Graziana Checchia Pantaleone
Fiori e argilla
Quando andavamo da nonna e cucinavo io mi diceva sempre "Che buon profumo! Che ci hai messo?" - "L'amore" rispondevo sorridendo.
Avevo iniziato a cucinare con i dolci prestissimo, imparando a memoria una sola ricetta.
Poi era stato tutto uno sperimentare, sbagliare, aggiungere, togliere e mescolare.
Non usavo mai la bilancia, mi indispettiva, preferivo andare un po' ad occhio, un po' a tatto e un po' a memoria; per la mia focaccia ormai utilizzavo la mano come cucchiaio per dosare olio e sale.
Pasticciavo cose buone, da piccola anch'io come molti bambini avevo preparato milioni di intrugli con fiori e argilla.
Crescendo non era cambiato poi molto.
Non ero riuscita a vedere molti arcobaleni, per questo un mesetto fa all'incirca, avevo deciso di acquistare un paio di pantofole color bianco nuvola con sopra un arcobaleno ricamato nei diversi colori.
L'avrei portato a piedi, per ricordarmi di guardare le cose a testa in giù.
Casa sarebbe stata cucina, colore, speranza, profumi e progetti.
C'erano un paio di film che adoravo, rivisti sotto Natale o generalmente almeno una volta ogni paio d'anni, quasi tutti degli anni 80.
Ballavo con la musica di quegli anni, tornando spensierata e sorridente.
Un brindisi di vino ai piedi del letto, acqua per le piante, fuoco per le candele e terra di cioccolata.
Crescere era iniziare a guardarsi con i propri occhi, mescolando tradizione, sogno e innovazione.
Per una volta sarei stata io a dover seguire me stessa, stringendo una mano e fidandomi.