"Percezione del bosco attraverso una corteccia di albero (2007) Painting by Stefano Rollero

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Tavola polimaterica 40x50 "Ancora non se n'è andato l'inverno, e il melo appare trasformato d'improvviso in cascata di stelle odorose." Pablo Neruda: L'albero il bosco nella vita, nella letteratura, nel mito E' nei miti più antichi che[...]
Tavola polimaterica 40x50

"Ancora non se n'è andato l'inverno,
e il melo appare
trasformato d'improvviso
in cascata di stelle odorose."

Pablo Neruda:



L'albero il bosco nella vita, nella letteratura, nel mito
E' nei miti più antichi che scopriamo quale importanza hanno avuto gli alberi e i boschi nel cammino della civiltà: nel principio il Dio di Tutte le Cose, apparso improvvisamente dal Caos, dopo aver diviso la terra dal cielo, le acque dalla terra, la parte superiore dell' aria dalla parte inferiore, divise la terra in zone: alcune molto calde, altre molte fredde, altre temperate; le modellò in pianure e montagne, le rivestì di erba e di alberi. Alcuni miti dicono che gli uomini sono nati dagli alberi. Dalle querce, secondo i poeti, certe stirpi e le Ninfe e le Driadi. Anche nella Bibbia la storia dell'umanità incomincia con un albero "...Vide dunque la donna che l'albero era buono a mangiarsi, bello agli occhi, e dilettoso all' aspetto; prese il frutto..."
Nell' Epopea di Ghilgamesch, il più antico poema di cui si abbia traccia, l'albero della vita dava i frutti per ottenere l'immortalità e quel frutto era chiamato "Il vecchio diventa di nuovo giovane"; ma di quell'albero si sono perdute le sembianze e anche le sementi.
Nella Genesi capitolo 18, Dio compare ad Abramo "alle querce di Mamre mentr'egli sedeva all'ingresso della tenda, nell'ora della canicola del giorno"; quell'albero, dice la tradizione, aveva l'età della terra e divenne oggetto di venerazione non solamente per i Giudei e i Fenici, ma anche per i Pagani, i Cristiani, i Mussulmani.
Ma anche lassù, nel freddo e lontano Nord esiste l'Albero della Terra, dove gli dei tengono consiglio ogni giorno, come Snorri racconta nell' Edda. Il frassino Yggdrasill é il primo degli alberi ed é così alto che i suoi rami si proten-dono su tutto il mondo e sovrastano il cielo e le sue radici si estendono una nella terra degli Asi, l'altra nella terra dei giganti della brina, la terza sopra il mondo della morte.
Alle foglie, ai rami, alle radici, alle fonti che sono intorno alle acque sotterranee sono legati i miti degli Dei e la vita degli uomini.
Negli alberi, dunque, i primi uomini vedevano l'inizio della vita, di ogni vita; a ogni specie era legato un mito, una leggenda, un rito. Ai nomi degli alberi erano collegati i mesi lunari e le stagioni. Plinio scriveva "...Non meno della effigie degli Dei, non meno dei simulacri d'oro e d'argento, si adoravano gli alberi maestosi delle foreste..."
Attorno agli alberi consacrati veniva eretto un recinto dove non tutti potevano entrare: lo spazio rinchiuso diventava sacro e il terreno intorno "luogo religioso". A volte il recinto veniva alzato e diventava tempio che al centro aveva l'albero. Virgilio, nell' Eneide, canto VII, ci racconta:
...era un cortile in mezzo
A le stanze reali,
Dove un gran lauro
Già da tempo consacrato, e colto
Con gran riverenza era serbato.
E, ancora, nelle sue Egloghe così agli alberi affianca gli dei:
Piace a l'Acide il pioppo, la vite a Dionisio, il mirto
a Afrodite bella, ad Apolline piace il lauro;
Filli i noccioli gradisce; finch'ella di loro si compia
non di Febo l'allor, non il mirto più dei noccioli
Bello il frassino in selva, bellissimo é il pino in giardini,
lungo i ruscelli il pioppo, l'abete su l'alte montagne...
Ma é dei boschi sacri, dei Luchi, che le prime civiltà avevano grande rispetto e devozione. Avvenne, forse, dopo che Egido, mostro generato dalla terra, corse le selve della Frigia, del Tauro e delle Indie, e poi per quelle del Libano, della Fenicia, dell' Egitto e della Grecia tutto distruggendo con il fuoco? Fu da questi disboscamenti con il fuoco, per la mancanza di piogge, con l' inaridimento delle sorgenti che nacquero i deserti. Il mito ha molte volte riscontro con gli eventi geologici.
E' nei boschi più che in ogni altro luogo che l'uomo del Duemila potrà trovare sé stesso; ma per arrivarci dovrà passare attraverso l'arte e la cultura per meglio capirli e amarli. Nei boschi, nei nostri boschi troveranno quello che troppi vanno a cercare lontano: il ristoro del fisico e la pace, l'equilibrio dello spirito. Petrarca, nella sua 79^ canzone ha scritto:
...Per alti boschi et per selve aspre trovo
qualche riposo: ogni abitato loco
é nemico mortal degli occhi miei.
A ciascun passo nasce un penser novo...
E Puskin, nel 1816:
Prendete, amici miei, il bondone,
Ed entrate nel bosco, vagate per la valle,
Soffermatevi in cima agli erti colli,
E nella lunga notte verrà profondo il sonno.
Se invece di tranquillanti, di sonniferi, di lassativi, di medicine e cliniche costose i medici ordinassero passeggiate silenziose per i boschi; se i mezzi di comunicazione di massa invece di propinare ai fruitori stupidaggini chiassose e banalità, dessero qualche ora all' istruzione per la conoscenza e il rispetto dell' ambiente silvestre, se...
Forse da una radura nel bosco l'uomo delle automobili, della televisione, degli stadi, delle discoteche, del telefono cellulare, delle merendine plastificate, dell'aria condizionata...., da una radura del bosco, dopo una lunga passeggiata, potrebbe ritrovare sé stesso e vedere il mondo e il prossimo con altri occhi.
Ma vedranno i nostri discendenti avverarsi la profezia di Leopardi?
Nel Canto del gallo silvestre scrive: "...un silenzio nudo, e una quiete altissima, empiranno lo spazio immenso. Così questo arcano mirabile e spaventoso dell' esistenza, innanzi di essere dichiarato nè inteso, si dileguerà e perderassi".
Una antica favola dice che gli gnomi, dentro il ventre di una grande montagna, cantano: "Sette volte bosco, sette volte prato, / poi tutto tornerà com'era stato".
Non ci sarà vita senza foresta.

Mario Rigoni Stern
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Biography 1996. Stefano Rollero's artistic work emerges from his careful reflection on the art of images in general, but it is that of collage that captures him. Rollero represents for us a "phenomenon" in a sad[...]
Biography 1996. Stefano Rollero's artistic work emerges from his careful reflection on the art of images in general, but it is that of collage that captures him. Rollero represents for us a "phenomenon" in a sad artistic panorama in which "improvisers - improvised" swarm "creating" authentic banalities, triumphs of their ignorance and more than elementary technical and cultural preparation; From this squalor emerge very rare figures who, despite not having academic qualifications, manage to create culture with serious, humble and intelligent work. Our artist evidently has innate talents that he has managed to cultivate and refine until he expresses himself in a solid and mature way. Working with collage and decolage is very difficult because the obvious, the banal, are always lurking, but Rollero translates with great seriousness, in a sensitive and lively way, cultural stimuli, events, visual opportunities in a passionate research in which the fragments, flashes, moments, as if just emerging from a great chaos, find a precise location and a precise meaning. Sometimes ironic, sometimes severe witness of the events of our era, other times lucid or ferocious or amazed, Rollero continually evolves, absolute master of a lively and engaging language", in fact his paintings are appreciated in local exhibitions as well as national ones and international, where he has obtained significant recognition and prizes, as happens for an art master. Pippo Ciarlo.

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