Andrea Volterra Immagine del profilo

Andrea Volterra

Ritorna alla lista Aggiunto il 22 mar 2006

Testi Critici, Testimonianze

La personalità artistica di Andrea Volterra: un visionario dalle innumerevoli pulsioni, originale, non un individualista alla Blake perfetto sulla scia del suo impeccabile delirio, ma un visionario espressionista alla Munch; per cui il vissuto altrui è mutuamente e profondamente impastato alle proprie emozioni, perché tutti gli umani -anzi i viventi- sono figli della stessa genesi e della stessa cellula, nascono dalle viscere della terra (e delle acque) sollevandosi a fatica dallo stadio primordiale, qualsiasi raggiungano, anche quello futuribile: anch’esso porta un sudore antico imbrattato di fango e di Kaos, nel suo viaggio verso il Logos, tanto agognato soprattutto dagli umani, loro causa prima di dolore e dramma.

L’humus di cui è pervasa quest’opera singolare e pluriespansa è il corpo unico di A.Artoid, consiste proprio nella “visione” lucida delle origini ancestrali ereditate tanto da un pesce quanto da una donna ( tra i soggetti dei suoi dipinti); ne derivano forme antropomorfe, ambigue, possibili come gli organismi fermi, fissi, muti, “sottospirito”, reduci da una selezione naturale deviata. Non seguire il codice, attraverso la folle e prorompente anomalia, genera una forza vitale di cui l’errore e la deviazione sono “consuetudine” della sua potenza creativa.

Si percepiscono atmosfere pastose, soffocanti, a tinte forti, le forme sono indefinite, a stento individuabili e distinguibili dal contesto: la vita risucchia le distinzioni, azzera le differenze, banalizza lo scandaglio figurativo e cromatico; il colore è grezzo, confuso nei pigmenti, misto nello sfumato, invasivo nelle dinamiche di un cangiante scambismo; il languido e sereno pastellato di un’eventuale natura rasserenante non è contemplato come una dimensione reale, tanto meno possibile.

L’ampiezza dei quadri vorrebbe assolutizzare i soggetti che nascono su immagini scaturite da un lampo della mente e -in sincronia come un tuono- formulate in un “titolo” da cui poi si ergerà l’opera figurativa di Andrea Volterra. Il titolo è proprio quell’Assoluto, è l’Apriori, l’Origine, la motivazione e la finalità del dipinto stesso, come una frase dei C.C.C.P, viscerale e matrice inesorabile nella sua immanenza.

Inoltre la sua pittura trova riscontro -a detta dell’autore stesso- nei riferimenti musicali dell’underground dark-gotico-punk su caposaldi storici, Joy Division, Sex Pistols, Clash: un contorsionismo deformante e allucinato in cui il “ridondante” è lo status e il demone del dipinto, dove forma e contenuto sono tutt’uno.

La totalità è il totem a cui tende il soggetto: assoluto che evoca una musica assordante… una dimensione fagocitante e fagocitata nel magma dell’Essere. Eppure questo magma -all’impatto visivo dinamico nell’aggettanza- ferma l’attimo come sabbie mobili, prima dell’esplosione trasfusa in emozione sorda e implosa, attraverso una ieratica icona: simbolo del percorso evolutivo di ogni organismo e poi… degli umani e dei loro inconfessati turbamenti, sortiti da torbidi pensieri, inevitabili, inquietanti, morbosi, viscerali…fino all’urlo cosmico che “paralizza”. La paralisi permane dinanzi agli elementi-eventi più “sconvenienti”e naturali al tempo stesso; si riesumano le condizioni e gli stati più raccapriccianti e a volte i temi assumono una connotazione apparentemente sociale ma rivelano in realtà una condizione esistenziale insostenibile; e qui affiorano livori a contrasti forti, linee nervose, ostili, taglienti, squassanti: ineluttabili.

Marga Esposito

------

“ Non esiste buona pittura sul nulla” sosteneva Rothko, ed è questo il caso di Andrea Volterra. La sua arte, infatti, nasce dal rapporto stretto con il mondo che lo circonda. Acuto osservatore di quelli che sono i mali della nostra società e dell’uomo stesso, le sue opere sono pregne di profondi significati.
Attratto dalla figura, potremmo dire che le sue sono forme dell’umano sentire, un animo tormentato che si muove e si agita sentendo la pressione della vita. Un “uomo assediato“, la cui forma viene destrutturata in un gesto pittorico che si muove sulle orme di Francis Bacon e di Willem De Kooning.

La tecnica pittorica di Andrea Volterra risente della lezione dell’informale e dell’espressionismo, ma la sua materia è personale. Predilige l’unione di gesso, oli e bitume nelle sue grandi tele.
Nelle sue opere materia e colore non sono meno importanti delle motivazioni, dei significati profondi che si concretizzano anche nei “nomi” delle stesse opere. Motivazioni che lo animano sono magistralmente espresse nei suoi scritti .

Società, politica, sensibilità dell’uomo sono alla base delle sue opere tutte.
Le opere di questo giovane artista sono piene di forza, una violenza espressiva che pulsa, sembra pompare sangue . Una materia viva, la sua, ferita come un tessuto che non è solo organico ma anche sociale e spirituale.

Il rosso è un colore molto presente nelle sue opere, ed è diretta espressione di quelle opprimenti pareti che stringono l’uomo nella sua vita, nella sua scatola sociale .

L’arte di Andrea Volterra non gratifica, non ci fa sentire “a casa” , ma ci sbatte in faccia proprio quel senso di disagio quella sofferenza interiore, quella perdita di identità dove il corpo e l’animo imprigionati in vibranti pennellate scrutano all’esterno.

L’occhio, elemento ricorrente nei suoi dipinti, ha la funzione di connessione tra ciò che è dentro e ciò che è fuori , tra artista e spettatore, tra uomo e società .

Di grandissimo valore anche i suoi disegni: in essi si concentra sulla figura femminile ritratta nella sua nuda sensualità, dove non viene messa in evidenza la sua morbidezza quanto la sua durezza, che nasce dalle forme del corpo come spalle, bacino, gambe ritratte con un segno che è tutto di Andrea Volterra. Un segno riconoscibile perché fortemente incisivo, quasi un solco nero sul foglio, dove la figura viene intagliata in un gesto rapido e vibrante. Non si può non cogliere l’influenza dell’espressionismo di Schiele, ma il suo tratto ha in se tutta la forza vitale di Andrea.

Manuela Grasso

------

“Meglio gli sfregi che la pelle intatta”.

La poetica di Andrea Volterra si basa sostanzialmente su una pittura che vuole evidenziare i sentimenti e le passioni con forza e veemenza. Nella sua ricerca, tutta in divenire, Volterra vuole arrivare a raffigurare l’essere umano come conseguenza di una vita spesso priva di armonia e difficile da sopportare. Il disagio esistenziale che è parte integrante dell’essere umano viene documentato dalla sua arte.

Un altro aspetto è l’attenzione verso coloro che sono messi ai margini della società: quadri come “Il Nessuno” o “Il Peggiore” fanno parte di questa riflessione.

I sentimenti importanti che si provano nell’arco della vita, come l’amore ad esempio, nei dipinti di Volterra non sono certo descritti con rose o angioletti: nel dipinto “Cupido” s’intravede una figura mostruosa avvolta in rigolii di rosso acceso, passione allo stato puro, senza compromessi; l’amore è vorace, toglie le forze, può far molto male, lasciando ferite profonde e dunque il Cupido può trasformarsi in creatura temibile,…

------

Artmajeur

Ricevi la nostra newsletter per appassionati d'arte e collezionisti