E’ stata la visita nel 2001 ad una mostra personale dell’artista lettone-americano Mark Rothko, a segnare la mia vita. Dai suoi lavori scaturiva una potenza mai trovata in un altro pittore. Facente parte del movimento degli espressionisti astratti, Rothko era riuscito ad entrare nei colori, a farli parlare, dialogare e vibrare e riuscire a toccare nel profondo l'anima dell'osservatore. Lui stesso scriveva “Io penso che il colore, aiutato dalla luce, entri in relazione con l’anima e comporti conseguenze emotive inattese”. E da allora ho sempre pensato che la sua ricerca meritasse di essere approfondita. Quei lavori rimasero per me impressi nella mia mente e alcuni anni dopo, ho deciso finalmente di scoprire cosa c'era dietro le sue pitture. E così, nel 2015, ho iniziato a dipingere regolarmente, analizzando, provando e imparando. Da allora la mia arte ha come filo conduttore, in primis, la ricerca sui colori, la loro relazione, la loro energia e il loro rapporto con il gesto, le forme e le loro proporzioni, con la chiara intenzione di colpire profondamente il cuore e la mente dell’osservatore. Dopo alcuni mesi dal mio inizio, ho sentito che la mia professione di architetto si trasformava e l’arte mi riempiva sempre di più, fino a quando non è nata l’artista. Decisi così di darmi un nome d’arte, anche per segnare indelebilmente questo passaggio importante della mia vita e confermare a me stessa il mio nuovo percorso professionale: Patricia Ferro era l'architetto e Thia Path l’artista. Tia Pat come vengo chiamata dai miei cinque nipoti argentini (la mia terra di origine) con i quali ho giocato e continuo a giocare nonostante la loro età, ma con l’aggiunta della h dopo la T in omaggio a Rothko. Path, casualmente, significa sentiero in inglese, parola che rappresenta perfettamente questo mio nuovo percorso. Un percorso in continua evoluzione.
Difficile dire di essere diversa da altri artisti, perché siamo in tantissimi e ovviamente con alcuni trovo delle cose in comune. Potrei invece affermare che la mia arte ha due aspetti fondamentali: spontaneità e onestà. Io non dipingo seguendo un progetto definito, ma sono i colori a guidarmi. Quando mi trovo davanti alla tela, io scelgo i colori con cui iniziare, oppure sarebbe opportuno dire che i colori scelgono me? Non saprei. È un momento magico, in cui mi lascio guidare dai colori, li sovrappongo e così nascono le mille sfumature. Lasciando libera la mano, i gesti prendono il sopravento e acquarelli, acrilici, oli, pastelli e inchiostro nero restano sulla tela. La mia pittura è schietta e spontanea, non ci sono schemi, ma scopro tutto mentre lavoro. Essa riflette completamente il mio stato d’animo. Ogni tanto le linee sfociano in qualcosa di figurativo, ma mai realistico. Io dipingo ciò che è dentro di me. Dipingo sensazioni, esperienze, ricordi. I colori mi chiamano e mi chiedono di essere portati nella tela. Addirittura, è come se i colori suonassero una sinfonia, come ha detto un critico d’arte che mi ha chiamato “musicista dei colori”. A volte uso materiali che incollo, come la carta, pagine di libri letti, sabbia, stoffe. L’occhio, quindi, spazia dentro la tela, gira, si ferma dove scopre l’abbinamento consone al proprio stato d’animo, e poi prosegue…, come se fosse una danza. Sono quadri di contemplazione e riflessione. Ottimi se accompagnati con un bicchiere di un buon vino. Un ultimo aspetto importantissimo è la luce, con la quale ho sempre lavorato come architetto. I miei lavori mutano profondamente se la luce è naturale, artificiale, diretta o indiretta. Spesso è come se uno vedesse un quadro diverso secondo la luce che riceve. Come diceva Rothko “Io penso che il colore, aiutato dalla luce, entri in relazione con l’anima e comporti conseguenze emotive inattese”. Consiglio sempre, quindi, ai miei clienti di posizionarli considerando il tipo di luce che ricevono. Spesso suggerisco il quadro migliore in base all’ambiente in cui verrà esposto. Chiedo sempre ai miei collezionisti, se sono lontani, di inviarmi delle foto dello spazio che intendono arredare e faccio dei fotomontaggi, suggerendo diverse soluzioni. Se sono vicini invece vado di persona e portiamo anche i lavori.
Dai colori stessi. Ci sono giorni in cui parto anche dal gesto. Metto la musica, chiudo gli occhi e inizio a tracciare una linea unica. A volte con la mano destra, a volte con la sinistra. Scelgo i colori e inizio. E poi tutto va da solo. Arriva un punto che sento che l’opera deve riposare, decantare. Forse resta lì per un giorno, una settimana, e forse anche un mese. E si riprende. I colori e i segni vengono piano piano completati. Spesso mi capita di osservare il quadro per diversi minuti e capire dopo un po’ ciò che manca. I colori possono essere in sintonia oppure opporsi uno con l’altro. Adoro i colori complementari, perché sulla tela si fanno sentire. È una costante scoperta.
Ho già parzialmente risposto a questa domanda. La mia arte è principalmente spontanea e istintiva. A volte vedo degli abbinamenti di colori da qualche parte, può essere una pubblicità, un quadro, un oggetto, un vestito e penso che vorrei lavorare con quei colori, come se risuonassero dentro di me. In altre occasioni è la musica ad ispirarmi. E poi quando inizio tutto si trasforma. I miei colori non sono mai netti, ma si incontrano e creano migliaia di altri colori e velature. Altre volte prediligo di lavorare con soli colori freddi ma affiancando sempre un colore caldo e viceversa. Infine, e nella maggior parte dei casi, c’è la forza e la potenza del nero. Una presenza che muta completamente l’opera. Ultimamente ho iniziato a lavorare con i colori fluo, stupendi!
Che vivere insieme all’arte migliora la qualità della vita. Quel che amo dei miei quadri è che invitano a fermarsi, ad uscire un momento dalla realtà e perdersi nei colori. Voglio che la mia pittura faccia effetto lentamente, che i colori colpiscano l’anima dell’osservatore, che portino luce ed energia nei loro ambienti e nella loro vita.
Oramai è difficile parlare di materiali fuori dal comune, visto che si fa arte oramai con tutto. Ho dipinto con olio, pastelli, acrilici, pennarelli, inchiostro, gesso, acquarelli, ma poi posso usare la sabbia, foglie d’oro, stoffe, fili, cartone. Per esempio, ho anche dipinto un water per uno spettacolo teatrale e devo dire che è venuta fuori una bellissima opera d’arte pop. Lavoro sia sulla tela che sulla carta, proprio perché il segno che si lascia su uno o l’altro sono assai diversi.
A volte succede che ho qualche forma in testa e voglio dipingerla ma quando arrivo in studio mi rendo conto che è meglio far parlare il corpo e la mente per conto loro. Un’altra cosa curiosa, anche se non posso dire che sia una difficoltà, è quando le persone mi chiedono il significato del quadro. Mi dicono, mi piace molto ma non lo capisco! Sono certa che non è necessario capire l’arte per apprezzarla. Se un quadro attira il tuo sguardo e ti piace, il gioco è fatto, ti ha colpito, come quando ci si innamora. Quei colori ti hanno parlato e dato l’energia che cercavi. Ed è sempre l’osservatore che dovrebbe analizzare il perché. Un po' come faceva Sigmund Freud quando analizzava i sogni dei suoi pazienti.
Per ora ho viaggiato molto come architetto o come turista e tutto ciò si riflette nei miei quadri. Ora sto ricevendo diversi inviti da gallerie europee soprattutto. Quindi dopo la pandemia speriamo di riprendere.
Credo che, come tutti gli artisti è bello quando la tua arte viene apprezzata e vendi le tue opere. E' anche bellissimo quando vedi che la tua opera ha trovato il SUO posto. Per ora posso dire che tutto il tempo che passo creando la mia arte e promuovendola sono momenti meravigliosi. Ma voglio pensare che il momento più bello debba ancora arrivare.
Mi piacerebbe essere presente in diverse collezioni private in molti paesi (per ora sono presente solo in 8) e gallerie del mondo. Mi piacerebbe esporre nel mio paese di origine, l’Argentina. E perché no, in qualche museo. Dalle gallerie vedo che il pubblico che mi segue di più online è principalmente europeo e nordamericano, anche se le mie opere potrebbero andar benissimo anche in ambienti sudamericani e orientali. Quando si lavora con il colore, si lavora con qualcosa di universale.
Sto lavorando in parallelo su due collezioni diverse. Una astratta, su tela e di grandi dimensioni, con colori freddi prevalenti e con colori fluo. E un'altra in carta, 50x70 cm intitolata Altamira collection. Una collezione che richiama i primi segni di vita nel nostro pianeta e che dialogano uno con l’altro, come se fosse un messaggio segreto da decifrare. Parteciperò inoltre a novembre anche a una mostra collettiva a Milano dedicata alla Divina Commedia, per i 700 anni della morte di Dante Alighieri. In questo momento, invece, ho una mostra personale presso il Grande Albergo Roma di Piacenza. Il più importante della città.
Mark Rothko! Senza alcun dubbio.