Hector Acevedo, l'ispirazione che viene dai sogni

Hector Acevedo, l'ispirazione che viene dai sogni

Olimpia Gaia Martinelli | 22 ott 2022 5 minuti di lettura 0 commenti
 

Il lavoro di Hector Acevedo è un riflesso della sua esperienza di vita. Durante questi lunghi anni di sperimentazione pittorica, ha raggiunto una peculiare gestione del colore; attraverso la smaltatura che ha portato al raggiungimento di una maggiore intensità, luminosità e potere espressivo del colore...

Cosa ti ha fatto avvicinare all'arte e diventare artista (eventi, sensazioni, esperienze...)?

Nel 1986 studiavo Ingegneria nella città di Lima, in quegli anni il Perù era afflitto da una crisi economica e da una violenza terroristica mai sperimentata prima, fu quando, passeggiando per il centro di Lima, arrivai alla Scuola di Belle Arti di Perù, sono entrato e sono rimasto intrappolato nello spazio, era un luogo magico, le sculture nei corridoi gli davano una solennità speciale e respirava molta pace nell'ampiezza dei suoi vecchi laboratori. È stato allora che ho deciso di applicare e studiare Arti Plastiche.

Qual è il tuo percorso artistico, le tecniche e i temi che hai sperimentato fino ad oggi?

In pittura ho lavorato con l'olio, per un po' ho usato la cera d'api e ora uso la tecnica mista (olio e acrilico). Il mio argomento è vario con alcuni scorci di surrealismo e realismo magico. Realizzo anche sculture modellate in argilla e poi fuse in bronzo.

Quali sono i tre aspetti che ti differenziano dagli altri artisti e rendono unico il tuo lavoro?

Il mio lavoro è un riflesso della mia esperienza di vita. Attraverso questi lunghi anni di esperienza pittorica, ha una peculiare gestione del colore, attraverso le velature mi interessa ottenere più intensità, luminosità e forza espressiva al colore. Allo stesso tempo cerco armonie e un linguaggio simbolico.

da dove viene la tua ispirazione?

La mia ispirazione viene dal linguaggio dei sogni. Fin da piccolissimo il mio rapporto con loro passa attraverso mia madre, raccontava i suoi sogni al mattino, a colazione, che in alcuni casi erano premonitori e per me erano sogni ricchi di simboli e immagini, di cui mi nutrivo da questa simbologia e metterli in relazione con certi codici personali. Poi sono diventato una specie di interprete dei sogni per la mia famiglia. Questa familiarizzazione con la simbologia è ciò che mi permette di sviluppare il mio lavoro.

Qual è l'intenzione della tua arte, quali visioni, sensazioni o sentimenti vuoi evocare nello spettatore?

L'intenzione è quella di trasmettere attraverso metafore e simbolismi, sensazioni, idee, riflessioni su temi diversi, ogni opera è delimitata in un contesto diverso. Voglio che lo spettatore rifletta su un tema specifico e arricchisca il lavoro con conclusioni diverse.

Qual è il processo di creazione delle tue opere: spontaneo o con un lungo processo di preparazione (tecnica, ispirazione nei classici dell'arte o altro)?

Tendo ad usare l'automatismo all'inizio di un lavoro, per me è impossibile lavorare su una tela bianca, per questo, inconsapevolmente tingo la tela per poi estrarne alcune forme figurative e renderle più definite, di solito non realizzo schizzi precedenti. Poi il mio lavoro diventa più analitico e riflessivo in modo consapevole, è qui che compaiono simboli, metafore e associazioni.

Ci sono aspetti innovativi nel tuo lavoro? Puoi dirci quali?

Il mio lavoro è innovativo perché ha una simbologia molto personale attinta dalla mia esperienza di vita, in esso do particolare risalto agli sguardi dei personaggi senza bocca, assenza che si copre con la foglia di coca, usata negli alti rituali andini per comunicare con il mondo sconosciuto degli dei. Un'altra caratteristica peculiare del mio lavoro è la luminosità dei colori e la stilizzazione.

Hai qualche formato o mezzo con cui ti senti più a tuo agio?

Anche se mi adatto facilmente a qualsiasi formato, anche circolare, mi diverto molto a lavorare con dipinti di grande formato.

Dove produci il tuo lavoro, a casa, in uno studio condiviso o privato? E all'interno di questo spazio, come organizzi la tua produzione?

A casa cerco sempre uno spazio con una buona luce. Organizzo la mia produzione in base ai miei impegni.

Il tuo lavoro ti porta a viaggiare per incontrare nuovi collezionisti, per fare mostre o mostre? Se sì, cosa ci guadagni?

Indubbiamente, prima della pandemia avevo il mio laboratorio a Lima e viaggiavo spesso negli Stati Uniti e in alcuni paesi dell'America Latina. Ora vivo in Spagna e il mio obiettivo è trasferirmi di più nei paesi europei.

Come immagini l'evoluzione del tuo lavoro e della tua figura di artista nel futuro?

In futuro vorrei continuare a perfezionare la mia tecnica nel colore e approfondire il linguaggio simbolico dei sogni. Partecipare ad eventi internazionali e poter così raggiungere più persone attraverso la mia arte.

Qual è il tema, lo stile o la tecnica della tua ultima produzione artistica?

Il tema della mia ultima mostra "Il piacere degli sguardi" ruota attorno all'estetica dei selfie rappresentati nei social network e al linguaggio simbolico dei sogni e dei miti. Come il mondo dei sogni il mio lavoro può essere inteso come la rappresentazione di un meraviglioso mondo reale, costruito con elementi surreali per narrare realtà e congiunture. Non dipingo sogni, utilizzo il linguaggio dei sogni per accedere alla soggettività dello spettatore.

Ci racconti la tua esperienza espositiva più importante?

Nell'ottobre 2021 ho partecipato alla XIII Biennale Internazionale di Firenze-Italia, ottenendo il IV premio in pittura e nell'aprile 2022 ho partecipato alla V Biennale Internazionale d'Arte Contemporanea dell'Argentina dove ho ottenuto il 1° premio in pittura, entrambe le esperienze sono state molto gratificante nel mio percorso artistico perché ho condiviso lo spazio con ottimi artisti provenienti da tutto il mondo e conosco le loro proposte.

Se potessi realizzare un'opera famosa nella storia dell'arte, quale sceglieresti? E perché lo sceglieresti?

Guernica di Picasso perché riassume, in semplici tratti, l'atrocità della guerra e la decadenza dell'essere umano.

Se potessi invitare a cena un artista famoso (vivo o morto), chi sarebbe? Come proporresti di trascorrere la serata?

Inviterei Sandro Botticelli a cena a una tavola coloratissima di fronte al mare, con un pisco sour peruviano e cebiche come antipasto, e gli chiederei della magia del colore nella sua pittura e della sua straordinaria padronanza degli smalti.


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