Top 10: banchetti della storia dell'arte

Top 10: banchetti della storia dell'arte

Olimpia Gaia Martinelli | 30 dic 2023 12 minuti di lettura 0 commenti
 

Il banchetto, a differenza della cena più informale, è un evento culinario che si svolge attorno ad un tavolo, a cui partecipano un numero prestabilito di persone riunite per festeggiare un giorno speciale. Per questo motivo, la mia top 10 dei quadri ispirati all'atmosfera del prossimo cenone di Capodanno...

LES CANOTIERS 1 (2023)Dipinto di Frob

Cene, Banchetti e Capodanno!

Il banchetto, a differenza della più informale cena, è un evento culinario che si svolge presso a una tavola, alla quale accorrono un numero prestabilito di persone, riunite al fine di celebrare un giorno speciale. Per questo motivo, la mia top 10 di dipinti ispirati dall’atmosfera dell’imminente cenone di Capodanno, ha voluto fare maggiore riferimento al concetto sopra esplicato, “collezionando” una serie di opere d’arte, contraddistinte da cucine o salotti pieni di invitati, probabilmente riuniti da particolari e curate ricorrenze. Parlando per un momento del Capodanno, al fine di entrare maggiormente nell’atmosfera di questa importante giornata, è bene ricordare che già i romani festeggiavano con accurati banchetti il cambio d’anno, in un secondo momento presentatosi proprio fra il 31 dicembre e il 1 di gennaio. Questa particolare datazione si deve a Giulio Cesare in persona, il quale, nell’anno 46 a.C., introdusse il calendario giuliano, dove venne istituito il primo giorno dell’anno attualmente conosciuto. Ciò nonostante, tale ricorrenza non era ancora diffusa in molti paesi europei, i quali si omologarono solamente con l’adozione del calendario gregoriano, istituito da papa Innocenzo XII nel più lontano 1691. Adesso, che siamo pieni di conoscenza, e quindi veramente pronti per festeggiare, prepariamoci ad entrare nel mood della lunga notte tra il 31 e l’uno con le celebrazioni culinarie proposte dalla mia top 10! Prima di partire vorrei però chiarire un ultimo aspetto: i capolavori scelti sono ispirati a momenti di festa in generale, senza fare obbligatoriamente riferimento alla notte di Capodanno...


Sandro Botticelli, Nastagio degli Onesti, terzo episodio, 1483. Tempera su tavola, 82 x 142 cm. Madrid: Museo del Prado. Madrid.

1.Sandro Botticelli, Nastagio degli Onesti, Terzo Episodio (1483)

Un lieto banchetto viene interrotto dall’improvviso arrivo di un cavaliere, intento a brandire una spada con ferocia, oltre che dall’aggressività presentata da due mordaci cani. Per quale motivo Botticelli ha così dipinto questa tempera su tavola, oggi conservata presso il museo del Prado (Madrid)? Il maestro italiano ha dato vita ad un’interpretazione delle vicende di Nastagio degli Onesti, narrate all’interno del Decameron di Giovanni Boccaccio, in questo caso facendo riferimento al terzo episodio, che trova collocazione nella pineta che si erge attorno alla città di Ravenna, luogo in cui Nastagio ha organizzato un banchetto, per convincere la donna che non ricambia il suo amore. Nella generale atmosfera di festa si palesa inaspettatamente la presenza del sopra citato cavaliere, che, tutto intento a rincorrere una fanciulla sbranata da cani, spaventa i commensali che vogliono fuggire, mentre Nastagio, girato di spalle in primo piano, tenta di rassicurarli. Non c’è in effetti nulla da temere, in quanto l’uomo che brandisce la spada è il fantasma dell’avo di Nastagio, ovvero Guido, giunto sul posto per ricordare della sua triste vicenda amorosa, in cui, la donna che non lo corrispondeva e che lo portò al suicidio, venne condannata ad essere uccisa ogni venerdì, giorno in cui il suo cuore veniva dato in pasto ai cani. Il terrificante esempio portato da Guido, convinse prontamente la fanciulla che respingeva Nastagio a sposarlo, proprio come si evince dal lieto evento celebrato nella sinistra del supporto pittorico. 

Raffaello, Banchetto nuziale di Amore e Psiche, Loggia di Psiche, 1518. Villa Farnesina, Roma.

2.Raffaello, Banchetto nuziale di Amore e Psiche, Loggia di Psiche (1518)

Ci troviamo nuovamente di fronte al ricorrente binomio pittorico, volto ad unire l’evento del matrimonio a quello del banchetto, in questo caso celebrando gli amanti più popolari della storia dell’arte: Amore e Psiche. Prima però di giungere alla descrizione dell’opera di Raffaello, è bene introdurre al contesto in cui nasce, ovvero la Loggia di Psiche, ambiente affrescato dallo stesso maestro e aiuti, collocato al piano terra di Villa Farnesina a Roma. La datazione di quest’impresa pittorica ci è giunta grazie ad un contesto di critiche e di rivalità, che all’epoca coinvolse la figura di Raffaello e di Michelangelo. Di fatto, quest’ultimo venne avvisato un anno dopo della realizzazione della Loggia di Psiche, ovvero il 1519, dal concittadino Leonardo Sellaio, che gli scrisse che gli affreschi gli apparivano addirittura peggiori di quelli della Stanza dell'Incendio di Borgo, sempre ad opere dell’urbinate. Ora che possiamo immaginare Michelangelo gongolare delle ingiuste parole del Sellaio, siamo pronti per descrivere il banchetto, episodio finale del ciclo d’affreschi, in cui Amore e Psiche festeggiano, mentre vengono cosparsi di fiori dalle Ore e da profumi dalle Grazie. Allo stesso modo, tutte le divinità presenti all’evento sono state raffigurate in coppia, mentre Vulcano sta aspettando la sua donna con un’espressione scocciate, Bacco è presente in qualità di coppiere e Apollo di musagète

Dirck Hals, Un banchetto, 1628. Olio su tavola, 40,6 x 66 cm. INCONTRATO.

3.Dirck Hals, Un banchetto (1628)

Posso affermare quasi con certezza che quello che vediamo è in parte frutto di un banchetto, mentre, per la maggiorparte, è da intendersi come le chiare conseguenze di una ubriacatura collettiva, pronta a indurre i protagonisti del capolavoro in azzardati passi di danza, oppure a flirtare e a sghignazzare con vigore. Dopo il contesto italiano ci troviamo in quello olandese, ben rappresentato da pennello di Dirck Hals (1591-1656), artista dell’età dell’oro noto, in effetti, per le sue scene di genere festose e giocose, talvolta influenzate dall’esempio del fratello maggiore Frans. Di fatti è possibile che Dirck studiò con Frans, oltre che con il pittore di genere Rotterdam Willem Buytewrch, dal quale forse ereditò la tendenza a realizzare di sovente anche piccole figure, ben distinte da dettagli e abiti alla moda. Il tutto viene reso mediante la peculiare tecnica pittorica di Hals, nota per essere assai colorata, anche se, nel caso di A Baquet, purtroppo meno vivace, a causa del legno abraso, delle pulizie del passato e delle venature del legno, che sono visibili attraverso gli stati di pittura assottigliata. 

Giambattista Tiepolo, Incontro tra Antonio e Cleopatra, 1743. Olio su tela. Galleria Nazionale di Victoria, Melbourne.

4.Giambattista Tiepolo, Incontro tra Antonio e Cleopatra (1743)

Torniamo in Italia, precisamente nel 1743, anno di realizzazione di un capolavoro, che vede protagonista l’incontro tra gli iconici Antonio e Cleopatra. Mi riferisco a un episodio del ciclo degli affreschi, ad opera di Giambattista Tiepolo, realizzati per il Salone da Ballo di Palazzo Labia a Venezia, in cui possiamo ammirare quanto descritto: il generale romano si trova al centro dell’opera, distinto dalla sua armatura classica, mentre Cleopatra, sulla sinistra, è vestita alla settecentesca. Nell’affresco appaiono anche altri personaggi, ma noi siamo presi a pensare su che cosa potessero discutere i protagonisti. La scena, che si inserisce in un più tradizionale contesto figurativo di episodi di banchetti che coinvolgono la coppia, cattura il momento in cui Antonio sfida la ricchezza della donna, sostenendo di poterle offrire la cena più costosa. Cleopatra però risponde con i fatti, immergendo nell’aceto una perla dal costo inestimabile, al fine di provare l’inarrivabile lusso in cui è abituata a vivere. Il maestro italiano, appunto, decide proprio di immortalare quest’utimo istante, circondando il tutto con un netto illusionismo prospettico, volto a palesarsi tra il cielo in parte nuvoloso e una scalinata che scende verso il basso, mentre di lato si mostrano architetture classiche, in cui sono riconoscibili colonne, capitelli, lesene, un arco a tutto sesto e un architrave. 

William Salter, Il banchetto di Waterloo, 1836. Olio su tela, 81,3 x 137,4 cm. Collezione privata.

5.William Salter, Il banchetto di Waterloo (1836)

Esulando dalla ripetizione di celebrazioni legate alla vita di coppia, è bene sottolineare come occasione di banchetto sia anche quella che nasce da una vittoria bellica, in questo caso la nota battaglia di Waterloo. Per chi ancora non ne avesse sentito parlare, o non si ricorda di quando l’ha studiata a scuola o all’università, col nome di questo evento si fa riferimento alla data del 18 giugno 1815. In tale giorno, durante la guerra tra le truppe francesi e l’esercito britannico-olandese-tedesco del Duca di Wellington, oltre che quello prussiano del feldmaresciallo Gebhard Leberecht von Blücher, si decretò la definitiva sconfitta di Napoleone. A dimostrazione dell’importanza storica di quest’ultima battaglia rispose ben ventun anni dopo William Salter, pittore inglese autore di The Waterloo Banquet, tra l’altro, sua opera più nota. L’artista britannico ebbe però un chiaro motivo per dipingere tale soggetto, in quanto è egli, mentre era intento a cavalcare a Hyde Park il 18 giugno, riuscì a vedere il banchetto commemorativo in corso presso la casa del Duca di Wellington, che, successivamente, acconsentì al pittore l’accesso alla sua sala di Hyde Park Corner, al fine di poterla ritrarre fedelmente. L’opera, il cui committente fu Lady Berghersh, nipote dello stesso Duca, ritrasse molte celebrità dell’epoca, tra le quali, Re Gugliemo IV, Charles Lennox, Hussey Vivian, il Maggiore Generale Sir Peregrine Maitland e Rowland Hill. In particolare è importate notare la resa di quest’ultimi, dato che la maggioranza di loro è ritratta mentre sta naturalmente sedendo in gruppi di conversazione, attitudine dalla quale esulano principalmente il Duca di Wellington, che propone un brindisi, e il Re, seduto alla sua destra.  

Giuseppe De Nittis, Colazione in giardino, 1884. Musei Civici, Barletta.

6.Giuseppe De Nittis, Il pranzo del vescovo (1861)

Il momento del brindisi, in questo caso proprio quello in cui ci si presta ad alzare i bicchieri, è stato  catturato ne Il pranzo del vescovo di Giuseppe De Nittis, pittore italiano vicino alla corrente artistica dell’Impressionismo e del verismo. Con quest’ultimo termine si indica quella tendenza affine al realismo, corrente sviluppatasi negli anni quaranta del XIX secolo, a partire dall’esempio francese di Gustave Courbet, suo principale esponente unitamente a Honoré Daumier e a Jean-François Millet. Aprendo una piccola parentesi per rendere maggiormente chiara la distinzione tra questi due termini artistici, nonostante l’affinità, il realismo si concentra maggiormente sulla rappresentazione oggettiva dei fatti, mentre il verismo da più importanza alla resa dell’interiorità e del ceto sociale dei suoi effigiati. Tornando al capolavoro in questione, Il pranzo dal vescovo immortala eleganti commensali, che trovano collocazione sulla rigida orizzontalità del piano del tavolo, che, imbandito, conferisce all’ambiente una connotazione mondana. Al centro della composizione c’è il soggetto che da il titolo al dipinto, ovvero il vescono, collocato quasi di fronte ad una finestra, apertura che si ritrova in un affine esemplare presente nell’estrema destra del supporto, luogo in cui stanno mangiando anche dei meno formali borghesi.   

Gunnar Berndtson, La canzone della sposa, 1881. Olio su tela, 66 x 82,5 cm. Galleria Nazionale Finlandese.

7.Gunnar Berndtson, Il canto della sposa (1881)

Gunnar Fredrik Berndtson (1854-1895), pittore di genere e di ritratti finlandese, completò gli studi ad Helsinki, per poi trasferirsi, nel 1876, a Parigi, dove frequentò, come pochissimi suoi connazionali, l'École des beaux-arts. Il capolavoro che ho scelto per la top 10 è l'opera più nota dell'artista, nella quale egli mostra tutta la sua abilità pittorica nella resa perfetta dei tessuti e dei dettagli di vario genere. É bene mettere in luce come, generalmente, Berndtson si distinse per la realizzazione di pitture dall'ambientazione storica, mentre, in questo caso particolare, egli ha optato per quella contemporanea, contesto in cui lascia anche intravedere alcuni debiti contratti nei riguardi dell'Impressionismo. Inoltre, i modelli ritratti sono alcuni amici dell'artista e le specie delle piante sono assai studiate, in quanto concepite, mediante il loro simbolismo, per alludere al passaggio dall'età della giovinezza, a quella da matrimonio, sino a quella della maternità. Infine, quando osserviamo quest'opera, ci pare quasi di essere seduti a tavolino tra i commensali, per farci rapire totalmente dalla figura della sposta, protagonista indiscussa della composizione.

Sir James Dromgole Linton, Il matrimonio del duca di Albany, 27 aprile 1882. Collezione reale.

8.Sir James Dromgole Linton, Il banchetto

Sir James Dromgole Linton (1840–1916) è stato un pittore, acquarellista e litografo inglese, autore del capolavoro che mi appresto a descrivere: all'interno di un cortile all'aperto, si dispone una lunga tavola occupata da commensali, che, oltre che bere e probabilmente mangiare, sono intenti ad ascoltare la musica, interpretata dal ballo di una ragazza. Quest'ultima, che da le spalle allo spettatore, muove i suoi passi, eseguiti a piedi nudi, agitando un abito rosso e dorato, ponendosi al di sopra di un pavimento a mosaico. A questo punto vorreste sapere chi sono i principali destinatari della sua danza? Sono i padroni di casa, ovvero quelle due figure che trovano posto seduti al di sotto dell'enorme baldacchino decorato con stemmi nobili. Descrivendo infine brevemente questi coniugi: la moglie è vestita in rosso e si rinfresca con lo sventolare di un ventaglio nero, mentre il marito indossa una pelliccia e una tunica. Tutta questa visione si concretizza in un ambiente dai forti richiami classici, oltre che dall'ambientazione cinquecentesca. 

Grant Wood, Cena per trebbiatori, 1934. Olio su pannello rigido, 50,8 x 203,2 cm. Tramite Wikiart.

9.Grant Wood, Cena per trebbiatori (1934)

Mediante un punto di vista allungato, abbassato e “tagliato”, il capolavoro in questione immortala una lunga tavola, che, disposta in un soggiorno a fianco della cucina, ospita una moltitudine di lavoratori, provenienti dalle più tipiche fattorie del Midwest americano. Questa immagine dal sapore sobrio e autentico è stata concepita per valorizzare l’importanza del lavoro agricolo, oltre che gli usi e costumi del ceto sociale in questione. Di fatto, a prima vista, la donna che varca la soglia della cucina con una pietanza tra le mani, parrebbe essere la moglie dell’uomo seduto a capo tavola, mentre, invece, ella risulta essere sua figlia, che, rimasta nubile, è dovuta restare nella fattoria per assistere il padre vedovo. Del resto sono proprio i dettagli, non solo narrativi, che hanno reso celebre il pittore, il cui stile è stato di gran lunga influenzato dal fine realismo dei dipinti fiamminghi e tedeschi del XV secolo. Allora, possiamo perderci, ad esempio, nell’osservare le particolarità del fornello a legna, del gatto, del purè di patate, della caffettiera sul fornello, etc., tutte immagini pronte ad offrire la più chiara idea di un’autentica domesticità.  

Stanley Spencer, Cena sul prato dell'hotel, 1956–57. Pittura ad olio su tela, 949×1359 mm. Tate.

10.Stanley Spencer, Cena sul prato dell'hotel (1956–57)

Chi è Stanley Spencer (1891-1959)? Egli è stato un pittore britannico noto per aver frequentemente ambientato il suo operato nella sua città natale, ovvero Cookham nel Berkshire. Cosa lo ispirò di questo luogo? Ciò che ha nutrito la sua creatività sono stati i ricordi d'infanzia collezionati in questo posto, come, nel caso specifico di Dinner on the Hotel Lawn, quelli presi in prestito dalle gare di barche della Cookham Regatta, che solevano svolgersi in riva al fiume all'inizio del XX secolo. Ad ogni modo, però, ciò che realmente colpisce di quest'opera è il momento che l'artista ha voluto raccontare, quello della preparazione dei tavoli e dell'attesa, piuttosto che la consumazione dei pasti e delle bevande. Di conseguenza, tra le figure che appaiono in primo piano, risultando essere i punti di forza della composizione, ci sono anche i servitori, spesso aiutati o ignorati dai commensali. Tornando infine all'artista, egli legò inizialmente il suo luogo di nascita alla resa di scene bibliche e, solo successivamente, cominciò a dipingere per necessità commerciali, cosa che decretò l'aumento dell'eccentricità del suo stile, adesso più claustrofobico e decisamente maggiormente attento ai dettagli.  


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