Aurelio Nicolazzo Profile Picture

Aurelio Nicolazzo

Back to list Added May 16, 2018

Intervista di Elio Lazzaro Unico.

Domanda: "Maestro, la sua arte..." - Risposta "La fermo un attimo. Per favore, non mi chiami maestro, ma artista. Il termine 'maestro' me lo può dare per quanto riguarda le discipline spirituali dello yoga e della meditazione. Ho infatti studiato e praticato yoga per tre anni con la stessa insegnante, pertanto ho la qualifica tecnica. Poi ho proseguito da solo e con un'altra insegnante. Nell'arte non mi sento mai arrivato a destinazione, per questo meglio se mi chiami 'pittore' o, forse meglio, 'artista', in quanto, nel mondo dell'arte, la sofferenza della mia vita mi ha giovato".

D: "Va bene. Dicevo, la sua arte è astratta o figurativa? Lei non ha una direzione univoca precisa" - R: "Questo non è un difetto, ma un pregio. Infatti sono l'ideatore del Manifesto del Suppletismo, movimento artistico accademico che propugna il ritorno alla pittura su supporto, l'impiego di tutte le tecniche a disposizione e il passaggio dal figurativo all'astratto, per portarli avanti entrambi questi difficili temi-base. Dopo anni di installazioni e anti-pittura, la pittura è pronta per rinascere. Il movimento è stato abbracciato da svariati artisti che hanno deciso di praticare l'arte che definisco, dunque, totale".

D: "Come le è venuto in mente di dipingere? Non avrebbe preferito la carriera militare come suo padre (generale in pensione Esercito Italiano)? - R: "Con gli occhi dei miei 54 anni, devo dire che rimpiango molto la sicurezza sia economica che di vita che dava la vita di caserma, quell'onestà di fondo che è divenuta un'optional. Purtroppo la mia salute fisica è crollata proprio mentre ero intento a seguire il mio Corso Ufficiali dell'Esercito. Pertanto sono divenuto invalido civile e ho vissuto in povertà personale tutta la vita. Ma l'amore per l'arte e la poesia non sono mai venute meno. Così come anche quello per la musica. Sì, forse era destino che seguissi la mia strada". 

D: "Lei a chi si è ispirato e come definirebbe la sua arte?" - R: "Devo dire che quel 29 luglio 1990, quando, dopo aver terminato un corso per corrispondenza di "Assistente e Disegnatore Edile", avevo finito di dipingere un'opera su carta che era rimasta in sospeso (il disegno risaliva al 1986), quando accesi il televisore che avevo nella dimora calabrese, e sentii il telegiornale di Raiuno annunciare che quello era il giorno centenario della morte del pittore olandese Vincent Van Gogh, rimasi bloccato e interdetto. Tale coincidenza mi aveva sorpreso, conquistato. Avevo capito che tutto ciò voleva dire che dovevo continuare a dipingere. Poi la vita mi ha visto protagonista di un ricovero all'Ospedale Pertini di Roma, nel reparto psichiatrico, per 22 giorni, ad inizio 1997. Dentro l'ospedale era nata l'idea di passare dal figurativo all'astratto. La coincidenza iniziale continuava, malgrado tutto. Quindi Vincent è come se fosse il mio più caro amico in pittura. Come maestri, vorrei prendere a riferimento tutta l'arte italiana antica e, nella pittura contemporanea, per l'astratto ho subito le influenze nette di Piero Dorazio ed Emilio Vedova. La mia arte figurativa, originariamente naif, ha poi svoltato in un Espressionismo che è rispettoso delle forme e dei colori, ma li utilizza come espressione del proprio sé. Quindi l'arte diventa Espressivista".

D: "Ora, a che punto è della sua carriera artistica?" - R: "Adesso sono in una fase creativa molto florida e cerco di assecondarla, malgrado i problemi dovuti alla assenza di spazio. Avevo chiesto alla Circoscrizione di Roma, dove abito, uno spazio per dipingere, non solo io, ma anche altri artisti come me. Invece hanno dato i locali migliori agli immigrati e utilizzato le mie idee, senza nominarmi mai. La solita politica italiana. Credo che la mia pittura sia giunta a maturazione e meriterebbe i grandi spazi per esprimersi oltre e a dovere. Tuttavia ho implementato altre tecniche che richiedono meno spazio, come le opere su carta e la computer graphic, che molti artisti utilizzano già da anni in tutto il mondo".

D: "Potrebbe dare un consiglio ai giovani che desiderino iniziare a dipingere?" - R: "Lasciate perdere. La pittura è una missione e, per essere veri artisti, bisogna conoscere la sofferenza, fisica, mentale, dei rapporti di vita, oltre a saper dipingere. Dedicatevi ad altro, lavorate, siate normali. Per chi invece è già sul cammino della pittura, consiglio di studiare con un maestro insegnante esperto, per farsi dare i trucchi del mestiere, che sono l'ABC per poi produrre arte a buon livello. Ma sappiate che c'è sempre l'uomo o la donna da soli col proprio io, dietro una grande opera". D: "Grazie!" - R: "Grazie a voi".





Artmajeur

Receive our newsletter for art lovers and collectors