Si trasferisce quasi subito a Milano, ed è quindi cittadino milanese per formazione, per cultura, per psicologia, per abitudini. Dimostra precocemente uno spiccato interesse per il disegno e il colore, frequenta i corsi di disegno e pittura del Collegio Girala con grande profitto e soddisfazione. Questi anni determineranno le condizioni fondamentali per il suo futuro artistico e professionale. Sono anni convulsi, pieni di accadimenti, movimenti studenteschi, sociali, giovanili, di cui il giovane Pieramati è partecipe, ma non tralascia mai la pittura che rimane sempre il suo sogno, rafforzando quelle attitudini che lo avrebbero portato a frequentare l’accademia di Brera. Dopo il diploma tecnico ed esperienze in campi diversi, dove non si sentiva affatto realizzato, lascia il lavoro e la famiglia d’origine, dedicandosi totalmente alla pittura, ma anche alla grafica e alle arti applicate. Dal 1980 all’83 gira per l’Europa, fermandosi in Grecia e Spagna. In questi anni amplia i suoi orizzonti intellettuali ed estetici, grazie alla conoscenza di artisti e personalità del mondo dell’arte in un confronto sull’attualità e sulla storia, sulle tecniche e sulle poetiche. Pone così le basi del suo discorso artistico chiamato “Computerismo”, che è un richiamo alla teoria e alla prassi della scomposizione delle immagini, riconducibili alle avanguardie di inizio secolo e ripreso ora con la nuova sensibilità favorito dalle nuove tecnologie della comunicazione.Tornato a Milano apre uno studio continuando la sua ricerca iconografica analitica. Alla ricerca cosiddetta computeristica, che continua ad essere la parte centrale del suo lavoro pittorico, affianca un’esperienza di immagini della città fatta di un’ottica giocosa e allegra, inserendosi nel mondo della pubblicità e della grafica. Aziende come la Casio e la Lorenz utilizzano le sue idee e le sue proposte per allestire le loro collezioni, contribuendo a diffondere il suo lavoro a livello internazionale. Il suo modo di rappresentare città, vie, piazze diventa biglietto di notorietà che lo fanno conoscere ed apprezzare. Il comune di Milano nel 1983, gli dedica una mostra negli spazi dell’Arengario. Dal 1980,continuando la sua ricerca sulle moltecipli prospettive aperte dal computerismo,ha scandagliato con le sue opere i meandri della visibilità, rinnovando ad ogni raggiungimento, l’entusiasmo per andare sempre avanti, articolando, differenziando, confermando, innovando.
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Si trasferisce quasi subito a Milano, ed è quindi cittadino milanese per formazione, per cultura, per psicologia, per abitudini. Dimostra precocemente uno spiccato interesse per il disegno e il colore, frequenta i corsi di disegno e pittura del Collegio Girala con grande profitto e soddisfazione. Questi anni determineranno le condizioni fondamentali per il suo futuro artistico e professionale. Sono anni convulsi, pieni di accadimenti, movimenti studenteschi, sociali, giovanili, di cui il giovane Pieramati è partecipe, ma non tralascia mai la pittura che rimane sempre il suo sogno, rafforzando quelle attitudini che lo avrebbero portato a frequentare l’accademia di Brera. Dopo il diploma tecnico ed esperienze in campi diversi, dove non si sentiva affatto realizzato, lascia il lavoro e la famiglia d’origine, dedicandosi totalmente alla pittura, ma anche alla grafica e alle arti applicate. Dal 1980 all’83 gira per l’Europa, fermandosi in Grecia e Spagna. In questi anni amplia i suoi orizzonti intellettuali ed estetici, grazie alla conoscenza di artisti e personalità del mondo dell’arte in un confronto sull’attualità e sulla storia, sulle tecniche e sulle poetiche. Pone così le basi del suo discorso artistico chiamato “Computerismo”, che è un richiamo alla teoria e alla prassi della scomposizione delle immagini, riconducibili alle avanguardie di inizio secolo e ripreso ora con la nuova sensibilità favorito dalle nuove tecnologie della comunicazione.Tornato a Milano apre uno studio continuando la sua ricerca iconografica analitica. Alla ricerca cosiddetta computeristica, che continua ad essere la parte centrale del suo lavoro pittorico, affianca un’esperienza di immagini della città fatta di un’ottica giocosa e allegra, inserendosi nel mondo della pubblicità e della grafica. Aziende come la Casio e la Lorenz utilizzano le sue idee e le sue proposte per allestire le loro collezioni, contribuendo a diffondere il suo lavoro a livello internazionale. Il suo modo di rappresentare città, vie, piazze diventa biglietto di notorietà che lo fanno conoscere ed apprezzare. Il comune di Milano nel 1983, gli dedica una mostra negli spazi dell’Arengario. Dal 1980,continuando la sua ricerca sulle moltecipli prospettive aperte dal computerismo,ha scandagliato con le sue opere i meandri della visibilità, rinnovando ad ogni raggiungimento, l’entusiasmo per andare sempre avanti, articolando, differenziando, confermando, innovando.
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