Alessandro Fronterrè
Alessandro Fronterrè nasce a Siracusa nel 1993. Si laurea al D.A.M.S. di Bologna con una tesi su Fotografia e Surrealismo, e attualmente vive e lavora a Torino.
Negli anni, frequenta studi fotografici dove apprende e studia l’arte della fotografia, inclusi i passaggi tecnici di sviluppo e stampa in camera oscura. Questi studi gli consentono di prendere coscienza sia delle possibilità che dei limiti dello strumento fotografico. I continui rimandi tra il mondo esterno e la sua essenza più profonda diventano il fulcro del suo lavoro, con l’obiettivo di mostrare come la fotografia possa trascendere la semplice riproduzione della realtà circostante e fungere da collegamento tra il mondo materiale e quello spirituale.
Nel tempo, il suo interesse muove verso la pratica dell’Arte digitale. Nel 2016 inizia a sperimentare la realizzazione di opere in cui egli combina fotografia digitale ed oggetti grafici digitalmente creati e manipolati. Questo cambiamento di rotta ha origine dall’emergere di una nuova esigenza creativa e comunicativa: la manipolazione dell’immagine intesa come destrutturazione e decontestualizzazione degli oggetti dal loro ambito iniziale e loro riconfigurazione all’interno di uno spazio visivo totalmente reinventato. Questo processo compositivo ha una doppia finalità: mettere in discussione ciò che comunemente intendiamo come “realtà oggettiva” fotografabile, rivelando l’illusione dell’oggettività, e sfruttare l’elasticità creativa degli strumenti digitali per ridisegnare il concetto pittorico in chiave contemporanea. Il linguaggio espressivo utilizzato nelle sue opere è influenzato da Metafisica e Surrealismo, ma si evolve verso ciò che l’autore definisce una “Foto-pittura digitale simbolica”, dove la manipolazione digitale delle immagini fotografiche è predominante.
探索Alessandro Fronterrè的当代艺术品,浏览最近的艺术品并在线购买。 分类: 当代意大利艺术家. 艺术领域: 数字艺术. 帐户类型: 艺术家 , 加入会员自2024 (出生国家 意大利). 在ArtMajeur上购买Alessandro Fronterrè的最新作品: Alessandro Fronterrè:发现惊人的作品的当代艺术家。浏览艺术品,购买原创作品或高档的印象。
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查看全部Genesis • 12艺术品
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传记
Alessandro Fronterrè nasce a Siracusa nel 1993. Si laurea al D.A.M.S. di Bologna con una tesi su Fotografia e Surrealismo, e attualmente vive e lavora a Torino.
Negli anni, frequenta studi fotografici dove apprende e studia l’arte della fotografia, inclusi i passaggi tecnici di sviluppo e stampa in camera oscura. Questi studi gli consentono di prendere coscienza sia delle possibilità che dei limiti dello strumento fotografico. I continui rimandi tra il mondo esterno e la sua essenza più profonda diventano il fulcro del suo lavoro, con l’obiettivo di mostrare come la fotografia possa trascendere la semplice riproduzione della realtà circostante e fungere da collegamento tra il mondo materiale e quello spirituale.
Nel tempo, il suo interesse muove verso la pratica dell’Arte digitale. Nel 2016 inizia a sperimentare la realizzazione di opere in cui egli combina fotografia digitale ed oggetti grafici digitalmente creati e manipolati. Questo cambiamento di rotta ha origine dall’emergere di una nuova esigenza creativa e comunicativa: la manipolazione dell’immagine intesa come destrutturazione e decontestualizzazione degli oggetti dal loro ambito iniziale e loro riconfigurazione all’interno di uno spazio visivo totalmente reinventato. Questo processo compositivo ha una doppia finalità: mettere in discussione ciò che comunemente intendiamo come “realtà oggettiva” fotografabile, rivelando l’illusione dell’oggettività, e sfruttare l’elasticità creativa degli strumenti digitali per ridisegnare il concetto pittorico in chiave contemporanea. Il linguaggio espressivo utilizzato nelle sue opere è influenzato da Metafisica e Surrealismo, ma si evolve verso ciò che l’autore definisce una “Foto-pittura digitale simbolica”, dove la manipolazione digitale delle immagini fotografiche è predominante.
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Profondità abitate
Il corpo cavo della materia, la quota variabile del flusso vitale mostrano sempre a chi gli abita unicamente la profondità ma mai il punto d’arrivo, mai il nucleo generativo. Alessandro Fronterrè emerge la sua curiosità d’artista in questa immensità che si apre tra conscio e inconscio e naviga raccogliendo relitti, ricordi passati e futuri, bagliori non ancora spenti o pronti per accendersi. I campi bidimensionali della sua pitto-fotografia mostrano un congelamento spazio-temporale che ha la sterilità formale del Surrealismo e la trasparenza cristallina del Romanticismo. Uno sguardo lirico, liquido e non fissativo tradisce la natura poetica di queste immagini che esistono tra la realtà fotografica della ragione e la sfuggente libertà figurativa dell’inconscio. Un viaggio, condannato a non finire mai perché essenza di ogni opposto, interessa l’artista sopra ogni cosa e tradisce uno spirito giovane e “affamato” di verità o, meglio, di immensità.
Denitza Nedkova
Profondità abitate
La fotografia già verso la fine del XIX secolo tende a percorrere due strade, la prima quella del simbolismo o della metafora, la seconda quella del realismo, ovvero, ricostruzione simbolica e registrazione pura della realtà. Questa distinzione fra produzione e riproduzione è essenziale per capire l’universo estetico-creativo di Alessandro Fronterrè. “Profondità abitate”, il titolo della mostra, rimanda intenzionalmente ad un non luogo, un territorio della nostra mente in bilico tra fede e pensiero, conoscenza e suggestione. Le immagini off-camera si pongono immediatamente a confronto con la pittura, con la chiara consapevolezza e intenzione di realizzare un simbolismo allo stato puro. Alessandro Fronterrè esprime in un moderno linguaggio poetico l’azione digitale utilizzata per il suo lavoro, in cui il valore simbolico è la costante esigenza di “oggettivizzazione dell’inconscio”, ansie e angosce della modernità richiamate a viva voce attraverso la psicologia delle forme e l’impiego della luce come mezzo espressivo ed estetico. Non vi è spreco, sfoggio di formalismi, eccesso di qualcosa, dalle impersonali profondità del nero emergono delle “cose” i cui canoni ne svelano ad personam l’identità, la fisicità allusa e le intrinseche relazioni con l’opera dell’artista.
Per Alessandro Fronterrè la fotografia è un meditational instrument, come l’ha definita LyleRexer (The Edge of Vision) una ricerca di risposte sui grandi misteri dell’essere rivolta all’uomo-spettatore, soggetto della percezione e interprete del suo lavoro. Nonostante la sensazione d’irrealtà e di spaesamento, il lavoro di Fronterrè è in grado di attrarre inevitabilmente l’osservatore, di trascinarlo in un contatto irresistibile, in quanto vitale, dentro le profonde atmosfere evocate che rimandano a stati pre-natali, a livelli inesplorati del nostro subconscio. Cupi scenari fisicamente e non metafisicamente intesi secondo la nostra esperienza, costituiscono il fil rouge delle “Profondità abitate”, lo stimolo, ma anche la grande ossessione.
La storia della fotografia ci ha oramai abituati a queste evoluzioni concettuali, attraverso Man Ray, per esempio, per il potenziale creativo del rayogramma o dei suggerimenti di Moholy-Nagy sulle velleità “pittoriche” del fotogramma. Le tendenze astrattiste in fotografia sembrano radicarsi proprio nell’infanzia del mezzo, tra le immagini idealizzate delle origini e gli “oggetti melancolici” del surrealismo nonché sulle parallele indagini della “poetica della materia”, cercando di sventare l’ossessione del pregiudizio che la fotografia sia più realistica di altre tecniche artistiche. Ancora oggi, anche solo inconsciamente, si ritiene che il lavoro dell’artista pittore rientri sempre nella logica dell’arte, mentre l’immagine mediata della fotografia, sia chimica che digitale, che subisce questi confronti, debba ancora dimostrare la sua pertinenza artistica. “Profondità abitate”, il progetto artistico di Alessandro Fronterrè, non ha nulla da dimostrare, è quel che è. Racconta e coinvolge l’uomo, la sua natura spirituale e terrena, Natus mori (Nato per morire), Vechnyi dogovor (Patto eterno) o Alla nur (Alla luce) non sono soltanto dei titoli, semplici targhette sotto le opere, sono sintesi di cifrari ancestrali per il passaggio a un livello di percezione superiore verso il quale conduce l’arte in senso lato, il cui ruolo, appunto, è quello di trasportare emotivamente l’osservatore al di là della natura fisica e oggettiva dell’immagine, verso “Profondità abitate”.
Attraverso i titoli delle opere Fronterrè indica la strada, chiarisce il vincolo inscindibile tra processo e forma, linguaggio e realtà: l’uno è l’altra. Lingue diverse che marcano le opere come a voler sottolineare l’uso di un codice eterodosso contro le convenzioni, sui grandi misteri della vita, sull’epistemologia dell’arte intesa come costante ricerca della verità.
Ed è per questo che il vero mistero del mondo, a detta di Orson Welles, è racchiuso in ciò che si vede e non nell’invisibile.