Anelo1997

Medusa - 0823 è un’installazione realizzata nell’estate del 2023 per la prima edizione di VIVAIO – Mostra in un giardino d’artista, un progetto artistico immerso nella natura del territorio di Greccio. Medusa è un esercizio di architettura, rappresenta la volontà di occupare uno spazio e allo stesso tempo il desiderio di comprendere il senso celato dietro la sua creazione. Il suo irraggiamento verso direzioni in apparenza casuali, al confine tra libero arbitrio ed ignoto, pone l’osservatore e l’artista stesso di fronte ad importanti interrogativi: perché un’opera si svolge in un determinato spazio e in una determinata direzione e cosa spinge chi la crea a fare queste scelte? In che modo ed entità i sentimenti plasmano una scultura e come si può dare forma ad un ricordo? Medusa occupa uno spazio che nel complesso appare chiuso: un volume unico, come una pietra caduta dal cielo. In realtà è un’architettura umana, fatta di scelte che non sono sempre razionali, ma vengono influenzate ogni istante dall’ambiente nel suo concetto più ampio. Le sue ramificazioni si espandono lungo direzioni che non sono dettate solamente dalla volontà, ma sono condizionate dal contesto, dalle interazioni e sensazioni che l’artista avverte durante la realizzazione della scultura. Ogni variazione anche minima del contesto può cambiare la sua forma, direzione, dimensione, tanto da portare il creatore dell’opera a perdere il controllo diretto sulla sua realizzazione finale. Nel momento in cui la scultura è conclusa, l’artista si sente d’improvviso un estraneo rispetto ad essa, pietrificato in una sensazione di distanza rispetto a ciò che ha appena finito di realizzare, come se, durante la creazione della sua opera, ne avesse perso i segreti costitutivi.  L’uomo mette al mondo delle forme credendo siano frutto unicamente delle sue scelte, ma vi sono variabili inaspettate e difficili da comprendere perfino da chi ne è direttamente colpito. Allo stesso modo in cui, quando un bambino disegna un albero come una semplice nuvola percependolo come un’unica forma, non comprende che quella particolare forma è nata da una complicatissima combinazione di rami cresciuti facendosi spazio tra altri rami, ognuno dei quali ha naturalmente influenzato la direzione e lo spazio dell’altro, in un intricato labirinto di eventi.

8PUS_0622 è un’installazione realizzata nel 2022 in occasione del LOST Music Festival, il festival di arte e musica elettronica organizzato ogni anno all’interno del Labirinto della Masone, a Fontanellato (PR). L’opera, di 12 x 11 x 4 m di grandezza, è realizzata integralmente in tubi scatolari e lamiere di ferro ossidati artificialmente ed ha ospitato, nelle edizioni 2022 e 2023 del Festival, uno stage a disposizione dei musicisti. La scultura è stata progettata in modo che il suo corpo centrale avvolga il performer in una cellula sospendendolo in alto mentre i suoi tentacoli di ferro lo proiettano nel pubblico avvolgendo e tirando a sé lo spettatore. Anelo1997 utilizza il proprio linguaggio come sistema di base per disegnare una realtà immateriale fatta di percezioni, sensazioni, volontà, rendendo visibile e materico qualcosa di impalpabile e inafferrabile come le emozioni umane e le relazioni delle persone tra loro e con lo spazio. L’architettura di 8PUS_0622 è un’architettura abitabile ed effimera al tempo stesso, una costruzioni materica e duratura realizzata per un evento transitorio e per rappresentare qualcosa di intangibile; è sostanza reale e virtuale, dimensione e traccia dell’esperienza individuale e collettiva. La critica di Anelo1997 all’architettura consiste nel proporre e realizzare un’opera di cui non sappiamo di avere bisogno, ma che serve a rendere visibile qualcosa che non esiste nella realtà fisica e che non può essere immaginato finché non viene materializzato dall’artista. Costituisce una realtà aumentata, un luogo di rappresentazione della nostra mente, di un’energia che possiamo solo percepire e che viene trasformata in architettura.

L’opera rimanda alla memoria storica delle fortificazioni, erette a difesa del Trentino e utilizzate durante la prima guerra mondiale, e diventa un nuovo luogo di rifugio e simbolo di resistenza, un’architettura difensiva e meditativa, una trincea sopra terra da cui poter guardare ed essere guardati.  Un corridoio veicola il nostro percorso attraendoci verso un luogo sacro, uno spazio triangolare che offre la rassicurante sensazione di poterci nascondere dal sublime che ci circonda e ritirare in un momento di contemplazione della natura più privato, più intimo.  Le sezioni alternate di ferro ossidato e spazio aperto creano feritoie che fanno da cornice alla bellezza della natura, velata giusto il necessario per farci sentire meno fragili ed indifesi di fronte alla grandiosità del paesaggio alpino circostante, ma non del tutto celata al nostro sguardo.  Le tre torri, due inaccessibili ed una in cui rifugiarsi, contribuiscono a dare la percezione paradossale di un luogo che offre protezione e ci fa sentire al sicuro, pur essendo aperto all’ambiente circostante ed esposto agli sguardi di chi si trova all’esterno.  La forma esoterica della pianta, segno mistico che richiama l’occhio di dio, evoca l’idea di uno spazio rituale, collegamento simbolico e soglia di transito tra l’umano e l’immenso, tradotto da chi lo vive in un’esperienza personale profonda.