Cristina Carusi
Tensioni Marmoree a cura di Francesca Mariotti
La ricerca teorica e pratica di Cristina, dopo l’esperienza giovanile nel laboratorio di famiglia, prosegue, arricchita dalle esperienze e dalle tradizioni che contano per un’artista, attraverso la continua sperimentazione sia materica che tematica. La sua padronanza nell’usare gli arnesi dello scultore come scalpelli, trapani, lime e abrasivi naturali (pomice, smeriglio), l’aiutano nelle rese perfette delle sue opere. E infatti le sue favolose sculture utilizzano i marmi statuari che tanto hanno dato alla nostra storia dell’arte con artisti come Michelangelo e Canova. E così ancora succede, per chi come la Carusi sa far affiorare da un blocco informe creature e volti come “Les Amant, imponente scultura in bardiglio imperiale alta due metri, in cui le due figure prendono corpo, svettando forti e sicure verso il cielo, salde nel sentimento espresso ed unite alle basi, o come “Omaggio a Rodin” o “Metamorfosi” dove figure femminili escono dinamiche o languide dal blocco di marmo in parte formate ed in parte “non finite” come segno della creazione continuamente tesa alla perfezione. Molte sue opere hanno infatti il riferimento al non finito che tanto ha segnato Michelangelo, limite alla perfezione di ciò che l’uomo può fare rispetto la perfezione ultraterrena. Dal marmo riesce a togliere ed a scoprire, con tenacia ed efficacia, corpi e volti dalla dolcezza classicheggiante, di una rara esperienza emozionale, di raffinatezza e penetrante fascino estetico. Le sue opere , seppur ricche di riferimenti e di riflessioni concettuali, ci fanno addentrare nel suo animo sensibile in un percorso che porta allo spirito delle cose , al soprasensibile che è in noi. Sembra cercare un continuo dialogo tra l’Uomo e il Cielo, inserendo spesso nella dinamicità verso l’alto o nell’abbandono al passare del vento (vedi “Fortunale” o “Rinascita”), una tensione ed una aspirazione verso il sovrannaturale che è oltre noi, nell’eternità e nello spazio infinito.
