggiato, Claudio Barbagallo, Rosella Barretta, Rossana Bartolozzi
Paolo Camiz, Antonietta Campilongo, Elena Candoli, Adriana Cappelli, Cristina Castellani, Antonella Catini, Gabriele Catozzi, Antonio Ceccarelli, Nellì Cordioli, Paola de Santis, Daniela Foschi, Andrea Greco, Pier Maurizio Greco, Angelo Ingrasci, Luciano Lombardi, Cinzia Mastropaolo, Sante Muro, Giovanni Novi, Simonetta Pizzarotti, Elettra Porfiri, Eugenio Rattà, Luigina Rech, Patrizia Ricchiuti, Daniela Romano, Stefania Scala, Irene Taddei.


Sabato 27 novembre 2010 si inaugura presso la Basilica di Santa Maria in Montesanto - Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo a Roma, la mostra d’arte contemporanea SOUVENIRMANIA a cura di Antonietta Campilongo, un evento NewWorld Art, che vede la partecipazione di 30 artisti italiani sul tema dell’interpretazione creativa ed artistica del souvenir.
Con la presentazione di Francesco Giulio Farachi, l’esposizione s’incentra sul rapporto che l’oggetto-ricordo ha con i luoghi che rappresenta, e con l’immaginario collettivo che ne fa materiale simbolico di momenti e situazioni personali, e poi traduce in vera e propria mania, ossessione “benigna” che spinge ogni viaggiatore o visitatore ad una sorta di appropriazione rituale del luogo e dell’esperienza vissuti. “Il souvenir incarna aspetti diversi ed ampi, da oggetto per la memoria-nostalgia, a segno di omaggio e affezione, da citazione logora di posti arcinoti, a simbolizzazione di ambiti archietettonici, monumentali, paesaggistici, culturali. Fino ad essere aspetto e tema esso stesso, come prodotto e specchio di sistemi socio-economici, ad esempio della civiltà dei consumi, o al contrario di nicchie culturali e di un artigianato in estinzione, insomma come materia da analisi antropologica” *.
Partendo da questi presupposti, gli artisti propongono opere che, per il fatto di essere pensate come souvenir esse stesse, intendono riflettere sulla funzione che la creazione artistica può avere anche in un ambito che apparentemente ne costituisce la perfetta antitesi. Infatti, il souvenir normalmente viene recepito come oggetto di produzione seriale ed approssimata, che ricalca stereotipi logori e grossolani, oggetto di poco impegno economico e mentale. L’esatto contrario dell’opera d’arte, che invece dell’unicità, dell’invenzione immaginifica, della rottura con i modelli acquisiti, fa elementi essenziali della propria realizzazione e della propria “riuscita”.
Allora questi lavori vogliono provare a “saldare all’oggetto ricordo una delle sue funzioni primarie, che è quella di rievocare nella propria specificità ed unicità le specificità e l’unicità di una circostanza, di una presenza, di un momento vissuto, di una scoperta e di un viaggio. Perché il ricordo non deve necessariamente essere serbato nello scarso valore rappresentativo di un oggetto purchessia o di una reminiscenza quanto più mediocremente convenzionale immaginabile, ma al contrario dovrebbe trovare il riflesso della propria (magari piccola, intima, privata) eccezionalità nella singolarità dell’oggetto, e quindi della visione, cui si lega” *.
Infine, al tema dell’oggetto si allaccia quello della visione dei luoghi, delle loro peculiarità, della loro riconoscibilità, e delle rappresentazioni che universalmente li individuano. In una città come Roma, contesto da questo punto di vista ostico ed abusato, l’abilità degli artisti si carica di questa ulteriore sfida, quella di “contribuire a scovare una visione finalmente fresca, non preconcetta, e non-solita della Roma più vera”.


(francesco giulio farachi)

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