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Giovanni Battista Cau

Voltar para a lista Adicionado dia 10 de out. de 2016

Autunno in città

La mostra presentata dalla rassegna Autunno in Città questo autunno ha voluto porre l’accento sulla correlazione fra introspezione ed estroversione. Tali termini, furono introdotti per la prima volta dallo psicologo svizzero Jung e oggi il loro utilizzo

sábado 15 outubro 2016
sábado 22 outubro 2016

La mostra presentata dalla rassegna Autunno in Città questo autunno ha voluto porre l’accento sulla correlazione fra introspezione ed estroversione.
Tali termini, furono introdotti per la prima volta dallo psicologo svizzero Jung e oggi il loro utilizzo è cresciuto a livelli sproporzionati andando anche ad assumere connotazioni positive e negative che si discostano dal significato originario. Nello specifico per introverso si intende una personalità schiva, sensibile, la cui esperienza interiore risulta essere fervida e intensa, mentre l’estroversione caratterizza una personalità espansiva, comunicativa con la sfera sociale. Erroneamente si potrebbe pensare di tracciare una divisione netta tra questi due atteggiamenti, in realtà essi convivono, in quanto l’esperienza umana si avvale del contatto col mondo esterno quanto della riflessione e della introspezione; non parliamo dunque di mondi disgiunti ma di una loro interfaccia sulla quale si sviluppa l’esistenzialità umana.
Nel mare magnum delle sensazioni, pensieri e costrutti del reale, l’artista nel creare, si focalizza sul proprio subconscio, dando forma a conflitti, interiorizzando substrati dell’essere e, in tale processo di ricerca egli entra in relazione con gli altri nel momento in cui svela la propria raffigurazione, sia essa una scultura o un dipinto.
L’incontro-scontro fra interiorità ed esteriorità fa si che egli nel rapportarsi con il mondo esterno interpreti un ruolo, talvolta indossi una maschera, che gli permetta di entrarvi in relazione e stabilire un contatto al fine di non rinchiudersi nella solitudine della propria arte; di contro infatti nel momento della creazione egli non può fingere con se stesso, e nell’affrontare le emozioni che lo attraversano si priva di ogni orpello di falsità, realizzando un’opera che è semplice riproduzione di ciò che ha colpito la sua mente al punto tale da voler essere manifestata. Entra pertanto in gioco il bisogno di trovare un riscontro con il pubblico attraverso l’esposizione; proiettando sul fruitore la ricezione del messaggio comunicato, così da poterlo comprendere, apprezzare o disdegnare, ed è proprio il pubblico a determinare una presa di coscienza che fa affermare all’artista: io sono, esisto, comunico.
Mente e animo dunque convogliano nella volontà di esprimersi partecipando al gioco continuo fra estroversione e introspezione, che non vede vincitori ma semplici protagonisti di un'unica scena: la propria.

Ilaria Pilia

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