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Morgese Giovanni

Ritorna alla lista Aggiunto il 23 nov 2021

Biografia

Giovanni Morgese – Biografia

1951 – Giovanni Morgese nasce a Terlizzi (BA) da Francesca Guastamacchia, camiciaia, e Michele  Morgese,ortolano. 

1961 – Studia nel Seminario Vescovile di Molfetta dal 1962 al 1968.

1968 – Lavora come apprendista presso officina meccanica e segue corsi di saldatura presso Scuola Professionale regionale.

1971 – Militare presso Scuola sottufficiali artiglieria di Foligno (PG) e in seguito   presso la Caserma “Folgore” di Treviso.

1972-’79 – Svolta importante nella sua vita: frequenta il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Bari diplomandosi a pieni voti in Pittura. Tra gli insegnanti: Pietro Marino, Michele De Palma, Adele Plotkin, Mario Colonna, Anna D’Elia.

1980 – Col diploma in tasca tenta la via dell’insegnamento andando a Verona. Il breve soggiorno non procura il lavoro desiderato. Segue un tentativo di ricerca di lavoro a Roma ma senza successo. Prima mostra personale a Polignano a Mare (BA) nella galleria “Pino Pascali” dove presenta grandi tele con una originale ricerca segnico-simbolica orientata verso l’analisi di realtà arcaico-religiose.

1981 – Ritorna a Terlizzi dove trova lavoro in un’azienda di ceramiche come decoratore.

1984 – Lavora presso laboratorio di pittura su piastre d’oro e d’argento. Personale presso la galleria “La cooperativa” di Mimmo Conenna con lavori materico-oggettuali.

1985 – Lavora in una comunità (C.A.S.A.) per il recupero dei tossicodipendenti a Ruvo (BA) in veste di tecnico di serigrafia per 7 anni. Contemporaneamente partecipa a mostre collettive di un certo rilievo in Puglia e fuori regione. Si abilita all’insegnamento di discipline pittoriche e storia dell’arte.

1986 – Sposa Maria Bonaduce, pittrice, che si rivelerà una compagna importante per la sua crescita umana e artistica. Il suo lavoro, in questo periodo, è caratterizzato da pittura segnico-informale su carte sfrangiate di grande formato per dire il ‘grido’ di una umanità ferita nella sua esistenza terrena, ‘urlo’  di angoscia aspirante ad una vita altra, ‘furore’ di testimonianza – qui ed ora – del suo essere in un mondo non sempre, quasi mai, umano.

1990 – Con i pittori Paolo De Santoli e Costantino De Sario apre a Terlizzi la galleria “Omphalos” che viene affidata alla cura di Cinzia Cagnetta. Mostra personale alla galleria “Neos” di Santeramo (BA) e altre collettive in Puglia. In questi anni ’90 il discorso artistico si orienta in direzione solidaristico-umanitario: legnetti di risulta diventano sculture ‘povere’ ricche di profonda umanità e spiritualità cristiana. Seguirà il periodo delle “terre”: superfici di forme geometriche minimali rivestite di terreno.

1991 – Il lavoro di Morgese viene notato e apprezzato dal critico-scrittore Giovanni Testori di Milano.

1993 – Supplenza scolastica nel Liceo Artistico di Matera. 

Scopre e intraprende la pittura delle icone che diventerà indispensabile strumento di approfondimento della fede e mezzo di sostentamento economico.

1998/2000 – Supplenza nell’Accademia di Belle Arti di Foggia.

2000 – Apertura dello spazio espositivo “Adsum artecontemporanea” presso lo studio di Maria Bonaduce. Il suo lavoro diventa rappresentazione di una violenza reale e tangibile attraverso l’indagine del proprio volto che perde la sua identità fisica e diventa maschera di dolore identificandosi così con l’umanità sofferente nell’attesa di un nuovo giorno.

2001 – Personale-retrospettiva presso il Chiostro delle Clarisse di Terlizzi con pubblicazione di un importante catalogo.  Il lavoro di Morgese diventa sempre più plastico con l’uso di legni, ferri, collage di materiali diversi.

 2008 - Un nuovo materiale, il ferro, diventa il mezzo espressivo di Morgese. Parte dalla figura: sagome di lamiera dal contorno irregolare e frastagliato. Figure ridotte all’essenziale e prive di volume, simili ad ombre, forate, attraversate da segni e simboli: figure come microcosmi di realtà più grandi.

 

2013 - Ma ben presto il bisogno di passare dalla figura al segno: alla linea e al simbolo, infatti, è affidato il compito di ‘scrivere’ la realtà dell’uomo, il dramma esistenziale, il suo destino,  in maniera leggera, trasparente.

 

 

 

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