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Luigi De Giovanni

Ritorna alla lista Aggiunto il 7 nov 2015

Luigi De Giovanni  Sutta Le Capannne De Lu Ripa JEANS  “space and time”

Luigi De Giovanni

 Sutta Le Capannne De Lu Ripa

 

JEANS

 

 “space and time”

 

Il rapporto “spazio – tempo”  è  ciò che Luigi De Giovanni  coglie e riversa, dopo averlo fatto proprio, nelle sue opere. Queste  non sono solo istantanee di ciò che  vede, ma, anche, immagini del suo animo: sensibilità che si trasferisce  nei colori sino a vivificarli  e renderli comunicativi e poetici.

Lo  “spazio e il tempo” è colore che cambia nei diversi ambienti, con l’alternarsi del giorno e della notte, con le stagioni,  è  jeans che parla di luoghi e d’eventi, non sempre belli.

Le pennellate che si sovrappongono, inseguendo la luce o le idee, diventano trasposizioni dei climi temporali che fanno emergere la poetica dello spirito. Mettono in luce, nel groviglio che prende forma, la follia e la cecità del genere umano che non rispetta se stesso e la sua casa: terra.

Osservando la natura ferita, l’artista, riflette amaramente sulla sconsideratezza dell’uomo e trasla i sentimenti nelle sue opere che diventano icone di dolore  e di sogni.

Aleggia una lirica cruda, mitigata solo dall’armonia coloristica, in un rimando continuo all’uomo, al tempo e allo spazio.

Il tempo e la natura, spazio vitale, solo apparentemente sconfitti dall‘incoscienza umana, per De Giovanni,  hanno sempre  ragione e i fatti lo dimostrano.  

La linea guida dell’esposizione è data dall’espressività aspra dei jeans che parlano, attraverso colori e segni aggressivi, di sogni infranti che coabitano con nuovi sogni, suggeriti dai  paesaggi e dai fiori.

In queste opere si ritrova una narrazione della sterilità dell’animo umano, saccheggiatore  non solo dell’ambiente ma, spesso, anche dei sentimenti,

Un’univocità di discorso, poetico e pittorico allo stesso modo, che trova la sua ragione d’essere nell’analisi di "spazio e tempo" che conducono alla vita e alla distruzione di essa.

“Space and time”, dai molteplici significati, titolo della mostra che vuole essere il racconto di come l’artista avverte il mondo e l’arte.

                                                                                    Federica Murgia

 

Spazio espositivo: Galleria Sutta Le Capannne De Lu Ripa

Piazza Del Popolo – Specchia (LE)

 

Ingresso libero

www.degiovanniluigi.com

arts@degiovanniluigi.com

cell. 3283516620

 

 

 

 

 

JEANS di LUIGI DE GIOVANNI

 

 

          Ho visto i "jeans" e la loro simbologia mi ha riportato ai periodi bollenti della contestazione e della mia, allora, giovanissima età... quando ero piena di sogni: anche io pensava di cambiare la società.

Oggi non riecheggia un "urlo nel buio" ma si avverte l’inquietudine, la sofferenza e la debolezza dell'uomo ormai ammutolito dagli eventi tragici che l'angosciano e dalla superficialità dell’essere.

Scorrono le immagini sulle opere, di De Giovanni, e si viene attratti dalla violenza dei segni e dei colori, i jeans raccontano di molotov, di bombe, di parole e pensieri di fuoco: sono il ricordo degli anni 60/70 e la vita di oggi.

Questi "jeans" sono un messaggio muto di protesta, forse inutile, in un mondo rimasto immutato.

L’artista avverte una società in disfacimento e la riporta su queste icone del passato e culto del presente.

Oggi sono più lisi, strappati, violentati, per apparire, perché l’essere ormai non è più un valore, non più indumento resistente al lavoro duro e alla lotta ma feticci di moda sempre più fatua e frivola.

I jeans di De Giovanni, con i loro simboli e i loro colori, protestano.

In essi si nota una simbologia che ricorda quelle degli anarchici, sia nei colori rossi e neri che nelle forme che li contengono. Non è un condividere questo movimento ma è un ricordare l’ideologia primordiale di libertà senza regole, forse non di giustizia. La linea nera, quasi circolare, che racchiude il fondo dei pantaloni incorniciati, sembra una provocazione un voler dire che si è ridotti a questo.

Trovare il fondo di qualcosa è essere alla fine, voler dimenticare, con atteggiamenti superficiali e irresponsabili, il baratro che ci si sta scavando intorno.

In questi jeans, ormai diventati vuota apparenza, si riscontra che guerre, fame, distruzione dell’ambiente trovano risposte solo in un consumismo insensato e distruttivo, nella violenza concreta o delle idee.

Oggi s’indossano jeans lisi, strappati costosissimi e si dimentica la gran valenza dell’essere: purtroppo non più una virtù.

Ecco l’apparire diventato status… modo d’essere nella società è in questi strappi, in questi brandelli sfilacciati, ora urlanti di colore e di dolore, che si riconosce la protesta di De Giovanni che sogna ancora un mondo più giusto e in pace.

I simboli, riconoscibili nelle opere e riconducibili al reale, parlano di violenze non viste, non udite perché le persone “civili” educate… progressiste potrebbero turbarsi, com’è, purtroppo, capitato dal ’68 ad oggi.

I jeans di De Giovanni, questa volta, sbordano dalla cornice, posto rappresentativo se si vuole dare un significato, come trasbordante e inglobante era il movimento del ’68: sogno infranto.

Sono jeans, quindi, in cornice, oggetto o concetto artistico da conservare, dove la gran valenza rivoluzionaria ha intrinseco significato di vuota utopia. Rivoluzione nella rivoluzione, sempre uguale nel tempo, segni circolari, colori di un’anarchia ancora militante, illusione vana, idee morte sul nascere sono i racconti che si leggono su questi jeans diventati arte.

Federica Murgia

Artmajeur

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